Il Cinquecento sammarinese
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Sappiamo che è interesse di tutte le comunità coltivare le proprie memorie storiche, e ciò è tanto più vero se ci riferiamo a San Marino, una comunità che ha saputo conservarsi per così lungo tempo da riuscire ad assumere le insegne di Stato sovrano: un unicum per la continuità e la graduale trasformazione delle sue istituzioni, nate nel medioevo. Semplificando un po’, si può dire che in origine il potere fosse distribuito nei diversi organi consiliari, via via più numerosi: anzitutto i due consoli o capitani, poi il consiglio dei dodici (o speciale), il consiglio dei sessanta (o generale) e il consiglio universitatis (i capi famiglia), cioè l’arengo. Poi, nel Cinquecento, parallelamente alla nascita degli stati moderni, il consiglio generale (o consiglio dei sessanta) si trasforma progressivamente nel centro istituzionale, venendo a rappresentare l’unità e sovranità della piccola comunità, che comincia ad essere chiamata repubblica. La funzione centrale del Consiglio (che assumerà non per caso anche il nome di Consiglio principe e sovrano = parlamento) rende quindi evidente l’importanza di aprire, cioè pubblicare e far conoscere a un pubblico il più vasto possibile questa fonte documentaria nella sua interezza.
Un plauso sincero va quindi all’Ente Cassa di Faetano, che ha fatto proprio il progetto di pubblicazione della serie archivistica chiamata dal Malagola “Atti del Consiglio Generale e dell'Arengo” e “Atti del Consiglio Generale o Consiglio Principe Sovrano”. E che in occasione dell’uscita del primo registro cinquecentesco sul sito web www.antichidocumenti.sm, l’Ente ha pensato di promuovere, insieme al Centro Sammarinese di Studi Storici, il convegno di cui si è detto, appunto sul Cinquecento a San Marino: un periodo storico tanto poco studiato quanto importante nel processo di formazione del piccolo Stato sammarinese.
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Il Cinquecento sammarinese - Girolamo Allegretti
Girolamo Allegretti, Ivo Biagianti, Michele Conti
Il Cinquecento sammarinese
Il Cinquecento sammarinese
a cura di Girolamo Allegretti, Ivo Biagianti, Michele Conti
Quaderni del Centro Sammarinese di Studi Storici, n. 40, 2015
Collana fondata da Sergio Anselmi e diretta da Ercole Sori
Editing Debora Fabbri
© 2017 Bookstones
via dell'Ospedale 11
47921 Rimini
www.bookstones.it
Proprietà letteraria riservata
Per informazioni e contatti: info@bookstones.it
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isbn: 978-88-98275-51-9
Opera approvata dai membri del Comitato Scientifico del Centro Sammarinese di Studi Storici, dell'Università degli Studi della Repubblica di San Marino: Girolamo Allegretti, Ivo Biagianti, Michele Conti, Leo Marino Morganti, Stefano Pivato, Maurizio Ridolfi, Laura Rossi, Ercole Sori.
Indice
Abbreviazioni usate.
Saluto.
Presentazione, di Ercole Sori.
Diego Quaglioni, Per una storia della statutaria sammarinese. Diritto e istituzioni nella prima età moderna.
Ivo Biagianti, Le istituzioni ecclesiastiche di San Marino fra Romagna e Montefeltro.
Laura Rossi, Giuliano Corbelli o della virtù politica
.
Girolamo Allegretti, San Marino nella crisi di fine Cinquecento.
Pier Giorgio Pasini, Note sul Cinquecento artistico sammarinese.
Leo Marino Morganti, Giovan Battista Belluzzi il Sammarino
: cittadino, architetto, soldato.
Marino Cecchetti, Terra libertatis, a tu per tu con Roma. Dalla trattativa sul sale un passo significativo verso l'indipendenza.
Abbreviazioni usate
Assm Archivio di Stato della Repubblica di San Marino
Ac Atti del Consiglio, in Assm
Not Notarile, in Assm
Csss Centro sammarinese di studi storici (già Centro di studi storici sammarinesi)
Asss
Annuario
della Scuola secondaria superiore di San Marino
Pr
Proposte e ricerche
, rivista di storia dell'agricoltura e della società marchigiana
Scrsm
Storia dei Castelli della Repubblica di San Marino
Saluto
L'Ente Cassa di Faetano, fondazione della Banca di San Marino Spa, ha instaurato – fin dall'inizio della sua attività – una proficua collaborazione con l'Archivio di Stato, volta alla valorizzazione del patrimonio archivistico della Repubblica ed alla sua divulgazione tramite il web.
Attualmente tale collaborazione si concretizza nella pubblicazione degli Atti del Consiglio Principe, a partire dai più antichi, risalenti al XVI secolo. Di concerto con l'Archivio abbiamo voluto che la pubblicazione degli Atti di ciascun secolo fosse accompagnata da un convegno che ne evidenziasse i contenuti di maggior interesse e le tematiche più rilevanti.
Il Convegno su Il Cinquecento Sammarinese
– organizzato in collaborazione con il Centro di Studi Storici dell'Università di San Marino e tenutosi il 9 novembre 2013 – è stato l'appuntamento inaugurale che ha visto la partecipazione di prestigiosi studiosi ed esperti i cui significativi interventi vengono ora raccolti in questo volume.
Riteniamo infatti che essi possano costituire un utile contributo alla conoscenza ed allo studio della storia sammarinese, tanto più prezioso e significativo, in quanto basato sul patrimonio documentale custodito nell'Archivio di Stato.
Ci auguriamo quindi che il presente volume venga accolto favorevolmente dagli studiosi e dai cultori di storia sammarinese ma possa anche stimolare i concittadini e in particolare le giovani generazioni, a conoscere e ad appassionarsi alla storia del loro Paese, apprendendo, dai valori e dalle vicende del passato, a costruirne il futuro.
Maurizio Zanotti
Presidente Ente Cassa di Faetano
Presentazione
Da qualche tempo si è intensificata la collaborazione tra il Centro Sammarinese di Studi Storici, da un lato, e le principali istituzioni economiche e culturali della Repubblica, dall'altro lato, una collaborazione che si è svolta all'insegna di una migliore comprensione e divulgazione delle strutture fondamentali del piccolo Stato nel loro divenire storico. Questo volume ne è una testimonianza. Esso raccoglie gli atti di un convegno svoltosi a San Marino il 9 novembre 2013 a coronamento di una esperienza di divulgazione e valorizzazione delle fonti per la storia della Repubblica di San Marino condotta dal dott. Michele Conti, già direttore dell'Archivio di Stato.
L'onere per la realizzazione di tutto quanto sopra illustrato è stato sostenuto dall'Ente Cassa di Faetano, al cui sforzo organizzativo e finanziario il Centro ha ritenuto doveroso assicurare sia la sua consulenza scientifica, sia l'impegno a pubblicare nella Collana Sammarinese di Studi Storici il volume di atti del convegno. Non c'è alcun dubbio che l'Ente stia da tempo perseguendo una politica culturale di ampio respiro, come attesta anche la bella collana dedicata ai castelli sammarinesi, con una disponibilità a sostenere con saggezza e generosità i diversi progetti scientifici che gli vengono sottoposti. Di ciò lo ringraziamo attraverso le persone del suo presidente e del suo segretario generale.
Questo volume esce a cura di Girolamo Allegretti, Ivo Biagianti e Michele Conti, i quali, oltre a essere componenti del consiglio scientifico del Centro, costituivano il comitato ordinatore del convegno. A loro è toccato l'onere di tenere le fila dell'editing, curato con sapienza da Debora Fabbri, armonizzando e coordinando i vari contributi con un lavoro, notoriamente complicato, che esige un sentito ringraziamento da parte mia e dell'intero consiglio scientifico.
Ercole Sori
Direttore del Centro Sammarinese di Studi Storici
Per una storia della statutaria sammarinese. Diritto e istituzioni nella prima età moderna
Diego Quaglioni
Qualsiasi discorso intorno alla statutaria sammarinese, alla sua lunga e complessa vicenda storica e alla sua attualità non può non prendere le mosse dai risultati scientifici delle celebrazioni per l'ottantesimo anniversario della ricostituzione dell'Arengo ad opera di Pietro Franciosi, patrocinate dal Dicastero alla Pubblica Istruzione e Cultura e dalla Biblioteca di Stato della Repubblica di San Marino nel 1986. Si tenne allora, nei giorni 22-24 marzo, un importante convegno che fu occasione della stampa della bibliografia e dell'inventario dell'archivio e della biblioteca di Franciosi[1]. Gli Atti del convegno furono raccolti e dati alle stampe, due anni più tardi, nel volume appropriatamente intitolato La tradizione politica di San Marino[2]. Artefice la Deputata alla Pubblica Istruzione e Cultura Fausta Morganti, le celebrazioni furono concepite come un ampio ripensamento dell'intiera esperienza politico-costituzionale sammarinese. Nelle pagine introduttive del volume Fausta Morganti scrisse di
una possibilità di approfondimento che maggiormente interessa la nostra forma di stato, per dar corso ed avviare quella riflessione culturale indispensabile per un progetto politico complessivo capace di dare impulso e vitalità alla tradizione di autonomia di San Marino
aggiungendo che la forma politica sammarinese
in sé e per sé ha un significato e un interesse limitato; essa può apparire agli occhi di osservatori superficiali una sorta di reperto archeologico, una curiosità nel gran mondo della politica; le cose cambiano se cominciamo a collocarla dentro la sua storia, se la consideriamo alla luce di una tradizione antica[3].
E ancora[4]:
la vicenda storica di San Marino rappresenta da questo punto di vista un caso interessante: abbiamo qui una forma politica debole, se misurata con il metro della forza militare e della politica di potenza, ma abbiamo anche una identità culturale, come prodotto di una continuità storica ininterrotta attraverso i secoli, come risultato della qualità specifica di una forma politica, delle sue dimensioni, della sua struttura, del repubblicanesimo e della democrazia.
La storiografia istituzionale più accreditata e recente ha riconosciuto ciò sottolineando, come ha fatto Augusto Vasina nel vol. I del suo importante Repertorio degli statuti comunali emiliani e romagnoli, apparso nel 1997 nella serie delle Fonti per la storia dell'Italia medievale
dell'Istituto storico italiano per il Medio Evo, l'assoluto rilievo della statutaria di San Marino
per la ricchezza e antichità di produzione normativa di questo castrum medievale, per il suo carattere eccezionale e pregnante di testimonianza di un processo di autonomia che si traduce in una forma compiuta di indipendenza nella moderna città-stato con un suo territorio[5].
In questo contesto fu chiesto allora a chi scrive di tornare a leggere nella tradizione statutaria, e mi fu assegnato un titolo congeniale: Per una storia delle istituzioni sammarinesi attraverso gli statut i[6]. Mi occupavo da tempo di statuti e di dottrina degli statuti nel sistema
del diritto comune, e non ho dimenticato, in tutti questi anni, la straordinaria esperienza di una immersione nel vivo tessuto di una perdurante tradizione normativa e istituzionale. Feci anche qualche scoperta, o almeno qualcosa che alla generosità di uno storico come Carlo Dolcini è sembrata una scoperta, giacché, ricordando che per il vecchio Malagola i più antichi Statuti sanmarinesi rappresentano il risultato di una redazione esclusivamente locale, lo studioso dedica anche un cenno alla presenza, da me notata, di incisive deroghe in materia di diritto criminale, ma anche di inaspettate connessioni col diritto canonico nella statutaria sammarinese[7].
Forse si deve anche alla benevola esagerazione di Dolcini se un nuovo invito alla riflessione sugli statuti sammarinesi mi induce a dare a queste pagine un titolo simile a quello di più un quarto di secolo fa. Ora, un quarto di secolo non passa invano, nemmeno per gli studi storico-giuridici e storico-istituzionali, la cui lentezza è pressoché proverbiale[8]. E ovviamente nel frattempo gli studi sulla statutaria hanno progredito, testimone il convegno dal quale nascono queste stesse pagine. Per questa ragione ho aggiornato il titolo della mia relazione, non senza sottolineare però ancora una volta la necessità di puntare decisamente lo sguardo verso la storia della statutaria sammarinese come presupposto per una futura storia delle istituzioni politiche della Repubblica.
E mi sia consentito di dire subito, appunto al di là di quella benevola esagerazione di cui si è parlato, che il contributo di Carlo Dolcini, pur nella limitata – necessariamente limitata – dimensione di una lunga scheda di un repertorio ragionato, deve essere considerato come il necessario punto di partenza per ogni discussione intorno ad una ripresa degli studi sulla statutaria e sulle istituzioni politiche sammarinesi. A Dolcini si deve infatti in estrema sintesi un giudizio che in ambito storico-giuridico rappresenta il punto di partenza di ogni futura ricerca, quando ricorda che una impressionante continuità è la dimensione reale della esperienza giuridica sammarinese, lamentando subito dopo l'esistenza di uno iato relativo al tardo Medioevo, per il quale, secondo lo studioso, il lavoro di ricostruzione storica non sarebbe mai veramente cominciato (oggetto del lamento è la mancanza di un codice diplomatico sammarinese, mancanza che ai suoi occhi rappresenta un limite oggettivo)[9].
Se ancor oggi non possiamo dare del tutto torto a Dolcini su quest'ultimo punto, ancor meno mi sento di dargli torto a proposito del primo, vale a dire sulla continuità storica della statutaria e delle istituzioni politiche della Repubblica. Riferendosi ad uno scritto di Severino Caprioli sul diritto comune nell'esperienza sammarinese[10], Dolcini scrive a questo proposito che la maggior differenza specifica, tuttora esistente, fra gli ordinamenti giuridici della Repubblica di S. Marino e della Repubblica italiana risiede certamente nella diversità del sistema delle fonti nelle materie civili, che sul Monte Titano sono regolate dal diritto romano e statutario[11].
A Caprioli dobbiamo anche una riflessione di poco precedente, nella prolusione del 1991 dal titolo Per la scuola sammarinese di diritto comune vigente, riflessione che del diritto della Repubblica tratta in una prospettiva di natura programmatica[12]. Caprioli intende mostrare quanto sia importante la conoscenza di quanto distingue la Repubblica, perché singolare, e di quanto la congiunge agli altri ordinamenti statuali europei, perché generale
, aggiungendo[13]:
se il diritto è ben più che una componente nella cultura d'un popolo, se anzi è la forma stessa della cultura, esso dovrà presentarsi come un insieme di stratificazioni successive, imponendo punti d'osservazione distinti e strategie d'approssimazione progressive. Se negli altri Stati europei il Diritto comune innerva il diritto vigente per le vie molteplici della tradizione romanistica – ed è un campo circoscritto, quasi riservato alla più raffinata e puntigliosa storiografia –, in questa Repubblica non è soltanto un oggetto di conoscenza, ma s'impone quale norma su cui resta incardinata l'intera vita sociale, in sinergia con le speciali discipline che pure hanno dato regola a singole materie.
Se bene intendiamo, l'esperienza giuridica sammarinese non è perciò riducibile ad un dato storico, da studiare al modo di un fossile istituzionale o di un corpo non più in vita su cui si può operare una dissezione sul tavolo anatomico; né quel complesso di esperienza è riducibile ad una attualità di tipo semplicemente comparatistico, come esigenza di tipo applicativo rivolta alla cosiddetta armonizzazione di sistemi giuridici concorrenti, nella nuova dimensione globale
della relazione tra ordinamenti statuali. L'esperienza giuridica sammarinese si presenta invece come un grande problema storico-attuale per il nostro tempo, se è vero, come scrive ancora Caprioli, che
il carattere precipuo di San Marino è anche il suo felice paradosso: l'essere terra di diritto comune, quando gli altri Stati europei si sono dati proprie legislazioni esclusive
[...], che entrando in vigore anno abrogato le leggi romane, le (...) consuetudini generali o locali, gli statuti
[14].
Gli statuti, appunto. Al centro di quella esperienza – al centro di ogni esperienza del diritto comune (ius commune) – ci sono gli statuti, c'è lo statuto. Parlare di diritto comune significa parlare di statuti, perché lo statuto è il diritto proprio (ius proprium), e nessuno dei due termini vive di vita propria. Diritto proprio e diritto comune sono concetti e realtà relazionali, vivono cioè soltanto nella loro relazione: unus ab alio dignoscitur
, come diceva l'antico Glossatore, l'uno si conosce solo per il tramite dell'altro
[15].
Quando si voglia conoscere l'esperienza istituzionale sammarinese – e conoscerla non nella sua astrattezza, ma nella sua concretezza, che è sempre concretezza storica – bisogna tornare agli statuti, bisogna tornare – questo sì posso ripeterlo a distanza di molti anni – alla storia della statutaria della Repubblica. Solo questo esercizio di conoscenza fortemente retrospettiva può farci intendere, insieme al felice paradosso
di San Marino, il meno avvertito paradosso
dell'Europa continentale, con i suoi codici esclusivi ed autosufficienti
, la riduzione dell'ordinamento ad un sistema normativo coattivo e la contrazione dell'ordinamento nello Stato-nazione. Qui davvero il problema storico-attuale della singolarità
di San Marino nel destino degli ordinamenti giuridici dell'Europa continentale moderna si presenta in tutta la sua dimensione problematica. E qui mi tocca dare ragione e insieme torto a Caprioli, quando scrive[16]:
Nella Repubblica di San Marino è un dato il vigore del diritto comune, mentre negli altri ordinamenti europei è un problema l'ultrattività di questo – se non si vuole cadere nella metafora biologica della sopravvivenza; ed è un problema che s'impone oggi perentoriamente: il paradosso europeo che si diceva. Basti notare che un tale problema non ammette soluzione rigorosa, se ci si appaghi dell'altra abusata metafora, quella della continuità – una mera tautologia, troppe volte assunta a categoria storiografica; e se non lo si riduca ad altro, portando la diagnosi