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Carlo Martello: Una storia d'amore
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Carlo Martello: Una storia d'amore
Ebook94 pages1 hour

Carlo Martello: Una storia d'amore

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Il desiderio di scrivere questa novella nasce dal ricordo della famosa ballata cantata da Fabrizio De André, testo di Paolo Villaggio. La figura di un protagonista della Storia è stata sbeffeggiata, insinuando un pregiudizio negativo senza alcun fondamento, al solo scopo di dissacrare, gratuitamente.
L’incontro di quest’uomo attraverso l’esperienza della sua donna innamorata, di intensi dialoghi e vicende storiche epocali, dell’ambiente e della cultura di popoli che hanno costruito la nostra civiltà, vuole ripristinare il decoro, oltre la distaccata storiografia ufficiale, a prescindere dal politicamente corretto e dall’oblio di mordaci canzonette.
Il racconto si concentra sulla coppia e la sua intimità, solo sfiorando eventi che sembrano essere più grandi degli stessi protagonisti, per rivalutare, promuovere, proporre uno stile di vita che per quanto immaginario, consoli e rassereni l’uomo e la donna moderni, disorientati dal nulla relativo che sta inghiottendo nel frastuono di nani e ballerine, ogni speranza in qualcosa di meglio e superiore.
Malgrado il dichiarato intento di vaneggiare tra i misteriosi cumuli di un passato così remoto, i dati storici portanti sono stati curati con rispetto e precisione. È infatti controverso che la battaglia di Poitiers del 732, sia davvero avvenuta come retoricamente descritto dalla storiografia Cristiana: un roboante successo sui musulmani. Sulla base di circostanze solo apparentemente marginali, alcuni storici laici ipotizzano che lo scontro non sia avvenuto e questa versione, per quanto frustrante dal punto di vista Cristiano, non è affatto scandalosa. Tant’è che in ogni caso, è riconosciuta la strage degli invasori sulle spiagge di Narbonne e la totale liberazione del sud della Francia, a stigmatizzare una definitiva e stabile prevalenza dell’embrione europeo su quell’insidia, per merito esclusivo di Carlo Martello.
È forse questo che andava dissacrato? Se così è, come pare, quest’opera si contrappone all’ennesima iniqua e menzognera manipolazione, senza esclusione di colpi: ricorrendo anche alla suggestione dei sentimenti buoni e delle emozioni belle, sapendo quanto ogni essere umano ne sia capace.
LanguageItaliano
PublisherMarti Gruter
Release dateMay 17, 2017
ISBN9788826085326
Carlo Martello: Una storia d'amore

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    Carlo Martello - Marti Gruter

    GRUTER

    PREMESSA DELL'AUTORE e SINOSSI

    Il desiderio di scrivere questa novella nasce dal ricordo della famosa ballata cantata da Fabrizio De André, testo di Paolo Villaggio. La figura di un protagonista della Storia è stata sbeffeggiata, insinuando un pregiudizio negativo senza alcun fondamento, al solo scopo di dissacrare, gratuitamente.

    L’incontro di quest’uomo attraverso l’esperienza della sua donna innamorata, di intensi dialoghi e vicende storiche epocali, dell’ambiente e della cultura di popoli che hanno costruito la nostra civiltà, vuole ripristinare il decoro, oltre la distaccata storiografia ufficiale, a prescindere dal politicamente corretto e dall'oblio di mordaci canzonette.

    Il racconto si concentra sulla coppia e la sua intimità, solo sfiorando eventi che sembrano essere più grandi degli stessi protagonisti, per rivalutare, promuovere, proporre uno stile di vita che per quanto immaginario, consoli e rassereni l’uomo e la donna moderni, disorientati dal nulla relativo che sta inghiottendo nel frastuono di nani e ballerine, ogni speranza in qualcosa di meglio e superiore.

    Malgrado il dichiarato intento di vaneggiare tra i misteriosi cumuli di un passato così remoto, i dati storici portanti sono stati curati con rispetto e precisione. È infatti controverso che la battaglia di Poitiers del 732, sia davvero avvenuta come retoricamente descritto dalla storiografia Cristiana: un roboante successo sui musulmani. Sulla base di circostanze solo apparentemente marginali, alcuni storici laici ipotizzano che lo scontro non sia avvenuto e questa versione, per quanto frustrante dal punto di vista Cristiano, non è affatto scandalosa. Tant'è che in ogni caso, è riconosciuta la strage degli invasori sulle spiagge di Narbonne e la totale liberazione del sud della Francia, a stigmatizzare una definitiva e stabile prevalenza dell’embrione europeo su quell’insidia, per merito esclusivo di Carlo Martello.

    È forse questo che andava dissacrato? Se così è, come pare, quest’opera si contrappone all’ennesima iniqua e menzognera manipolazione, senza esclusione di colpi: ricorrendo anche alla suggestione dei sentimenti buoni e delle emozioni belle, sapendo quanto ogni essere umano ne sia capace.

    PROLOGO

    Qui sono raccolti i ricordi di Ruodaide e le confidenze ricevute dal suo amato Carlo. Le ricostruzioni non hanno pretese di valenza storica ma riflettono la sensibilità di questa coppia, nell’intima condivisione dei piccoli e grandi eventi di cui è stata protagonista.

    CAPITOLO PRIMO: pensieri di viaggio.

    Freddo, pioggia, fango e poi buio e nebbia, con questo carro incapace di scansare una sola buca. Il petto mi duole ad ogni sussulto mentre le gambe piegate si gonfiano e mi sembra di scoppiare.

    Non è la prima volta che raggiungo Carlo: all'improvviso, arriva nel cortile di casa da chissà dove, un suo messo stremato. Sforzandosi di essere più gentile possibile, m’ingiunge di seguirlo, la sera stessa.

    Anche questa volta mi sono adirata, cercando di spaventarlo:

    Cavaliere, non se ne parla nemmeno: domattina o niente!

    Dallo sguardo ancora un po’ ansioso ma divertito, ho capito che non avrebbe opposto molta resistenza. Un piatto di stracotto e una tazza di vino novello erano una prospettiva irresistibile, forse più di una dormita in un letto pulito.

    Avrei voluto portarmi Bernardo che aveva visto suo padre solo due volte, a parte il battesimo in fasce. Un bimbo schivo, magrolino, dagli occhi dolci e profondi, sicuramente bisognoso di un papà oltre che del nonno, mio padre.

    Ma dove e per quanto tempo? E quali disagi e pericoli ci avrebbero angustiato per vederlo solo pochi minuti, il tempo di un abbraccio frettoloso, frustrante.

    No, i nonni avrebbero pensato a tutto, come sempre. Io sarei stata tranquilla per quei pochi giorni, libera di dedicarmi a questo amore assurdo e invincibile.

    Un tuffo al cuore preannuncia l’improvvisa comparsa nei miei pensieri di Serenilde, legittima consorte di Carlo, trappola mortale per un vedovo in preda allo sconforto e scaltra matrigna dei suoi adorati figli. Quando meno me l’aspetto, riemerge beffarda l’accusa di adulterio a inondarmi di amarezza.

    Che incauta superbia rivolgersi a Dio con il capo eretto e il cuore soddisfatto di santi propositi. Ecco perché fa tanto bene implorare il Padre nostro, di non indurci in tentazione!

    Nei miei sogni di ragazzina c’era l’armonia di una calda famiglia, dedicata a Dio, ai figli e alla casa. Crescere insieme a qualche generoso ragazzone, oculatamente scelto da mia madre e benedetto da mio padre, capace di evitare guerre e spaventi, di inventare sempre qualcosa per migliorare la vita contro il freddo, le malattie e questo dannato fango che non ti lascia mai…

    E invece, guarda un po’ dove sono finita e come sono ridotta, poche ore prima d’incontrarti, amore mio… sto arrivando!

    Che smacco! Io, proprio io, vivo nel peccato più venale e banale… e vi trascino Carlo e il piccolo Bernardo, tutti inesorabilmente condannati a dibatterci nell’errore.

    Potrei aggrapparmi alla divina misericordia, immaginando che operi persino in questo stagno… ma non è vana presunzione pure questa?

    Non resta che piegare le ginocchia e impietosire il Redentore con suppliche innamorate, degni di perdono solo perché lo pratichiamo verso i compagni di viaggio, in questa valle di lacrime…

    Mi acquieto sperando che forse, non sarà la mia cecità o la mia connaturata condizione di peccato, ad escludermi dall'amicizia con Dio… quanto piuttosto la meschina pretesa di giustificarmi da sola, mortificando il suo perdono come se fosse un capriccio, inutile, invadente e offensivo…

    Ch’io non osi davanti al Signore degli eserciti proferire il fatidico, patetico:

    …e però…

    Ero una ragazzina quando i miei mi portarono al Battesimo di Landra, quartogenita di Carlo. In quell’occasione avevo conosciuto Rotrud, prima moglie di Carlo, sposa bambina. Un’unione intensa, segnata dalla passione giovanile di Carlo per quel fiore della dolce campagna di Hesbania. Era bella, molto bella… quanto fragile e delicata. La fronte alta, gli occhi grandi di un azzurro caldo… i biondi riccioli tenuti sempre inspiegabilmente corti… l’espressione vagamente infantile in armonia con un corpo esile ma dalla femminilità pronunciata. Tutto il suo aspetto ispirava tenerezza e raffinate attenzioni. Era morta appena trentenne, dando alla luce Audi, l’ultima figlia di Carlo. Una breve vita totalmente offerta al suo uomo, fino all'estremo sacrificio: io ne sarei mai capace?

    Probabilmente distratto dagli impegni e dalle crescenti responsabilità, Carlo

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