Immagini di percorso
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Book preview
Immagini di percorso - Armando Alfieri
Armando Alfieri
Immagini di percorso
EDIZIONI EVE
Armando Alfieri
Immagini di percorso
Edizioni Eve
Via Pozzo 34
20069 Vaprio d’adda-Mi
www.edizionieve.it
Ogni riferimento descritto in questo romanzo
a nomi, luoghi, persone e altro sono da ritenersi del tutto casuale
Foto copertina: Copyright Armando Alfieri
Invito a pranzo
In realtà, a Marco dispiacerà lasciare l’appartamento in cui ha vissuto per tanti anni. Il cambiamento dista solo due giorni e lui si preoccupa della cottura dell’arrosto e delle frasi ripetute a non finire dalla donna delle pulizie. È come se cercasse una scusa per non pensare al passato e tentasse di cominciare il futuro con un bel ricordo, quindi si abbassa per sbirciare, oltre il vetro del forno, la fedele teglia in cui cuoce il pranzo.
La tavola è apparecchiata per due secondo mestiere. Al centro del posto c’è un sottopiatto con un tovagliolo di stoffa steso all’interno; per ogni posto c’è un bicchiere per l’acqua e uno per il vino. La forchetta è a sinistra e il coltello a destra con la lama rivolta al sottopiatto. È tutto pronto in modo da rendere serio e importante il momento in corso, ma non c’è alcun desiderio di solennità, solo la voglia e la gioia di fare le cose per bene.
La partenza è sempre un grande estremo e in questo caso lo è di tristezza. Vuoi per le conseguenze seguite all’ufficializzazione della scelta di Marco, vuoi per la nostalgia delle belle cose non trasportabili da una valigia, quell’opportunità di lavoro si sta trasformando in una perdita.
La ragazza con cui è fidanzato da tre anni ha deciso di lasciarlo. Non vuole credere che Marco abbia scelto di trasferirsi all’estero per compiere uno studio finanziato dall’università in cui lavora come ricercatore. Un anno è un tempo molto lungo per stare separati e il loro rapporto si sarebbe ridotto a una conversazione inibita dalla poca intimità che una cornetta telefonica può offrire. Lui non vuole rinunciare a quell’incarico, lei non ha intenzione di aspettarlo o di seguirlo. È una storia già sentita, vista in tanti film, letta in molti libri, eppure non meno dolorosa di quanto ci si aspetta. A volte si impone molta fretta all’amore.
Gli amici, al contrario, sono felici per lui. Gli augurano tanta fortuna e di tornare presto con la buona notizia di aver realizzato i suoi sogni. Quelle parole sono facili da dire per loro che hanno una vita già completa, una moglie e dei figli. Hanno priorità diverse e non possono farsi guidare dalle emozioni. Sarebbe bello ringiovanire e tornare a essere un gruppo di ragazzi seduti in un bar a discutere del tempo vissuto tra una palestra e una giornata allo stadio, ma non può avverarsi e gli resta solo la possibilità di augurarsi il meglio. Lo aspetteranno, quindi, lo aspetteranno davvero. Rimpiangono solo la tradizione della cena del giovedì sera in cui si cucinano piatti ricercati e raffinati per concedersi un piacere e un’esperienza diversa. Si invitano, a turno, a casa propria. Col tempo è diventata una scusa per stare in compagnia.
Marco non vuole che abbia luogo una di quelle cene prima della sua partenza. Sarebbe piena di aspettative e qualcuno, dopo aver ceduto alle emozioni, gli chiederebbe di non partire. La paura che non ne seguano altre porterebbe il desiderio di rendere quella volta indimenticabile, ma tale imposizione può condurre solo al fallimento.
Può bastare la cena della settimana prima, precedente alla notizia della sua partenza, quando tutti erano naturali e il divertimento non era un obbligo. Ci sono stati bei momenti che lo aiuteranno a ricordare cosa lo aspetta al suo ritorno e quale sia la sua vera casa.
Gli mancherà persino la donna delle pulizie, Caterina, che ha imparato a conoscere in tutti quegli anni. È una donna di sessant’anni, che ha bisogno di guadagnare soldi in attesa della pensione. Si lamenta spesso della sua condizione economica e della sua età. Non ci saranno altre emozioni per lei. La vita è oramai passata e se l’è persa. Non ha rimpianti, dice sempre, eppure ci sono momenti in cui diventa assorta nei propri pensieri. La tormentano nel profondo, qualcosa viene celato con una scusa sempre diversa, come fosse un tabù. Deve essere molto doloroso e rievocato dai piccoli gesti o dalle brevi parole dette casualmente, ma che hanno fatto parte di quell’episodio che non riesce a dimenticare. Allora arriva il silenzio e lo sguardo fisso nel vuoto, che può essere interrotto solo da un tentativo di consolazione a cui risponde sempre dicendo che non c’è da preoccuparsi. Torna a fare le pulizie e a lamentarsi della sua vita ingiusta. Basterebbe poco a renderla felice, come un gesto di onesto altruismo nei suoi confronti.
Le cene. Le cene gli mancheranno davvero, anche gli aneddoti divertenti del suo amico Paolo che vuole diventare un comico. Ha delle ottime potenzialità, ma per sfruttarle ha bisogno ogni volta di bere mezzo litro di vino. Il che può diventare nocivo. Sì, gli mancheranno. Poi, per un attimo, gli sfugge il motivo per cui se ne priva. Cambia idea. La nostalgia, la fame, la voglia di regalare un piccolo momento di felicità a Caterina lo portarono ai fornelli e a imbandire la tavola come in un ristorante di lusso. La cena si trasforma in un pranzo e gli unici invitati sono Marco e Caterina, che ha accettato l’invito e che, nonostante questo, non smette di lamentarsi del suo passato in fabbrica.
Si divertono entrambi, sul serio. La carne è quasi cotta.
A Marco dispiacerà lasciare quell’appartamento.
La mia dittatura
Mi è difficile restare nascosto tra gli arbusti e le foglie, eppure non devo farmi scoprire, non devono sapere chi sono e cosa sto facendo.
L’umidità della foresta rende difficile trovare aria per i miei polmoni, mentre il sudore mi scivola sugli occhi e gli insetti pungono ogni parte del mio corpo. Le piante irritano la pelle e stando fermo sprofondo nel fango.
Mi sento solo. Non mi sono mai sentito così solo nella mia vita e, cercando di sopportare le avversità della foresta, aspetto l’ora di poter rivedere le persone con cui ho condiviso di più. Mio fratello, che pazienta oltre il confine, è stato il primo di noi giovani a scappare e a superare