Gender, omosessualità, genitorialità: Domande a uno psicologo cristiano
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Gender, omosessualità, genitorialità - Rocco Quaglia
Rocco Quaglia
Gender, omosessualità, genitorialità
Domande a uno psicologo cristiano
Copyright © 2017 by Edizioni Studium - Roma
ISBN 978-88-382-4562-6
www.edizionistudium.it
UUID: 14038cc6-41fc-11e7-8f67-49fbd00dc2aa
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Abbreviazioni dei libri biblici
Premessa
Parte prima
Parte seconda
Nella mente di Dio,
la sessualità
avrebbe dovuto essere il giardino
del palazzo dell’Amore.
Abbreviazioni dei libri biblici
Ap > Apocalisse
At > Atti degli apostoli
1-2Cor > Prima e seconda lettera ai Corinzi
Dt > Deuteronomio
Eb > Lettera agli Ebrei
Ef > Lettera agli Efesini
Es > Esodo
Fil > Lettera ai Filippesi
Gal > Lettera ai Galati
Gb > Giobbe
Gc > Lettera di Giacomo
Gd Lettera di Giuda
Gen > Genesi
Ger > Geremia
Gv > Vangelo di Giovanni
1Gv > Prima lettera di Giovanni
3Gv > Terza lettera di Giovanni
Is > Isaia
Lam > Lamentazioni
Lc > Vangelo di Luca
Mc > Vangelo di Marco
Mt > Vangelo di Matteo
Neh > Nehemia
Pr > Proverbi
1-2Pt > Prima e seconda lettera di Pietro
Qo > Qoèlet
Rm > Lettera ai Romani
Sal > Salmi
1Tess > Prima lettera ai Tessalonicesi
Ti > Lettera a Tito
1Tim > Prima lettera a Timòteo
Nota. Il testo biblico di riferimento è la terza edizione a cura della Conferenza Episcopale Italiana (2008).
Premessa
"Il gender , ma che cos’è?. Avrei preferito si trattasse di un personaggio con un nome tipo Carneade, ma era qualcosa, ed era una cosa
seria". Avevo udito parlare di gender , in varie occasioni; ma ogni volta il suono della parola non superava l’orecchio medio. Poi, mi giunse una telefonata da una collega, che, nel suo programma per l’esame di Psicologia dello sviluppo al Corso di Studi in Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Torino, aveva inserito un mio volumetto, dal titolo: Il sentimento nello sviluppo. Educare all’uomo . La collega era piuttosto agitata, poiché una studentessa trovava che il mio libro discriminasse le persone transessuali. La studentessa si era rivolta a una psicologa, la quale, con distinta solerzia, si rivolse non a me, per chiedere spiegazioni, ma direttamente all’Ordine degli Psicologi. L’Ordine incaricò un docente del mio stesso Dipartimento, attivo nell’Ordine, affinché persuadesse la mia collega a eliminare il libro dal programma. Nel libro, infatti, si parlava di disforia di genere, cioè di quella particolare sofferenza che talora accompagna l’incongruità tra il genere assegnato alla nascita e il genere che l’individuo sente di esprimere. A nulla sono valsi i miei tentativi di dimostrare che non era stata consumata nessuna discriminazione, né che vi erano nel libretto segrete fobie
. Scrissi anche al Presidente dell’Ordine, ma senza risultati apprezzabili. La collega promise alla studentessa che avrebbe eliminato il libro dal suo programma, e così fu.
Quel che avvertii, in quel momento, è che tutti
erano angosciati di fronte al tema del gender, e che nessuno voleva problemi con quel mondo
, cioè il mondo rappresentato dall’acronimo LGBTQI [1] . Rassegnato, scrissi alla Casa Editrice che pubblicava il mio libro, comunicando al direttore editoriale di sospendere ogni eventuale ristampa, poiché il testo non sarebbe più comparso nei programmi d’esame universitari.
Nacque così la mia attenzione per il gender, o teoria gender, che in seguito si rafforzò con le richieste ricevute da parte di ambienti sia cattolici sia evangelici. Le domande cui ero sottoposto, come cristiano e come psicologo, da genitori, catechisti, insegnanti, ma anche da persone direttamente coinvolte in problemi d’identità di genere e di omosessualità, mi hanno indotto a prendere coscienza della confusione esistente in questi campi e, di conseguenza, dei timori che allignavano in persone con un ruolo importante nelle loro comunità. Questo libro, che si rivolge soprattutto ai credenti, nasce, pertanto, dal bisogno di chiarire – per quanto possibile – la teoria gender e quanto a questa teoria si collega, affinché sia i simpatizzanti sia gli oppositori del gender possano in parte ricredersi dei propri pregiudizi e assumere un atteggiamento non di rivalità ma di reciproca comprensione. Vi sono sempre ragioni da entrambe le parti, comprenderle vuol dire gettare le fondamenta per un dialogo costruttivo. Forse i credenti oppositori del gender comprenderanno quale insufficienza sperimenti chi stima impossibile da praticare la radicalità del messaggio dell’uomo di Nazaret; forse, i credenti simpatizzanti del gender comprenderanno che non è questione di pensiero moderno contro oscurantismo, ma di scelta tra due vie: una larga
e una stretta
, e, in entrambi i casi, la scelta è un diritto sancito dal più grande dono fatto all’uomo, il dono della libertà, la quale è pienamente tale soltanto se consapevole di quel che comporta, vale a dire una personale responsabilità.
Quanto ai non credenti, per loro non vi sono né consigli né comandamenti; la santità non s’impone, perciò è cosa vana e controproducente imporla con leggi. Tuttavia, qualora l’ ideologia gender dovesse imporsi nella nostra società sempre più atea, non sarebbe la fine del mondo, e nel caso lo fosse, che cosa ha da temere il credente in Cristo?
Volendo attenermi ai quesiti che mi sono stati posti dal pubblico durante le mie conferenze, ho selezionato un certo numero di domande, alle quali ho tentato di rispondere, cercando più di tranquillizzare gli animi che di indottrinarli. Le domande sono state recuperate da incontri diversi, con gruppi differenti, perciò la loro scelta è stata dettata dal bisogno di sviluppare un discorso il più possibile lineare. Gli interlocutori sono identificati mediante un nome fittizio e la loro professione. Inoltre, intervenendo, di volta in volta, o come psicologo, o come cristiano, ho diviso il volume in due parti: nella prima parte risponde lo psicologo, nella seconda, invece, prevale il cristiano. Il lettore non interessato al messaggio cristiano può non procedere oltre la prima parte del libro.
[1] LGBTQI L’acronimo si riferisce agli individui non eterosessuali, comprende pertanto le Lesbiche, i Gay, i Bisessuali, i Transessuali, i Queer, gli Intersessuali.
Parte prima
Davide, insegnante. Facendo riferimento alla nostra confessione religiosa, sempre più spesso monitori e monitrici, ma anche i genitori, sentono la pressione di dover far fronte a un’educazione che prevenga le discriminazioni basate sull’identità di genere, ma non sempre appare chiaro che cosa s’intenda per identità di genere.
Se vogliamo affrontare un discorso sugli studi di genere
, che sta diventando sempre più complesso e impegnativo, «senza animosità e senza pregiudizi» è necessario fare chiarezza, per quanto possibile, su un tema che possiamo definire di contraddizione
. Mi rendo conto che chiarezza vuol dire semplicità, ma sovente semplificando si rischia di rendere complicato anche quel che è semplice. Tuttavia, pur consapevole delle difficoltà dell’argomento, non intendo sottrarmi dall’offrire la visione di chi, come me, è un semplice credente cristiano che, come tanti, vive all’estrema periferia delle istituzioni religiose.
Innanzitutto, bisogna fare una precisazione. I bambini nascono dotati di un sesso biologico, cioè con un diverso organo genitale: pene o vagina. In base alla configurazione degli organi genitali si attribuisce loro, alla nascita, un genere: maschile o femminile. Questa assegnazione comporta il collocamento ideale del bambino in un universo culturale azzurro
, oppure rosa
. In questa dimensione costituita di aspettative, norme, regole, ma anche di pregiudizi, timori, divieti, il bambino apprenderà a sentire, a pensare, a comportarsi da maschio
, oppure da femmina
.
Ora una serie di studi condotti con riferimento al genere, conosciuti come Gender Studies, ha evidenziato che la mascolinità e la femminilità come generi
sono costruzioni culturali, distinguendo così il genere dal sesso. In breve, il genere avrebbe una derivazione non biologica ma sociale. Ne consegue che maschile e femminile, sul piano biologico, fanno riferimento all’anatomia dell’individuo, mentre sul piano culturale si riferiscono a un insieme di caratteri, di qualità, di attività, cioè a un modo di essere e di sentire non necessariamente corrispondente al sesso biologico. Con riferimento a quest’ultimo piano, cioè culturale, il genere diventa una raffigurazione, o immagine mentale, che l’individuo deve tradurre nelle sue condotte, e attivare nelle sue relazioni con gli altri. Il genere, inoltre, è rappresentato e definito dal ruolo di genere, vale a dire dal modo in cui ci si manifesta, come maschio, o come femmina, o come altro
, pubblicamente.
Vi sarebbe dunque un’identità sessuale che si fonda sull’appartenenza a una categoria biologica di maschio e di femmina, e un’ identità di genere fondata, invece, sull’appartenenza a un genere sentito e vissuto come proprio, indipendentemente dalla forma dei genitali. I generi dunque non sarebbero due ma, secondo gli studi di genere, potrebbero essere molti.
Davide, insegnante. Come nasce questa teoria? Sembra spuntata fuori dal nulla e all’improvviso.
Più che una teoria, la definirei una corrente di pensiero, ma per comodità possiamo chiamarla teoria. D’altronde l’espressione gender theory come anche gender ideology sono presenti nella letteratura inglese, se pure in inglese il termine theory sia usato in una più ampia accezione.
Identificare gli esordi del gender è come, per un esploratore dell’Ottocento, voler andare alla scoperta delle sorgenti del Nilo. D’altronde, come le sorgenti del Nilo, anche il gender ha più inizi e movimenti di pensiero, confluiti, infine, in un atteggiamento culturale che progressivamente sta colonizzando le menti pari, nella forma, a un movimento politico, ma con la passione di un movimento religioso.
Siamo stati abituati a concepire ogni cosa