La profanazione del pudore
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Nel solco della grande letteratura erotica, un romanzo che, con un linguaggio avvolgente e raffinato, vi trascinerà in ambienti magici, vi farà immergere in passioni sfrenate e profanerà per sempre la vostra percezione del pudore.
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La profanazione del pudore - Fabricius Deverell
La profanazione del pudore
Miraggio tra neve e fuoco
Fabricius Deverell
La profanazione del pudore
© 2017 Fabricius Deverell. Tutti i diritti riservati
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Copertina: Valentina Marinacci
SATT – Scrittura a Tutto Tondo
www.scritturaatuttotondo.it
info@scritturaatuttotondo.it
Mais tandis que là-bas se levait sur les villes
La mauvaise lueur des temples embrasés,
La vierge allait cherchant, parmi les races viles,
Le fabuleux amant digne de ses baisers.
Ma mentre laggiù, sulle città, si levava
Il maligno chiarore di templi ormai braci
Tra le razze più vili, la vergine cercava
Il favoloso amante degno dei
suoi
baci
.
Éphraïm Mikhaël
Indice
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
I
Non era semplice inerpicarsi tra i cumuli di macerie. Quei dossi, in cui si mescolavano mattoni rossicci, calcinacci, vetro, legno, mille strumenti quotidiani ormai inutilizzabili, oggetti spezzati e sogni infranti, ricordavano ad Adriel le dune di sabbia sulle coste del Mare del Nord. Le aveva viste due anni prima, in una radiosa giornata di luglio: la spiaggia era battuta dal vento ma il sole era caldo e gradevole. Intorno a lui e alla sua famiglia c’era gente che parlava lingue che il ragazzo non aveva mai ascoltato. Lì, per la prima volta, aveva sentito due uomini esprimersi in tedesco. Avevano le guance scavate dalle cicatrici e pronunciavano suoni per Adriel parzialmente intellegibili. In fondo, il tedesco somigliava al fiammingo. Però sembrava più severo. Molto più severo.
Quella giornata di luglio, nella mente del ragazzo c’era già Lisa. E adesso lei era pochi passi davanti a lui. Anche per questo, non era affatto semplice inerpicarsi tra le macerie: gli scarponi di Adriel affondavano nel cemento sgretolato, ma lui cercava di guardare sempre davanti a sé. Rischiava di prendere una storta, eppure il suo sguardo era avvinto dalle curve
di
Lisa
.
Lei si muoveva tra i ruderi con altrettanta indecisione. Sulla gonna marrone, le strisce di polvere sembravano ditate. La gonna era ormai vecchia: Lisa l’aveva ereditata da una cugina molto più magra e nessuno l’aveva riadattata alle sue forme in continua crescita. Da dietro, dunque, Adriel intravedeva le rotondità dei fianchi e delle natiche. E immaginava la consistenza burrosa, appetitosa, di quella carne candida che sognava ogni notte da tre anni, e ogni giorno sbirciando Lisa quando faceva il bucato. Le case delle loro famiglie erano attigue; lei portava la pila in giardino, s’inginocchiava sul prato sul quale resistevano gocce di rugiada, e strofinava gli abiti con vigore. Le sue braccia bianche s’inabissavano nell’acqua e nel sapone, il suo seno rigoglioso ballonzolava liberamente.
Anche ora Lisa non portava nulla sotto la camicia a fiori. Continuava a comportarsi come se fosse un’adolescente, invece la maturità erompeva imperiosamente da sotto la sua pelle! Il suo petto sobbalzava, e non solo perché anche lei a tratti perdeva l’equilibrio.
Lei, del resto, ne era cosciente. Anzi: lo faceva apposta. Evitava di volgere totalmente le spalle a Adriel, in modo da non perderlo di vista. Inclinava il capo e con la coda dell’occhio percepiva la presenza del suo spasimante. Voleva tuttavia che lui non se ne accorgesse. Ma voleva pure avvertire in maniera più concreta il desiderio del ragazzo.
Scavalcando un ammasso di detriti, nei frantumi di uno specchio gli sguardi dei due giovani s’incrociarono.
– La smetti di starmi dietro? – lo
apostrofò
lei
.
– Se non vuoi che ti stia dietro, aspettami.
– Va bene – accondiscese lei con un sorriso malizioso, mettendo le mani sui fianchi. Questa postura faceva emergere dalla scollatura la linea di confine fra i due seni. Il fisico appariva possente, vittorioso. La vittoria della donna che sa di piacere.
Anche Adriel, d’altronde, piaceva a Lisa. E parecchio. Era diverso dagli altri: pur non essendo certo mingherlino, non aveva il fisico muscoloso della maggior parte dei suoi coetanei, addestrati alle fatiche nei campi, al lavoro manuale e all’obbedienza fin dalla fanciullezza. Sebbene fosse un po’ trasandato – chi non lo era, in quei giorni! – Adriel conservava un’andatura malsicura ma elegante. Si capiva che aveva studiato: si esprimeva correttamente in francese e citava i libri che aveva letto, nonostante il suo linguaggio non fosse forbito come quello dei signori.
In una sera di marzo, seduti sulla riva del fossato che circondava la città, nei pressi della Porta di Menen, quando lui le aveva letto una poesia, lei gli aveva riso in faccia. Adriel si era adombrato e si era girato ad ammirare le stelle che, finalmente, dopo il lungo inverno, facevano capolino tra le nubi, e gli svassi che immergevano in becco nell’acqua. Era rimasto così alcuni secondi. Il respiro di lei gli solleticava il collo. Quindi, Lisa aveva smesso di esitare e si era lanciata su di lui, sovrastandolo, sfregandoglisi addosso e baciandolo sulla bocca. La sua lingua si era aperta un varco tra le labbra del ragazzo. Lui si era sentito per un attimo defraudato della sua virilità, per poi rendersi conto che essere dominato lo eccitava. Aveva allargato le gambe come se fosse lui la femmina; il pube di lei si era strofinato al suo, provocandogli immediatamente un’erezione.
Erano lì, ignari del mondo, nella notte. Le loro salive si mischiavano, le loro lingue s’intrecciavano, si slegavano, frugavano nei rispettivi palati.
– Mi dedicherai una poesia ogni giorno?
– Non conosco tutte queste poesie.
– Una alla settimana, allora.
Lui provò a mostrarsi forte: – Se andiamo
avanti
,
sì
.
Lei gli ficcò una mano tra i pantaloni.
– Com’è caldo – sussurrò.
Lui riprese a baciarla, ma lei lo allontanò.
– Anche la mia è calda…
– Qui? Davanti