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Tutto per caso
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Tutto per caso

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About this ebook

Giorgio ha una vita semplice e felice, fatta di tanti piccoli tasselli che lui e Martina hanno messo insieme e che ora costituiscono le solide fondamenta della loro vita di coppia.
Un evento inaspettato, però, piomberà improvvisamente sulla sua quotidianità come un sasso in uno stagno, increspandone la placida superficie.
In un pigro pomeriggio in cui la sua compagna è fuori città e lui si sente annoiato, l'incontro casuale con un suo conoscente e l'invito a partecipare a una partita di poker stravolgeranno per sempre la sua vita, portandolo ad indebitarsi con le persone sbagliate.
In una escalation di violenza in cui i suoi creditori passano rapidamente dalle minacce verbali a quelle fisiche, paventando infine ritorsioni anche contro l'ignara compagna pur di  spingerlo a saldare il suo debito di gioco, Giorgio cerca disperatamente ogni possibile soluzione per procurarsi il denaro che gli serve, sprofondando inesorabilmente in un baratro nel quale stenta a scorgere una via d'uscita. 
Proprio quando tutto sembra perduto, però, un misterioso benefattore comincia ad aiutarlo.
LanguageItaliano
Release dateApr 15, 2017
ISBN9788826049465
Tutto per caso

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    Tutto per caso - Fabio Venosini

    Ringraziamenti

    INTRODUZIONE

    Eccoci qua, di nuovo.

    Ritrovarvi è un immenso piacere, mi fa capire che in fondo, le storie che vi ho proposto nel mio primo libro non erano poi così male, il che mi sprona ad andare avanti ed a proporvene altre, che spero riusciranno a sorprendervi e divertirvi tanto quanto le prime.

    In questi mesi, confrontandomi con molti di voi che avete letto Nel buio , ho ricevuto tanti complimenti ed attestati di stima per il lavoro svolto ed anche alcune critiche costruttive, che mi hanno comunque aiutato a focalizzare le imperfezioni, nel corso della stesura finale di questo secondo libro e mi aiuteranno sicuramente a migliorare anche le mie prossime pubblicazioni.

    La parte più divertente di queste chiacchierate è stata rispondere alle domande, la più frequente delle quali è stata: Ma come ti vengono in mente certe storie?.

    La risposta è un po’ più complessa di quanto non ci si potrebbe aspettare, semplicemente perché non tutti i racconti nascono allo stesso modo.

    Alcuni possono scaturire dalla lettura di una semplice notizia di cronaca, altri invece dal vissuto quotidiano, quando qualcosa di quello che mi succede attorno colpisce la mia attenzione, stimolando la fantasia e portandomi a considerare cosa succederebbe se….

    Altri ancora, vengono ispirati dai libri che leggo o dai film e telefilm che vedo in tv.

    Proprio a proposito di questi ultimi, devo dire che alcuni telefilm della mia infanzia ed adolescenza, in particolare, hanno contribuito in maniera significativa allo sviluppo della mia vena creativa e dei temi che tratto.

    Quanti di voi, ad esempio, ricordano la serie televisiva Ai confini della realtà?

    E non intendo solo gli episodi più recenti, ovvero quelli a colori degli anni ’80, ma anche quelli più vecchi in bianco e nero, molti dei quali sono, a mio avviso, delle vere e proprie perle del genere.

    Ve li ricordate? La musica della sigla iniziale che partiva e la voce narrante che con tono austero dichiarava: « C'è una quinta dimensione oltre a quelle che l'uomo già conosce; è senza limiti come l'infinito e senza tempo come l'eternità; è la regione intermedia tra la luce e l'oscurità... ».

    Ricordo ancora perfettamente lo stato d’eccitazione che già solo quella sigla mi provocava.

    Credo che quasi tutti quelli che sono nati tra il 1950 ed il 1980 abbiano sperimentato sensazioni analoghe, guardando gli episodi di quella serie.

    Quello che più mi intrigava di quelle storie era il colpo di scena finale, che il più delle volte mi sorprendeva, stravolgendo completamente le convinzioni che avevo maturato nella prima parte del racconto, una tecnica narrativa che, molti anni dopo, ha fatto la fortuna di pellicole come Il sesto senso o The I inside.

    Il mio primo contatto con quel tipo di tecnica lo ebbi quando frequentavo ancora la scuola elementare.

    La mia maestra di allora, che col senno di poi doveva essere un’appassionata del genere, ci fece leggere in classe un classico della fantascienza, La sentinella di Fredric Brown.

    Un racconto molto breve, ma che mi stregò, letteralmente. In particolare, mi piacque proprio il modo in cui l’autore mi aveva completamente spiazzato, nella parte finale di quella storia, e mi piacque così tanto che in seguito cominciai a cercare altri racconti che mi sorprendessero allo stesso modo.

    Da allora, con le mie esigue finanze di bambino degli anni ‘80, di tanto in tanto mi recavo in libreria, per acquistare le edizioni economiche di libri che mi aveva consigliato la stessa insegnante, passando dai romanzi di Asimov alle raccolte di racconti di Edgar Allan Poe, finché un giorno mi imbattei nel mio primo libro di Stephen King, A volte ritornano, che sarebbe poi diventato il primo di una lunga serie.

    Stephen King ha rappresentato (ed è ancora) un mio grande amore, nell’ambito della narrativa. Quello che dal primo momento ho apprezzato di lui, è il suo modo onesto e diretto di scrivere, accompagnato da una capacità descrittiva fuori dal comune, che permette al lettore di vedere e sentire, attraverso le sue parole, ciò di cui parla nei suoi racconti. Non di meno, nei suoi lavori ho ritrovato spesso quella capacità di sorprendermi che avevano quei racconti di ai confini della realtà.

    In un certo senso leggere i suoi libri, negli anni, è stato per me come infilare un paio di vecchie scarpe comode: le storie erano ogni volta nuove, ma le sensazioni decisamente familiari.

    Sono convinto (e se non ricordo male una volta lo ha anche scritto, nell’introduzione di uno dei suoi libri) che anche lui sia stato un appassionato spettatore di quella serie, anche perché in molti dei suoi racconti ho trovato chiari riferimenti ad alcuni di quegli episodi, che tanto mi avevano entusiasmato.

    In effetti, credo che la maggior parte degli autori che si sono cimentati in questo genere letterario, abbiano avuto una importante fonte di ispirazione da quei telefilm.

    Ma torniamo a noi.

    Tutto per caso nasce da un episodio di una serie tv, non molto diversa da Ai confini della realtà ma della quale purtroppo ignoro il nome, che vidi quando ero un ragazzino.

    Al tempo c’era un solo televisore in casa e non esistevano ancora i decoder digitali, in grado di memorizzare quello che si stava vedendo, e nemmeno i vecchi videoregistratori VHS a nastro, dei quali allora avevo già sentito parlare, ma che mi sembravano ancora oggetti riconducibili al mondo della fantascienza.

    A ripensarci oggi, con i mezzi attuali, posso dire che all’epoca vivevo in una sorta di età del ferro tecnologica…

    Ad ogni modo, a causa dei su detti limiti tecnici, ebbi solo quell’occasione per vedere quella storia, che negli anni successivi non è stata più ritrasmessa, né sono riuscito a ritrovarla su youtube o da qualsiasi altra parte, in rete.

    Ciò nonostante, quella trama mi rimase ben impressa nella mente, perché mi sorprese, esattamente come quel racconto di Fredric Brown che lessi a scuola, alcuni anni prima.

    Solleticò a tal punto la mia fantasia, che molti anni dopo ispirò questo mio racconto, che spero riesca a sorprendere voi, allo stesso modo.

    Bene amici miei, per quanto piacevole, credo sia giunto il momento di concludere questa chiacchierata e salutarci.

    Non mi resta che lasciarvi alla vostra lettura, augurandomi che vi intrattenga piacevolmente per qualche ora.

    Ci risentiamo presto, mi faccio vivo io.

    A mio padre, per avermi

    insegnato a sognare.

    I

    Il direttore della banca stava ormai parlando da qualche minuto, mentre alle sue spalle la luce violenta del sole di mezzogiorno, che trapelava attraverso le fessure della veneziana che copriva tutta la superficie dell’ampia vetrata, lo faceva apparire come una divinità, l’ombra di un dio greco dal tono severo che si stagliava al centro del suo campo visivo, dietro una scrivania di noce.

    Quell’uomo stava tentando di illustrargli i motivi per i quali il prestito che aveva richiesto non gli poteva essere concesso, ma Giorgio aveva smesso quasi subito di ascoltarlo.

    Quelli che gli arrivavano da quell’ombra erano solo un susseguirsi di suoni indistinti, come una lingua straniera, mentre nella sua testa, su quel sottofondo astratto, continuavano ad accavallarsi i suoi più cupi pensieri.

    Era finita, pensò. Presto avrebbe perso tutto, il negozio, il lavoro, la casa. Probabilmente anche il suo matrimonio sarebbe finito.

    Tutto quello per cui aveva lavorato, tutto ciò che aveva faticosamente costruito, messo insieme, era ormai prossimo ad andarsene in fumo.

    Stava lì seduto a far finta di ascoltare quell’uomo, che stava sentenziando la condanna a morte della sua vita, senza avere neanche la forza di protestare.

    E per cosa avrebbe dovuto protestare, poi? Era perfettamente cosciente di essere il solo responsabile della sua situazione attuale. Una situazione attribuibile in parte alle sue scelte sbagliate, alle quali però si era sommata, in un mix fatale, una dose decisiva di cattiva sorte.

    Tutto

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