Il boia permaloso e altri racconti
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About this ebook
Il primo libro di racconti di Roberto Ragone, racconti eterogenei, alcuni assurdi, altri commoventi, altri ironici e paradossali. Un veliero che decolla verso una stella di cristallo, una bambina abusata che troviamo donna, Mike Hammer come non l’avete mai letto, un ritratto dal manicomio, un assurdo millepiedi erotico, l’addio di un marito malato alla moglie, amanti che si lasciano, un boia troppo pignolo, una farmacia da incubo, la notte di una magia, un piazzista che si vendica, un moderno cannibale, un’avventura onirica, la rivincita di un marito messo da parte, una giovane donna fra le alte pareti di granturco del Tennessee.
Roberto Ragone
Sono nato a Bari, nel 1944 e vivo in provincia di Viterbo. Ho incominciato a lavorare presto, e ho passato quarant’anni della mia vita nel commercio. Da giovane – ho frequentato il Liceo Classico – ho scritto parecchie cose, da appassionato di letteratura italiana e latina, di cui purtroppo non è rimasto nulla. Sono sopravvissute alcune poesie degli anni ‘60, dedicate a Bruna, che oggi da circa cinquant’anni, è mia moglie. I miei autori preferiti sono gli scrittori americani del Novecento, a cui mi sono ispirato per una raccolta di racconti che sto preparando. Con due racconti sono stato premiato al Roncio d’Oro, nel 2011 e nel 2012. Alcune mie poesie più recenti sono presenti nelle raccolte di ‘Poesia in libertà’ nel 2012 e 2013. Ho scritto Cucciò e la pietra filosofale seguendo la mia fantasia e i moti dell’animo: mi sono poi reso conto che era fortemente autobiografico, seppure in modo allegorico. Spero che i lettori possano cogliere i significati più riposti del mio romanzo che io stesso ho scoperto successivamente, così come io li ho messi su carta, senza rendermene conto. Mi farà piacere se vorrete scrivermi per suggerimenti e critiche – anche per qualche apprezzamento, ove ve ne fossero. Leggerò volentieri le vostre e-mail e vi risponderò per quanto possibile.
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Il boia permaloso e altri racconti - Roberto Ragone
Il boia permaloso e altri racconti
Roberto Ragone
Meligrana Editore
Copyright Meligrana Editore, 2017
Copyright Roberto Ragone, 2017
Tutti i diritti riservati
ISBN: 9788868151966
Meligrana Editore
Via della Vittoria, 14 - 89861, Tropea (VV)
Tel. (+ 39) 0963 600007 - (+ 39) 338 6157041
www.meligranaeditore.com
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INDICE
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Roberto Ragone
Copertina
Presentazione
Il boia permaloso e altri racconti
Meligrana Editore
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Grazie per il rispetto verso il duro lavoro di questo autore.
Roberto Ragone
Roberto Ragone è scrittore, poeta e giornalista free-lance, editorialista de ‘L’osservatore D’Italia’, www.osservatoreitalia.it, quotidiano on line, collaboratore della rivista mensile ‘Campo de’ Fiori’. Nel 2013 ha pubblicato con Meligrana Editore il romanzo breve Cucciò e la Pietra Filosofale. Questo è il primo libro di racconti.
Contattalo:
r.ragone@yahoo.it
Seguilo su
www.ragoberto.altervista.org
Presentazione
Stralci di vite. Così vorrei definire i racconti di Roberto Ragone, nel bel mezzo dei quali l’autore è in grado di catapultarci, diventandone così spettatori ravvicinati. La narrazione dei vari racconti inizia in medias res, sicché il lettore può entrare direttamente nel vivo delle vicende, sentendosene quasi parte integrante. Tante storie diverse, frutto dell’immaginazione dell’autore, ma talmente tanto vicine alla realtà, in alcuni casi, da sembrare vere.
E magari in molti di essi un fondo di verità esiste per davvero. In altri, invece, sono il surreale e la fantasia a farla da padrone, come già accadeva per il primo importante racconto lungo di Ragone: Cucciò e la pietra filosofale. Gli uni si alternano agli altri, per far riflettere il lettore sulle tante sfaccettature dell’umana quotidianità e portarlo poi a liberare la mente e l’anima. L’onirico è un altro degli elementi dominanti. Il sogno ricorre spesso nelle vicende narrate, sogno che a volte si trasforma in incubo, altre si confonde con la realtà. Ma il fil rouge che lega la maggior parte di essi è l’eros, prorompente, travolgente, eccitante, più o meno esplicito.
Una passione erotica che si dimostra troppo spesso deleteria, dietro la quale si nascondono frequentemente storie di violenza, di donne succubi dei propri uomini egoisticamente prepotenti. I racconti di Roberto Ragone offrono un richiamo costante ai migliori racconti di grandi autori della letteratura internazionale quali Kafka o, ancor più, Edgar Allan Poe.
Ermelinda Benedetti - Caporedattrice della rivista ‘Campo de' Fiori’.
Il boia permaloso e altri racconti
A mia moglie Bruna
e ai miei figli, Aldo e Vittorio.
ARIANNA
Oggi è il compleanno di Arianna. È proprio carina, con il vestitino a volant e un fiocco rosa tra i capelli biondi. Papà le ha mandato un regalo.
Lei avrebbe voluto che papà fosse venuto di persona a festeggiare i suoi cinque anni. Al suo posto c’è lo zio Erasmo. Lui viene per proteggerli dai ladri, perché ci vuole sempre un uomo in casa, così dice mamma. È per quello che lui dorme nella stessa stanza di mamma. Ma a papà non bisogna dirlo, perché se pensa che quando è fuori la sua famiglia è in pericolo, trascura il lavoro e così tutti diventano poveri.
Sanjey è il domestico indiano che si occupa dei gatti, ed è appena uscito dal salotto, lasciando Arianna sola. La mamma ha tanti gatti strani, lunghi e magri, che sembrano nudi. La bimba non sa quanti siano, perché ogni tanto ne nascono di nuovi, quattro, cinque per volta.
Tutte le volte che lei rimane sola in salotto arriva lo zio Erasmo. Gli piace prenderla sulle ginocchia e farla saltare a cavalluccio. Arianna preferirebbe che fosse il suo papà a farlo, perché quando lo fa il suo papà tutto va bene. Lo zio Erasmo invece, non è così bravo, e ha paura di farla cadere: per questo la prende di sotto al vestitino; ma l’ultima volta le ha fatto male in mezzo alle gambine, dove esce la pipì. È diventato tutto rosso, e la pipì sotto se l’è fatta lui.
Quando Arianna ha visto i calzoni tutti bagnati, le è scappato da ridere. Lui le ha detto di non dirlo alla mamma, altrimenti lo avrebbe preso in giro, perché le persone grandi non si fanno la pipì addosso. Sarà il nostro piccolo segreto, le ha detto.
Le fa ancora male dove lo zio Erasmo l’ha toccata, e lei non vuole più correre il rischio di cadere dalle sue ginocchia. Quando la porta si apre, lei sgattaiola fuori, e scappa.
Arianna ascolta il ronzìo dei bombi che lavorano sui fiori lilla della salvia e del rosmarino, nell’angolo dei profumi. Offre il viso al sole, si abbandona all’abbraccio della poltrona. Arianna.
Una mano le sfiora la spalla. Arianna.
Il rumore di una poltroncina trascinata. La realtà le filtra dentro, come un sussurro. Ciao Bruno.
L’uomo siede, lei si volge a guardarlo. Sente addosso lo sguardo intenso dell’uomo: sul viso, sui capelli, sulle gambe, lunghe e snelle. Dopo un po’, il rumore della poltroncina la scuote ancora. Bruno non c’è più. La domestica accompagna Bruno all’uscita. Vittoria è una donna anziana, con il ventre sformato dalle gravidanze. È lei che governa la casa da più di vent’anni. Bruno apre lo sportello dell’auto, si toglie la giacca. Rimane un momento a guardare il casale. Mette in moto, si avvia lentamente. All’incrocio con l’asfalto l’uomo frena. Poi di scatto gira a sinistra. Schiaccia l’acceleratore come se stesse fuggendo.
La cameretta di Arianna ha le pareti decorate. Su di uno sfondo azzurro il pittore ha creato grandi navi con vele gonfie, in un mare burrascoso di cui non si scorge che l’orizzonte. A lei piace immaginare che un giorno riuscirà a salire su di uno di quei galeoni. A dodici anni è in bilico, fra l’infanzia e l’adolescenza. Oggi torna a scuola dopo alcuni giorni di assenza. Una mattina s’è svegliata e ha trovato sull’inguine un lungo, agghiacciante pelo scuro: ha cercato di strapparlo, ma faceva troppo male. Dopo qualche giorno s’è svegliata con uno spasimo al ventre. Le mutandine erano impregnate di sangue. Ha pianto disperatamente, poi ha cambiato la biancheria e l’ha detto alla mamma. È rimasta a casa più per la depressione che per i dolori, a riflettere sulle sue sfortune. Papà è all’estero, dopo il divorzio non abita più con loro. Un giorno è tornato prima del tempo e ha sorpreso lo zio Erasmo a letto con mamma. Arianna ha capito cosa lui le faceva da bambina, e ora lo odia. Se potesse, lo ucciderebbe, e quando glielo ha raccontato, per poco la mamma non lo uccideva sul serio.
Con il papà Arianna ha conservato un buon rapporto, e ogni tanto va a stare con lui: papà si libera dal lavoro e trascorre con lei tutto il tempo. Se l’avesse fatto prima, lo zio Erasmo non sarebbe andato a letto con mamma: ora Arianna può avere il papà tutto per sé. C’è una signora con lui, una bionda alta e secca, e lei sa che non è solo la sua segretaria, perché si danno del tu e abitano insieme. Lei è molto gentile e molto discreta. Si rende conto di quali sono i confini che non può oltrepassare, nel suo rapporto con la ragazzina, e li rispetta. Così anche Arianna la rispetta, e la convivenza può essere anche piacevole. Papà ora abita a Roma, vicino a Piazza di Spagna. Quando Arianna lo va a trovare, lui le fa conoscere sempre persone importanti. A lei quelle persone danno l’impressione di vivere in un mondo tutto loro, dove gli altri sono come animali d’allevamento da far crescere e macellare; gli altri sono quelli che loro chiamano ‘gente comune’. Per questo nella sua cameretta ha creato un mondo segreto, nel quale si rifugia per sfuggire alle angosce del mondo reale. Nonostante ormai non sia più una bambina, guarda quelle scene dipinte e sogna. Sogna di viaggi in mondi esotici, di cavalieri erranti, di principi azzurri, e ne scrive sul suo diario, che poi nasconde con cura. Sa che la mamma la spia, e per questo ha creato un secondo diario, che tiene nascosto solo in apparenza. Ha deciso che quando sarà in grado di decidere per sé, vorrà vivere in quel mondo fantastico, renderlo reale, fino a farsene inghiottire. Arianna diventerà una fata, o una strega, a seconda che ci sia da amare o da odiare. La strada lei l’ha già trovata. Nella villa c’è una stanza sempre chiusa a chiave; lei ha scoperto un passaggio segreto, ed entra quando vuole. La stanza è una biblioteca, le pareti ricoperte di grandi scaffali scuri pieni di libri, appliques alle pareti, salotti in pelle lucida, poltrone per la lettura, una grande scrivania. Il nonno aveva tanti libri, quando i libri erano un lusso per pochi. Un giorno Arianna ha scoperto tutta una sezione di libri di magia. Ne ha preso uno, e una notte l’ha aperto. Ha scoperto alcune formule magiche, e ha deciso di provarne l’efficacia. È stato allora che tutto è incominciato.
È notte fonda. Arianna si sveglia, tende l’orecchio. La cameretta è distante da quella della mamma: tuttavia lei chiude piano la porta. Al buio fa scivolare il tappetino sotto il letto, vi poggia sopra il cuscino; poi prende dal comodino l’abat-jour e glielo mette accanto; lo accende. La luce si spande sotto il letto, filtrando un debole chiarore. A piedi nudi Arianna si avvicina allo scaffale, vuota un ripiano, poi toglie la mensola, che viene via facilmente. Dietro alla mensola si apre un vano: lei allunga la mano e ne trae un volume grosso, pesante, ricoperto di cuoio. La rilegatura ha gli angoli consumati, sul frontespizio non c’è alcuna scritta. Lo porta con due mani, poi si stende sotto il letto, lo apre: sotto i suoi occhi si allineano alcune scritte incomprensibili.
È sera. Il sole ha compiuto il suo arco, l’aria è fresca. Arianna si alza, entra in cucina. Vittoria è lì che spenna una gallina. Guardi bella ‘sta gallina
le fa, in un turbinìo di penne. E l’ha appena portata i’ fattore, Sandro. Domani vedrà che bel brodino che si fa.
Arianna capisce che quello strido udito poco prima era la gallina, a cui Vittoria tirava il collo. Arianna invidia la forza di quella donna più vecchia di lei. Sale al primo piano, si spoglia. Una breve doccia calda, poi si riveste. Il getto d’acqua sulla pelle e il fresco pulito della biancheria le hanno fatto dimenticare la visita di Bruno. Come se si fosse lavata di dosso qualcosa di stantìo. Per un momento pensa a quando l’ha conosciuto, con il clergyman, e quella volta che l’ha visto celebrare la messa, prima di spogliarsi. Dal comodino prende un libro, gli occhiali, scende in salotto. Il sole è completamente scomparso, e il buio cala impalpabile. Dalla finestra si vedono lampadine che s’accendono in distanza, in un mondo lontano anni luce.
La poltrona ha un rivestimento di velluto rosa sbiadito e liso. Vi sprofonda, mette gli occhiali, apre il segno tra le pagine. Dopo qualche minuto appare Vittoria con una bottiglia di Prosecco, una flûte sottile. Arianna allunga la mano, dà un sorso, poi accende una sigaretta. Fuma con rapide boccate, senza aspirare, mentre si immerge nella lettura. Di fronte, il lungo tavolo di noce è già apparecchiato. Dopo cena salirà in camera per la notte, ma non dormirà: Arianna trascorre le notti in bianco, davanti al televisore. Solo verso l’alba si addormenta per un paio d’ore.
È quasi l’alba. Arianna siede in poltrona, davanti al televisore, ma non guarda più lo schermo. Il posacenere è pieno di cicche. La prima bottiglia è finita presto, e la seconda è agli sgoccioli. Guarda la prima luce del giorno, e si rilassa. La testa le ciondola. Finalmente la notte è finita; un’altra notte, e lei è ancora viva. Spegne l’apparecchio, si trascina fino al letto, vi si abbandona con un rantolo di sollievo, e subito si addormenta. Sa che le figure che la disturbano si dileguano con il sorgere del sole.
Si guarda intorno, senza capire. Senza capire fino in fondo. Le sembra di conoscere quella stanza, quei mobili. Ne ha una vaga memoria: una vaga, lontana memoria, come uno sfondo indefinito sull’orizzonte, un qualcosa nella nebbia. In realtà tutto è nebbioso, indefinito, intorno a lei. Non è stato sempre così, e lei sa di certo che non sarà sempre così. Ogni volta è ad un passo dal cogliere quello che le sfugge, e che ormai non sa neanche più identificare. Oh, ma le stagioni, sì! Le stagioni... quelle le conosce bene, fin da quando coltivava l’orto, tanti anni prima... coltivava l’orto, ecco cosa faceva, certo! E le galline... anche quelle, le ricorda bene... l’orto, le galline... ormai sono parole senza senso nel vuoto pieno di nulla della sua mente. Guarda di nuovo fuori della finestra. Il sole entra attraverso la tenda trasparente. Forma una figura per terra, sempre quella,e poi la allunga, fino a farla sparire. Le piace guardare l’immagine di luce che si allunga. Lei sa che quando l’immagine sparisce, qualcuno entra a far luce. E dopo un po’ qualcun altro entra a metterla a letto, dopo averla