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Una sorta d'affetto: Romanzo
Una sorta d'affetto: Romanzo
Una sorta d'affetto: Romanzo
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Una sorta d'affetto: Romanzo

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About this ebook

Arrivano da una piccola città a qualche ora di macchina. Padre, madre e figlia. Il padre ha un'aria spiegazzata, col suo completo di velluto marrone, camicia a righine verdi, due ciocche di capelli lucidi gli ricadono sulla fronte; anche al tatto gli si rintraccia la fatica del viaggio per arrivare fin qui: la sua stretta di mano è priva di energia. La moglie è un bel tipo. Sembra una signorina d'altri tempi. Alta e abbondante, con i seni spinti forse un poco esageratamente in alto; veste una gonna blu a tubo fino al ginocchio, la camicetta è chiara, di seta, e tiene la giacca ripiegata sul braccio, in ordine. Ha una pettinatura anni Settanta: i capelli cotonati fermati dietro con le forcine in una foggia morbida, con l'onda. La figlia deve avere nove o dieci anni, un bel visino regolare, chiara di carnagione, capelli lunghi castani raccolti ordinatamente a coda di cavallo.
LanguageItaliano
PublisherBruno Osimo
Release dateOct 26, 2013
ISBN9788868557591
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    Una sorta d'affetto - Lucilla Porta

    XII

    Una sorta d’affetto

    Lucilla Porta

    Una sorta d ’ affetto

    romanzo

    ISBN 9788868557591

    prima edizione 27 ottobre 2013

    I

    I

    Arrivano da una piccola città a qualche ora di macchina. Padre, madre e figlia. Il padre ha un'aria spiegazzata, col suo completo di velluto marrone, camicia a righine verdi, due ciocche di capelli lucidi gli ricadono sulla fronte; anche al tatto gli si rintraccia la fatica del viaggio per arrivare fin qui: la sua stretta di mano è priva di energia. La moglie è un bel tipo. Sembra una signorina d'altri tempi. Alta e abbondante, con i seni spinti forse un poco esageratamente in alto; veste una gonna blu a tubo fino al ginocchio, la camicetta è chiara, di seta, e tiene la giacca ripiegata sul braccio, in ordine. Ha una pettinatura anni Settanta: i capelli cotonati fermati dietro con le forcine in una foggia morbida, con l'onda. La figlia deve avere nove o dieci anni, un bel visino regolare, chiara di carnagione, capelli lunghi castani raccolti ordinatamente a coda di cavallo.

    La signora aveva telefonato qualche giorno prima per informarsi e aveva deciso di venire quel giorno, ma non erano attesi. Fortunatamente la famiglia prevista per quel pomeriggio aveva inaspettatamente cancellato l'appuntamento regalando alla famiglia Manni la disponibilità dello Studio e dei suoi dottori.

    Si sistemano in sala terapia: la madre a sinistra, il padre a destra e la figlia nel mezzo. Da dietro lo specchio unidirezionale, prima che la seduta cominci, il gruppo di psicoterapeuti di supervisione rileva una certa vivacità di comunicazione fra i tre, non si tratta di una famiglia depressa.

    Padre: 38 anni, commercialista, lavora in uno studio in collaborazione con un collega.

    Madre: 35 anni, ragioniera, lavora in banca.

    Federica: 9 anni, frequenta la quarta elementare.

    Appena il tempo di raccogliere i soliti dati che Federica propone di cominciare a parlare del problema che li ha portati lì:

    Dato che sono io la principale protagonista tanto vale che vi dia subito la mia versione, poi loro aprendo le mani nella direzione di entrambi i genitori "diranno la loro. Tutto è cominciato all'inizio della prima elementare. Io ero un po' nervosa e preoccupata per la scuola così facevo fatica ad addormentarmi.

    Inizialmente la mamma restava con me per mezz'ora o un'ora, seduta vicino al mio letto. Mi leggeva delle storie o mi accarezzava. Nonostante la sua presenza io facevo fatica ad addormentarmi, tutto mi infastidiva: il cuscino, le coperte e le lenzuola non erano mai abbastanza a posto. Così la mamma cercava il modo di rendermi il letto più ordinato possibile, senza piegoline, ecco, quello che soprattutto non sopportavo era di sentire le piegoline delle lenzuola.

    Dietro lo specchio ci si guarda l’un l’altro commentando il linguaggio ricco e sciolto di Federica, notevole, per una bambina di nove anni. E colpisce anche la sua grande capacità di raccontare i fatti: riesce a far restare tutti in silenzio, come per uno spettacolo teatrale, dietro lo specchio unidirezionale.

    Abbiamo provato anche le lenzuola con gli angoli, ma era quasi peggio. La mamma ha cominciato a chiedere di essere aiutata dal papà, hanno spostato il letto dal muro e lo hanno sistemato in modo da poter stare contemporaneamente uno a destra e uno a sinistra dei piedi del letto a tirare le lenzuola. Questa è un'operazione che mi serve tuttora per addormentarmi nel mio letto, può durare da un quarto d'ora fino a due ore o anche di più.

    Questi rituali di addormentamento sono il principale problema della vostra famiglia? chiede il terapeuta.

    Sì ... direi di sì, l'abbiamo raccontato al nostro medico, lui ha chiesto il parere a un suo collega psichiatra e ci ha consigliato di venire qui.

    Se non ci fosse il problema di questi rituali serali andrebbe tutto bene?

    Federica ci pensa su un po', roteando gli occhi verso l’alto, come per cercare fra le tante la risposta più comprensiva possibile.

    Diciamo che è la cosa più strana e fastidiosa, per me che finisco per dormire poco e per i miei genitori che devono sistemarmi le lenzuola per ore. A meno che vada nel lettone con la mamma.

    Nel lettone dormi bene?

    Anche nel lettone sento le piegoline ma mi danno meno fastidio

    Vai spesso a dormire con la mamma?

    Quasi sempre

    Da quando?

    Da un bel po', forse due-tre anni

    E il papà dove dorme?

    Nel mio letto

    Non gli dispiace?

    Sì, credo di sì, ma d'altra parte... così dormiamo tutti di più

    Lei, signor Manni, come vede la situazione?

    Il signor Manni fa per organizzare una risposta guardando fisso un punto in basso davanti a sé e alzando le sopracciglia, unico messaggio che riesce ad articolare prima che intervenga la moglie.

    Vede, dottore, la bambina è stata sempre molto sensibile. Anche da piccolissima non la si poteva lasciare da sola neppure un attimo, aveva sempre bisogno di un adulto che la accudisse, possibilmente la mamma e, quando io ho ripreso a lavorare, la nonna, mia madre.

    Cosa ne pensa lei, signor Manni? insiste il terapeuta.

    Sì, è sempre stata una bambina con grandi necessità di attenzioni; da piccola facevamo i turni per farla riaddormentare di notte. Si svegliava spesso. Io e mia moglie dormivamo con i tappi nelle orecchie a turno, la prima parte della notte dormivo io, la seconda dormiva lei. Quando la bambina si svegliava chi non stava dormendo con i tappi correva a ninnarla prima che si mettesse a strillare.

    "Quindi di problemi notturni ne avete sempre avuti" commenta il terapeuta.

    Da quando vado a dormire con la mamma dormiamo tutti di più, perciò in un certo senso siamo migliorati si inserisce Federica.

    Come mai allora proprio ora vi siete rivolti al nostro studio di terapia familiare?

    Io infatti non sono venuta volentieri, l'ho fatto per far piacere a loro, per me va bene così dichiara Federica.

    Vede dottore, la bambina non è al corrente di tutti i problemi della famiglia... mio marito vorrebbe tornare nel suo letto, ma ormai le cose si sono stabilizzate così... dice la signora cercando di comunicare il più possibile durante le pause, e attraverso le pause, del suo breve discorso.

    Federica non può capire che papà gli ha solo prestato il suo posto, non regalato?

    "Io le ho detto prima che dormo quasi sempre nel lettone, non sempre. Il sabato pomeriggio loro possono dormire insieme, e io non ho nulla da ridire"

    Sì, al sabato io e mia moglie possiamo stare insieme. Ci chiudiamo nella stanza, ma è così strano, siamo così nervosi e agitati...

    Chi è più agitato? chiede subito il terapeuta.

    Io, dottore, mi sento così, come posso dire, osservata dall'esterno che resto lì, tesa, come una corda di violino, e non vedo l'ora di riaprire la porta e vedere cosa sta facendo Federica che... e la signora mima la sua rigidità tirando le braccia lungo i fianchi stringendo i pugni. Poi rilascia e guarda il terapeuta con aria interrogativa come per verificare dalla sua espressione se ha proprio capito che genere di tensione la prende in quei momenti. Ma l’espressione del terapeuta le sembra imperturbabile.

    Se ho capito bene allora il vostro unico momento di intimità che vi viene concesso finisce per essere sciupato dall'idea di essere controllati?

    Dottore, si spaventa la signora e abbassa la voce e lo sguardo la bambina non ha idea dell'intimità, non parliamo mai di fronte a lei...

    Federica sa che il papà vorrebbe tornare nel suo letto? continua tranquillo il terapeuta come se parlasse di un argomento qualsiasi.

    Si, ma... si schernisce la signora con un tono di voce che va spegnendosi, come per vergogna.

    Io lo so, capisco, fa presente Federica ma non credo che loro non abbiano momenti di intimità per causa mia, loro sono tesi e nervosi perché litigano spesso, e non sempre per me

    Per cosa litigano i tuoi genitori? la interroga il terapeuta.

    Oh, per qualsiasi cosa, le faccio un esempio: la mamma può chiedere al papà e lui < No, di là> bim bum bam e non la finiscono più.

    Quando i tuoi genitori litigano tu cosa fai?

    Cerco di calmarli, ma non ci riesco quasi mai. Non ascoltano, quando cominciano non si riesce a frenarli

    Sembreresti una specie di nonna della famiglia, una nonna che cerca di far ragionare i suoi bambini

    Il terapeuta domanda a questo punto qualcosa circa il potere di Federica, chi glielo ha concesso, o qualcosa del genere, un brusio di commenti dietro lo specchio rende difficile afferrare ogni parola.

    La mamma sta spiegando che, per non farla piangere, erano quasi sempre mobilitati in due. La nonna materna è ben presto entrata a far parte della corte di Federica e questo ha guastato i rapporti marito-moglie, con i soliti problemi di suocera invadente. D'altra parte era stata la mamma che aveva espressamente chiesto il suo aiuto e tuttora Federica conta sulla nonna come sui suoi stessi genitori. La nonna ha sempre preso così a cuore il suo impegno da trascurare gli altri nipoti, figli della primogenita, suscitando le ire di quest'ultima.

    Avete litigato con la zia? cerca di capire il terapeuta.

    Mia sorella spiega la signora ha fatto una scenata a mia madre, dicendole fra l'altro che siamo tutti rimbecilliti dietro a un'aguzzina, che ci tira matti a suo piacimento.

    Federica interrompe la mamma con un’occhiata imperiosa:Io vorrei dire, non per dire sempre io e avere sempre l'ultima parola, ma vorrei dire che io non sono la comandina che descrivono, so che i miei genitori hanno le loro esigenze, come quella che io torni nella mia stanza, del resto non dormire fa male a tutti, e così, come per altre decisioni, si sceglie la soluzione più ragionevole

    Come arrivate alla soluzione più ragionevole? domanda il terapeuta serio.

    Siccome il papà e la mamma litigano praticamente su tutto, la mia opinione è importantissima

    Capisco commenta il terapeuta.

    Ci siamo proprio infilati in un pasticcio si sente finalmente la voce del padre. Io mi rendo conto che dovremmo essere mia moglie ed io a discutere e decidere, ma è diventato tutto così complicato... Prima abbiamo fatto l'errore di coinvolgere enormemente mia suocera, col senno di poi mi rammarico di non aver pensato a una baby-sitter, poi, secondo me, l'altro grosso errore è stato quello di trattare Federica come un'adulta, dandole sempre una grande importanza

    Mia madre l'abbiamo coinvolta per convenienza e lei, che è così scrupolosa, si è presa a cuore questo compito e ha seguito Federica come una terza figlia precisa la signora.

    Con i difetti delle nonne. riprende lui Non una regola, niente rimproveri, tutto gira intorno ai desideri di Federica che ne approfitta e anche mia moglie quando vuole ragionare con lei prima di tutto le compra un regalo

    Non è vero, la mamma non ha bisogno di farmi tanti regali! protesta Federica alzando la voce con tono querulo.

    E lei riesce a farsi ascoltare da Federica? domanda il terapeuta al padre.

    Non riesco ad arrivare fino a lei: prima c'è mia moglie, poi mia suocera... mia cognata ha ragione, siamo schiavi della nostra padroncina. Si figuri che a un certo punto è stata Federica a decidere che non avremmo fatto altri bambini

    Non è vero, era un'idea che non interessava nessuno alza ancora la voce Federica.

    Come è che quest'idea è venuta alle orecchie di Federica? rimarca con tono pacato il terapeuta, come per ristabilire un clima di colloquialità tranquillo.

    Parlare con mia moglie è come parlare a tutte e tre le donne il padre scuote sconsolato la testa.

    Si sente tradito?

    Non è questo, magari fosse questo, è che in casa mia ormai c'è un governo tutto femminile, le tre donne in qualche modo si mettono d'accordo e in tre contro uno... non mi ci metto neanche più. Per sentirmi tradito dovrei pensare che fra me e mia moglie normalmente ci sia un'intimità, parlo delle idee, un ambito nostro, ma non è così da un pezzo

    Da quando, all'incirca

    Non c'è una data... o forse sì il signor Manni cerca nella memoria una sequenza dei fatti. Parla lentamente allungando le sillabe forse per darsi il tempo di scartabellare fra i ricordi quando mia moglie è tornata a lavorare, Federica aveva un anno, e abbiamo richiesto la collaborazione della suocera; pian pianino la nostra casa è diventata un'organizzazione complicata e per affrontare via via i vari problemi le decisioni delle due donne, e poi tre con Federica, sono man mano diventate prevalenti

    Se ho capito bene già da allora sentiva che la situazione che si veniva a creare non le andava bene, cosa ha fatto per intervenire?

    Ecco, si, capisco cosa vuole dire, ma qui, vede, c’è un altro bel problema: siccome quando eravamo fidanzati i genitori di mia moglie non approvavano, io non ho voluto contrastare il rapporto tra noi e loro, mia suocera in particolare, perciò cercavo di tollerare sperando di migliorare i rapporti

    Adesso sua suocera ha cambiato idea sulla vostra unione?

    Dottore interviene la signora so che mia madre da questo punto di vista non ha ragione di sicuro, ma sa come sono le madri che si aspettano grandi cose dai figli, così lei dalle sue figlie...

    Che cosa non le andava bene di suo marito?

    Non ce l'aveva con lui personalmente, lei sa che è un uomo buono, poi ora lo conosce meglio, ma era la sua famiglia che non le andava bene

    Cioè?

    I miei sono operai, loro impiegati e, lei capisce ... l'abisso! ironizza il signor Manni.

    Capisco che al giorno d'oggi sembra ridicolo fare delle differenze di questo genere, ma mia madre è della sua generazione e aveva delle idee conservatrici, si era messa in testa il genere di famiglia che faceva al caso suo, che poi era il caso nostro, di noi sue figlie ...

    Raccontando le cose mi si chiariscono le idee il marito interviene con un tono più sicuro, forse con un astio malcelato io credo che il mio errore sia stato quello di cercare di farmi accettare con la gentilezza e la disponibilità. Credo che sarebbe stato meglio chiarire da subito che su parecchie cose la pensavamo diversamente e ciao, ognuno a casa propria

    Ecco, vede dottore come è impulsivo mio marito, non si può ragionare con calma, è per questo che io tendo a decidere le cose di casa senza interpellarlo ogni volta, non se ne uscirebbe più!

    Man mano che il discorso si sposta al passato, sulle famiglie di origine in particolare, Federica scolora via via in secondo piano. Come in momentanea vacanza, si guarda intorno con un’espressione di curiosità infantile, venata però di un tono saccentino, col naso all’insù, in attesa di calare il suo insindacabile giudizio. Nelle mani ha una bambolina che lei non posa per tutto il tempo, la accarezza energicamente sulla testa e le risistema continuamente i vestitini mentre parla, quando tace la stringe verso di sé. Resta educatamente seduta sulla sua sedia per tutto il tempo. I suoi piedi non toccano terra e lei li muove avanti e indietro con un ritmo sostenuto e regolare, che interrompe solo quando interviene nel discorso.

    Nonostante l’aria saccente, l’atteggiamento supponente, è molto carina, e qualcosa in lei fa tenerezza.

    La tenda marrone dietro lo specchio viene tirata per consentire ai terapeuti di discutere il caso prima dell'intervento che chiuderà la seduta. Gli anelli di legno che sostengono la tenda risuonano sgradevolmente nell'aria pesante della saletta dietro lo specchio. Giulia non distacca subito lo sguardo che era diretto e fisso sulla bambina, sperando di trafiggere la tenda. Quando si riscuote i colleghi stanno già commentando. Avrebbe voglia di protestare e si immagina di intervenire ad alta voce 'Lasciateci seguire ancora lo spettacolo, quel che ci dice dal vero la famiglia è più interessante di qualsiasi commento! Riaprite quella tenda!'. Sposta lo sguardo passando in rassegna le facce degli allievi intorno a lei, anch'essi privati del piacere di seguire ancora dal vivo le interazioni della famiglia, ma nessuno di loro mostra alcun disappunto. Sono tutti attenti al commento dei terapeuti, i due maestri che si esibiranno ora nella loro specialità di sezionamento delle singole interazioni: si discuterà, si sentirà il parere degli allievi e si deciderà il miglior intervento possibile.

    Giulia non ha voglia di partecipare, si alza e si dirige verso la porta, causando spostamenti di persone e seggiole, prima di raggiungerla. Attraversa il corridoio accanto alla sala terapia, oltreoassa la sala riunioni e la segreteria e si infila nel bagno, un buco di un metro quadrato si e no, senza finestra; 'Non dovrebbe essere consentito un bagno così piccolo senza finestra e senza aspiratore' pensa, ancora di pessimo umore. Poi si accorge di essere venuta via dalla saletta dietro lo specchio senza aver preso con sé la giacca. Non può certo ritornare lì, far spostare di nuovo tutti, riprendere la giacca e venir via, sarebbe davvero smaccatamente maleducato. Aspetterà che la lezione termini, pensandoci bene non ha nessuna fretta di tornare a casa. Si sistema in sala d'attesa e cerca nel suo borsone il testo sacro, La Pragmatica della comunicazione umana.

    Quando si sveglia Baroldi, uno dei suoi maestri, il suo preferito, le preme delicatamente la spalla Dottoressa Spinelli... Il professore la guarda con aria di dolce rimprovero. I nostri commenti sul caso Manni non devono averla elettrizzata.

    Giulia fatica a raccapezzarsi, tanto profondo il sonno che l'ha inchiodata su una seggiola scomoda, la testa appoggiata al muro, lei che seduta non dorme mai! Mi scusi... dovevo aspettare di riprendere la giacca... Cioè, non capisco come mi sia potuto succedere...

    Avrà avuto sonno conclude semplicemente Baroldi, Venga al bar che le offro un cappuccino, se mi permette di farle compagnia con un prosecco, a quest'ora mi piace di più.

    Giulia si alza , La Pragmatica casca in terra, la raccatta e si dirige verso la saletta dietro lo specchio sotto lo sguardo interrogativo di Baroldi. Quando torna con la giacca Baroldi sta spegnendo le luci e cerca nelle tasche la chiave della porta. Per fortuna, pensa Giulia, anche Baroldi ha sempre un'aria disordinata e impacciata, anche se in lui sembra una posa. Lei invece si sente genuinamente imbranata. Soprattutto in un caso del genere: è convinta di essere in disordine, sicuramente i capelli sono scaruffati e il trucco degli occhi magari le si è appiccicato. Come avrebbe voluto andare in bagno a darsi una sistematina! Poi le viene in mente il buco di un metro quadrato e si rassegna.

    Mi scusi professore, in quella saletta piccola mi sentivo soffocare e sono uscita un attimo...

    Non c'è bisogno di giustificazioni, ha ragione, la saletta è troppo piccola per farci stare delle ore una quindicina di persone. Dovremmo far spostare un muro... ne stiamo discutendo io e il mio collega

    Al bar Baroldi le indica un tavolino e Giulia vi si dirige obbediente e contenta, pensando a quale fortuna le stia toccando. Si accomoda e mentre Baroldi si avvicina al banco per ordinare lei si liscia energicamente il viso, stando attenta a non toccare il trucco degli occhi, si ravvia con le dita i capelli; riesce a passarsi fulmineamente un po' di burro di cacao e a riporlo nella taschina del borsone.

    Mentre Baroldi si avvicina le torna in mente la seduta della famiglia Manni. Decide di non tacere: Quando avete tirato la tenda ci sono rimasta male, secondo me sarebbe stato interessante seguire ancora un po' la famiglia, anziché discutere.

    Davvero? Perché? Baroldi prende tempo.

    Non saprei dare spiegazioni da mauale, la bambina mi aveva stregata, sarei andata avanti ad ascoltarla come in trance

    Il fatto è che anche i genitori ne sono stregati

    Già, quindi, dice lei, il terapeuta deve introdurre un messaggio diverso

    Possiamo darci del tu, fuori dal gruppo, non credi?

    Non so se ci riesco...

    Non sono poi così vecchio, è vero, tu devi essere poco più che una bambina, ma io non sono matusalemme

    Non intendevo per l'età, per il ruolo... Lei, tu, cioè... maestro e allieva, insomma ha capito!

    O.k., o.k., se ti è così difficile non ne facciamo nulla, se cambi idea meglio. Perché ti ha stregata quella bambina?

    Forse quel contrasto fra la maturità dimostrata dalla sua eccellente abilità verbale e d’altra parte... quell’infantilismo esibito involontariamente attraverso l’attaccamento alla bambola. Giulia si sente quasi interrogata, nonostante gli sforzi di Baroldi per farla sentire a suo agio.

    "Probabilmente nella sua posizione relazionale non si può permettere né di essere immatura né il contrario,

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