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Incontro scombinato
Azioni libro
Inizia a leggere- Editore:
- Paola Camberti
- Pubblicato:
- Aug 16, 2017
- ISBN:
- 9781386366065
- Formato:
- Libro
Descrizione
La vita di Nicole Ferguson è perfetta. Lavoro perfetto. Amici perfetti. Fidanzato perfetto. Finché ... non rimane intrappolata nell'ascensore con un attraente sconosciuto, e casualmente confessa un segreto: forse il suo perfetto fidanzato, Henry, non è poi così perfetto per lei. Ma la proprietaria di un'agenzia di incontri dovrebbe essere in grado di combinare l'incontro giusto per se stessa, o no? Fortunatamente, non vedrà mai più quell'attraente sconosciuto. Fin quando non va a casa di Henry per le feste natalizie e scopre che quel ragazzo sexy non è altro che suo fratello maggiore, Jake.
Jake Chandler sta cercando di comportarsi in modo esemplare in casa di sua madre, dopotutto è Natale. Ma quando riconosce la bellissima donna che ha incontrato in ascensore, quella a cui non ha potuto smettere di pensare finora, i suoi buoni propositi minacciano di svanire. Jake si è sempre sacrificato per i suoi familiari, e niente è più importante della loro felicità. Ma più tempo trascorre insieme a Nicole, più si chiede se quello che lei ritiene "l'uomo giusto" non sia invece il fratello sbagliato.
Informazioni sul libro
Incontro scombinato
Descrizione
La vita di Nicole Ferguson è perfetta. Lavoro perfetto. Amici perfetti. Fidanzato perfetto. Finché ... non rimane intrappolata nell'ascensore con un attraente sconosciuto, e casualmente confessa un segreto: forse il suo perfetto fidanzato, Henry, non è poi così perfetto per lei. Ma la proprietaria di un'agenzia di incontri dovrebbe essere in grado di combinare l'incontro giusto per se stessa, o no? Fortunatamente, non vedrà mai più quell'attraente sconosciuto. Fin quando non va a casa di Henry per le feste natalizie e scopre che quel ragazzo sexy non è altro che suo fratello maggiore, Jake.
Jake Chandler sta cercando di comportarsi in modo esemplare in casa di sua madre, dopotutto è Natale. Ma quando riconosce la bellissima donna che ha incontrato in ascensore, quella a cui non ha potuto smettere di pensare finora, i suoi buoni propositi minacciano di svanire. Jake si è sempre sacrificato per i suoi familiari, e niente è più importante della loro felicità. Ma più tempo trascorre insieme a Nicole, più si chiede se quello che lei ritiene "l'uomo giusto" non sia invece il fratello sbagliato.
- Editore:
- Paola Camberti
- Pubblicato:
- Aug 16, 2017
- ISBN:
- 9781386366065
- Formato:
- Libro
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Anteprima del libro
Incontro scombinato - Paola Camberti
Camberti
Capitolo 1
––––––––
La vita di Nicole Ferguson non sarebbe potuta essere più perfetta.
Be', tecnicamente non era proprio così. Lo sarebbe stata se l'agenzia di incontri che aveva aperto sette mesi fa per un qualche motivo fallisse, allora sì che la sua vita sarebbe stata perfetta. Ma per ora non doveva preoccuparsi più di tanto, la sua attività, Asso di Cuori, stava andando alla grande. Aveva appena presentato con successo il suo nuovo software per combinare incontri, e soprattutto, era innamorata.
Tutto era perfetto.
Subito pensò al suo perfetto fidanzato, e mentre raggiungeva la hall del suo albergo, tirò fuori il suo cellulare. Da quando era arrivata quattro giorni fa a Los Angeles per la conferenza 'Sviluppo e tecnologia', lei ed Henry avevano solo avuto il tempo di scambiarsi dei messaggi vocali.
Henry lavorava a Seattle presso una società finanziaria, e le aveva detto chiaro e tondo che per lui quello era il momento peggiore per partire, e che la sua mole di lavoro non lo consentiva.
Sebbene delusa, non poteva biasimarlo perché anche lei voleva pensare alla sua carriera. Aveva la stessa dedizione nei confronti della propria attività. Entrambi erano maniaci del lavoro, entrambi volevano due bambini, ed entrambi condividevano la stessa passione per la pizza alla Bismark.
Ecco perché erano così perfetti l'una per l'altro.
Il suo software per combinare incontri era stato ovviamente un grande successo.
Nella sua fase iniziale lo aveva provato su se stessa, ecco come aveva incontrato Henry. Quello sarebbe stato il lancio pubblicitario perfetto per la sua azienda. I numeri dimostravano che in questo momento Asso di Cuori stava subendo i contraccolpi della concorrenza, per cui doveva trovare una soluzione rapida prima che la sua attività fosse in pericolo. Ma in quel preciso momento aveva solo bisogno di tornare nella sua camera d'albergo. Sentiva le gambe stanche, e aveva la bocca asciutta per aver parlato troppo. Tutto quello che voleva, era raccontare la sua giornata a Henry e fare un bagno caldo. Ma non appena lo chiamò, il suo cellulare squillò una volta e poi andò alla segreteria telefonica. Un'altra volta.
Quando sentì quello stupido messaggio automatico, strinse i denti.
Ciao, tesoro, sono io ... Nicole. Di nuovo.
Fece una smorfia per aver aggiunto 'di nuovo'. Non voleva essere una di quelle fidanzate petulanti. Ehm, ho appena finito la mia presentazione e tutto è andato benissimo. Volevo solo farti sapere che il mio volo partirà presto domattina. Non vedo l'ora di vederti.
E finalmente di riuscire a parlare con te. Spero che tutto sia a posto. Mi manchi.
Poi spense il suo telefono e lo gettò nella borsa.
Niente di grave, si disse per la sesta volta questo fine settimana. Un sacco di coppie passavano giorni e perfino settimane, senza riuscire a parlarsi. Faceva parte della cultura di oggi. Non c'entrava nulla il fatto che a lui non mancasse. Tranne che ... forse ....
Se gli fosse davvero mancata, non avrebbe provato a chiamarla nel bel mezzo della notte? Non avrebbe avvertito il bisogno di sentire la sua voce almeno una volta in questi giorni? O al mattino appena sveglio, prima di uscire dal letto e iniziare la giornata?
No. Assolutamente no. Lei si rifiutò di lasciare che i dubbi minassero la sua opinione su di lui o sul loro rapporto. Era bello, determinato e aveva tutto ciò che cercava in un uomo. Quindi, cosa c'era di male se non riusciva a trovare il tempo per chiamarla?
Si diresse in fretta verso l'ascensore, e si ritenne molto fortunata ad aver trovato un ragazzo così concentrato e laborioso. Era un vero signore, ed era sempre presente quando lei ne aveva veramente bisogno.
Si guardò intorno nella hall. Gli ascensori erano alla sua sinistra. Odiava gli ascensori, in realtà, odiava tutti gli spazi angusti in generale. Proprio come gli aerei, anche se erano un male necessario nella vita. Quindi andò in quella direzione. Stava pensando a cosa ordinare al servizio in camera, quando vide le porte dell'ascensore chiudersi.
Oh, no! Fermate l'ascensore, per favore!
Si premette la valigetta al petto mentre i suoi tacchi picchiettavano sul pavimento in marmo il più velocemente possibile.
Proprio quando pensava di averlo perso e che sarebbe dovuta restare ad aspettare, una mano maschile fuoriuscì, impedendo alle porte di chiudersi. Grazie al cielo. Gli ascensori erano sempre occupati a causa della moltitudine di persone che avevano partecipato alla conferenza. Sbuffando e ansimando, ripromettendosi di cominciare ad andare in palestra, si precipitò nell'ascensore con un sospiro di sollievo.
Riprese fiato e finalmente guardò negli occhi il suo salvatore, ma ancora una volta rimase a corto di ossigeno. Oh, santo cielo. Le sue gambe cedettero e fu grata alla parete dell'ascensore che riuscì a tenerla in posizione verticale. L'uomo che aveva davanti era incredibilmente bello. Così bello che, nonostante l'abbigliamento sportivo, si chiese se non fosse un modello della sfilata che si teneva al piano terra. I suoi capelli scuri erano un po' arruffati e il mento non era rasato. Tutto ciò, combinato all'espressione molto seria sul suo viso, lo faceva sembrare un po' pericoloso. Ma pericoloso in senso buono.
Un senso molto buono.
Cioè, se fosse stata interessata agli uomini belli e pericolosi, e soprattutto se non avesse già una relazione fantastica con un uomo bello di per sé.
Improvvisamente l'uomo si spostò e le fece un sorriso esitante. E lei capì che lo stava fissando. Brava, lui non la conosceva nemmeno e già pensava che fosse una stalker. Poteva solo sperare che la bava non stesse scintillando sul suo mento.
Si schiarì la gola e cercò di rimediare all'impressione che gli aveva dato. Uh, grazie per aver tenuto aperte le porte dell'ascensore.
Nessun problema,
disse, la sua voce profonda vibrò nel suo petto. A che piano?
Piano? Perché vuoi sapere il mio piano?
Sollevò un sopracciglio e la guardò con aria interrogativa.
Oh. Giusto. Voleva premere il tasto per lei. Ovvio. Sentì le guance avvampare. Ventitreesimo, per favore.
Dacci un taglio, Nicole.
Premette il tasto del suo piano e, solo per curiosità intendiamoci, notò che stava andando al piano sopra il suo. O più probabilmente al piano della sua ragazza. Sotto il braccio aveva una bottiglia di champagne e due calici di cristallo penzolavano dalla sua mano sinistra. Forse stava andando da lei per farle una sorpresa.
Ragazza fortunata.
Avrebbe dato qualsiasi cosa perché Henry le facesse una sorpresa così. Ma lui raramente faceva qualcosa di spontaneo. Stava già rimproverandosi per avere avuto quei brutti pensieri, quando le luci lampeggiarono un paio di volte e poi si spensero del tutto.
L'ascensore si fermò bruscamente, e lei piantò una mano sul muro per non perdere l'equilibrio.
Oh cielo, che succede?
Chiese. Il suo battito aumentò. Subito pensò che ci fosse un cavo dell'ascensore rotto o un incendio. O un complotto terroristico! Purtroppo, avendo visto molti film d'azione, conosceva benissimo tutte le infinite catastrofi associate agli ascensori.
La sua valigetta cadde a terra con un tonfo, e prendendosi la testa tra le mani, cercò di fare dei respiri lenti e profondi. L'aria sembrava già scarseggiare. Oh no, stava per morire! Sarebbe morta soffocata. Non avrebbe avuto la possibilità di salutare la sua famiglia e i suoi amici.
E nemmeno Henry. Doveva scappare di lì. Subito.
Determinata a trovare un modo per uscire, improvvisamente notò l'uomo accendere l'applicazione torcia sul suo cellulare e premere il pulsante di emergenza. Utilizzando la luce per vedere, tirò un piccolo gancio di metallo sulla parete ed estrasse un telefono nascosto, come se per lui rimanere bloccato dentro un ascensore fosse un evento quotidiano.
Oh, no. Forse era lui il terrorista! Si sentì ancora più spaventata.
Pronto,
disse l'uomo nel ricevitore. Rimase in ascolto per alcuni secondi e poi iniziò a premere il pulsante di ogni piano in una sequenza lenta e metodica. No, nessuno dei pulsanti funziona, e sì, stiamo tutti bene.
Con un sopracciglio sollevato, le lanciò un'occhiata diffidente. Abbastanza bene.
Ehi! Aspetta, che cosa vuol dire?
Lei si piantò i pugni sui fianchi e gli lanciò uno sguardo fulminante. Questo tipo non era così bello come aveva pensato all'inizio. Affatto. Al massimo era solo marginalmente bello.
Okay, allora dovremo aspettare,
disse l'uomo al telefono. Grazie per l'aiuto.
Riagganciò e si voltò verso di lei. La buona notizia è che sanno che siamo rimasti bloccati nell'ascensore.
Nicole afflosciò le spalle. Qual è la brutta notizia?
Potremmo dover restare qui per un po' finché non capiranno quale sia l'intoppo.
Lei trasalì. Intoppo? Questo è un albergo di lusso da cinquecento dollari a notte. Siamo bloccati qui senza cibo, acqua e il bagno per chissà quanto tempo, e lo chiamano un intoppo?
Apparentemente è così.
L'uomo si lasciò cadere sul pavimento e si mise comodo.
Questo non stava accadendo. No, no, no. Scosse la testa. Questo non era vero. Non sarebbe rimasta qui ad aspettare che tutto l'ossigeno si esaurisse. Le pareti sembravano chiudersi intorno a lei come un compattatore di rifiuti. Si asciugò la fronte imperlata di sudore. Sicuramente c'era qualcuno che poteva usare la sua influenza per far muovere le cose più velocemente. Tirò fuori il cellulare e tentò di chiamare ancora Henry. Lui avrebbe saputo cosa fare. Era molto intelligente e affidabile, e a differenza del suo compagno di sventura, era compassionevole.
Mentre aspettava, tenne il telefono all'orecchio e picchiettò la punta della scarpa sul pavimento. Rispondi al telefono questa volta. Rispondi al telefono. Invece partì il suo messaggio in segreteria, quello che poteva recitare a memoria. Mormorò tra i denti una maledizione.
Non hai avuto fortuna?
Chiese l'uomo.
Sorpresa dalla sua domanda, gli lanciò un'occhiataccia. Si era quasi dimenticata che era lì. Era seduto con le gambe allungate davanti a sé e le caviglie accavallate. I suoi occhi erano chiusi. Non sembrava affatto preoccupato di essere rimasto bloccato in questa trappola metallica. Anzi, dava l'idea di apprezzare la tranquillità della situazione. No,
mormorò lei. Non ho avuto fortuna.
Aprì gli occhi e batté una mano sullo spazio accanto a lui. Perché non ti siedi? Stare in piedi non farà aprire le porte prima. E inoltre, mi stai mettendo ansia.
Voleva quasi ridere. L'uomo sembrava tutt'altro che ansioso. Al contrario, lei era tesa come una corda. Faceva già fatica a respirare. Asma da stress. Questo era ciò che il suo dottore le aveva detto la prima volta che l'aveva sperimentata. Probabilmente era solo una diagnosi fantasiosa che in realtà significava: non sei brava a gestire i problemi inaspettati.
Le aveva consigliato di dormire abbastanza (stava lavorando su questo), fare yoga regolarmente (lo avrebbe fatto sicuramente una volta che avesse trovato il tempo), e portare con sé un sacchetto di carta in ogni momento (fatto). Dal momento che un sonnellino e una posizione yoga non sarebbero ovviamente accaduti in breve tempo, tirò fuori un sacchetto marrone ripiegato dalla borsa, e dopo esserselo portato alla bocca, cominciò a respirare ed espirare lentamente.
L'uomo la guardò inorridito. Cosa fai?
Che cosa ti sembra che stia facendo? I muscoli del torace si contraggono a causa ...
respirò ancora qualche volta nel sacchetto, ... dello stress e dell'ansia. Sono claustrofobica.
Strizzò gli occhi come se pesasse le sue parole. Sei claustrofobica?
Sì,
mormorò nel sacchetto. Devo uscire.
Era una questione di controllo. La sua mente lo sapeva. Davvero, anche se, a quanto pareva, il suo corpo e i suoi polmoni no.
Okay, okay, rilassati,
le disse, alzando le mani con le dita aperte.
Ah! Facile da dirsi. Era seduto lì come un bellimbusto, e sembrava che tutto quello di cui aveva bisogno erano un paio di occhiali da sole e un olio abbronzante. Fece altri respiri più profondi nel sacchetto. Non riesco a rilassarmi.
Il sacchetto si restrinse. Voglio uscire.
Poi si espanse ancora.
Sospirò, e questa volta la sua voce era gentile. Ascolta, anch'io voglio uscire di qui ma dobbiamo essere pazienti. Vedrai che usciremo, quindi non c'è niente di cui preoccuparsi.
La guardò negli occhi, diretto e risoluto. Te lo prometto.
Fece una pausa e lo scrutò attentamente. Lo prometti?
Disse nel sacchetto.
Sì.
Okay.
Lei annuì, e le sue spalle si rilassarono un pochino. C'era qualcosa nella sicurezza con cui aveva detto sì
, che la persuase a credergli, e che calmò i suoi nervi tesi.
L'uomo tirò fuori da sotto il braccio la bottiglia di champagne e l'agitò davanti a lei. Penso che avresti bisogno di bere.
Certo, è proprio quello che mi serve, soprattutto quando non c'è un bagno nei dintorni.
L'uomo si strofinò il mento e sospirò. Va bene. Come non detto. Ora penso che sia io ad avere bisogno di bere.
Scosse la testa e cominciò a togliere l'involucro d'alluminio dal tappo.
Ti prego, non cavarti un occhio.
Lei si fece indietro. O meglio, non cavare il mio.
Le lanciò un sorriso malizioso. Non ti preoccupare. Ho aperto parecchie bottiglie di champagne in vita mia. Il trucco è nel numero sei.
Il numero sei?
Incuriosita e con la bocca asciutta, Nicole si accasciò sul pavimento accanto a lui.
Sì. Sei mezzi giri in senso antiorario della gabbia metallica. Anche chiamata muselet nel caso in cui te lo stessi chiedendo.
Non proprio.
Gli sorrise.
Be', comunque, tieni il tappo con la mano sinistra mentre ruoti la bottiglia con la destra. E poi ...
Apparendo soddisfatto di se stesso, le presentò il tappo tra le dita come se fosse un prestigiatore. A differenza di quello che si vede in giro, quando si apre lo champagne, il vero obiettivo è quello di fare il minimo rumore o di non versare nemmeno una goccia.
Lei sollevò la testa. Uh. Sembra che tu ne sappia molto di champagne. Sei un cameriere o qualcosa del genere?
Sì, qualcosa del genere.
Versò lentamente il vino frizzante nei due calici, poi gliene porse uno. La mia famiglia possiede un'azienda vinicola.
Sollevò il bicchiere e fecero un brindisi. Con cautela Nicole bevve un sorso e lo trovò delizioso. L'uomo conosceva sicuramente i vini.
Grazie,
gli disse. Ne avevo davvero bisogno. Però, mi sento un po' in colpa. Ovviamente avevi altri piani per questa bottiglia.
Lui controllò l'orologio e scrollò le spalle. Sono sicuro che a quest'ora lei mi abbia già mollato e abbia trovato qualcos'altro da fare.
Oh. Mi dispiace.
Non è colpa tua se l'ascensore si è bloccato. Inoltre, questa bottiglia era un omaggio. L'ho presa all'Expo dei vini che si svolge ogni anno a Los Angeles. In particolare, questa venditrice ha una sorta di debole per me.
Nicole non aveva difficoltà a crederci. L'uomo sembrava essere un tipo piuttosto popolare tra le donne, e senza doversi nemmeno sforzare più di tanto.
Abbastanza velocemente, entrambi svuotarono i loro calici. Sarebbe un peccato non farne buon uso,
disse, prendendo la bottiglia e riempiendoli entrambi di nuovo. "E vorrei farti notare, che hai
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