Arance Blu - ll libro dell'innovazione
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Book preview
Arance Blu - ll libro dell'innovazione - Paolo Mazzaglia
L’autore
PARTE PRIMA - Parliamo di innovazione
Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo
P. Drucker
Petto in fuori e mostraci il tuo capolavoro
Maestra: che cosa stai disegnando Matilde?
Matilde: sto disegnando Dio
Maestra: ma Matilde, nessuno sa come è fatto Dio
Matilde: tra poco lo sapranno!
Bob McKim è stato un ricercatore nel campo della creatività negli anni Sessanta e Settanta. Faceva spesso un esperimento: chiedeva alle sue platee di disegnare in 30’’ il volto del vicino… e quindi mostrarlo al soggetto.
La reazione era (ed è, come ho sperimentato molte volte) sempre la stessa: risate, imbarazzo e molti mi spiace
detti dall’artista alla sua vittima. La tesi del ricercatore è che noi, come adulti, soffriamo il giudizio dei nostri pari e ci imbarazza dover condividere le nostre idee.
Siamo quindi i primi censori di noi stessi!
Immaginiamo di fare lo stesso esperimento con dei bambini.
Non importa quale indegna porcheria abbiano disegnato… i bambini al momento di mostrare il loro capolavoro lo faranno con fierezza, orgoglio e petto in fuori. Purtroppo durante la crescita, complici l’educazione dei genitori e quella scolastica, i bambini impareranno l’imbarazzo, l’umiltà e la vergogna, per cui quella prepotente e vitale energia creativa che li riempiva di gioia e fierezza diventerà una flebile fiammella.
Questo libro ha il semplice obiettivo di riaccendere quella fiamma e ritrovare l’energia creativa che avevamo da bambini per metterla al servizio degli adulti e dei professionisti che siamo diventati.
Creare è dare forma al proprio destino
A. Camus
Banale? Sì, ma intanto non ci hai pensato tu…
È già stato inventato tutto l’inventabile
Questa frase è attribuita da numerose fonti a Charles H. Duell, responsabile ufficio brevetti degli Stati Uniti nel 1899. Ma poco importa, perché siamo tutti un po’ come Charles e diremmo o penseremmo la stessa cosa se ci sfidassero a proporre un’idea per un prodotto o servizio davvero innovativo.
Di fronte al nuovo, infatti, sentiamo la classica tensione da pagina bianca e ci sembra impossibile produrre un’idea un minimo originale. A volte la sfida ci irrita, altre la evitiamo semplicemente dichiarando io non sono un tipo creativo
, di solito seguito da ho altre qualità (cose molto più serie della futilissima creatività), per esempio…
.
Questa difficoltà sparisce istantaneamente quando ci mettono sotto il naso l’invenzione del momento: allora scatta un meccanismo simile a quello che avviene quando un prestigiatore rivela un suo trucco: proviamo un senso di ovvietà. Come a dire Certo, ovvio, lo avrei potuto pensare anche io
. Quasi banale.
Ora, la mia tesi è che certo, certo, potevi pensarlo (e farlo) anche tu… ma intanto non lo hai né pensato né fatto. Perché? Il nodo cruciale dell’innovazione è tutto qui. Di fatto spesso quando ci presentano una buona nuova idea la riconosciamo
all’istante, come se fosse sempre stata dentro di noi. Perché allora non riusciamo a vederla noi per primi? Che cosa ci rende ciechi? E perché è importante lottare per liberarsi da questo velo che abbiamo davanti agli occhi?
Cominciamo rispondendo alla seconda domanda. Come mai, tra tutte le rogne che dobbiamo sopportare nella vita, dovremmo caricarci anche della responsabilità di essere innovatori? E perché proprio noi, che abbiamo magari un normale lavoro in azienda e non siamo certo membri del team di ricerca e sviluppo di Google o di Apple?
Andiamo in ordine…
Bisogna innovare per scappare dalla gara al massacro della competizione. La competizione sfrenata porta a sostenere battaglie cruente di prezzo e costi, riducendo i margini, spremendo le persone come limoni senza creare davvero nuovo valore. L’approccio opposto è stato descritto benissimo qualche anno fa dal libro Oceano Blu
: gli autori Kim & Mauborgne affermano che le compagnie possono avere successo non battendo i rivali, ma piuttosto creando oceani blu
negli spazi di mercato inesplorati. Attraverso determinate mosse strategiche, si crea un salto di qualità nel valore dell’impresa, nei suoi clienti e nei dipendenti, mentre si sblocca nuova domanda riducendo la competizione a qualcosa di irrilevante.
Bisogna innovare per evitare di diventare rane bollite
. La triste e notissima metafora è la seguente.
"Immaginiamo una pentola con dell’acqua fredda. In essa è stata immersa una rana, che subito inizia a nuotare tranquilla. Un fuoco è acceso sotto la pentola e l’acqua si riscalda, piano piano. Dopo un po’ l’acqua è tiepida. La rana la trova ancora piuttosto gradevole, e continua a nuotare senza alcun fastidio. La temperatura sale ancora. Adesso l’acqua è calda, un pochino più di quanto la rana apprezzi. Ma l’animaletto non si spaventa ancora, perché non percepisce alcun pericolo.
Passa del tempo e l’acqua diventa davvero troppo calda. La rana la trova ora molto sgradevole, ma è oramai indebolita. Non ha più la forza di reagire: cerca di sopportare il calore troppo elevato e non fa nulla per rimediare alla situazione, che comincia a farsi pericolosa per la sua salute. Intanto, la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce… bollita!
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua calda o addirittura bollente, avrebbe dato un colpo di zampe e sarebbe balzata subito fuori dalla pentola. O almeno ci avrebbe provato. Avrebbe cioè subito percepito una situazione di pericolo che necessitava di un cambiamento urgente."
Questa storia ci mostra che, quando un cambiamento si realizza in modo lento, sfugge alla nostra coscienza e non suscita – per la maggior parte del tempo – nessuna nostra reazione od opposizione.
Un cambiamento lento, cioè un’abitudine che si acquisisce pian piano, rappresenta sempre un potenziale rischio, se non siamo perfettamente vigili sulla direzione che stiamo prendendo.
Rane bollite celebri sono state ad esempio:
Kodak, che ha insistito nell’investire nel core business delle pellicole mentre piano piano si diffondeva la fotografia digitale;
Blockbuster, che non ha saputo intercettare il pericolo della tv via satellite (e oggi dello streaming video) e che nei primi anni 2000 ha deciso di non acquistare Netflix, il servizio di distribuzione via internet di film, serie televisive e altri contenuti d’intrattenimento spesso autoprodotti, nato proprio come alternativa a Blockbuster e diventato un fenomeno di successo mondiale;
Mivar, piccola eccellenza italiana nella produzione di televisioni a tubo catodico che si è rifiutata di accettare la rivoluzione dello schermo digitale.
Bisogna innovare non solo per intercettare i cambiamenti lenti, ma anche per reagire a quelli dirompenti, e questo vale particolarmente in questi anni. Oggi viviamo in "tempi esponenziali e fenomeni quali le app, le nuove funzionalità disponibili, il cloud, i social network, lo shopping online, la disintermediazione possibile