Per carità e per giustizia: Il welfare delle parrocchie
()
About this ebook
Chi sono “i poveri” che oggi arrivano alle parrocchie e per quali esigenze? Perché non trovano risposte in altri servizi? In che modo le comunità parrocchiali si trasformano in risorse, a volte “inventando” nuovi modi di accompagnare le persone?
Questi gli interrogativi ai quali il libro risponde a partire da un osservatorio esperto, quello della Caritas.
Related to Per carità e per giustizia
Related ebooks
Per un Osservatorio delle Povertà in Romagna Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl parroco racconta, ancora una volta: Storie Pastorali per Piccoli e Grandi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'eresia della verità Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCattolici Uniti: Il nostro progetto per benedire un’Italia nuova: La politica è dottrina sociale Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGiovani e lotta alla ’ndrangheta Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsAdele Bonolis: Una donna del Novecento e le sue opere Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCircolo S. Pietro: 150 anni nel cuore di Roma Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsEconomia, fede e società del gratuito: Riflessioni e spunti sull’intuizione economica di don Oreste Benzi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsA sua immagine: Figli di Dio con disabilità Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLe radici della speranza: Lettere scelte di un credente prestato alla politica Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsChiesa, giovani e ’ndrangheta in Calabria: Sfide e proposte per un trasformante e liberante impegno nella vita pastorale e sociale Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsRi-animare la nostra politica: una nuova sfida per i cattolici Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsBioetica Ecumenica: Dal "to cure" al "to care" ovvero dal "curare" al "prendersi cura di" Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsUna chiesa tra sfide e speranza: Il respiro della diplomazia vaticana Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'altra parola: Riscritture bibliche e questioni radicali Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsUn insolito mosaico Vol. 4 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsOra et labora. Tra realtà e spiritualità Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsParole di un prete Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsStudium - Desideri, figli, gender Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsAlle radici della comunità cristiana: liturgia, catechesi, carità per vivere insieme Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsPer la vita della città Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsVocabolario della vita consacrata Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsOmosessualità e vita cristiana.: Spunti di riflessione Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDialoghi in città Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsAgenda Sociale: Raccolta di Testi del Magistero Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSradicati: Dialoghi sulla Chiesa liquida Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Dio carcerato - Il ruolo della dimensione religiosa nei penitenziari italiani -Testimonianze ed esperienze Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLettere di un prete modernista Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNarratori cristiani di un Novecento inquieto Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Social Science For You
L'Arte di Comunicare Rating: 5 out of 5 stars5/5Le leggende delle Alpi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsProverbi Italiani: I migliori proverbi italiani, divisi per regione, nella lingua dialettale e con il loro significato Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGli Illuminati: La realtà oltre il mito Rating: 5 out of 5 stars5/5Simbologia Massonica Vol.I: Simbologia e Tradizione esoterica liberomuratoria Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMille musiche diverse - Manuale pratico di Musicoterapia Rating: 5 out of 5 stars5/5Quaderni del carcere. Antologia: a cura di Mario Di Vito Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsApprendista libero muratore. Manuale ad uso degli iniziati Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Libro del Vero Massone Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFake news dell'antica Roma: 2000 anni di propaganda, inganni e bugie Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMussolini e gli Illuminati: Da Piazza San Sepolcro al rito sacrificale di Piazzale Loreto Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsAntinfluencer: contro i nuovi persuasori del nulla Rating: 5 out of 5 stars5/5Manuale delle Microespressioni Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSK - Assassini Seriali: Un saggio-inchiesta di Liana Fadda Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsI segreti della Massoneria Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl viaggio esoterico dell’uomo nelle lame dei Tarocchi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'umorismo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsQuando eravamo i padroni del mondo: Roma: l'impero infinito Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMagia e massoneria: Comprendere il mondo iniziatico Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTarantole, tarantolati e tarantelle nella Spagna del Siglo de oro Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsRibellarsi come si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMaestro Libero Muratore. Manuale ad uso degli iniziati Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLe stirpi degli Illuminati: La storia occulta delle plurisecolari famiglie che controllano il mondo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMitologia delle piante inebrianti Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsItalian Sword&Sorcery: La via italiana all'heroic fantasy Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCapuana e la letteratura per l'infanzia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsPrendila con filosofia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Cooperative Learning Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDonne all'opera con verdi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa Cabala Massonica: Il Grande Architetto e il Libero Muratore Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Reviews for Per carità e per giustizia
0 ratings0 reviews
Book preview
Per carità e per giustizia - Pierluigi Dovis
clinica
Il libro
Il welfare ecclesiale tra delega e responsabilità. Questo è il tema che attraversa il libro di Pierluigi Dovis, una rassegna documentata sull’evoluzione della povertà che – a seguito della crisi, e più in generale della carenza di adeguate politiche di intervento – continua a interessare le nostre comunità.
Chi sono i poveri
che oggi arrivano alle parrocchie e per quali esigenze? Perché non trovano risposte in altri servizi? In che modo le comunità parrocchiali si trasformano in risorse, a volte inventando
nuovi modi di accompagnare le persone?
Questi gli interrogativi ai quali il libro risponde a partire da un osservatorio esperto, quello della Caritas.
L’autore
Pierluigi Dovis, è Direttore della Caritas diocesana di Torino, delegato regionale delle Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta e membro della Presidenza di Caritas Italiana. è impegnato in numerosi progetti e nel dibattito pubblico sui temi della povertà. Tra le sue pubblicazioni: I nuovi poveri. Politiche per le diseguaglianze, con Chiara Saraceno (Codice, 2011) e Poveri nella città. Dove vivono e cosa chiedono a Torino, con Roberto Cardaci e Paolo Griseri (Celid, 2013).
Indice
Introduzione
I. Il campanello della canonica
II. «Padre non le offro il caffé…»
III. Chi parte, chi arriva e chi resta
IV. La fontana del villaggio
V. «Si invia la signora…»
VI. Fraintendimenti e fatiche
VII. È anche un fatto di cultura
VIII. Non solo soldi
IX. Uscire dai confini
X. Il compito della Chiesa
Introduzione
Parrocchia. Sportello di servizio sociale. Cambia solo l’indicazione sul campanello da suonare. In tempo di crisi, su e giù per lo stivale, sembra che si sia fatta un po’ di confusione rispetto alla missione delle comunità cristiane. La persona che incontri casualmente mentre esce dall’ufficio parrocchiale e tu stai entrando è sempre più spesso una persona in difficoltà, sempre meno uno che è andato a confessarsi o a fare un colloquio per la vita dello spirito. Di tipo nuovo o vecchio, ma sempre povero.
Perché si va dal parroco per chiedere il necessario per pagare una bolletta o per avere il companatico dalla terza settimana del mese in poi? Non ci sono i servizi sociali per coloro che vivono forme di difficoltà? Non abbiamo il tasso più alto in Europa di associazioni ed enti di solidarietà? Sono aumentati i poveri così tanto che i servizi pubblici non sono più in grado di farsene carico in qualche modo o, semplicemente, sono mutati restrittivamente i parametri di erogazione dei servizi? Oppure si sta imponendo una sorta di welfare parallelo, forse meno burocratizzato e più flessibile, a fianco di quello istituzionale? E come la prende colui che apre la porta della canonica trovandosi di fronte richieste che con la cura dell’anima hanno poco a che fare? È possibile improvvisarsi operatori del sociale sul campo, per urgenza ed emergenza nonostante sei lunghi anni di studi esclusivamente teologici? E come lo si può fare con processi di professionalizzazione che cercano di mediare tra una missione da tempo assodata e un’altra che viene richiesta a pieni polmoni dai bisogni delle persone? Sono queste le principali domande che stanno sotto le righe di questo libro, scritto di getto sulla base della sola esperienza, ormai venticinquennale, in una grande città del Nord, all’interno della terza diocesi italiana per numero di abitanti.
L’analisi delle persone che stanno sulla strada e suonano il campanello della parrocchia e di quelle che cercano di rispondere dall’interno offre una fotografia non sempre conosciuta, e spesso fraintesa a causa di idee preconcette, sedimentate nel tempo e magari sponsorizzate da una comunicazione dai tempi limitati e dalle battute di scrittura ridottissime. Chi lavora ogni giorno a contatto con i più poveri, nella Chiesa come nei servizi, non troverà grosse novità nel racconto dell’esperienza. Chi non ci è troppo abituato forse riuscirà a farsi una idea più oggettiva. Ma tutti potranno porsi in una prospettiva diversa, entrando per un momento nel cuore e negli occhi di parroci, volontari delle associazioni ecclesiali, operatori delle Caritas, persone di buona volontà che, invece di delegare ad altri, hanno deciso di mettere in gioco la propria responsabilità umana e cristiana.
Non si tratta di uno studio scientifico e nemmeno di una cronaca. È, semplicemente, il racconto dell’esperienza e del pensiero che da essa scaturisce. Non è una difesa di una o di un’altra parte. È una descrizione che pone questioni pastorali, sociali, economiche, politiche, amministrative. Insomma uno strumento di riflessione, fatto come il romanzo della vita dei nostri territori.
Vista da fuori la questione potrebbe essere descritta, a seconda delle posizioni, con un «meno male che c’è la Chiesa», oppure con un più acido «predicano bene e razzolano male». Vista da dentro – ed è la posizione di chi scrive, dall’anno iniziale di questo millennio direttore della Caritas Diocesana di Torino – la questione si pone in un altro modo. Dice un operatore di un centro di ascolto ecclesiale: «Li scaricano tutti a noi!». La realtà è una storia di fatiche e di sfide, di riorganizzazioni e di pensieri nuovi, di stanchezze e di sconfitte. Tutte vissute in nome di un motivo più alto, di un amore più grande che investe coloro che, per chiamata e per scelta, hanno accettato di affidarsi alla parola e all’esempio dell’uomo di Nazaret che conosciamo con il nome Gesù, Dio salva. Dunque, storie di scarti ma anche di scarichi che rimandano a un tema forte, troppo spesso sottodimensionato sia nella Chiesa che nella società civile. Lo scrivevano i vescovi riuniti nel Concilio Ecumenico Vaticano II nel documento sul ruolo della Chiesa nel mondo contemporaneo (cioè nei primi anni Sessanta del secolo scorso, ancora lontani dalle conquiste in seguito realizzate dalla cultura delle democrazie del Nord del mondo). Nel capitoletto numero 69, dedicato alle relazioni internazionali e alla necessità di cooperazione, compare una frase che, nell’originale latino, è straordinaria: «Iustitia ducet, charitas comet». La traduzione italiana del documento non rispetta al meglio lo spirito del lemma latino che, alla lettera, suona come: «La giustizia guida e la carità segue». Vale a dire che non si può accettare la supplenza passiva della carità, mossa dalle esigenze del cuore e dell’anima, rispetto ai doveri della giustizia sociale, mossa dalla carta costituzionale e dall’imperativo laicamente etico della società democratica.
L’accrescersi dei numeri di accesso ai servizi caritativi delle parrocchie rilancia anzitutto, e soprattutto, questo tema di fondo. Che inerisce non solo all’azione pastorale della Chiesa, ma anche all’adeguatezza dei modi attuali di interpretare la realizzazione del bene comune. Sono tanti coloro che parlano di solidarietà e, soprattutto, di sussidiarietà per spiegare come si debba interpretare il rapporto tra giustizia e carità. Ma, alla fine della fiera, si rischia di rimanere solo a livello di enunciazioni teoriche. Quando, ad esempio, agli enti della società civile viene chiesto con meticolosità e puntiglio di realizzare progetti di housing sociale che rispettino canoni di mixité generazionale, razziale, sociale e nel contempo gli stessi enti realizzano in proprio iniziative del tutto opposte, la sussidiarietà rischia di venire sepolta sotto fiumi di parole inutili.
Nel libro si parla spesso di collaborazione e di sinergia tra pubblico e privato, perché è quella la strada per il futuro. Ma lo si fa in maniera disincantata, nella convinzione che tutti i soggetti sociali sono coinvolti a egual titolo nella responsabilità del prendersi cura. La speranza è che si tratti di sprazzi di realismo in mezzo a ettari di superficialità. Nelle pieghe delle descrizioni si trovano anche alcuni sogni, che stanno tracciando il cammino, nella libertà dei soggetti che lo compiono. Il più stimolante è quello della capacitazione delle persone e dei territori. Esattamente come scriveva Benjamin Disraeli, il politico e scrittore britannico di idee liberali e di origini credenti ebraiche: «Il regalo più grande che puoi fare a un altro non è condividere le tue ricchezze, ma fargli scoprire le sue».
Può darsi che, per qualche zona d’Italia, la descrizione non corrisponda e che, per altre, sia insufficiente. È la diversità di sfumature delle Chiese e dei territori del nostro Paese. Vanno tenute presenti perché, senza di esse, non si potrebbe comprendere la vera storia che qui si abbozza. In effetti si tratta di un’opera incompleta, di un semplice inizio perché altri, più saggi e qualificati, possano dar vita a un tempo di discernimento comune capace di farci precorrere e percorrere il futuro. Insieme ai poveri: i primi – speriamo – nella società di domani, visto che in quella di oggi sono quasi gli scarti.
La Chiesa è un attore di questo percorso verso il futuro. Ha qualcosa da dire grazie alla sua ispirazione antropologica e a una lunga storia di vicinanza agli ultimi. Parte da una Verità, ma non detta le verità. Al massimo cerca di scoprirle nel discernimento dei segni dei tempi. Anche riguardo ai poveri, al welfare di futura generazione, alla fraternità, che consente la vita buona della società. In questo si manifesta la sua maternità e la sua utilità alla costruzione della società.
Torino, luglio 2015
I. Il campanello della canonica
C’era una volta
Anche nel tempo del boom economico c’erano momenti in cui i campanelli delle canoniche o delle sedi delle associazioni di carità ecclesiali erano più sotto stress. Ma poi, passati alcuni mesi, la situazione ritornava stabile. C’era la processione di quelli che, spesso, i volontari inquadravano nella categoria degli habitué: uomini e donne – soprattutto donne – che proprio non ce la facevano a tirare avanti perché quasi del tutto sprovvisti degli strumenti essenziali per trovare da soli soluzioni esistenziali adeguate. Sempre più, soprattutto nelle grandi aree urbane, si trattava di un fenomeno di incancrenimento che ha portato, tra il 1960 e il 2000, alla formazione di quello zoccolo duro di povertà conclamata che ci ha accompagnato prima della grande crisi della fine del primo decennio degli anni Duemila.
Lo zoccolo duro era intorno al 6 per cento della popolazione. Persone che, nonostante gli sforzi, o venivano assistite o non riuscivano a uscire dal circuito del bisogno. Proprio quelle persone erano i principali utenti delle comunità parrocchiali delle città. Venivano un mese sì e uno no, magari interrompevano quando le iniziative pubbliche o private per un lavoro precario offrivano loro una tregua. Ma poi ritornavano. Il volontariato ecclesiale li definiva, quasi sempre, assistiti
. Non in senso spregiativo o sminuente (come oggi siamo abituati a