L'Europa dei Popoli o degli Stati?: L'integrazione spiegata attraverso il diritto dell'Unione europea
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Questo libro ha l’ambizione di spiegare in modo semplificato l’Unione europea (UE) attraverso il suo ordinamento giuridico e l’attuale sistema istituzionale. Non è un lavoro scientifico; bensì un “navigatore” nei meandri delle istituzioni UE troppo spesso sconosciuti al grande pubblico, anche a causa (e forse soprattutto) della complessità del sistema istituzionale sovranazionale. L’idea di un testo agile, di ampia diffusione, coincide con il 60° anniversario della firma del Trattato di Roma del 1957 istitutivo della Comunità economica europea.
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Book preview
L'Europa dei Popoli o degli Stati? - Massimo Fragola
Table of Contents
Prefazione
1. Partiamo dal substrato culturale comune dell’Europa
in generale
2. Parliamo di Unione europea?
3. L’Unione europea è la nostra casa comune
4. Sovranità degli stati membri e sovranità condivise: l’assunto da cui tutto nasce e si sviluppa
5. Che cos’è l’Unione europea?
6. Che cosa è il diritto dell’Unione europea
e perché dobbiamo osservarlo?
7. Ancora. Perché dobbiamo osservare il diritto dell’Unione europea?
8. L’Unione europea come importante mercato comune
9. L’autorità europea. Le istituzioni dell’Unione europea
10. Segue. L’autorità europea. Le istituzioni dell’Unione europea
11. Segue. Il Parlamento europeo in breve
12. Segue. Il Consiglio europeo in breve. Il forum
politico
13. Segue. Il Consiglio in breve
14. Segue. La Commissione europea in breve
15. Segue. La Corte di giustizia dell’Unione europea in breve
16. Segue. La Corte dei conti dell’Unione europea
17. Segue. La Banca Centrale europea in breve
18. Come si fanno le leggi
nell’Unione europea e quali sono? Cenni sulle procedure legislative
19. Segue. Gli atti legislativi e le procedure legislative
20. Ma di cosa si occupa l’Unione europea? Il riparto di competenze Stati membri-Unione
Postfazione
Giurisprudenza essenziale
Appendice
*Articolo 50 TUE (Procedura di recesso)
Collana
check-in
MASSIMO FRAGOLA
L’Europa dei popoli
o degli Stati?
L’integrazione spiegata attraverso
il diritto dell’Unione europea
Proprietà letteraria riservata
© by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy
Edizione eBook 2017
ISBN: 9788868225698
Via Camposano, 41 (ex via De Rada) - 87100 Cosenza
Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672
Siti internet: www.pellegrinieditore.com
www.pellegrinieditore.it
E-mail: info@pellegrinieditore.it
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.
Alla memoria di Jean Monnet (1888-1979).
Insieme a Robert Schuman e Altiero Spinelli
è a giusto motivo considerato uno dei Padri fondatori
dell’Europa unita. È stato l’ispiratore della
Dichiarazione Schuman
del 9 maggio 1950,
che portò alla creazione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) e che è considerata l’atto fondativo
dell’Unione europea. Dal 1952 al 1955 fu il primo presidente dell’organo esecutivo della CECA, l’Alta Autorità,
oggi denominata Commissione europea.
È sua la storica affermazione da cui trae spunto questo lavoro:
Noi non uniamo Stati, ma popoli
.
Prefazione
Questo libro ha l’ambizione di spiegare in modo semplificato l’Unione europea (UE) attraverso il suo ordinamento giuridico e l’attuale sistema istituzionale. Non è un lavoro scientifico; bensì un navigatore
nei meandri delle istituzioni UE troppo spesso sconosciuti al grande pubblico, anche a causa (e forse soprattutto) della complessità del sistema istituzionale sovranazionale. L’idea di un testo agile, di ampia diffusione, coincide con il 60° anniversario della firma del Trattato di Roma del 1957 istitutivo della Comunità economica europea.
Già il titolo è discutibile, di stampo giornalistico e mass mediatico, giacché l’Europa
è un’entità geografica e, in senso lato, dal punto di vista della cooperazione interstatale, comprende (e vuole significare) non solo l’Unione europea ma molteplici organizzazioni transnazionali, quali il Consiglio d’Europa, l’OCSE, l’ONU, L’UNESCO, la FAO e tante altre. Quindi l’Europa
non è solo l’Unione europea.
Parlare inoltre di Europa dei Popoli
ai nostri giorni con riguardo all’Unione europea può sembrare a dir poco utopistico. La percezione che una congrua parte dei cittadini ha dell’integrazione europea, oltre ad una sensazione di insofferenza, sollecitata non sempre correttamente dalla politica e dai mass media, è che l’Unione sia un carrozzone
guidato dagli Stati – e in particolare dalla Germania – nel quale i cittadini non hanno alcuna voce in capitolo. E su questa falsariga la politica e in particolare il dilagante populismo fa inevitabilmente proseliti.
Eppure l’idea e la nascita dell’Unione europea (in precedenza le tre Comunità europee
) è senza dubbio il fatto giuridico-politico più importante del Novecento. L’integrazione degli Stati e soprattutto dei Popoli europei attraverso il diritto è una vicenda senza eguali nel panorama mondiale. Tuttavia riunire popoli diversi del continente europeo, in regime di pace e senza guerra, non è cosa semplice: è un processo lungo e complesso attraverso il diritto[1]. È necessario, però, che tutti intendano l’integrazione allo stesso modo: stati, governi, cittadini.
La parola popolo
, per il filosofo Biagio de Giovanni, ha due valenze: esso è sia principio legittimante all’interno dello Stato-membro sia da intendere come popoli dell’Unione
rappresentati nel Parlamento europeo. Il popolo di uno Stato, per de Giovanni, gode di uguaglianza e reciprocità con gli altri popoli degli altri Stati, derivate dalla uguale rappresentatività del suo Stato nelle decisioni fondamentali che avvengono per unanimità. Il popolo europeo
, sganciato dallo Stato, è per de Giovanni un aggregato concettuale
, che non può avere una rappresentanza conforme al principio di uguaglianza in conseguenza dell’attribuzione di quote fisse di deputati, calcolate sulle dimensioni degli Stati[2].
Alla base del sistema sovranazionale vi è la necessaria cessione di sovranità dagli Stati membri all’Unione in alcune materie. È questo un punto imprescindibile.
L’Unione europea ha dei limiti ben precisi; non si occupa di tutto. Cessione di sovranità
nel lessico comunitario vuol dire condividerla con gli altri stati membri attraverso un sistema istituzionale comune. Del quale partecipano attraverso la democrazia rappresentativa anche i cittadini.
Così che, dal 1951 data della nascita della prima Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA) fino ad oggi, l’edificio comune prende forma, si sviluppa sempre più, ma non è ancora terminato. Anzi si intravedono delle crepe. D’altronde cosa sono sessant’anni alla luce della costruzione di un’Europa Unita e di un nuovo ordine europeo e mondiale? Un processo pacifico di integrazione, cioè senza guerre, è sicuramente un processo più lungo e irto di inevitabili insidie.
Anche in Habermas[3] ritroviamo un’analoga bivalenza, legata però alla duplice funzione dell’individuo nel processo democratico europeo: in quanto cittadino dell’Unione europea consente che sia legittimato il trasferimento di una parte dei diritti di sovranità del suo Stato all’Unione; in quanto popolo degli Stati consente che lo Stato di appartenenza conservi la sua funzione di garante della libertà. Tra i due filosofi c’è una fondamentale asimmetria concettuale, in quanto Habermas ha come suo soggetto l’individuo, mentre de Giovanni ha come suo soggetto primo il popolo. Secondo Habermas, questo aggregato concettuale
, come lo definisce de Giovanni, ha in sé le ragioni per avere una forma democratica.
Uno dei pericoli più evidenti e dannosi all’integrazione europea, oggigiorno, è il riaffermarsi delle sovranità statali, dei nazionalismi versus il multilateralismo; cioè riprendere sotto il controllo nazionale ciò che negli anni si è lentamente e faticosamente (con)cesso all’Unione europea. Come dire: da una visione comune in Europa e nel mondo ad un approccio rigidamente nazionale. Si tornerebbe inevitabilmente indietro e con l’illusione di essere pienamente
sovrani.
Al giorno d’oggi si può essere pienamente sovrani in un mondo interconnesso?
A me pare che ci sia solo una risposta negativa. Peraltro il mondo globalizzato è oggi diviso in macro-aree. A parte Cina e India che sono mega-stati, si pensi alle tante