La bellezza del pensiero umano
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La bellezza del pensiero umano - Margherita Delpui
Ringraziamenti
Prologo
La frondosa chioma della betulla bianca dalle foglie piccole e affusolate si protendeva sul tappeto verde di casa morbidamente. Le nuvole vagavano innocue. Letizia quel giorno si era alzata con una gran voglia di fare . Le braccia intorpidite verso l’alto aprivano al giorno. Il sogno compiuto la notte , l’aveva proiettata in un magico e strano mercato all’aperto. Là dove nella rete delle piccole vie, il tessuto umano era un rimescolare continuo di odori , colori ,sapori. La gente del posto era scomposta. C’era chi con le stampelle arrancava l’avanzata sotto i portici antichi e chi con il cellulare all’orecchio proseguiva incurante. C’era chi confabulava con il vicino e chi passava indifferente e chi di fronte al suo banchetto, ne ammirava i manufatti.- Prego signore e signori , fatevi avanti ! Offro oggetti fatti a mano e a piccoli prezzi ! Approfittatene!- aveva sognato di dire lei, nel viavai continuo delle persone. E le sagome umane sfilavano via come ombrelli aperti sotto la pioggia .Con il berretto coperto dalla pelliccia grigia e le mani intirizzite dal freddo si era voltata all’indietro per ammirare la suggestiva sequenza dei banchi commerciali adiacenti .Un lungo canale di ombre in movimento dove il giro degli affari era rocambolesco. Si vedeva come un’attrice in cerca di un volto , di un particolare, di un dettaglio , che le avesse potuto accendere un sorriso, giacchè il suo volto provato dall’orario di arrivo repentino, sembrava essere un lenzuolo stropicciato . Qualcuno scarmigliato nei capelli le aveva approntato un timido :-Quanto vuole?- Qualcun altro con flebile voce le aveva confidato invece di non avere spiccioli, mentre qualche altra signora un po'arcigna le aveva promesso che sarebbe passata più tardi ,lasciandola esterefatta. Con l’indole della scrutatrice che la contraddistingueva e la sardonica aspettativa in seno ,era rimasta lì ,in piedi, a sistemare pizzi e ricami e i fazzoletti a punto e croce, orlati di trine. Un caffè macchiato di latte al bar del centro l’aveva poi rinsaldata nelle speranze. Il barista, un omone baffuto, l’aveva accolta con un - Signorina , prego ,stavolta le offro io, la colazione ! Alla sua postazione , prontamente sostituita da un baldo venditore dalla voce suadente come quella di un magistrale Frank Sinatra,era ritornata fra uno stuolo di gente con la mano nella borsa , zelante nell' atto di pagare. E tutti chiedevano e protendevano la mano in avanti. Poi si era rigirata su un fianco e quell’idillio così colorato era rapidamente sfumato. Il canto frenulo dei merli smarritisi per i prati, l’aveva risvegliata. Quando questi erano piombati a raso terra , quasi fossero fionde con le ali , e i passerotti avevano zampettato vispi tra gli umidi fili d’erba di primavera ,aveva capito che era ora di alzarsi. Era andata in cucina per prepararsi un caffè dall'aroma intenso , da sotto il tavolo era sbucato un grosso gatto color champagne. L'animale allungatosi in avanti e con gli artigli protesi come due mani aveva ciondolato sul pavimento attorno ai suoi piedi con la coda a lampione. Fifì non era altro che il gatto della sua vicina di casa che glielo aveva lasciato in custodia per qualche giorno. -Te lo posso lasciare per qualche tempo ? E 'buono , ha solo bisogno di essere accudito e di tanto in tanto di giocare con qualcosa che si muove. Io purtroppo devo andare a Parigi per preparare un servizio giornalistico sulla Tour Eiffel, fare fotografie , compiere riprese e monitoraggi vari, perciò non ho tempo di seguirlo. -aveva sottolineato la donna che già negli occhi le aveva letto il permesso di poterlo fare. La donna le aveva sorriso con complicità e posto in braccio il fardello , si era congedata rapidamente dalla porta di legno dell'entrata. Lea , la vicina era sempre di corsa, la mattina dopo, si era diretta all'aeroporto della Malpensa ed era partita alla volta della grande metropoli francese. Le piaceva viaggiare, scoprire orizzonti nuovi, investigare ,conoscere nuovi ambienti e soprattutto nuove persone. In fatto di uomini ,poi aveva un sesto senso. Capiva subito quelli sbagliati e riusciva a scoprirne le intenzioni più nascoste .Le era toccata la postazione più vicina al finestrino circolare e in questa si era accomodata, acciambellandosi nella profondità della poltrona. Il veicolo era pronto a sollevarsi in volo ,mentre gli ultimi ritardatari ,guidati dalle affascinanti hostess di turno ,si accingevano a occupare i posti prenotati e a sistemare gli ultimi bagagli nei piani più alti. La postazione a fianco la sua era vuota ,invece lo schienale davanti con il poggia testa foderato di velluto mostrava le istruzioni in diverse lingue sul come allacciarsi le cinture di sicurezza e sul come comportarsi in caso di conato improvviso. Lea guardò l'orologio: erano le otto precise del mattino. Alle otto e cinque il lungo aereo sarebbe partito ,prendendo la rincorsa a una folle velocità. Lea sapeva bene che quello sarebbe stato il momento più delicato del viaggio. Quello in cui la base del mezzo di trasporto da orizzontale diventava gradualmente obliqua, si librava precipitevolmente in aria e le ruote ,guadagnando chilometri di pista vertiginosamente ,si ritraevano nelle botole interne. Ma intanto che immaginava quel brusco cambiamento, fingeva una sicurezza insolita. Nel mentre ,sopraggiunse proprio accanto a sé, all'ultimo momento, un uomo canuto, contraddistinto da una cravatta a rombi gialli che spiccava su un distinto completo grigio fumo di Londra. -Permette ? -quel verbo ruppe l'imbarazzo tra i due .Lea lo squadrò e di prima occhiata gli attribuì una quarantina d'anni. Su per giù un coetaneo doveva essere .-I signori viaggiatori sono pregati di allacciarsi le cinture di sicurezza ,tra cinquanta secondi si parte ! La stessa frase pronunciata in francese ,in inglese , e infine in tedesco aleggiava come sottofondo sul chiacchiericcio dei passeggeri distratti,- Lo spickher automatico dell'abitacolo era andato in onda .-Le dà fastidio, se fumo?-Lea ,preso il coraggio, lo aveva mitragliato con gli occhi-Ma come ? Qui siamo su un aereo e non si può fumare ! E' scritto da tutte le parti, se lo rammenti !Avevano incominciato in questo modo la conoscenza, e già era scattato il rimbeccarsi .-Sì , mi scusi.. ,sono un po' nervoso !- aveva replicato ,riconoscendo il suo errore .Non fece in tempo a pronunciare l'ultima sillaba che le ruote incominciarono a indirizzare il vettore verso la pista aperta e ad aumentare la corsa . Tutti i passeggeri legati ed impacciati si sentirono fortemente catapultati verso il lontano spazio celeste da conquistare .Un roboante moto in avanti ,una spinta propulsiva mai provata sino a quel momento , rese tutti i presenti silenziosi e tesi. Lea girò lo sguardo verso l'oblò. La radura sfrecciava via come i colori vari della tavolozza di un pittore ,che vuole ottenere una certa tonalità con i suoi pennelli .Ed ecco l'effetto sensazionale di quei mille motori che bruciavano il carburante .Le teste dei passeggeri reclinarono all'indietro , persino le collane al collo delle signore paciose con pendenti si spostarono all'indietro e una potente forza motrice provocò nei loro corpi un bieco rilassamento .La direzione puntava verso l'alto sempre più veloce .Con la gola serrata e indirizzati al cielo ,i volti delle persone erano ammutoliti sino a quando l'aereo non salì di quota .Raggiunta la quota predisposta ,il veicolo stabilizzò la rotta e la voce metallica dell'altoparlante ritornò a farsi sentire .-Abbiamo raggiunto la quota prevista , potete usufruire dei conforts presenti a bordo !-Un caffè e una brioche serviti con gentilezza addolcirono il viaggio .Lea e Franco ,scambiati i primi convenevoli ,conversarono amabilmente come se fossero stati due amici di vecchia data. Lea pensava già al che cosa avrebbe fatto non appena avesse posto i piedi a terra. Dentro di sé: un mi piace questo tipo
, la spingeva a pensare :gli do il mio numero telefonico e poi vediamo cosa succede .L'indomani Lea fu ospitata da un'amica di sua sorella e come prevedeva, fece dell'appartamento posto a disposizione in un grande boulevard di Parigi , la sua alcova. Il lenzuolo di seta azzurro lasciato cadere sul pavimento rese la scena inconsueta . Montagne di speranze in movimento davano libero sfogo