La Via della Fede nel Nembutsu: Commentario al Shoshinge di Shinran
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In questo commentario, Hisao Inagaki approfondisce l'essenza del Shoshinge insegnamento cardine del pensiero di Shinran Shonin analizzando il testo strofa per strofa.
Dall'età di ventinove anni, fino alla sua morte, avvenuta all'età di novant'anni, il monaco Shinran, patriarca della scuola Jodo Shinshu, ha costantemente lavorato per la diffusione della fede nel Nembutsu, il canto del nome del Buddha Amida (o Amitabha). Nel Shoshinge, un poema (o canzone) di 120 versi, ha delineato lo sviluppo del Buddhismo della Terra Pura e la sua interpretazione dell'insegnamento di questa tradizione buddhista.
Inagaki usa un linguaggio semplice, ma preciso e fornisce, anche al lettore che poco conosce di questa tradizione, un compendio base per lo studio e l'approfondimento della dottrina dell'Amidismo e dei Maestri che ne hanno delineato l'essenza.
Hisao Inagaki è presidente della Horai Association, che si prefigge di diffondere l'essenza dell'insegnamento di Shinran.
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La Via della Fede nel Nembutsu - Hisao Inagaki
originale
PREFAZIONE ORIGINALE
Il canone della letteratura Shin comprende i tre Sutra della Terra Pura, i discorsi e i commentari dei Sette Maestri, le opere di Shinran e gli scritti di altri maestri. Dal punto di vista sia degli studi dottrinali che della fede pratica del Buddhismo Shin, il Shoshinge occupa una posizione di primaria importanza. Probabilmente nessun altro testo può esservi paragonato in tutto il Giappone per l'influenza che ha esercitato sulla formazione e lo sviluppo del modo di vivere Shin. Negli anni recenti il testo è stato tradotto non solo in inglese, ma anche in altre lingue europee, in linea con gli appassionati sforzi dei buddhisti Shin di tutte le nazionalità per diffondere la comprensione dell'insegnamento di Shinran sull'Altro Potere. Il testo originale fu scritto in cinese classico ed è pieno di termini dottrinali altamente specialistici. Per questo una mera traduzione non sarebbe sufficiente per portare l'insegnamento Shin ai cuori dei seguaci che non dispongono di una formazione buddhista. La serie di articoli sul Shoshinge che ho avuto il privilegio di pubblicare sulla rivista dell'Honganji, Daijō, a partire dal maggio del 1990, sono il mio tentativo di presentare il testo all'epoca moderna, spiegando e reinterpretando termini e concetti inconsueti che si trovano nel Shoshinge. È con grande piacere quindi che, dopo sessanta mesi, ho completato questo commentario nel maggio 1995 e quegli articoli sono ora raccolti e pubblicati in questo volume. Nel corso della compilazione del testo ho aggiunto alcuni inni in più (estratti) dai wasan di Shinran per trasmettere al lettore il suo profondo sentimento e la sua visione.
Nel pubblicare questo lavoro, devo un'inesprimibile gratitudine a tre Buddhisti Shin australiani. Uno è Rev. Jokyo G. Gatenby, che ha gentilmente controllato i contributi mensili per la rivista Daijōe ha esaminato l'intero manoscritto nella fase finale della preparazione. Il secondo è il sig. Harold Stewart, poeta buddhista, che mi ha aiutato con la revisione dei primi capitoli di questo lavoro prima di morire nell'agosto del 1995. Il terzo è Rev. Joko J. Paraskevopoulos, che ha gentilmente letto le bozze dandomi preziosi suggerimenti. Senza la loro sincera e paziente cooperazione questo lavoro non sarebbe stato completato.
Namu Amida Butsu
H.I.
Takatsuki
21 maggio 1996
Commentario al
Shoshinge
Inno della Vera Fede nel Nembutsu
1. Il titolo
Shoshinge, Inno della Vera Fede
, è il titolo comunemente usato tra i seguaci Shin. Il titolo completo che appare nel Kyōgyōshinshō, Capitolo sulla Vera Pratica, è Shoshin nembutsu ge
, che letteralmente significa Inno della Vera Fede nel Nembutsu
. Presumibilmente l'autore, Shinran Shōnin, voleva presentare in questo inno la fede e la pratica del buddhismo Shin, che costituiscono il nucleo centrale della tradizione della Terra Pura, arrivata in Giappone dall'India attraverso la Cina.
Detto con parole semplici, fede
è la fiducia in Amida e pratica
è la recitazione del Nembutsu. La fede e la pratica, all'inizio, da parte nostra si basano naturalmente sui nostri sforzi, e sono quindi contaminate
da una motivazione egoistica. Grazie al virtuoso potere di Amida, però, la fede e la pratica sono a poco a poco penetrati e purificati fino a che la luce di shinjin (autentico affidamento, N.d.T.) sorge sul nostro orizzonte spirituale.
In un contesto religioso generale, il termine fede
implica in linea di massima una fede incondizionata in Dio
, concetto che non trova riscontro nel buddhismo Shin o in qualunque altra forma autentica di Buddhismo. Tuttavia, possiamo ben usare questo termine per descrivere l'atteggiamento e lo stato mentale della nostra relazione con Amida. Siamo quantomeno convinti che fede
derivi dal latino fidere (fiducia) e che sia attualmente usato nel senso di completa fiducia
.
Nelle sue linee essenziali, la fede nel buddismo Shin condivide con altre fedi buddiste il terreno comune di śhraddhā. Prima di tutto, essa implica completa fiducia nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha; in secondo luogo, ha l'effetto di purificare e calmare la mente (prasāda); e in terzo luogo, fa sorgere pura aspirazione e prontezza d'azione per raggiungere qualche obiettivo buddhista (abhilāṣa).
La nostra fede in Amida e nella sua legge salvifica, concretizzata nella forma dei Quarantotto Voti e del Nome, viene risvegliata dal nostro contatto con lui attraverso i sutra della Pura Terra e i discorsi. Una volta stabilita nei nostri cuori, la fede tiene i nostri pensieri fissi su Amida e sul Dharma. Mediante la fede, inoltre, siamo in grado di unirci al Sangha, che nel buddhismo Shin comprende il Sangha dei Bodhisattva e di altri santi saggi nella Terra Pura, e i nostri insegnanti e amici, sia sacerdoti che laici, in questo mondo.
Leggendo e invocando il Shoshinge, sentiamo la viva voce di Shinran che ci sprona a prendere rifugio in Amida, nel supremo Dharma e nella comunità della vera amicizia.
Il titolo Shōshin nembutsu ge
può essere interpretato in modi diversi. Un importante punto dottrinale è come considerare il rapporto tra shōshin (fede) e Nembutsu. Tenendo conto del fatto che, presumibilmente negli anni successivi, Shinran compose un altro inno di contenuto simile dal titolo "Nembutsu shōshin ge" sembra che l'ordine delle due parole, shōshin e nembutsu, non costituisca una differenza fondamentale. La fede senza il Nembutsu è impossibile e il Nembutsu senza la fede è inefficace. Inoltre, se il Nembutsu e la fede si basano su una motivazione egoistica, sono detti fede e pratica di proprio potere
. Tali fede e pratica sono impuri e quindi non riescono a portare la vera pace della mente con la garanzia dell'Illuminazione.
Nel sistema di pratica Mahayana che conduce all'Illuminazione, la fede o accettazione della dottrina generalmente precede la pratica. Seguiamo un certo metodo di pratica perché crediamo che l'insegnamento che prescrive sia vero. Questo modello non si applica al buddhismo Shin. Noi non invochiamo il Nembutsu perché crediamo che sia causa della nostra salvezza. Lo invochiamo senza nessuna particolare ragione da parte nostra. Da un lato, siamo troppo ignoranti per discernere con certezza il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato. Dall'altra parte, nella nostra esperienza di shinjin la presenza del Buddha Amida è al di là di ogni dubbio; e quindi non abbiamo bisogno di crederci.
Qui ci viene ricordata l'osservazione di Shinran registrata nel Tannisho, Capitolo 2: Non ho idea se il Nembutsu sia davvero il seme della mia rinascita nella Terra Pura o la causa della mia caduta all’inferno.
Ad un neofita, questa affermazione può apparire la dimostrazione di una fede incerta, ma la verità è che Shinran era pienamente consapevole dell'irresistibile potere salvifico di Amida, che stava lavorando in lui Qui e Ora
.
Noi siamo, fin dall'inizio, ignoranti e impotenti, ma abbiamo inconsapevolmente creato una falsa immagine di noi stessi che crediamo invece essere vera e reale. Il buddhismo Shin ci porta faccia a faccia con il nostro vero sé e distrugge di fatto questa illusione dell'ego. È doloroso affrontare la propria realtà. Ma l'intera operazione avviene in modo naturale attraverso i compassionevoli mezzi di Amida. Il dolore di affrontare il proprio sé brutto e illusorio è più che ricompensato dalla gioia di incontrare il proprio vero Genitore (Amida) e dal trovare in Lui il nostro definitivo rifugio.
Una volta che il Nembutsu è stabilito nel nostro cuore, si radica negli strati profondi della nostra mente, dove è conservato il karma prodotto nel corso delle nostre vite passate come fosse la pericolosa energia in un vulcano dormiente o in una faglia attiva. Dal momento che il Nembutsu è la Mente e il Corpo di Amida, non appartiene a me. Per quante volte lo possiamo invocare, non diventerà nostro, ma rimarrà suo. Attraverso la nostra completa fiducia in Amida, scopriamo che noi gli apparteniamo, non come suoi servi, ma come parte del suo Corpo di Dharma. Il Nembutsu che ci troviamo sulle labbra è una naturale espressione dell'eterna, universale presenza di Amida e del suo operare.
Shōshin, o shinjin, e il Nembutsu sono quindi autoespressioni di Amida attraverso i nostri cuori e le nostre bocche. Gioiamo nel partecipare alla sua opera eterna, contribuendo a diffondere il suono del Dharma e facendo sentire la voce di Amida ad altri esseri. Questa gioia accompagna il nostro shōshin-nembutsu: Namu Amida Butsu.
Coloro che recitano
il nome del Buddha Amida
Con Fede Sincera
sono sempre a lui riconoscenti
e desiderano ripagare
la sua Benevolenza.
(Inni sulla Terra Pura 1)
2. Adorazione del Buddha Amida
(righe 1-2)
Prendo rifugio nel Tathagata
della Vita Infinita,
prendo rifugio nel Buddha
della Luce Inconcepibile.
Il Shōshinge inizia con l'adorazione: l'autore Shinran loda Amida e professa la sua sincera fiducia in lui. Il Tathagata della Vita Infinita e il Buddha della Luce Inconcepibile sono un tutt'uno e la stessa persona, ma si distinguono secondo le sue due qualità caratteristiche. In realtà, il Sutra Breve afferma che 'Amida' ha queste due connotazioni:
Shariputra, conosci la ragione per la quale quel Buddha si chiama Amitabha? Perché Egli risplende di luce infinita, forte tanto da illuminare tutti i mondi delle dieci direzioni, radiosa e inesauribile. Ecco la ragione del Suo nome Amitabha. Inoltre, Shariputra, la durata della vita di Amitabha è incalcolabile, inimmaginabile, così come la durata della vita di chiunque abiti la sua terra. Per questo motivo viene chiamato Amitāyus (vita infinita).
Amida è il Buddha di Luce e Vita Infinita, ed è spesso chiamato con i suoi nomi sanscriti, Amitabha (luce infinita) e Amitāyus (vita infinita). Inoltre, parlando in termini di luce, dal momento che la luce di Amida ha dodici qualità o funzioni, gli sono stati conferiti dodici epiteti, come indicato più avanti nel Shōshinge.
La seconda riga viene dall'Inno in Lode ad Amida di T'an-luan. In questa opera, T'an-luan, il Terzo Patriarca, prima loda le supreme virtù di Amida attraverso i dodici epiteti, e poi glorifica ulteriormente Amida e descrive i brillanti ornamenti della Terra Pura basandosi sul Sutra Esteso. Dopodiché, esprime il suo sincero desiderio di essere favorito dalla Luce della Compassione di Amida e ottenere la nascita nella Terra Pura insieme ad altri aspiranti. È a questo punto che afferma:
Mi rifugio nel (Buddha della)
Luce Inconcepibile,
con sincerità di cuore mi affido a lui,
m'inchino e lo onoro.
Si presume che qui Shinran non lodi o adori la Luce di Amida semplicemente per se stesso, ma che anche i suoi simili possano ugualmente beneficiare della Luce della Compassione e ottenere la nascita nella Terra Pura.
Le due qualità o attributi del Buddha Amida, Vita Infinita e Luce Infinita, sono indicative di punti importanti in senso buddhologico. Esse possono essere considerate nel rapporto di essenza e funzione così come quella di tempo e spazio. La Vita Infinita rappresenta la qualità essenziale del Dharmakāya, che non è condivisa solo da tutti i Buddha, ma pervade anche tutti gli esseri viventi e persino le forme di esistenza non senziente. Da questa essenza di vita si emanano attività pure e manifestazioni gloriose, che appaiono sotto forma di luce. Il Sutra Esteso descrive l'infinito dispiegarsi della luce nel modo seguente:
Fiori di loto con un numero incalcolabile di petali e fatti di tutti i tipi di gioielli sono sparpagliati ovunque in quella terra e ognuno irradia una luce del colore dei petali. [...] La brillantezza di queste luci è tale da oscurare la luce del sole e della luna. Dall'interno di ciascun fiore scaturiscono incalcolabili raggi di luce e ognuno di essi sprigiona un numero incalcolabile di Buddha. [...] Ogni Buddha emette centinaia di migliaia di raggi di luce ed espone il meraviglioso, squisito Dharma per tutti gli esseri senzienti nelle dieci direzioni. Ognuno di quei Buddha guida un numero incalcolabile di esseri sulla giusta strada del Buddha." (cap. 21)
3. I voti di Dharmakara
(righe 3-10)
Dharmākara, all'inizio del suo percorso
di Bodhisattva,
in presenza dell'Onorato dal Mondo,
Lokeshvararaja,
osservò le terre pure di molti Buddha,
studiando il modo con il quale
erano state realizzate,
esaminando tutto il bene e il male,
degli esseri umani e deva
che vi abitano.
Poi ha formulato i Sacri voti
insuperabili e meravigliosi,
voti di incommensurabile portata
e profondità, che il mondo
non aveva mai udito.
Per decidere i suoi voti, Dharmākara
impiegò un tempo incalcolabile,
poi promise che il suo nome
sarebbe stato udito
in tutte le dieci direzioni.
Amida, in quanto Buddha Sambhogakāya, non entra nella sfera della nostra diretta percezione dei sensi. La sua presenza e azione sono ben oltre le nostre normali facoltà percettive; esse possono essere solo percepite per intuito nello stato di concentrazione e assorbimento – la Samādhi. Dall'inizio del buddhismo Mahayana, sappiamo di un gran numero di Samādhi che Shakyamuni si presume abbia insegnato ai suoi discepoli. Una di esse, la Samādhi del Ricordo di Amida, conosciuta in termini più generali come Samādhi del Ricordo del Buddha
(Nembutsu-Samādhi), è quella attraverso la quale il praticante è in grado di visualizzare il Budda Amida e la sua Terra Pura. Il metodo, basato sul Pratyutpanna Samādhi Sutra (Sutra della Samādhi dell'Essere in Presenza di Tutti i Buddha), consiste semplicemente nella concentrazione su Amida e nella recitazione del suo Nome per un periodo da sette a novanta giorni. Nāgārjuna raccomandò la pratica di questa Samādhi e Shan-tao,