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Attavette
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Ebook244 pages2 hours

Attavette

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Prima parte della raccolta di proverbi del comune di Cansano, L’Aquila; opera realizzata da Vincenzo Guadagnoli, raccogliendo in un unico corpus la memoria e la tradizione del piccolo centro alle falde della Maiella.
LanguageItaliano
Release dateJul 29, 2017
ISBN9788869825972
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    Attavette - Vincenzo Guadagnoli

    Biografia

    INTRODUZIONE

    Com'è noto, proverbi e detti di contenuto sentenzioso sono comunemente ritenuti espressione della saggezza popolare. Dice Miguel de Cervantes: I proverbi sono brevi massime dettate da una lunga esperienza.

    Ne sono tante le raccolte a livello nazionale e regionale; cito ad esempio: 'Proverbi Italiani' del Castagna; 'Proverbi Toscani' del Giusti; 'Proverbi Abruzzesi' di De Nino. Ma il mio intento è quello di riportare modi di dire e proverbi nati dalla fantasia e dalla saggezza delle operose generazioni precedenti del nostro paese e quelli importati, che, con l'uso secolare, sono divenuti anche nostri; con la consapevolezza che la storia dello spirito umano si può leggere con più genuinità nell'idioma, negli adagi e nei detti di una popolazione.

    Li ho raccolti lasciando non solo il tono ritmico, ma anche la rima e l'assonanza, come li ho sentiti dalla viva voce dei nostri nonni e genitori, in quel vernacolo che da anni lentamente, ma inesorabilmente, va scomparendo.

    I proverbi e i detti di importazione, comparati con le raccolte citate, presentano evidenti differenze tra i vocaboli, dovute all'inflessione dialettale che varia da regione a regione e da paese a paese.

    Li ho illustrati quasi tutti con brevi note e con massime, aforismi, sentenze, detti, tratti dalle opere di scrittori, poeti, filosofi, moralisti e da antologie, grammatiche e riviste.

    Vi sono adagi legati a situazioni passeggere e particolari, e quindi passati di moda, ma ve ne sono tanti ancora validi.

    Vincenzo Guadagnoli

    CAPITOLO 1

    AMICI DI… BACCO; GIOCARE A CARTE;

    PETOMANÍA.

    Vinum laetificat cor hominum.

    Il vino rallegra il cuore degli uomini. (Detto Lat.)

    Tanti sono gli uomini del nostro paese che, nel periodo invernale e nei giorni di festa, hanno l’unico passatempo di giocare a carte in cantina. La posta del gioco è il vino, a volte diluito con la gassosa. Si beve a la bbone, ma più spesso a passatella. Col passare delle ore i bicchieri non si contano più.

    À PIGLIATE NA SBRONZE!

    À PIGLIATE NA CIUCCHE!

    TE’ NA PILUCCHE!

    Sono modi di dire di una buona ubriacatura.

    I gestori delle cantine acquistano a Pacentro il vino che i produttori rendono gagliardo con il bisolfito e con la bollitura del mosto. Tanto è vero che il vino proveniente da Sulmona, Pratola e Vittorito è definito dagli uomini:

    LI VINUCCE DI LI FEMMINE!

    Quando alcuni tornano a casa tra le braccia di Bacco, l’insolita andatura viene notata:

    LA VIE È TUTTA LA SEJJE!

    CAMMINE ‘NTREMBEGLIUNE!

    SI VA VUTICHENNE!

    FA LI URRE A DESTRE E A SINISTRE!

    La via è tutta la sua; cammina ondeggiando; barcolla da un lato all’altro della via.

    Osservando il suo modo di camminare, si dice:

    IJ SI PIEGHINE LI COSSE!

    FA LA CROCE NGHE LI COSSE!

    Cammina mettendo il piede sinistro in avanti verso destra e il piede destro in avanti verso sinistra.

    Qualcuno esagera nel bere e si riduce in uno stato tale che

    N’ARRADDIVINE LA VIE DI LA CASE!

    Non riesce a trovare la via di casa (allora viene riaccompagnato sotto braccio da due volontari).

    V’è addirittura chi

    GLI ÀNNI RA RIPURTA’ A LA CASE NGHE LA CARRIOLE!

    Viene ricondotto a casa in carriola!

    A trincar senza misura tanto tempo non si dura. (Prv.)

    A proposito degli effetti del vino sugli uomini, si racconta, che quando Noè piantò per la prima volta la vite, il diavolo dispettoso, di nascosto, versò nel terreno gocce di sangue di leone, di scimmia e di porco, che furono assorbite dalle radici della pianta. Per questo, se l’uomo beve poco vino, diventa forte come un leone; se eccede alquanto, comincia a scimmiottare; e se ne abusa, diventa un… maiale!

    Anche le feste in famiglia (battesimi, comunioni, cresime e matrimoni) sono occasioni di abbondanti bevute. Così si sente dire:

    SI L’ÉMMI RA FA’ QUATTRE BICCHÉRE!

    Dobbiamo bere quattro… per dire, tanti bicchieri!

    Sembra il Nunc est bibendum! (È adesso che bisogna bere!) dell’ode di Orazio per la vittoria di Augusto nella battaglia di Azio.

    Un altro modo di dire è:

    BICCHÉRE A TANTURRE!

    Il detto fu coniato prima dell’avvento del fascismo, quando si votava con il sistema maggioritario. I candidati al Parlamento si recavano nei paesi alla cerca di voti. Quando giungeva Tanturri, offriva da bere a tutti e veniva acclamato con il rituale: Viva Tanturre!. Arrivava poi l’altro candidato e si beveva e si gridava: Viva D’Amice!. Forse le bevute di vino offerte dal Tanturri furono tanto abbondanti da essere ricordate con tale espressione.

    Noi siamo soliti bere alla salute l’uno dell’altro e così facendo ce la roviniamo. (Jerome)

    I commenti dei sobri:

    À BIVUTE TANTE CHE N’AZZÍCCHE MANC’A PARLA’

    Non riesce ad articolar parola.

    IJ S’É MPASTATE LA VOCCHE!

    Parla in modo stentato.

    IJ S’É MPACCUTITE LA LENGUE!

    Gli si è ingrossata la lingua.

    Vino, vinello, tu sei rosso e bello, l’estate in cantina al fresco e l’uomo fai parlar mezzo tedesco. (Diz. Prv.)

    À BIVUTE TANTE CHE NIN SA CCHIÚ ANDÁ SI TROVE

    Si trova in uno stato confusionale.

    Vinum opus Dei, ebrietas opus diabuli (Il vino è opera di Dio, l’ubriachezza del diavolo). (Detto Lat.)

    LI VINE GLI FA’ SRAGGIUNA’

    Il vino non lo fa più ragionare.

    L’acqua rovina i ponti ed il vino la testa. (Prv.)

    NIN SI GLÍTICHE NGHE NU MBRIACHE

    CA NIN PO’ CAPÍ

    Non litigare con un ubriaco, perché non riesce a comprenderti.

    Non litigare con un ubriaco, perché offendi un assente. (Prv. Cin.)

    NIN PO’ VIDE’ GLI BICCHIERE NÌ VUÓIJTE NÌ CHIJNE

    Non può vedere i bicchieri né vuoti e né pieni.

    SI NIN VEDE GLIU FUNNE DI LA BUTTIGLIE,

    NIN SI NI VA

    Non lascia la casa, se non vede la bottiglia vuota.

    Chi del vino è amico, di sé stesso è nemico. (Prv.)

    A chi beve bicchieri l’uno dopo l’altro, si dice che:

    IJ S’È AGLISCIATE GLIU CANNARINE!

    Il vino non trova intoppi nell’esofago.

    Chi ama bere parla sempre di vino. (Prv.)

    N OME A VINE NIN VALE NU QUATRINE

    L’uomo dedito al vino non vale niente.

    A chi chiede il numero dei bicchieri mandati giù, si risponde:

    GLI ENNE, GLI VÈSCE E GLI BICCHIERE

    NIN SI CÓNTINE.

    Gli anni, i baci ed i bicchieri non si contano.

    E non bisogna nemmeno osservare che l’alito

    PUZZE DI VINE CH’APPESTE,

    perché pronta è la risposta:

    MIEGLIE PUZZA’ DI VINE CHE DI MIDICINE!

    È migliore l’odore del vino che quello di medicine.

    Oppure:

    MIEGLIE PUZZA’ DI VINE CHE D’ACQUA SANTE!

    L’acqua santa si asperge sul corpo del morto, quando si va a fare visita.

    NU BBUONE BICCHIERE DI VINE METTE ALLIGRIE

    Infatti qualcuno dice:

    QUANDE À BIVUTE, È ALLEGRE.

    Un altro invece,

    LI VINE GLI FA CANTA’.

    C’è a chi

    FA CACCIA’ NA PARLANTINE!

    C’è più filosofia in una bottiglia di vino che non in tutti i libri del mondo. (Pasteur)

    La collera ed il vino rivelano il carattere. (Prv.)

    Il buongustaio esalta il vino:

    STI VINE FA RABBIVA’ GLI MUORTE

    Questo vino fa rivivere i morti.

    NGHE STI VINE CI PO’ DÌCIRE LA MESSE GLIU PREUTE

    Il sacerdote può celebrare la messa con questo vino.

    Vina exilarant animos curasque resolvunt (Il vino rende allegri gli uomini e dissipa gli affanni). (Detto Lat.)

    Secondo gli antichi Romani, queste sono le qualità del vino: Vinum sit clarum, vetus, subtile, maturum (Il vino sia chiaro, vecchio, schietto, maturo).

    Li vine agliu sapore, li pane agli addore. (Prv.)

    ANDÀ STA LI VINE BBUONE SI FERME LA VICCHIAIE

    Le persone anziane sostano dove c’è vino buono.

    LI VINE BBUONE È LI LATTE DI GLI VIECCHIE

    Vinum lac senum. (Prv. Lat.)

    Lu vin’ è lu latte de li vecchie. (Prv. Abr.)

    LI VINE FA BBALLA’ PURE GLI VIECCHIE

    Il vino fa ballare i vecchi.

    Il vino è buono dove l’ostessa è graziosa. (Prv.)

    A chi intraprende un viaggio o s’avvia al lavoro, si consiglia:

    NIN TI METTE ‘N CAMINE

    SI LA VOCCHE N’ADDORE DI VINE

    Per vivere tranquillamente:

    SCARPE LARGHE E BICCHIERE CHIJNE

    E PIGLIE GLIU MUNNE COME VIENE

    Scarpe larghe e bicchieri pieni

    e prendi il mondo come viene.

    In cantina si va anche per

    FÀRISE NU BICCHIERE A CCORE A CCORE

    Fare un bicchiere tra amici rievocando episodi del passato.

    È noto che

    LI VINE FA DICIRE QUELE CHE NIN S’À RA DI’

    Il vino fa dire ciò che si deve tener segreto.

    Vino e sdegno fan palese ogni disegno. (Diz. Prv.)

    Renzo imparò a sue spese questo proverbio. Al notaio che andò ad arrestarlo all’osteria, disse:-Ieri sera ero veramente un po’ allegro; questi osti alle volte hanno certi vini traditori e, alle volte, come dico, si sa, quando il vino è giù, è lui che parla. (A. Manzoni, Promessi Sposi - Cap. XV)

    È inutile domandare all’oste se il vino è buono. (Prv.)

    CHI STA BIVUTE DICE LA VERITA’

    In vino veritas (Nel vino sta la verità). (Detto Lat.)

    Quando il vino rende lieti, non si tengono i segreti. (Prv.)

    Il vino con l’acqua è definito

    VINE BATTIZZATE

    Il beone dice:

    MIEGLIE LI VINE TRÚVIDE CHE L’ACQUA CHIARE

    Meglio il vino torbido che l’acqua limpida.

    Quel che con l’acqua mischia e guasta il vino, merita di bere il mare a capo chino. (Prv. Tosc.)

    Vinum sempre bibere aut sempre aquam contrarium est; alterne autem uti, delectabile (Bere sempre vino e sempre acqua è cosa contraria; usarli alternativamente è piacevole). (Detto Lat.)

    F. Redi nel ditirambo ‘Bacco in Toscana’ elogia il vino e fa dire dal dio: Chi l’acqua beve mai non riceve grazie da me.

    Si rimprovera chi versa acqua nel vino dicendo:

    SCI’ CCÍSE STI BBIEGLIE VINE!

    Hai rovinato questo buon vino!

    Carre fa carre, vèine fa sanghe e ll’acqua cave li fòssere. (Prv. Abr.)

    Il bevitore dice a chi beve solo acqua:

    L’ACQUA SI METTE A LA SPALLE

    Il De Nino racconta che un ubriacone fu colpito da idropisia. Al chirurgo che gli disse che bisognava estrarre l’acqua, dichiarò di non averne mai bevuta e ne rimase meravigliato. Quando sentì replicare:-Eppure è acqua!, l’idropico concluse:-Allora ce l’ha messa quel boia dell’oste!

    O vino adacquato fa l’omo scialacquato. (Prv. Camp.)

    L’ACQUE FA MALE E LI VINE FA CANTA’

    Spesso le feste familiari e le bevute in cantina si chiudono tra i canti.

    Gliu muscardieglie,

    li vine bbieglie

    m’à date a gliu cirvieglie,

    m’à fatte ‘mbriacà!

    I canti più ricorrenti sono quelli ‘militari’, avendo la maggior parte degli uomini prestato servizio nel Corpo degli Alpini.

    Sul cappello, sul cappello che noi portiamo…

    Sul ponte di Bassano…

    Era una notte che pioveva…

    Alle volte i giovani, tra le braccia di Bacco, cantano:

    A mmì mi piace la ciu…

    A mmì mi piace la ciu…

    A mmì mi piace la ciucculata fine!

    A mmì mi piace la fre…

    A mmì mi piace la fre…

    A mmì mi piace la fresca ‘nzalatina!

    A ttì ti piace gliu ca…

    A ttì ti piace

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