Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Come l'acqua che scava la roccia
Come l'acqua che scava la roccia
Come l'acqua che scava la roccia
Ebook260 pages4 hours

Come l'acqua che scava la roccia

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Roberto è un giovane barista dell’Aquila con un passato complicato alle spalle. Alice è un’anziana giornalista che coltiva un sogno: diventare scrittrice. I due si conoscono per un’intervista alle persone colpite dal terremoto del 2009, com’è Roberto.















Tra loro sboccia una sincera amicizia che metterà in luce emozioni e segreti sepolti nel cuore del ragazzo.















Incontrandosi, scoprono che non è mai troppo tardi per realizzare un sogno e che la vita, proprio quando tutto sembra perso, sta per concedere un’altra possibilità.















Alice intuisce quanto la storia d’amore e dolori di Roberto sia sublime e singolare, ma ancora non sa che lei ne diverrà partecipe. E che scriverà proprio il romanzo della vita di Roberto, diventandone un personaggio.















Maria Iside Polizzi, nata a Caltagirone nel 1993, è una studentessa di psicologia residente a Piazza Armerina. Sin da piccolissima coltiva la passione per la scrittura e, a 19 anni, scrive “Come l’acqua che scava la roccia”, con cui vince il premio letterario “La Giara” per la regione Sicilia. Al momento sta preparando una nuova opera narrativa.































 
LanguageItaliano
PublisherNulla Die
Release dateMar 8, 2017
ISBN9788869151026
Come l'acqua che scava la roccia

Related to Come l'acqua che scava la roccia

Related ebooks

Performing Arts For You

View More

Related articles

Reviews for Come l'acqua che scava la roccia

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Come l'acqua che scava la roccia - Maria Iside Polizzi

    ventitrenta

    Nulla die

    © 2015 – Nulla die di Massimiliano Giordano

    Via Libero Grassi, 10 — 94015 Piazza Armerina (En)

    www.nulladie.wordpress.com

    edizioninulladie@gmail.com 

    nulladie.com

    ISBN: 978-88-6915-102-6

    Prima edizione eBook Marzo 2017

    Impaginazione e progetto grafico: Massimiliano Giordano

    Immagine di copertina: Francesco Piazza

    Nulla die: Arti, culture, scienze, visioni e società dei mondi abitati

    I fatti e i personaggi di quest’Opera sono frutto di fantasia. Pertanto ogni somiglianza con nomi, luoghi e avvenimenti reali è da ritenersi del tutto casuale.

    Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (od opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17 l. 633/1941). Esente da IVA (DPR 26-10-1972 N. 633, art. 2. Lett. D). Esente da bolla di accompagnamento (DPR 6-10-1978, n. 627, art. 4, n. 6)

    Maria Iside Polizzi

    Come l’acqua

    che scava la roccia

    Nulla die

    sine Narrativa

    Alla mia famiglia, che ha nutrito la mia mente e il mio cuore da sempre con smisurato amore.
    Questa storia esiste grazie a voi.

    INDICE

    PARTE PRIMA

    INCONTRI NEGLI SPAZI

    1. L’incontro

    2. Desideria

    3. La festa dei diciotto anni

    4. Il funerale

    5. L’amore di Gemma

    6. La svolta di Roberto

    7. Finalmente il bar

    8. Arriva Viola

    9. Una vacanza indimenticabile

    10. Esplode l’amore

    PARTE SECONDA

    IL TEMPO DELL’INCONTRO

    11. Il viaggio a Medjugorje

    12. Felici e contenti... per adesso

    13. Il terremoto

    14. Pian piano si torna a vivere

    15. Un grazioso quadretto

    POSTFAZIONE di Luigi Di Franco Il segreto del cuore

    PARTE PRIMA

    INCONTRI NEGLI SPAZI

    L’incontro

    L’Aquila. Via Sassa. Una grande emozione investe chi ripercorre il proprio passato, soprattutto se tanto ricco di avvenimenti, traumi, ferite, forti emozioni e prove che la realtà ha messo davanti. Roberto in quattro anni ha visto il corso della sua vita cambiare in modo meraviglioso e adesso, quando pensa a ciò che gli è successo in tutto quel tempo, sorride. Un tempo che, se chiude gli occhi e ne ripercorre gli eventi che lo hanno segnato nel profondo, non gli sembra poi così lungo.

    La vita corre veloce, ma soprattutto quando un’intera esistenza si concentra in un attimo, ti rendi conto che il passato è una nuvola insignificante, un flash, un’introduzione troppo grande per un film brevissimo. Questo pensa Roberto, a ventinove anni appena compiuti, passeggiando per quella strada tanto importante per lui. È così legato alla sua terra, al profumo dell’aria e al colore sempre vivace delle case, dei volti delle persone, di ogni singolo atomo della sua città. Anche quando sembrava che stesse davvero morendo, L’Aquila non lo ha abbandonato, ha continuato a dargli molto e molto. Del resto Roberto, che è un po’ filosofo e un po’ matto, anche se le due cose spesso coincidono e non si sa quale stato venga prima dell’altro, sa che amare significa restare quando ogni singolo atomo dice: «Scappa! Vai via! È troppo difficile stare qui.» Sente che amare è restare nel momento più difficile. E lui ha amato la sua città proprio quando rischiava davvero di perderla, e di perdersi. Lo ha messo duramente alla prova, lo ha fatto pure soffrire, ma lui non l’ha mai abbandonata. Roberto sorride a questi pensieri, gli occhi azzurrissimi si riempiono di lacrime e l’angolo delle labbra si piega appena. Un po’ s’irrigidisce e all’improvviso, senza farci caso, si ritrova in piazza del duomo. Il bronzo tiene ancora tra le mani la sua buccina come il più grande tesoro al mondo e la fontana, però, è priva dell’acqua che un tempo usciva dalle code dei cigni. Qualcosa lo fa soffermare sulla chiesa delle Anime Sante. Lì suscitò il rimprovero del parroco per aver fatto troppo baccano durante una messa. Ricorda ancora i tempi in cui, sebbene ragazzino, aveva già le idee chiare sulla sua vita ed era molto ribelle perché nessuno le capiva davvero. Adesso una lacrima scende sul suo bel viso. Era molto attratto dalla cupola che coronava la chiesa, ma adesso non c’è più per intero. Come molte cose, è restata a metà, incompleta, eppure vive lo stesso, sta in piedi ugualmente.

    Decide di proseguire verso piazza S. Marciano, perché lì lo aspettano. Odia i giornalisti, ma a volte è utile raccontare: fa bene all’anima liberare i pensieri dai nodi che li legano ai ricordi dolorosi. Roberto è una delle persone che il terremoto del 2009 ha segnato nel cuore, e avrebbe pure altro da raccontare sulla sua vita in aggiunta a quel fatto terribile. La strage del terremoto, infatti, altro non è stato che il picco di una vita articolata. «Chissà se avrò voglia di rendere partecipe delle mie cose questa persona che vuole sapere da me soltanto notizie per attirare i lettori», pensa con una buona dose di fastidio. Un sorriso amaro sul volto di Roberto stenta a nascondere il suo dolore inaccessibile. Dal cortile interno del Duomo, una volta colorato e pieno di luce, si accede a Piazza S. Marciano, ormai diversa da com’era una volta. Le scarpette verde scuro del ragazzo si sporcano un po’ e gli conferiscono l’aspetto scomposto che fa da pendant con i capelli sempre arruffati. Sembra un adolescente. Il viso ancora liscio, malgrado un po’ di barba, le labbra carnose e rosee, gli occhi pieni di luce. San Marciano è uno degli edifici storici della città. Realizzata nel XVI secolo, con il portale e la sua grande fontana, è uno dei posti più caratteristici dell’Aquila. Roberto sorride al ricordo che due anni fa la vide stilizzata su Topolino. Come vorrebbe fosse ancora così bella. Le finestre circolari erano grandi e luminose, la fontana conteneva così tanta acqua che non entrava tutta dentro e usciva, scorrendo per le strade. Ricorda ancora l’odore di quelle strade bagnate, un effluvio dal sentore agreste.

    Una colomba si posa proprio sulla fontana e rimane lì per molto tempo. «Forse è lei la persona che deve fare l’intervista?», pensa. Roberto è proprio diventato un po’ matto. Sono le dodici e mezzo e inizia ad avere fame. «Questi giornalisti devono sempre farsi attendere. Potrei scappare adesso perché, alla fine, cosa importa quello che ho da raccontare alla gente. Molti non capirebbero neanche vagamente cosa significano certe cose, come non sapere se arrivi a domani. Domani, è stata tanto cantata questa canzone, ma nessuno sa che cosa fosse per noi il domani, solo gli aquilani possono comprendere. Spesso, quando una cosa non accade a noi, o meglio, non ci riguarda da vicino, non realizziamo neppure cosa voglia dire. Non significa essere privi di sensibilità, bensì limitarsi ad apprendere il fatto, la realtà, con una presa di coscienza marginale, distaccata, non del tutto consapevole. Ma com’è giusto che sia, perché se tutti avessero piena partecipazione emotiva a ogni catastrofe nel mondo, credo che gli psicologi si moltiplicherebbero in relazione al bisogno di molte più persone di farsi curare nevrosi e traumi. Una vocina fine si avvicina timidamente a interrompere le meditazioni di Roberto.

    «Ehm, signor Roberto, mi scusi tanto per il ritardo, sono la signora Alice. Se vuole, possiamo andare a mangiare qualcosa e poi iniziamo con calma la nostra conversazione. Vede, non voglio metterle pressione né fretta, so che certe cose non sono come una mappa concettuale da ripetere ed esporre a qualche professore. Signor Roberto, è così giovane lei! Posso darle del tu?»

    Roberto, che non aveva aperto bocca, sebbene sorpreso che lo abbia subito riconosciuto, le sorride. Ai suoi occhi Alice porta bene la sua età: è arzilla, alta e ben fatta, con capelli lunghi raccolti in una treccia, occhialini dai quali spiccano due occhi neri e dolci. Torna a sorriderle con calore, anche se a prima vista gli appariva troppo logorroica, abituato com’era a parlare poco, specie negli ultimi due anni, gli aveva subito fatto molta simpatia. «Alice, puoi benissimo darmi del tu. Incamminiamoci verso la pizzeria, però: i succhi gastrici stanno facendo un concerto nel mio stomaco, devo necessariamente mangiare qualcosa al più presto.» Roberto indica la macchina ad Alice e partono. La pizzeria non è molto lontana, così arrivano subito. «Allora ragazzo», comincia allegra Alice, «Mi hanno detto che hai ventinove anni e tanta vita da raccontare, com’è possibile?»

    Roberto sospira: «A volte non occorre essere anziani per avere esperienze significative alle spalle. Questa è sempre stata la mia idea. Molte volte i più grandi vantano esperienza e saggezza, e magari hanno vissuto di meno rispetto a un adolescente con un passato tortuoso alle spalle superato a mala pena, portandosi cicatrici e molto da insegnare agli altri. Credo sia questo il mio caso. A volte non mi ritengo così fortunato, devi credermi, perché a nove anni ho già fatto i conti con una realtà molto difficile che un bambino di quell’età non meriterebbe di vivere. Ma forse tutto questo non c’entra nulla con ciò che devo raccontarti, mi devi scusare, ma non posso fare a meno di evocare passaggi della mia vita che secondo me sono fondamentali, come in una catena, mi capisci? Però quando vado fuori tema, dimmelo, corro sempre questo rischio, me lo dicevano sempre i professori al liceo.» Alice sorride di gusto, trova davvero irresistibile questo ragazzo e non vede l’ora di conoscere la sua storia. Un ragazzo tanto affascinante e all’apparenza sereno come può aver vissuto tutti questi momenti difficili? Lo osserva incuriosita. Assomiglia molto a un suo nipote. Ragazzi che sembrano davvero aver vinto, vinto nella vita nonostante tutto, ai quali scorre il sangue nelle vene con forza e grinta e pronti a spaccare il mondo.

    «Caro Roberto, non sei assolutamente fuori luogo, caro, anzi, è giusto che la vita sia considerata come un’enorme catena in cui una cosa causa l’altra e nulla esiste se non c’è stato altro prima a permettere che si realizzasse. Sono proprio curiosa di conoscere la tua storia in tutta la sua interezza, sempre se tu vorrai aprirmi il tuo cuore.»

    A volte le persone affini si riconoscono al volo, che siano coetanei o no, giovani o anziani, maschi o femmine. Non è una cosa semplice da spiegare né da comprendere, eppure succede. Avviene una qualche alchimia che determina l’affinità tra anime che si riconoscono come sorelle o fratelli. Ecco, tra Alice e Roberto è accaduta proprio questa cosa. Roberto, in particolare, ha visto qualcosa in lei che gli ha fatto venire in mente le mamme dei suoi compagnetti di scuola: premurose, dolci, pronte ad ascoltare e comprendere. La mamma che lui non ha mai avuto. Adesso questa signora sembrava davvero partecipe emotivamente della sua vita e di quello che lui stava per raccontare e si sentiva tanto stupido nell’aver pensato anche solo un attimo di essersene potuto andare via da S. Marciano e che si trattasse dell’ennesimo giornalista anonimo, interessato solo a realizzare un articolo che riscuotesse successo. Alice era stata mandata dal cielo per consolarlo, per ascoltarlo e magari anche consigliarlo.

    «Avete deciso cosa ordinare, signori?» Una ragazza un po’ sgraziata si era avvicinata al tavolo con un block notes e una penna che agitava. Roberto si era dimenticato della fame, ma i succhi gastrici tornarono a farsi sentire. «Eccoli, ciao ragazzi, scusate se non vi ho considerato più.» E rivolgendosi alla cameriera: «Per me un piatto di lasagne al forno, un salmone e un’insalata, grazie.» Alice aggiunge: «Ci vai leggero, eh Roberto? Va bene, per me lo stesso! Dannazione, ogni tanto ci vuole!»

    La ragazza non era riuscita a scrivere neppure una riga. Alice stava per scoppiare a ridere nel vedere che era completamente rimasta ferma come un baccalà a fissare Roberto, la cui attenzione era rivolta da tutt’altra parte, verso un acquario di pesci che lo divertiva, ma la povera cameriera alla fine riesce a bisbigliare qualcosa: «Ehm, scusate, avete detto? Sì, allora, pasta con il salmone e poi?» A quel punto Alice non può trattenere le risate. Soltanto Roberto è assente in quel momento. «No cara, lasagne al forno, un salmone e un’insalata per entrambi.»

    Roberto a quel punto si alza per guardare più da vicino i pesciolini che nuotavano nel grande acquario blu, mentre la ragazza segue con molta attenzione i suoi movimenti e dice tra sé:

    «Lasagne al forno, salmone, insalata, lasagne al forno, salmone, insalata...»

    Alice si sta divertendo da matti. «Sei proprio un rubacuori, eh Roberto? Ma devo dire che sei anche molto distratto. Insomma, quella ragazza ti stava mangiando con gli occhi!»

    Roberto sorride e cambia argomento.

    «Iniziamo allora con questa storia? Ma ancora non mi hai detto bene a cosa ti serve conoscere le mie vicende e come mai hai scelto proprio me.»

    «Beh, caro Roberto, devo raccogliere delle testimonianze riguardo il terremoto di due anni fa e mi hanno parlato anche di te.»

    «Fantastico, sono famoso adesso?»

    «Inizia, bello, non perdiamo tempo, sono tutta orecchi e non preoccuparti, puoi raccontarmi tutto, non temere.»

    Mentre la ragazza spilungona si avvicinava e per poco non cadeva per servire le portate, quel ristorante sembrava diventare un luogo dotato di grande sacralità. Roberto aveva chiuso in sé stesso troppe cose, troppe emozioni, troppi segreti e adesso, per magia, riaffioravano fiumi di immagini, volti, parole, desideri che in quattro anni aveva avuto. Ma i suoi pensieri andavano anche più lontano: verso quell’infanzia così difficile, ma allo stesso tempo così magica... e ne stava parlando con una persona conosciuta da appena un’ora; eppure molte volte non conta quanto tempo sia passato, ma come e con chi lo si trascorre e Roberto questo lo aveva sperimentato numerose volte. La sua vita adesso gli scorreva proprio tutta davanti come un vecchio film. Era una strana sensazione, sentiva rabbia mista a dolore, gioia e tenerezza, delusione e grande soddisfazione. Alice aveva fatto bene a domandarsi: come è possibile vivere così tanto in 29 anni? È possibile.

    Desideria

    13 Agosto 1991. Desideria lega i suoi capelli color rame in una coda alta. Il suo piccolo le ha chiesto di portarla in piazza del duomo e così si prepara per uscire. È molto stanca e annoiata, ma di che cosa, però, non lo ha mai capito. Osserva la sua casa. Anni di sacrifici per costruire il loro piccolo castello, come lo chiamava Diego, ma a quale scopo? Il matrimonio può essere tanto eccitante inizialmente, ma dopo diventa monotonia, noia, sprofondando nell’abisso dell’abitudine. Sono questi i pensieri che da qualche anno annebbiano Desideria. La ribelle. Desideria che andava controcorrente, che non trovava dimora fissa, che cercava sempre nuove emozioni. Si chiede spesso il perché si è sposata. Forse perché, come ogni cosa nuova all’inizio, attira la nostra attenzione e ci ipnotizza. Forse, però, non è giusto davanti al piccolo Roberto trarre queste considerazioni. Lui e Gemma sono stati due doni del cielo per lei. E forse non era poi una così pessima mamma. Si guarda allo specchio che a stento riesce a inquadrare la sua grande persona. La coda è venuta malissimo. Poco importa. Sono tante le cose sbagliate nel mondo. Gli occhi verdissimi segnati da due occhiaie e nel viso un colorito un po’ spento la fanno assomigliare a quelle storie di vampiri che tanto piacciono a lei. «Forse non avrei dovuto prendere quella pasticca ieri», pensa la donna con aria trasognata. Tossicodipendente da quando è nata Gemma, si dice per depressione post partum. L’idea di un’altra creatura la esaltava, ma forse sarebbe stata la piccola a fortificare e aiutare lei che il contrario. «Non sono mai stata una roccia. E avere figli non è poi così semplice.» Arriccia il naso. Ha bisogno di un po’ d’aria. Sì.

    «Mamma, mamma, io sono pronto ma non trovo mister Bob... non posso uscire senza di lui...»

    Roberto si avvicina incerto alla sua camera. Una volta lei gli ha proibito di metterci piede e non gli ha mai voluto spiegare il motivo. Desideria si gira verso il figlio con un’aria stanca. «Amore, mister Bob è diventato una pezzuola per pulire il bagno. Rassegnati. Adesso andiamo.» A volte i bambini restano sospesi tra un pianto a dirotto e un grido soffocato. Sono scene di enorme tenerezza. Con i calzini ai piedi e soltanto una magliettina addosso, Roberto scappa via dalla camera. Desideria lo raggiunge e lo prende in braccio. «Stupidino che non sei altro, la mamma scherza! Devi imparare a non credere a tutto quello che ti dicono, perché al mondo non puoi fidarti di nessuno, ma proprio di nessuno davvero. Neanche di te stesso. Verrà un giorno, infatti, in cui prometterai una cosa a te stesso e non la manterrai. Sappilo.»

    Piazza Duomo. Piena di macchine e colombe. Se si potessero dire solo tre parole per descriverla, sono: fontana, colombe, macchine. Due ragazzi si baciano seduti sul gradino della chiesa delle Anime Sante e una vecchietta che entra per la messa li guarda con disprezzo, come se davanti agli occhi di Dio stessero facendo un gravissimo peccato nell’amarsi. Il sole colpisce con i suoi raggi i finestrini della macchina e Desideria prontamente abbassa gli occhiali da sole che teneva in testa.

    «Potevamo quasi andare a piedi da via S. Flaviano... mannaggia a questo traffico!»

    Roberto guarda sua mamma, quanto è bella, pensa. Anche se il piccolo dice a tutti i suoi amici che è un po’ strana, anche se a volte deve cucinarsi qualcosa da solo per lui e la sorella perché lei dorme e il papà è al lavoro, anche se non lo va mai a vedere quando gioca a tennis, anche se si dimentica di lavargli le magliette e ci deve pensare zia Bianca, anche se a volte resta per ore a fissare il muro e non risponde alle sue domande e a quelle di Gemma. A un certo punto le chiede timidamente:

    «Mamma, ma Gemma torna tardi oggi? Perché mi manca. Sta sempre dalle sue amiche!»

    Desideria non risponde. Roberto sa perché Gemma lo fa. Gli ha confidato in gran segreto con la promessa di non dirlo a nessuno che la sua vera mamma è Gloria, la mamma della sua migliore amica Rosa, ma Roberto non ci crede, sa che lei è sua sorella e Desideria la loro vera mamma.

    «Forza, campione, scendi o dormi?»

    Roberto ama Piazza Duomo. Gli piace correre attorno alla fontana e poi dare da mangiare ai piccioni, contare gli scalini della chiesa e scenderli a piccoli saltelli, ha anche tanti amici che vengono lì a giocare e lui non sta un attimo fermo. «Mamma, me lo compri lo zucchero filato?»

    Desideria odia lo zucchero filato. Roberto si sporca sempre le manine e i capelli, per non parlare di quante volte le ha rovinato gli abiti nuovi. «No, tesoro, oggi hai mangiato troppi dolci, tu e la tua mania dei dolci! Come devo fare? Non sei un bimbo normale, scemino!»

    Roberto amava davvero i dolci, soprattutto i gelati. Trovava ci fosse qualcosa di magico nel gelataio che gli faceva un cono e metteva i biscottini e le decorazioni nelle coppe gelato. Gli brillavano gli occhi quando entrava in un bar o in una gelateria. Lo colpivano i mille colori dei vari gusti e tutti i nomi strani che i più creativi pasticceri gli davano. Amava anche il rumore della macchina che macinava il nuovo caffè e l’odore che si diffondeva in tutto il bar. Anche se era troppo amaro per lui, il caffè gli piaceva con il latte. Una volta a scuola la maestra assegnò un tema: «Chi è la persona che ammiri di più e perché.» Indistintamente tutti i bambini descrissero uno dei loro genitori, tranne lui, che scrisse:

    «La persona che ammiro di più al mondo è Tony, il barista che ha il bar vicino via Cavour, perché è un genio delle granite. Fa quindici gusti e sono i più buoni della città. I suoi gelati, poi, sono molto creativi e originali, fanno venire l’acquolina in bocca! Mi piace, inoltre, quando diventa lo psicologo delle persone che gli confidano i loro segreti. È molto bravo e buono, ha sempre il sorriso pronto e quando mangi un suo bellissimo gelato entri in un altro mondo.» Tutta la classe si mise a ridere, ma la maestra apprezzò davvero le parole del piccolo.

    Desideria odia il sole quando è così alto e fastidioso. Odia correre con Roberto che non sta un attimo fermo, così lo affida ai suoi amichetti che sono seguiti con scrupolo dalla mamma di Antonio, il migliore amico del figlio.

    «Ma come fa quell’oca starnazzante di Claudia a stare appresso a quei mocciosetti, seguendoli in ogni passo? Io mi sarei subito scocciata

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1