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Pittindiàni
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Pittindiàni

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Il racconto del libro si articola in dieci capitoli, preceduti, intervallati e seguiti da brevi poesie. Provando a fare una sintesi, quasi a coniare uno slogan breve, quest'opera si potrebbe definire una "dichiarazione d'amore verso la Madre". La parola "Madre" va intesa in un duplice significato: sia come mamma, umana genitrice, colei che l'ha partorito, nutrito, allevato, educato; sia come luogo terreno, "madrepatria". Per cui la mamma, rivolgendosi al figlio e "parlando con il cuore ha saputo trasmettere l'amore per la sua terra". Così tramite i ricordi e i racconti ripetuti dalla mamma, Francavilla diventa, per il figlio Giuseppe, un'altra madre, una mitica "terra madre", un luogo sognato ed esaltato tanto che, quel paese di Calabria, malgrado sia piccolo e povero, in quanto terra delle origini e del suo concepimento, nella scala degli affetti precede persino Asti, città natale e luogo della sua affermazione civile e sociale."
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMar 10, 2017
ISBN9788892653139
Pittindiàni

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    Pittindiàni - Giuseppe Furlano

    terra

    PRESENTAZIONE

    Pittindiàni, una storia di vita e di speranza è il bilancio, breve ma intenso di sessant’anni di vita di Giuseppe Furlano. Per una singolare coincidenza l’autore centellina i momenti salienti della sua biografia in maniera tale che il numero di pagine del suo libro, quasi coincide con i primi 63 anni della sua esistenza.

    La parola Pittindiàni, che compare nel titolo, mostra chiaramente quanto siano profondi i legami dell’autore con Francavilla Angitola e con il suo dialetto.

    Anzitutto Francavilla è la Patria, il suolo dove affondano le radici degli antenati; tuttavia il dialetto francavillese non è solo il vernacolo pittoresco, parlato dalla gente del paese, ma è piuttosto il linguaggio degli affetti, la voce del cuore, è l’espressione della tenerezza materna, la vera madre linguaanche per uno, come lui, nato e vissuto mille chilometri lontano dalla terra degli avi.

    Il racconto del libro si articola in dieci capitoli, preceduti, intervallati e seguiti da brevi poesie. Provando a fare una sintesi, quasi a coniare uno slogan breve, quest’opera Furlano si potrebbe definire una dichiarazione d’amore verso la Madre. La parola Madre va intesa in un duplice significato: sia come mamma, umana genitrice, colei che l’ha partorito, nutrito, allevato, educato; sia come luogo terreno, madrepatria.

    Per cui la mamma, rivolgendosi al figlio e parlando con il cuore ha saputo trasmettere l’amore per la sua terra.

    Così tramite i ricordi e i racconti ripetuti dalla mamma, Francavilla diventa, per il figlio Giuseppe, un’altra madre, una mitica terra madre, un luogo sognato ed esaltato tanto che, quel paese di Calabria, malgrado sia piccolo e povero, in quanto terra delle origini e del suo concepimento, nella scala degli affetti precede persino Asti, città natale e luogo della sua affermazione civile e sociale.

    L’Amministrazione Provinciale

    di Vibo Valentia

    PREFAZIONE

    A pensarci, non ricordo quando l’idea di scrivere questo racconto mi è entrata nella mente. Posso solo ipotizzare che ha preso corpo il giorno dopo la morte di mia madre. Gli anni passati in situazioni le più disparate, almeno emotivamente, mi avevano concesso di mettere insieme alcune poesie dettate dalle emozioni del momento.

    A onorare la verità devo dire che ho iniziato un paio di anni prima a mettere sulla carta alcuni ricordi della mia vita, come appunti per me stesso.

    Ricordi di una infanzia passata in collegio, poi a casa con i miei genitori e mia sorella, più giovane di me di due anni.

    Il collegio in cui ho passato otto anni della mia vita, non lo posso ritenere un brutto ricordo solo perchè tale. Anzi. La sua struttura e la sua concezione che, a ripensarlo ora potrei definire Montessoriano, hanno dato la possibilità a molti bambini che come me avevano problemi (orfani, famiglia indigente o altre situazioni di disagio), di affrontare gli studi e l’inserimento nel mondo esterno visto che si frequentavano scuole pubbliche. Chi aveva la possibilità, ogni fine settimana poteva rientrare in famiglia. In questo ero privilegiato.

    Fuori di lì il mio mondo era quello con i miei genitori. Negli orti che coltivavano in stato di mezzadria.

    Dove il padrone era il Padrone: di terra, casa e persone.

    Quando i conti del metà per uno non tornavano mai.

    Per me, per loro, i giorni erano di sole

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