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io e te: ancora e per sempre
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io e te: ancora e per sempre

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About this ebook

È vero che il primo amore non si scorda mai? Per questa domanda Jeff e Ally avevano la risposta: verissimo!
La loro è una storia nata da un'amicizia adolescenziale che pian piano e con il passare degli anni si è rafforzata fino a trasformarsi in un amore viscerale, travolgente, passionale… il primo vero amore per entrambi.
Un amore che, complice la lontananza, la gelosia e l'orgoglio ferito, dopo quattro anni vissuti intensamente sembrava essere definitivamente giunto al capolinea e destinato all'oblio.
Jeff ora è un affascinante trentunenne e un cardiochirurgo affermato. Dopo essere rimasto lontano da New York per cinque anni vi fa ritorno, perché è lì che si sente veramente a casa, è lì che ha lasciato il suo cuore innamorato e spezzato. E la speranza di riaverlo indietro, di riavere Ally, esplode all'improvviso appena la incontra casualmente in un Café della città.
La rivuole per sé anche se sa che non sarà facile, se non addirittura impossibile: c'è un altro uomo adesso nella sua vita.
Ally ha ventisette anni, ha amato Jeff con tutto l'amore possibile e immaginabile nei quatto anni che ha condiviso con lui, anzi da molto prima per la verità. È stata lei a lasciarlo, consumata da una profonda gelosia che la lontananza contribuiva ad alimentare, come un soffio di vento sulla brace alimenta il fuoco.
Ora al suo fianco c'è Liam, un collega che con tanta pazienza si è fatto strada nel suo cuore, scalzando un po' alla volta quell'amore che lei ha tenuto stretto con tutte le sue forze per ben due anni prima di relegarlo in un angolo remoto della sua mente con la speranza di riuscire a dimenticarlo per sempre.
Desiderava tanto tornare a vivere, a sperare, ad amare e con Liam c'era riuscita. O così credeva.
Si era chiesta spesso cosa provasse ancora per Jeff dopo i cinque anni trascorsi da quando lo aveva lasciato, ma rivederlo più bello di come lo ricordava, così maledettamente attraente, le fece provare sensazioni che credeva morte e sepolte e che invece erano più vive che mai nel suo cuore.
Era amore il sentimento che nutriva per lui o nostalgia di un passato che non sarebbe mai potuto tornare?
E Jeff, l’amava ancora? Di sicuro non l’aveva dimenticata ma non dimenticare una persona non vuol dire amarla ancora, oppure sì?
LanguageItaliano
PublisherRenée Conte
Release dateMar 14, 2020
ISBN9788826038131
io e te: ancora e per sempre

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    io e te - Renée Conte

    io e te

    ancora e per sempre

    Renée Conte

    IO E TE

    ancora e per sempre

    di Renée Conte

    www.reneeconte.com

    Copyright© 2020

    Tutti i diritti riservati

    Patamu registry n. 134201

    Nuova edizione aggiornata e arricchita nei contenuti di io e te ancora e per sempre pubblicato in precedenza dalla stessa autrice.

    Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell'immaginazione dell'autore o sono usati in maniera fittizia. Qualunque somiglianza con fatti, luoghi o persone, reali, viventi o defunte è del tutto casuale.

    Mentre lui le insegnava a fare l’amore...

    lei gli insegnava ad amare

    (Fabrizio De André)

    RIFLESSIONI

    "Il primo amore non si scorda mai" non è solo un modo di dire, soprattutto se l'abbiamo vissuto con intensità, perché non si può dimenticare l'emozione che ci ha travolto al primo sguardo, al primo sfiorarsi, al primo bacio, alle prime lacrime di gelosia... Per non parlare del cuore che ci batteva forte fino quasi a scoppiare, il groppo in gola che si formava nell’attesa di rivedersi e il respiro che si faceva più corto appena ci si ritrovava uno di fronte all’altra.

    Perché i sentimenti che proviamo al primo amore li viviamo in modo diverso, intensamente. Ci troviamo ad affrontare una situazione nuova e sconosciuta ma allo stesso tempo molto piacevole, che rimarrà indelebile nel nostro cuore.

    Gli anni che passano attenuano ma non cancellano completamente la passione che abbiamo provato.

    È innegabile.

    Il destino che ci ha divisi potrebbe farci incontrare ancora e se ci capita di rivedere la persona che abbiamo amato, inevitabilmente sentiamo ancora la stessa morsa allo stomaco come molti anni prima, è come se il tempo non fosse passato e i ricordi riaffiorano sorprendendoci.

    Se due persone sono destinate ad appartenersi nulla può tenerle separate e nessuno potrà impedire loro di tornare ad amarsi ancora...

    CAPITOLO 1

    Il ritorno di Jeff

    Prima di entrare da Macy's guardo l'orologio che campeggia sopra l'ingresso.

    Solo dieci minuti di ritardo, sto decisamente migliorando!

    Sorrido da sola molto soddisfatta per quella scoperta, immaginando la faccia di Amber nel vedermi arrivare quasi in orario.

    La puntualità è una virtù che purtroppo non ho, anche se nei miei ritardi sono molto puntuale. È una brutta abitudine che mi porto appresso fin da piccola, ma se l'occasione lo richiede posso arrivare anche all'ora stabilita, cosa che si è verificata in rarissime occasioni per la verità.

    L'appuntamento era fissato per le dieci da Starbucks al terzo piano dei grandi magazzini, così mi avvio decisa alle scale mobili.

    Tra le persone in fila che mi stanno davanti noto subito una figura maschile che spicca per altezza, attirando la mia attenzione.

    Da quello che riesco a vedere non sembra affatto male, la testa è ricoperta da folti capelli castani non troppo corti e spettinati ad arte, le spalle sono larghe e il resto è tutto da scoprire, così mi sposto leggermente di lato per osservarlo meglio.

    Però! Ha un bel fisico, indubbiamente. Il busto è messo in evidenza da una camicia che gli calza a pennello, è azzurra con piccole righine di un colore leggermente più scuro e le maniche sono arrotolate sugli avambracci. Poi il mio sguardo scivola sul suo fondoschiena perfettamente fasciato in aderenti jeans slavati. Un paio di scarpe sportive completano il suo look.

    Mi piacerebbe che si girasse per un momento, quel tanto che basta per vedere se anche il lato A merita e rende perfetto l’insieme oppure no, anche se dalle premesse sono sicura che non ne rimarrei delusa.

    Non si gira, quindi la mia curiosità rimane tale anche quando, arrivato al primo piano, si dirige alle scale mobili che portano al secondo e io gli vado dietro.

    Altre persone si infilarono dopo di lui, allungando così la distanza che ci separa finché, una volta raggiunto il piano, lo vedo sparire tra la gente.

    Peccato, non saprò mai che aspetto ha.

    Faccio un sospiro rassegnato mentre salgo ancora, mi resta comunque la consolazione di aver deliziato i miei occhi con la visione di un corpo maschile di tutto rispetto e se è perfetto con gli abiti addosso chissà come potrebbe essere in versione adamitica, con quei glutei sodi e muscoli ben modellati ovunque.

    Nella mia mente posso immaginarlo però e una vampata di calore mi pervade il corpo facendomi arrossire. Scuoto leggermente la testa per cancellare quella visione inopportuna.

    Ma che idee mi passano per la testa? Io ce l'ho un uomo con un corpo perfetto o almeno potrei continuare ad averlo se fosse un po' meno testardo e permaloso. Vabbè, forse Liam non ha un corpo così perfetto come l’uomo che ho appena intravisto, comunque è ugualmente molto piacevole.

    Ricordo bene il giorno in cui si è presentato nello studio dentistico di mio padre cinque anni fa. All'epoca non ero ancora parte dello staff, mi stavo facendo le ossa come si suol dire, in attesa di terminare la specializzazione per diventare odontoiatra seguendo le orme di famiglia, lo stesso percorso che ha fatto anche mio fratello Paul.

    Mi trovavo alla reception per controllare gli appuntamenti della giornata quando una voce profonda ha attirato la mia attenzione.

    «Buongiorno, sono Liam Rogers, ho un appuntamento con il dottor Peterson.»

    Alzai lo sguardo trovandomi di fronte due splendidi occhi azzurri che catturarono i miei. Per qualche secondo rimasi imbambolata a fissarlo. Lui mi sorrise cercando di farmi capire che stava aspettando una risposta.

    Mi schiarii la voce, tentando di avere un tono professionale per non dimostrare il mio imbarazzo.

    «Peterson senior o junior?» chiesi distogliendo malvolentieri lo sguardo e controllando l'agenda per cercare il suo nome.

    «Anthony Peterson» specificò.

    Guardai più volte tutti i nomi della lista, il suo non risultava. «Mi dispiace ma non trovo il suo nome tra i pazienti. È sicuro di aver fissato per oggi?»

    «Veramente non sono un paziente, sono qui perché dovrei iniziare a lavorare in questo studio.» Il suo sorriso gentile mi fece arrossire.

    «Oh, chiedo scusa, io credevo...» mi giustificai alzandomi in piedi e porgendogli la mano. «Benvenuto allora. Sono Allyson ma puoi chiamarmi Ally se vuoi, qui lo fanno tutti. Anthony Peterson è mio padre.»

    All'inizio sembrava restio a dare confidenza, ma con il tempo siamo diventati amici oltre che colleghi.

    Avevo notato che provava una certa attrazione nei miei confronti ma cercavo in tutti i modi di non alimentare le sue speranze, limitandomi a mantenere la nostra relazione su un piano esclusivamente amichevole, perché buona parte del mio cuore apparteneva ancora a Jeff. Non riuscivo a rassegnarmi, ad accettare la fine del nostro amore e decisamente non ero pronta per iniziare una nuova storia.

    Io e Jeff, consciamente o inconsciamente, avevamo fatto di tutto per allontanarci l'uno dall'altra, ma nutrivo la vana speranza che prima o poi sarebbe tornato da me. Speranza che non mi ha lasciato mai, almeno per i primi due anni.

    Più il tempo passava e più le ferite causate da quella separazione si facevano meno dolorose e un po' alla volta ho lasciato che Liam entrasse a far parte della mia vita.

    Desideravo tanto tornare a vivere, a sperare, ad amare e con lui ci sono quasi riuscita.

    La sua presenza discreta mi faceva stare bene, mi sentivo desiderata e amata, un amore che però non sono mai riuscita a ricambiare al pari del suo per me.

    Diciamo che ho sempre avuto un modo tutto mio di amarlo, con Liam il mio cuore non è mai arrivato a battere così forte come succedeva con Jeff.

    Quando hai amato qualcuno come io ho amato lui, è impossibile provare le stesse emozioni con un altro, magari saranno molto simili ma mai della stessa intensità, perché il nostro era un amore viscerale, travolgente, passionale… Lui era lui, unico e insostituibile, il primo grande amore della mia vita, e niente e nessuno potrà mai eguagliarlo.

    Jeff... Solo a ricordare il suo nome mi si stringe il cuore.

    Cerco di scacciare quei pensieri per riprendere il controllo ed entro nella caffetteria dove Amber mi sta aspettando seduta a uno dei tavolini, al suo fianco c'è la piccola Emma che si gusta una ciambella ricoperta di cioccolato, impiastricciandosi bocca, naso e, naturalmente, le mani.

    «Ciao Amber!» Saluto mia cognata con un sorriso divertito notando l'evidente stupore dipinto sul suo volto.

    «Ally! Non ti aspettavo prima delle dieci e mezza» ammette, confermando così che conoscendo la media dei miei ritardi, mi aveva dato appuntamento alle dieci per cercare di farmi arrivare puntuale.

    «Credevo avessi detto le dieci, mi sarò sbagliata, comunque eccomi qui» rispondo sorridendo mentre mi avvicino a Emma per stamparle un bacio in fronte, l'unica parte del viso ancora pulita.

    «Ciao Emma, come stai?»

    «Bene» riesce a dire con la bocca piena porgendomi un pezzo di ciambella.

    «Oh, grazie! Ma la zia ha già fatto colazione, mangiala tu, così diventi grande.» Mi sorride prima di infilare in bocca quel piccolo pezzo che poco prima mi aveva offerto.

    Mi accomodo e ordino un caffè senza distogliere lo sguardo da mia nipote, mi sembra più bella del solito.

    Tra pochi giorni compirà due anni e inevitabilmente penso all'attimo in cui Paul, stringendo a sé la sua Amber sorridente, ha annunciato che sarebbe diventato padre facendo la felicità dei miei, soprattutto di mia madre che non è riuscita a trattenere calde lacrime di felicità.

    «Ally, come vanno le cose fra te e Liam? Vi siete riappacificati o siete ancora sul piede di guerra?»

    «Per il momento cerchiamo di evitarci, anche se lavorando nello stesso studio non è un'impresa facile. Quando ci troviamo a seguire lo stesso paziente ci comportiamo con professionalità, limitandoci a scambiarci pareri medici. Lui non vuole cedere e tanto meno voglio farlo io» affermo più che convinta.

    «Scusami se posso sembrarti un'impicciona ma non mi è chiaro il motivo che vi ha portati a questa situazione. Puoi anche non rispondere se non ti va...» chiede titubante.

    «Figurati, non è un segreto di Stato. Abbiamo avuto una discussione più accesa del solito in merito alla sua ennesima proposta di andare a vivere con lui e magari tra qualche anno sposarci e avere dei figli. Io però non mi sento ancora pronta, gli ho detto di avere pazienza, che non deve farmi pressione. Non l'ha presa bene. Ho trentatre anni Ally e tu ventisette, non siamo due ragazzini incoscienti e precipitosi, ne abbiamo parlato più volte e tu continui a dirmi di aspettare il momento giusto, che dobbiamo rifletterci bene prima di fare questo passo. Ally, non viviamo ancora sotto lo stesso tetto dopo tre anni che stiamo insieme, non ci abbiamo nemmeno provato. Mi sento più come un'amante che il tuo ragazzo, ti sembra normale? Possibile che non senta anche tu la necessità di rendere il nostro rapporto più stabile? Di condividere anche il più piccolo gesto quotidiano di vita in comune? ha detto ed ha concluso precisando che se la penso così vuol dire che non lo amo, che forse è il caso di rimettere in discussione il nostro rapporto, che devo prima fare chiarezza riguardo ai miei sentimenti e poi, forse, potremmo riparlarne.»

    Amber appoggia una mano sopra la mia per darmi conforto. «Liam ti ama Ally, desidera che tu faccia parte della sua vita e lui della tua. Sono sicura che anche tu lo ami, sei solo un po' preoccupata per i cambiamenti che una convivenza può comportare, ma sono più che certa che tra qualche giorno vi sarete dimenticati di questa discussione e di tutti i problemi che ti stai creando.»

    «Non lo so Amber, non lo so davvero. Questa volta era molto più serio del solito» confesso con tono mesto.

    «Andrà tutto bene, me lo sento» conclude sorridendomi, nel frattempo Emma ha finito di gustarsi la sua ciambella e ora reclama l'attenzione di sua madre.

    Finisco di bere il mio caffè mentre Amber ripulisce quel visetto impiastricciato con delle salviettine umidificate. La piccola sembra non gradire quelle attenzioni e per allontanare sua madre e farla desistere la respinge appoggiando le mani sulla sua candida maglia, lasciando due evidenti impronte color cioccolata.

    «Oh, Emma, sei proprio una birichina, sai? Guarda cosa hai combinato!» la ammonisco con gentilezza. Lei non si scompone, anzi sembra divertita.

    Amber continua imperterrita a togliere i residui di cioccolato dal volto e dalle mani della sua bambina come se non fosse successo niente.

    «Sono inconvenienti che possono capitare, per questo porto sempre con me una maglia di ricambio» risponde sorridendo, per niente infastidita da quel piccolo incidente. Mi è capitato di vedere certe mamme andare fuori di testa per molto meno. «Te la posso lasciare cinque minuti finché vado in bagno a cambiarmi? Poi finalmente potremo iniziare la nostra giornata di shopping, okay?»

    «Certo, vai tranquilla, ti aspetteremo qui e Emma farà la brava, vero angioletto?» lo dico guardando mia nipote, con la speranza che non cominci a piangere e protestare vedendo sua madre allontanarsi.

    «Sì» afferma con convinzione per niente turbata dalla situazione. Bene, direi.

    Strano a dirsi ma non mi sento a mio agio in questa situazione, non mi è mai capitato di rimanere da sola con una bambina di questa età. Come mi devo comportare? Di cosa posso parlare con lei?

    Cerco nella borsa qualcosa per farla giocare, alzandomi dalla sedia per cambiare posto e sedermi più vicino a lei. Inavvertitamente urto qualcuno alle mie spalle.

    «Mi scusi, io...» esordisco prontamente, girandomi per vedere chi ho colpito. Rimango non poco sorpresa quando riconosco l'abbigliamento dell'uomo che mi aveva incuriosita sulle scale mobili, ma mi si blocca il respiro in gola quando si gira e ci troviamo faccia a faccia.

    Rimaniamo a fissarci in silenzio per alcuni interminabili secondi.

    Oh-mio-Dio! Non può essere reale, è la mia immaginazione che mi sta giocando un brutto scherzo.

    «Ciao, Ally» mi saluta con un leggero sorriso senza staccare gli occhi dai miei. È così piacevole poter sentire ancora la sua bellissima voce, di un tono più basso e molto più sensuale di come la ricordavo.

    «Jeff...» pronuncio il suo nome in un sussurro che forse solo io posso udire, mentre il cuore comincia ad accelerare il battito.

    Siamo così vicini che riesco a sentire la fragranza muschiata del suo dopobarba solleticarmi le narici. Mi è sempre piaciuto il suo profumo e sentirlo ancora dopo tanto tempo mi sta facendo girare un po' la testa, ma forse il profumo non c'entra niente, è lui a farmi quell'effetto.

    È ancora più bello di com’era, accidenti se lo è!

    Vorrei poterlo abbracciare, accarezzarlo, baciarlo anche, invece rimango immobile, solo i miei occhi si muovono per guardarlo, osservando ogni piccolo particolare di quel volto che per anni ho sperato di poter rivedere, le sue splendidi iridi color nocciola, il naso perfetto e la bocca così sensuale. Non posso fare a meno di ricordare quanto piacere mi avessero dato quelle calde e morbide labbra a contatto con le mie e ancor di più sul mio corpo.

    Arrossisco vistosamente, sento le guance andare in fiamme ma non distolgo lo sguardo.

    Lui se ne accorge, indubbiamente, e le sue labbra si incurvano in un sorriso più dolce.

    «Mamma?» Sono talmente presa dal momento e dai  ricordi che non sento la piccola Emma chiamare sua madre. È Jeff a farmelo notare.

    «Tua figlia ti sta chiamando» dice alzando un sopracciglio.

    «Chi?» chiedo ancora frastornata.

    «Lei» risponde girandosi a guardarla.

    Sono talmente intontita dall'aver rivisto Jeff che ho completamente dimenticato mia nipote.

    Ally, sei imperdonabile e saresti una pessima madre, capace di dimenticare la figlia da qualche parte per lasciarsi andare a pensieri lascivi!

    Mi giro anch'io e vedendo la piccola preoccupata riprendo contatto con la realtà all’istante.

    «Lei è Emma» spiego allontanandomi da lui malvolentieri per raggiungerla e tranquillizzarla.

    «È molto bella, complimenti...» afferma in un sussurro non riuscendo a celare un certo rammarico, e l'espressione del suo viso si incupisce.

    «Ora la mamma arriva, ancora un po' e sarà qui, va bene?» Le accarezzo una guancia porgendole un portachiavi a forma di orsetto per tenerla occupata.

    Jeff rimane immobile a guardarci sorpreso da ciò che ho detto.

    «È mia nipote, la figlia di Paul» mi affretto a precisare sorridendogli per toglierlo dall'imbarazzo.

    «Oh...» è il suo commento e le sue guance riprendono colore. Mi sembra evidente si senta sollevato dalla mia spiegazione e soprattutto che non sia io la madre di questa bimba, anche se avrei potuto benissimo esserlo, non di Emma ovviamente, ma di una bambina

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