Il principe stregato
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Il principe stregato - Aleida Celeste Ricra
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1
Molti anni fa, prima che sorgessero gli immensi regni le cui coste venivano bagnate dal Mare Eterno ai tempi della nuova Era, sorgeva il regno dell’Allegria. Nel palazzo reale carico di ornamenti e ricco di drappeggi e tappezzerie dai disegni raffinati, vivevano il Re, la Regina e il Principe erede al trono: Sebastian. Quest’ultimo con la sua grazia e infinita gentilezza aveva ammaliato i suoi sudditi. Egli era amato e adorato da tutti. Perfino i suoi stessi genitori si chinavano davanti a lui nella stanza del trono. Il Principe aveva una sedia dall’alto schienale fatta apposta per lui e sedeva sempre alla destra del padre, il re lo considerava il suo più fidato consigliere. Descrivere il giovane principe sarebbe stato difficile perché essendo così amato da tutti, ogni uomo e donna del regno avrebbe trovato una parola diversa per definirne l’intelligenza, il portamento e la grazia. Il suo viso dai tratti fini e dalla bocca ben disegnata brillava per sincerità e arguzia. In quel regno dalla storia millenaria non era mai calato il sole della felicità, e non c’erano mai state guerre.
Nelle ampie stanze del palazzo reale vivevano anche i membri più importanti della corte, i nobili più fidati di tutto il regno avevano a disposizione gli appartamenti migliori per ospitarvi le loro famiglie. Nella torre del castello viveva anche la nonna del principe, la Regina Madre. In tempi recenti essa era stata tenuta a una certa distanza per via delle voci che correvano su di lei e sui suoi diversivi, ma essendo considerata una donna dal grande potere con degli incarichi importanti nel regno, la maggior parte dei nobili aveva preferito chiudere un occhio di fronte alle sue presunte colpe. Il compito principale della reale signora era quello di trattare con i governi stranieri e di ricevervi gli emissari e gli ambasciatori. A questo scopo doveva sbrigare l’enorme mole di corrispondenza che aveva a che fare con questi incarichi.
Il principe attraversava le sale del palazzo accompagnato dal suo seguito personale. I suoi capelli bruni arrivavano fino alle spalle e venivano legati dietro la nuca con un nastro di seta. I sarti più rinomati del paese si occupavano dei suoi vestiti e sceglievano i tessuti più fini per disegnare ed elaborare gli abiti del giovane. Verso sera, quando c’era ancora la luce del sole, il giovane richiedeva la presenza dei musicisti e dei poeti di corte. Era un mecenate generoso e amava l’arte profondamente. Nonostante la sua ineguagliabile prestanza, egli non era un uomo vanitoso. Preferiva occuparsi di cose più importanti e voleva lasciare il suo segno nella storia del suo paese. Nelle città principali non mancavano le scuole, biblioteche e musei. Una buona parte delle entrate dello Stato veniva impiegata per l’istruzione delle future generazioni e per l’allestimento di numerosi edifici pubblici. C’erano perfino grandi orfanotrofi dove i bambini che avevano perso i propri genitori erano allevati con grande cura e amore. Era il regno della felicità.
Nell’elegante ma cupa torre del palazzo, la Regina Madre si aggirava con il suo segretario e con la sua cameriera personale. Questi ultimi vivevano nel terrore. Avevano cercato in tutti i modi di tenere nascosti al re e alla regina la natura dei diversivi della loro matura signora, ma non sapevano per quanto tempo si potevano tenere nascoste le sue inclinazioni per l’esoterismo e la stregoneria. Nella sua camera c’erano voluminosi libri di magia nera scritti da rinomati maghi dei regni limitrofi. Durante la notte i suoi fidati servitori sentivano la sua voce profonda invocare demoni dall’abisso perché ubbidissero ai suoi comandi. Il segretario e la cameriera tremavano nei loro letti e pregavano che nessun altro scoprisse qualcosa, e temevano di venir trasformati in qualche immonda e serpeggiante creatura qualora si venisse a sapere tutto. La Regina Madre avrebbe potuto benissimo pensare che fossero stati loro a fare le spie.
La torre del palazzo dove si trovavano le stanze della Regina Madre era arredata con gusto e sfarzo. Il suo elegante letto a baldacchino aveva le tende di raso rosso ricamate con fili d’oro, fini tappeti ricoprivano il pavimento di marmo. C’era poi la stanza nella quale essa riceveva gli ambasciatori degli altri paesi, divani dai morbidi cuscini di velluto erano disposti intorno al tavolo centrale dove venivano poggiati documenti importanti e intorno al quale si discutevano importanti affari di Stato.
Le stanze della cameriera e del segretario erano arredate in maniera decorosa. L’anziana signora ci teneva che essi si ritenessero soddisfatti della considerazione che aveva verso di loro, e che evitassero commenti spiacevoli e impudenti qualora si aggirassero nelle altre stanze e sale del palazzo.
Il segretario, vestito in maniera consona ai suoi obblighi, si aggirava nei corridoi con faldoni di documenti e carte tra le mani, e la cameriera personale della reale signora parlava con gli altri membri del servizio di cose superficiali, ma era ormai da molti giorni che si sussurravano parole compromettenti sul conto della loro padrona. Uno degli emissari di un regno limitrofo si era lasciato andare a spiacevoli pettegolezzi sulla natura di uno dei libri che aveva trovato nella stanza dove la signora riceveva i suoi ospiti.
Tra il serio e il faceto, alcuni membri della corte e del personale del servizio avevano assediato per giorni il segretario, Annibale, e la cameriera personale, Ida, sul conto del libro che era stato visto nella torre. Le loro risposte erano però sempre le stesse: Questa ci giunge nuova oppure Davvero? e non c’era modo di cavar loro altre parole di bocca. Alcuni dei nobili che godevano della più alta considerazione all’interno del regno, esposero le loro ragioni davanti al re e alla regina.
«Se questo si viene a sapere sarà la rovina della reputazione della famiglia reale!» disse il Conte Blacknight con parole cariche di apprensione. Queste notizie rattristarono e preoccuparono molto le Loro Maestà.
Non sapendo bene cosa fare, il re chiese consiglio al proprio figlio. Egli, dopo aver ascoltato con attenzione ogni parola del magnanimo padre, chiese di mettere a votazione la decisione di tenere segregata la Regina Madre nelle sue stanze fino a quando le indagini non appurassero la verità delle dicerie che si aggiravano sul suo conto.
Annibale e Ida tremarono non appena vennero a sapere delle voci di corridoio, e chiesero udienza al principe. La cameriera personale vestita con grazia e portando un bel grembiule bianco inamidato, si presentò davanti al principe una mattina nel suo studio. Con le mani giunte gli chiese di darle ascolto. Dopo aver fatto una profonda riverenza si espresse con queste parole: «Mio reale signore, vi prego di prendere in considerazione gli eventuali rischi a cui io, vostra umile serva, possa rimanere esposta qualora si venissero a sapere i fatti della mia reale signora. Come da me espresso precedentemente, io non so nulla di quanto si dice sia accaduto nella torre, e né io né il signor Annibale possiamo essere di alcun aiuto nelle indagini che presumo si svolgeranno a breve. Comunque, voglio che voi sappiate che potete contare con tutta la mia collaborazione.» Ida si morse le labbra perché sapeva di stare in parte mentendo, ma la paura di venir trasformata in qualche oscuro essere strisciante era più forte di un’eventuale punizione per aver nascosto parte della verità.
Il principe, seduto davanti alla sua scrivania di mogano intarsiato, rimase per un attimo a osservare la simpatica figura di quella camerierina che si era sempre distinta per la sua giovialità all’interno del palazzo. Anche il re e la regina avevano valletti e cameriere personali, ma erano persone molto serie. A volte si stupiva nell’immaginare cos’aveva spinto la sua illustre nonna, così altera, a scegliere un simile fiorellino come la propria assistente personale. Quella ragazza aveva un bel sorriso, i capelli biondi erano acconciati con cura, fiori finti e nastri di seta s’intrecciavano nella sua folta capigliatura. Era un bello spettacolo da