L'ultimo uomo
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Book preview
L'ultimo uomo - Antonello Bonetti
Antonello Bonetti
L’ULTIMO
UOMO
Antonello Bonetti - L’ultimo uomo
©EDITRICE GDS
EDITRICE GDS
di Iolanda Massa
Via Pozzo, 34
20069 Vaprio d’Adda (MI)
tel. 02.90970439
e-mail: edizionigds@hotmail.it ; iolanda1976@hotmail.it
Progetto di copertina di ©Iolanda Massa
TUTTI I DIRITTI RISERVATI.
Il presente romanzo è frutto della fantasia dell’Autore. Ogni riferimento a cose, luoghi, fatti e/o persone realmente esistenti e/o esistite è puramente casuale.
Questo libro è il prodotto finale di una serie di fasi operative che esigono numerose verifiche sui testi. È quasi impossibile pubblicare volumi senza errori. Saremo grati a coloro che avendone trovati, vorranno comunicarceli.
Per segnalazioni relative a questo volume: iolanda1976@hotmail.it
Capitolo 1
Ciò che sto per raccontarvi non è un romanzo, un racconto o una fiaba: è un semplice punto di vista. Ragion per cui se siete dei lettori abituati a storcere il naso nei confronti dell’inverosimile o dell’incoerente, siete pregati di utilizzare il vostro tempo e il libro stesso in maniera più produttiva: fare una passeggiata ed utilizzare queste pagine per accendere il fuoco del camino potrebbe essere un’idea. Ad ogni modo inizierò proprio come piace a voi piccoli lettori.
C’era una volta, su un’isoletta abbandonata fra le onde del mare, un piccolo villaggio, piccolo, ma talmente piccolo che era abitato da due sole persone: un bambino di nome Carl e suo nonno Joseph. Attorno la casetta col camino ed il piccolo giardino, c’era un piccolo orto ed un recinto per gli animali. La notte e il giorno passavano per Carl e nonno Joseph fra il canto del gallo ed un sorso di latte appena munto al mattino, un piatto di fagioli a pranzo ed il calore del camino acceso la sera. Non tutti e due erano però felici di questa vita. Carl, ormai nei pressi di quell’invenzione moderna chiamata preadolescenza, era sempre più stanco di alzarsi al mattino e non sentire nient’altro che i rumori del vento fra le foglie ed i muggiti delle mucche. Nemmeno i temporali, carichi di fulmini e di ricchi acquazzoni, rappresentavano per lui più un’attrattiva. I discorsi sulle stelle e costellazioni di suo nonno erano diventati per Carl orami ripetitivi e noiosi. La noia che provava vivendo in quel luogo era di giorno in giorno sempre più forte e divenne addirittura insopportabile quando nonno Joseph morì.
Un bel giorno decise di costruire una barca, piccola, ma talmente piccola che per entrarci doveva rannicchiare le gambe: due tronchi d’albero legati insieme e scavati al centro erano la base; mezzo tronco alzato sul fondo della barchetta con una tovaglia legata in cima erano utilizzati come albero e vela; i remi erano due pale utilizzate da lui e il nonno per lavorare la terra. Carl aveva ormai deciso di partire. Né cambiò idea ricordando le parole del nonno pronunciate poco prima di morire, che, più che ad un divieto, somigliavano ad una supplica: «Carl, non andare via dall’isola!». Sapeva di dover rischiare, di dover affrontare gli immensi cavalloni del mare in tempesta e le sue infinite distese pur di scoprire se esistessero altri luoghi abitati da persone simili a lui: persone che come lui erano stanche di vivere sole.
Erano giorni che ricordava esattamente il momento e le circostanze in cui chiese al nonno se esistessero altre persone come loro in altre parti del mondo e ricordava perfettamente, parola per parola, anche la sua risposta: «Carl, da quando è iniziata la pioggia d’inchiostro ogni persona, uomo o donna, è iniziata a morire, compresi i tuoi genitori. Ti ho preso ancora in fasce e portato su quest’isola, dove l’inchiostro non poteva raggiungerci. Sono l’ultimo uomo e tu l’ultimo bambino» disse sorridendogli «su tutta la terra». Quelle parole erano diventate assolute verità per Carl, al punto tale di non riuscire più a ricordare con esattezza, fino a quel momento, come e quando il nonno le avesse pronunciate. Erano, fino ad allora, un semplice dato di fatto, qualcosa di scontato, che non valesse la pena ricordare. Adesso sperava tanto che nonno Joseph si fosse sbagliato, che ci fosse qualcun altro sulla terra, risparmiato, come lui, dall’inchiostro.
Fu così che Carl decise di partire e di dare inizio all’avventura che sto per raccontarvi.
Capitolo 2
Per tre giorni Carl e la sua piccola barca sfidarono le immense onde e le infinite distese del mare e per tre giorni Carl non vide che acqua, acqua e ancora acqua. Il mare sembrava infinito: un’immensa distesa blu che si arrotolava all’orizzonte assumendo sopra la sua testa una sfumatura chiara il giorno e scura la sera. Nessuna terra, nessuna roccia si era ancora palesata al suo sguardo. Gli unici