L'emorroissa
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About this ebook
Come scrive padre Carlo Colonna nella presentazione del libro, “lo stile letterario è fine, rende bene le molteplici situazioni di vita che Antonietta ha attraversato, veicolando con efficacia le sue osservazioni umane e psicologiche. È scorrevole e rende attraente la lettura. Il testo parla alla vita di tutti, perché chi più chi meno, prima o poi, tutti si trovano ad attraversare situazioni simili. La conclusione del libro, che corrisponde all’inizio di una nuova vita nella fede, ci fa comprendere la soluzione e il senso della sua esperienza: l’incontro vivo con Dio, illumina tutto il suo diario, che diventa una testimonianza data a Dio più che a sé stessa”.
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Book preview
L'emorroissa - Antonietta Milella
Info
L’emorroissa
Appunti, riflessioni e ricordi dal diario (Il gioco dell’oca)
di Antonietta Milella
Prima edizione: 2001 - Edizioni Tracce, Pescara
Prima edizione ePub: 2017 StellaCroce
Realizzazione: StellaCroce*+*
Collana: Racconti

StellaCroce
Il progetto StellaCroce è finalizzato alla diffusione di libri digitali a carattere spirituale cattolico.
L’autrice
Antonietta Milella è nata a Paglieta (Ch) il 9 marzo 1944. Laureatasi a Bologna in Lettere Classiche, ha insegnato nei Licei abruzzesi dal 1967 al 1999.
Dopo la conversione, di cui questo libro rende testimonianza, è entrata a far parte del Rinnovamento Carismatico Cattolico.
Presentazione
di Padre Carlo Colonna
Ho letto con gusto e interesse questo libro. L’ho trovato veramente pregevole sotto molti aspetti. Lo stile letterario è fine, rende bene le molteplici situazioni di vita che Antonietta ha attraversato, veicolando con efficacia le sue osservazioni umane e psicologiche. È scorrevole e rende attraente la lettura, anche quando diventa un po’ monotona a causa della situazione di malattie che non si risolvono mai, e che lei ha attraversato. Ma questo è un fatto fondamentale per tutta la struttura dell’opera, per cui anche la ripetitività delle situazioni serve a imprimere bene nel lettore il messaggio che vuole trasmettere. Poiché il suo messaggio nasce dalla vita e non da speculazioni, il testo parla alla vita di tutti, perché chi più chi meno, prima o poi, tutti si trovano ad attraversare situazioni simili. La conclusione del libro, che corrisponde all’inizio di una nuova vita nella fede, ci fa comprendere la soluzione e il senso della sua esperienza: l’incontro vivo con Dio, illumina tutto il suo diario, che diventa una testimonianza data a Dio più che a sé stessa.
Incoraggio la pubblicazione di questo lavoro perché potrà fare sicuramente del bene. Il libro mi ha richiamato molto quella dell’emorroissa del Vangelo, che aveva sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi peggiorando (Mc 5,25-26). Essa da dodici anni perdeva sangue, simbolo della perdita della vita, perché il sangue per la Bibbia è la sede della vita. Solo l’incontro con Cristo ferma l’emorragia e ridà vita alla donna. In senso spirituale ciò vuol dire che il flusso vitale, che presiede al vivere dell’Uomo, tende all’entropia e nessuna forza umana può arrestare questo decadimento. Solo Cristo, il Signore della vita, può fermare l’entropia umana e dare un flusso vitale nuovo e incorruttibile, che sale verso la vita eterna, a chi crede in lui. Questo flusso vitale è lo Spirito Santo, che ci trasforma in esseri incorruttibili ed eterni a somiglianza di Dio. Per questo la fede in Cristo salva l’Uomo.
Introduzione
A mamma e papà, di cui ho imparato ad apprezzare pian piano l’affetto silenzioso e pudico, i sentimenti profondi, ad amarne la forza e la debolezza; a loro che ho imparato ad accogliere con gioia, con tenerezza, nel mio cuore finalmente guarito, va il mio grazie sincero.
Grazie, mamma, per quel piccolo segno di croce che tracciavi sulla mia fronte, prima di andare a dormire, grazie per la tua fede semplice ma vigorosa; grazie, papà, perché nella tua lontananza ora vedo la premura per noi a cui non volevi mancasse ciò di cui tu non avevi potuto godere, quando piccolo ne avresti avuto bisogno.

Grazie mamma, grazie papà, perché pur essendomi parsi molti i giorni in cui eravamo lontani, molti di più sono quelli in cui mi siete stati vicini, senza stancarvi, senza mai pensare o dire che troppo era il tempo a me dedicato.
Quel tempo ora vorrei ripensare, quel tempo sì che vorrei catturare, fermarlo nel suo continuo fluire, perché possiamo insieme rivalutare i ricordi, facendo emergere la nostra parte migliore, a lungo celata, sfuggita alla nostra fretta impaziente e sorridere e stupire per il segno non più misterioso della presenza di Dio nella vita di ognuno di noi.
Così, il 5 gennaio del 2000, attraverso le parole di un sacerdote, Dio bussò alla mia porta, più forte, per rispondere ai miei tanti, infiniti perché?
a cui, dopo essersi infranti sulla montagna, da sempre solo l’eco tornava.
Premessa
Di questo libro è nato prima il titolo: Il gioco dell’oca
, un giorno non molto lontano in cui ripensavo a questa mia vita che puntualmente mi riproponeva il dramma del fallimento, del trovarsi ogni volta lì dove ero partita.
Per quanto facessi, per quanto m’ingegnassi, per quanto tenacia e fermezza nel perseguire lo scopo non venissero meno, sempre, vicino alla meta, il masso di Sisifo mi ripiombava sopra la testa.
Il senso, per anni ho cercato, il senso di quell’irrazionale vicenda, di quell’andare sempre in salita, schiacciata dal peso del mio essere uomo, smarrita, confusa quando, ripiombata ai piedi di quella montagna, la guardavo affondare la cima nell’azzurro alto del cielo, senza poterla afferrare. La strada comunque era quella che portava lì in alto, lontano, su quella vetta indistinta, che non si faceva domare. Ma mai, proprio mai, ho pensato che quella non fosse la strada, che esisteva un altro modo per scalare l’imprendibile sogno. Per anni ho rilanciato la posta, per anni ho aggiustato le tecniche, valutando gli errori, perché non succedesse di nuovo.
In quella immane fatica nervi, muscoli, ossa e tutto quanto impegnavo nella titanica impresa, mostravano sempre più i segni di una lotta combattuta allo stremo. E non è a dire che non fosse una guerra importante, come lo sono tutte quelle d’indipendenza, ma… a capire che il senso di una guerra persa in partenza lo si cerca nell’orgoglio di chi presume di essere ciò che mai potrà essere! L’uomo pensa di essere Dio, ma non è Dio
.
Così, il 5 gennaio del 2000, attraverso le parole di un sacerdote, Dio bussò alla mia porta, più forte, per rispondere ai miei tanti, infiniti perché?
a cui, dopo essersi infranti sulla montagna, da sempre solo l’eco tornava.
Indice
Info
StellaCroce
L’autrice
Presentazione
Introduzione
Premessa
Indice
Mi dica… ottobre 2000
Il tempo
Il problema irrisolto
Il dottor G.
Il filo
Mi dica… luglio 1996
Il dottor R.
Mi dica… Settembre 1996
La lettera
La famiglia
Arrangiati!
La traccia
La meta
La malattia
Il nemico di dentro
La ricerca
Il grande viaggio
Al punto di partenza
Essere e dover essere
La strada
Daniela
La dottoressa B.
Il senso? La fatica di vivere
Il senso? La morte
Atlante
La morte si sconta vivendo
Agosto
Il senso? L’amore donato
Il senso? La resa
Grazie
L’albero
La vita adesso…
Giugno 2001
Postilla - Il dolore
4 Settembre 2001
Il mio albero oggi lo guardo e ringrazio quella croce non a caso incontrata, dove né fiori né foglie abbelliscono il legno, ma Colui che mi ha riportato alla vita
.
Mi dica… ottobre 2000
Quali sono state le malattie più importanti della sua vita?
Quante volte mi è stata rivolta questa domanda!
Quante volte ho risposto in modo caotico, inadeguato!
Quante volte le parole che uscivano dalla mia bocca suscitavano nell’ascoltatore noia, irritazione, incredulità, dubbio, aggressività malcelata, e sempre quella sensazione che mi rimaneva appiccicata di inadeguatezza, di disorientamento, di angoscia, per non essere stata capita, per non essere stata ascoltata, per non essere stata rispettata nel mio dolore, nella mia sofferenza, nelle mia verità che sempre più diventava mia, solo mia!
Perché nessuno era in grado di penetrarvi… perché il mio destino era segnato… perché anch’io avevo finito per credere che erano tutte fandonie. Così ancora una volta è capitato, ieri, 9 ottobre 2000, ancora una volta l’impressione di aver chiesto o detto troppo all’endocrinologo illustrissimo, eminentissimo, primario universitario di…, perché avevo osato sottoporgli un quesito che da nove mesi rivolgo a tutti medici con i quali m’imbatto, volente o nolente.
Quest’ingorgo alla gola di muco, saliva o altro che mi immerge, mi soffoca e mi affoga, da cosa viene?
Fuoco e fiamme uscirono dalle narici frementi dell’Idra di Lerna, perché avevo osato chiedergli ciò che lui non sapeva, perché solo di tiroide lui s’intendeva, non un centimetro più in alto, né uno più in basso, solo di tiroide… CAPITO?…… capito che il nodulo alla tiroide non dà mai, dico mai, disturbi?
…e come le viene in mente di consultare un altro endocrinologo all’infuori di me?
…e chi è quel cretino otorinolaringoiatra che le ha consigliato di fare indagini in merito? ecc… ecc… ecc…
Certo lì non si trattava di riepilogare la propria vita, ma di tentare di raccontare cos’era successo dall’ultimo controllo, fatto a dicembre 1999 in quella struttura a oggi.
Conta che tutto è nato da una difficoltà a deglutire, un senso di soffocamento specie di notte, spesso culminato in un’assenza totale di aria che non riusciva a passare per quanti sforzi facessi?
Conta che i vari esperti consultati mi hanno portato a fare indagini conclusesi con l’asportazione di un papilloma alle corde vocali a marzo, un intervento allo stomaco ad agosto, e una prenotazione d’intervento alla tiroide per febbraio?
Conta che non ancora sono venuta a capo di niente?
Mi dica…
Da quando è cominciata questa incredibile storia ho imparato, man mano che procedevo, che ad ognuno dovevo raccontarne una parte. Ma quale?
… a saperlo! Così immancabilmente mi si diceva che… no questo non c’entra, questo è ininfluente, di questo non m’intendo, di quello chi se ne importa, se dice questo è pazza, pazzo è il medico che le ha detto, fatto, suggerito quest’altro…
Mi dica…
In questi ultimi tempi, al fatidico invito, un senso di smarrimento