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Ecuba
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Ebook67 pages35 minutes

Ecuba

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Ecuba è una tragedia di Euripide rappresentata in una data incerta attorno al 424 a.C., ispirata alla figura di Ecuba, moglie di Priamo.

Euripide è stato un drammaturgo greco antico.

Traduzione di Ettore Romagnoli (1871 -1938)
LanguageItaliano
Release dateAug 4, 2017
ISBN9788893452519
Ecuba

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    Ecuba - Euripide

    ECUBA

    ECUBA

    PERSONAGGI:

    ÈCUBA (seconda moglie di Priamo)

    POLISSÈNA (figlia di Priamo e di Ecuba)

    OMBRA DI POLIDÒRO (fantasma, figlio di Priamo, re di Troia)

    ODISSEO (o Ulisse, eroe greco originario di Itaca)

    TALTÌBIO (araldo di Agamènnone)

    AGAMÈNNONE (figlio di Atreo e di Erope, fratello maggiore di Menelao e Anassibia)

    POLIMÈSTORE (re del Chersoneso Tracico)

    ANCELLA D'ÈCUBA

    CORO DI PRIGIONIERE TROIANE

    AMBIENTAZIONE:

    La scena si svolge sulle coste del Chersoneso tracico. Molte tende degli Achei, e fra esse quella di Agamènnone.

    (Davanti alla tenda di Agamènnone appare l'ombra di Polidòro)

    OMBRA DI POLIDÒRO:

    I recessi dei morti, e della tenebra

    le porte abbandonate, ove lontano

    dagli altri Numi Ade soggiorna, io giungo

    qui: Polidòro io son, d'Ècuba figlio,

    che nacque da Cissèo: mio padre fu

    Prìamo, che, quando su la frigia rocca

    la minaccia incombé che sotto l'aste

    cadesse degli Achei, dal suol di Troia

    lontano mi mandò, di Polinèstore

    alla magion, dell'ospite di Troia,

    che il pian ferace piú d'ogni altro semina

    del Chersoneso, e quelle genti amiche

    di corsïeri, con la forza regge.

    E meco insieme, di nascosto il padre

    molto oro gl'inviò, perché, se mai

    vinte le mura d'Ilio procombessero,

    non dovessero i suoi figli superstiti

    conoscer la penuria. Ed il piú giovine

    ero io dei Priamídi; e dalla terra

    lungi per questo mi mandò: ché reggere

    col braccio giovinetto io non potevo

    scudo né lancia. Or, finché saldi stettero

    della terra i confini, e smantellate

    non fûr le torri del troiano suolo,

    e la fortuna sorrideva ad Ettore,

    fratello mio, nella battaglia, io presso

    l'ospite tracio di mio padre crebbi,

    misero me, come novello cespite,

    e fui nutrito. Ma poiché perirono

    Ettore e Troia, e furono distrutti

    i patrî Lari, e Prìamo stesso cadde

    presso l'ara, dei Numi opra, ed il figlio

    sanguinario d'Achille lo sgozzò,

    l'ospite di mio padre, a me tapino

    la morte die', per bramosia dell'oro,

    per tenerselo in casa; e dopo ucciso,

    fra l'estuar dell'onde mi gittò.

    Ed ora giaccio su la spiaggia, ed ora

    fra i tempestosi flutti, in corsa alterna

    trascinato dall'onde, e son di lagrime

    privo e di tomba. E adesso, abbandonata

    la morta salma, di mia madre, d'Ècuba

    sovra il capo mi lancio. Il terzo giorno

    è questo già che in aria io son librato,

    da che la madre mia misera giunse

    dal suol di Troia al Chersoneso. Or tengono

    tutti gli Achei ferme le navi, e sostano

    di questo tracio suol sopra la spiaggia,

    perché su la sua tomba Achille apparso,

    il figlio di Pelèo, tutto l'esercito

    degli èlleni arrestò, mentre alla patria

    volgevano le prore: ei Polissèna

    chiede, sorella mia, che sul suo tumulo

    cada sgozzata, e averla in dono. E avrà

    quello che chiede, né del dono privo

    lo lasceran gli amici. Oggi il destino

    la mia sorella a morte adduce; e due

    salme vedrà di due figli la madre:

    di mia sorella misera, e di me:

    ch'io, per avere sepoltura, sopra

    l'estuare dell'onde apparirò

    ai piedi innanzi d'un'ancella: ch'io

    dai

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