Reiki, luce per la vita
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Book preview
Reiki, luce per la vita - Orgelis Fonseca
633/1941.
Prefazione
Quando qualche anno fa Orgelis mi disse che avrebbe voluto scrivere un libro sul Reiki, fui subito entusiasta dell’idea e lo esortai a portare avanti questo progetto. Ero certa che le sue esperienze al riguardo erano vaste, che il suo interesse per la spiritualità inesauribile e che la voglia di aiutare il prossimo non lo avrebbe mai abbandonato. Sapevo che aveva un bagaglio di conoscenze ampio e che sarebbe stata un’ottima idea cominciare a condividerlo con un pubblico più vasto.
Attraverso il racconto di sé, Orgelis mostra quanto la vita alle volte possa essere complessa e metterci con le spalle al muro, ma nello stesso tempo come ogni difficoltà possa trasformarsi in un’occasione di cambiamento e di quanto la forza di volontà, la pratica e la costanza siano armi per riportare equilibrio dentro e fuori di noi.
Il suo non è solo un libro sul Reiki e sull’analisi di questa tecnica, è un manuale pratico che racconta esperienze e trasmette metodi, è un’esortazione a lavorare su di sé, è un testo che infonde forza e positività e in cui si può percepire quell’energia potentissima e sottilissima che è il Reiki.
Da anni porto avanti con lui il mio percorso e sono sempre stata una praticante un po’ critica, ho sempre messo in discussione i suoi insegnamenti per verificare su me stessa la veridicità di quello che mi spiegava; lui ha sempre rispettato il mio libero arbitrio e lasciato che mi avvicinassi al Reiki con i miei tempi e, cosa più importante, che mi identificassi con questa tecnica affinché diventasse realmente parte di me e potesse così realizzarsi quella trasformazione che il Reiki dona all’apprendista.
È stato un onore seguire l’evolversi di questo libro sin dalla stesura delle prime righe quando Orgelis scriveva con una matita su un quaderno a quadretti, e vederne i cambiamenti e le evoluzioni nel corso degli anni. Ogni volta che l’ho riletto mi ha trasmesso energia e vitalità, gioia e vigore. È un punto di partenza per coloro che sono interessati a questa tecnica e spunto di riflessione oltre che guida pratica per quelli che già la applicano. Inoltre, cosa secondo me molto rilevante, è un libro sulla vita. Praticare tecniche per il benessere non significa essere immune da situazioni scomode o problemi, ma il vero maestro è colui che la vita la assapora, ne scopre le diverse sfumature e nella tempesta riesce a godere della quiete del momento presente e abbandonarsi al cambiamento. Questo ti insegna il Reiki, una pratica incantevole; e questo è ciò che scoprirete leggendo il libro.
Simona Discornia
∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Dovrei in realtà parlare di me per spiegare quanto bizzarra sia stata la scelta di Orgelis nel chiedermi di scrivere questa prefazione della sua opera prima, ma ovviamente non è questa la sede, né credo che l’interesse di chi legge possa essere tale da doversi sorbire la mia autobiografia. Non posso però prescindere dal raccontarvi che dopo una giovinezza intrisa di una fede molto forte, per quanto vissuta in maniera del tutto personale, in età post adolescenziale sono stato pervaso da una sorta di reattivo ateismo
, improntato però sui colori di una sentita protesta nei confronti di chi quella fede e quel credo li rappresentava fisicamente nella nostra società, sino ai giorni nostri, momento in cui una sorta di pigrizia spirituale mi ha portato ad adagiarmi su un convinto agnosticismo nel quale comodamente vivo la mia istrionica esistenza. Però il mio è stato un percorso di studi nel quale la scienza e le logiche scientifiche da sempre mi hanno di fatto avvicinato alla realtà delle bioenergie, e di tutto quello che il nostro essere semplicemente un fantasioso agglomerato di atomi comporta. Nulla di più vero! Siamo fatti di atomi di particelle, di ioni sensibilissimi a qualunque variazione dei campi energetici in cui siamo fisicamente e scientificamente immersi.
Bene, tutto questo fa sì che Orgelis Fonseca non potesse scegliere persona peggiore per promuovere quello che è il suo mondo di spirituale controllo e gestione dell’energia
! Fa specie che un uomo come lui, dal carisma innegabile e dalla magnetica capacità di aggregare, chiami me maestro
… Lui che, se esistesse un’università della vita dovrebbe esserne il principale candidato al ruolo di RETTORE UNICO! Conosciuto quasi per caso mentre svolgevo il mio lavoro di trainer, lui che con l’umiltà che da sempre contraddistingue il discreto portamento col quale si avvicina alle cose, alle persone e soprattutto alle esperienze. Lui che ha anche provato ad avvicinarmi al REIKI con deludente risultato, anche se in realtà col passare del tempo comincio a credere che io sia più vicino di quello che consciamente riesca a percepire. Orgelis, col suo profilo sempre radente, mai invasivo, un gigante pronto ad accogliere col coraggio di chi ogni giorno dà del tu alla paura
, figlio di un’esistenza quasi eroica, chiama maestro
un Claudio Masi qualunque.
Tutto questo per esprimere quanto possa essere grande l’onore per averlo conosciuto e nel poterlo annoverare tra i fratelli
che nella mia vita hanno avuto un ruolo determinante. Viverlo è un’esperienza quotidiana che forse questo primo libro non riuscirà ad esprimere completamente, vista la vastità di quello che lui riesce a trasmettere, motivo per il quale lo invito sin da ora a pensare ad altri tomi nei quali raccogliere tutta la sua conoscenza e capacità di essere LUCE! Il mio non è un augurio a te, fratello mio, non ne hai bisogno; il mio augurio più sincero va a tutti coloro che avranno la fortuna e la volontà di incontrare te e il tuo mondo. Nulla dopo sarà lo stesso!
Tuo fratello, Claudio Masi
∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Quando il mio caro amico e fratello Orgelis mi ha chiesto di scrivere una delle prefazioni del suo libro, mi sono sentito orgoglioso e grato che avesse deciso di sottoporre alla mia attenzione e ad un mio commento le sue parole. Tuttavia non mi sono reso conto del dilemma a cui sarei andato incontro. Le domande che mi sono posto sono state le seguenti: come uno psicologo come me, abituato ad approcciare la sofferenza mentale con il ragionamento scientifico, alla ricerca di evidenze empiriche per sostenere le proprie tesi può commentare un libro che cerca di spiegare e condividere con i lettori un’antica disciplina spirituale di autoguarigione come il Reiki? In che modo queste due anime così apparentemente diverse e in contrapposizione potevano o dovevano trovare una sintesi ed un incontro? E con quale scopo? In che direzione le mie parole sarebbero dovute tendere? In favore di un approccio scientifico alla guarigione (decisamente più vicino alle mie corde e alla mia esperienza clinica) o sottolineare i possibili benefici di un approccio spirituale in grado di rigenerare la propria forza vitale?
Negli ultimi decenni alcune pratiche millenarie di origini orientali, e la meditazione è tra queste, hanno trovato evidenza scientifica in tecniche e procedure che sono entrate a far parte delle terapie cosiddette di terza generazione o di terza ondata. Concetti come attenzione consapevole, accettazione, energia sono diventati termini ampiamente discussi nell’ambito della psicologia e della psicoterapia e rappresentano una vera e propria novità di approccio ed intervento ai problemi clinici e psicopatologici e allo sviluppo di maggiore consapevolezza anche nei soggetti sani. Coltivare un’accettazione e comprensione profonda di qualunque cosa accada attraverso un lavoro attivo sulle proprie emozioni e sui propri stati mentali diventa un’azione etica per tendere verso la riduzione e l’eliminazione di una sofferenza inutile, caratterizzata spesso da schemi e sovrastrutture mentali profondamente radicate nella nostra cultura occidentale. Ad ognuno di noi succede di impegnare le nostre energie mentali in attività di pensiero rivolte al futuro con l’intenzione di prevenire eventuali sofferenze oppure di orientare la nostra mente al passato, rimpiangendo ciò che è stato e che adesso non c’è più. E questo ci succede tutti i giorni con maggiore o minore intensità: tentiamo con tutte le nostre forze di allontanare la sofferenza, sperando che questa non tocchi noi o le persone a noi care, e ci intristiamo per i tempi passati che mai più possono fare ritorno. E tutto questo lo facciamo a discapito della nostra esperienza presente. Le pratiche orientali, tra cui quelle meditative, hanno esattamente questo scopo: portare l’attenzione al momento presente, essere consapevoli e capaci di accettare il momento attuale. In psicologia, tuttavia, questa pratica si spoglia delle sue connotazioni spirituali e morali, rinunciando ad essere parte di un cammino di illuminazione e si definisce come un’attenzione focalizzata, rivolta al momento presente e non giudicante. Lo scopo è quello di cogliere l’essenza e la natura di ciascuna esperienza, di farla nostra. E proprio questo credo sia uno degli scopi principali delle esperienze che ci racconta Orgelis nel suo scritto: il cambiamento implica accettazione di una situazione data, anche di estrema sofferenza fisica, emotiva o spirituale, ma con una spinta all’azione, con la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse. In questo senso la guarigione parte prima di tutto da una comprensione profonda di se stessi. Si sviluppa attraverso un discernimento profondo rispetto a quello che siamo stati, che siamo adesso e che desideriamo essere in futuro.
Chi ha l’occasione di conoscere Orgelis personalmente o di incontrarlo nei momenti di condivisione collettiva, in cui lui descrive le esperienze e i cambiamenti che ha vissuto sulla sua pelle grazie al Reiki, non può non accorgersi della forza e della carica emotiva che è in grado di penetrare in chi ha il privilegio o il desiderio di ascoltarlo. Quell’energia vitale
, che è presente in ognuno di noi, e che è alla base della vita e di tutte le nostre attività come essere umani, rappresenta il canale privilegiato per descrivere l’interazione tra il corpo e la mente, per il controllo degli stati fisici e di quelli mentali. E l’obiettivo di Orgelis credo sia proprio questo. Aiutare chi ha il desiderio di ascoltarlo a rimettere in connessione corpo e mente, con un approccio certamente spirituale, ma allo stesso modo concreto in cui pensieri, emozioni e comportamenti possono fare la differenza e diventano inneschi per un cambiamento positivo. E la cosa che apprezzo di più è che Orgelis porti avanti la sua missione
con gratuità e libertà. Gratuità perché non esiste alcun interesse economico nelle sue azioni: Orgelis dona la sua esperienza senza compenso. E libertà perché non esiste nelle sue parole desiderio di persuasione e chi partecipa alle sue riunioni lo fa in assoluta autonomia, senza coercizione.
Il messaggio profondo che Orgelis vuole donarci
con queste sue riflessioni è che essere responsabili del proprio cambiamento significa impegnarsi in un percorso di estrema consapevolezza, di accettazione e poi di azione in direzione di quelli che sono i nostri obiettivi e desideri.
Ringrazio Orgelis per quest’opportunità e per il coraggio
di aver chiesto a me, nonostante le nostre grandi differenze, di dire la mia.
Grazie amico mio per la fiducia e per l’energia
che sei in grado di trasmettermi.
Buona lettura.
Victor Laforgia
Introduzione
Attraverso semplici ed umili parole vorrei trasmettere la mia visione personale del Reiki a tutti coloro che mi ascoltano e che mi vorranno ascoltare, frutto non soltanto di quello che ho studiato e letto ma risultato del mio vissuto personale maturato in questi anni. Come anima incarnata voglio scrivere questo libro senza tabù e peli sulla lingua con l’obiettivo di guidare e aiutare tutte le persone interessate a questo tipo di letture e alla tecnica millenaria di autoguarigione chiamata REIKI, energia universale. Percorrendo questo viaggio insieme vorrei che capissi che hai un potere unico di cui ignori l’esistenza; so che si tratta di un concetto difficile da acquisire ed è per questo che vedo malattie, povertà, rabbia, tristezza e amarezza.
L’essere umano è semplicemente abituato ad identificarsi con il suo corpo senza domandarsi chi dirige questa macchina perfetta. Ebbene è l’anima, cioè parte dello spirito, Dio individualizzato in ogni corrente di vita.
Io, anima incarnata chiedo a te che come me sei anima incarnata cosa succederebbe se la tua materia (vale a dire il corpo fisico) si rendesse conto che non sei solo questo corpo? Cosa succederebbe se tu…… sì, proprio tu che stai leggendo queste righe, ti rendessi conto di essere coscienza pura, coscienza divina, spirito, un essere divino dentro un corpo fisico e realizzassi che siamo tutti connessi nello stesso Universo attraverso l’anima? Cambierebbe tutto, vero? Certamente! Ma succederebbe solo se realmente ci credessi; solo se ognuno di noi si assumesse la responsabilità delle proprie vite, anche l’esistenza del nostro pianeta cambierebbe. Allora, perché perdere tempo a lamentarsi della propria vita, pensando a come sia stato bello o no il passato e vivendo nella paura per il futuro?
Alla luce di ciò, vorrei che comprendessi attraverso questo libro e attraverso il REIKI un insegnamento che ti servirà per la vita: TU SEI ENERGIA, TU SEI DIO.
Con questo libro voglio trasmetterti quello che ho ricordato¹ in questa vita, così come faccio durante le conferenze e le lezioni, perché il REIKI ha cambiato radicalmente la mia esistenza da tutti i punti di vista equilibrando lo spirito, il corpo e la mente. Io sono la testimonianza del potere di questa tecnica.
Più avanti capirai perché parlo in questo modo; ora ti chiedo semplicemente di considerare questo libro in maniera dinamica e soprattutto di iniziare da questo momento ad aprire la mente perché il flusso di energia, l’amore e le tante emozioni contenute in ogni singola parola sono molto importanti. Non voglio farti attendere oltre e ti auguro una buona (DINAMICA) lettura.
Orgelis Fonseca
¹ Il termine ricordare verrà spesso utilizzato in quanto ciò che si vuole sottolineare è che nella vita non c’è nulla da imparare, poiché tutte le informazioni sono già contenute nella coscienza dell’essere umano.
Capitolo 1
Ti racconto di me
È importante che ti racconti qualcosa di questa materia, così ti sarà più facile capire come sono arrivato fin qui.
Sono nato a Cuba, nella zona più orientale di questo magnifico Paese, Santiago de Cuba. I miei primi due anni di vita li ho passati in montagna, circondato da natura pura fino a quando i miei genitori decisero di trasferirsi nella capitale dove abbiamo vissuto per un periodo con i nonni paterni. Mio padre lavorava come operaio nella costruzione di palazzi per i lavoratori, ovvero case popolari, e così anche lui ebbe la possibilità di averne una in cui trascorsi parte della mia vita fino al momento in cui sono cambiato. La mia era una famiglia molto umile, entrambi i miei genitori erano grandi lavoratori. Abitavo in un paesino chiamato Alamar, posto bellissimo nella zona est dell’Avana. Lì svolsi tutto il mio percorso scolastico dall’asilo alle scuole medie. Già ad otto anni ero attratto dalle arti marziali, in particolare il judo. Mi identificavo e ancora oggi mi identifico con questa disciplina come se l’avessi praticata da secoli.
Da piccolo ero molto irrequieto, mi piaceva stare in compagnia degli amici, giocare con loro, ero sempre al centro dell’attenzione e facevamo anche a pugni. Il mio gioco preferito? Lanciare uova contro gli autobus e poi correre a nascondermi; in alcune occasioni non scappavo, rimanevo sul posto e mi prendevo tutti i rimproveri mentre i miei amici rimanevano nascosti; era un modo per proteggerli, senso di protezione.
Passati un po' di anni arrivò il momento del servizio militare durante il quale conobbi tante persone ed imparai un mucchio di cose. Continuavo ad essere quello spirito libero e ribelle che faceva l’esatto contrario di quello che gli veniva detto, allegro e spensierato. Mi sentivo potente, facevo judo. Alle feste cercavo sempre guai, ogni volta che uscivo con i miei amici avevo problemi. Dovevo assolutamente tirar fuori tutta quell’energia che mi sovrastava.
Finito il servizio militare iniziai a lavorare; il carattere era sempre lo stesso, ero felice senza rendermi conto che quella felicità non era altro che ignoranza, tristezza, ira e rabbia. Non so il perché ma mi piaceva tutto quello che stavo vivendo.
Verso la fine degli anni ’80, anche se continuavo a comportarmi nello stesso modo, cominciai a rendermi conto che stava succedendo qualcosa che non sapevo spiegare. Iniziai un corso di digitopuntura e dopo il secondo mese cominciai a mettere in pratica tutto quello che avevo imparato fino a quel momento, facevo venire i vecchietti del quartiere a casa mia e li aiutavo con i loro acciacchi: mal di schiena, pressione alta, ecc. Ero felice in quei brevi momenti ma tutto era contraddittorio: di giorno svolgevo una vita tranquilla e gioiosa, di sera ero il solito cerca guai, ribelle. Come se avessi una doppia personalità.
Passati degli anni la mia vita era la solita, lavoravo come custode, litigavo con tutti e continuavo a fare digitopuntura, ormai erano in molti a venire da me ma ad un certo punto cominciai a sentire gli stessi sintomi delle persone che aiutavo a stare meglio, quindi mi posi mille domande.