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Il Lascito di Marsilio Ficino
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Il Lascito di Marsilio Ficino

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Dal piccolo pertugio presente nel mio candido essere, malsana la mente vuole dar vita al pensiero, il pensiero pratico di una formica che vuol parlare di elefanti. Ciò che luccica attrae la golosa gazza, e dalla limitatezza della mia umana condizione riempirò queste pagine del mio personale contributo alla divulgazione di quella grande figura chiamata Marsilio Ficino, l'atto è quello di introdurre alle opere e al grande contributo dato all' umanità da costui, faro indelebile nel tempo e nello spazio.
LanguageItaliano
Release dateMar 2, 2017
ISBN9788826033853
Il Lascito di Marsilio Ficino

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    Il Lascito di Marsilio Ficino - Arkay

    Arkay

    IL LASCITO DI MARSILIO FICINO

    Introduzione alla vita e alle opere

    UUID: eeccdf0c-ff57-11e6-946e-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

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    NON VI È NULLA DI NASCOSTO CHE NON SARÀ RIVELATO

    E NULLA DI OCCULTO CHE NON SARÀ CONOSCIUTO.

    QUELLO CHE DICO A VOI NELLE TENEBRE,

    DITELO NELLA LUCE E QUELLO CHE UDITE ALL’ORECCHIO,

    PREDICATELO SUI TETTI.

    (Matteo 10,26-27)

    INTRODUZIONE

    Alla vita e alle opere del Maestro

    « Ai tempi nostri la divina Provvidenza ama far poggiare la religione sull'autorità razionale della filosofia,

    fin quando al tempo stabilito, come ha già fatto una volta,

    la confermerà ovunque con i miracoli.

    Per ispirazione quindi della Provvidenza abbiamo interpretato il divino Platone e il grande Plotonio. »

    Marsilio Ficino, Introduzione alle Enneadì 1492

    Dal piccolo pertugio presente nel mio candido essere, malsana la mente vuole dar vita al pensiero, il pensiero pratico di una formica che vuol parlare di elefanti. Ciò che luccica attrae la golosa gazza, e dalla limitatezza della mia umana condizione riempirò queste pagine del mio personale contributo alla divulgazione di quella grande figura chiamata Marsilio Ficino, l'atto è quello di introdurre alle opere e al grande contributo dato all' umanità da costui, faro indelebile nel tempo e nello spazio.

    Nato dal medico personale di Cosimo il Vecchio, Marsilio studia a Firenze per poi apprendere le prime nozioni di greco da Francesco da Castiglione. Con probabilità il suo primo maestro di filosofia è Niccolò Tignosi medico aristotelico autore di De anima e di un De ideis, conseguenza di questi insegnamenti è la sua Summa philosophiae, un gruppo di scritti in latino dedicati a Michele Mercati elaborati intorno al 1454; la frammentaria opera tratta di fisica e di logica, di Dio e di aliae multae quaestiones. Nella dedica all'amico scrive di volerlo introdurre «a quegli studi che devono impegnare la nostra età, secondo la regola del nostro Platone». Studia Epicuro e Lucrezio scrivendo intorno al 1457 i Commentariola in Lucretium, che distruggerà nel 1492. Nei seguenti scritti noti come De voluptate ad Antonium Calisianum, De virtutibus moralibus e De quattuor sectis philosophorum, tratta di questioni morali e dell'anima riportando opinioni platoniche, aristoteliche, epicuree e stoiche. Nel' exercendae memoriae gratia, crea un esercitazione mnemonica senza far uso di pretese sistematiche. Nel 1456 scrive vari libri di Institutionum ad platonicam disciplinam, perduti, tratti da fonti latine e per questo motivo trascurati, in seguito sembra che il suo interesse al platonismo abbia indotto l'arcivescovo fiorentino Antonino Pierozzi, preoccupato di possibili deviazioni del Ficino verso eresie platoniche, a consigliargli di studiare sia medicina a Bologna sia l'opera di Tommaso d'Aquino. Ma la permanenza a Bologna dal 1457 al 1458 testimoniata da Zanobi Acciaiuoli, non è documentata e resta certo l'ininterrotto interesse del Ficino per la filosofia platonica e neo-platonica. Intorno al 1460 traduce Alcinoo, Speusippo e i versi attribuiti a Pitagora e l'Assioco attribuito a Senocrate. Traduce gli inni di Orfeo, di Omero, di Proclo e la Teogonìa di Esiodo, riceve in dono da Cosimo de Medici un codice platonico e una villa a Careggii, che diverrà nel 1459 sede della nuova Accademia Platonica, fondata dallo stesso Ficino per volere di Cosimo, con il compito di studiare le opere di Platone e dei platonici, al fine di promuoverne la diffusione. Qui inizia la traduzione nell'aprile del 1463 dei Libri ermetici, i testi portati in Italia dalla Macedonia da Leonardo da Pistoia. La sua opera di traduzione avrà un notevole influsso nel pensiero rinascimentale europeo.

    Il Ficino vede in quella sapienza antica la presenza di una grande rivelazione, di una pia philosophia che si è attuata nel Cristianesimo ma della quale l'umanità di tutti i tempi è sempre stata partecipe. Nella dedica a Cosimo, scrive che Ermete Trismegisto per primo disputò con grandissima sapienza della maestà divina della gerarchia degli spiriti. Esiste dunque secondo Ficino, una concorde e antica tradizione teologica che nasce con Ermete e culmina con Platone. La pia filosofia antitetica alle correnti di pensiero atee e materialiste, si propone di sottrarre l'anima dagli inganni dei sensi e della fantasia per elevarla alla mente; questa percepisce la verità, riconosce l'ordine di tutte le cose sia esistenti in Dio che emanate da Lui, grazie all' illuminazione divina affinché l'uomo, tornato fra i suoi simili, possa renderli partecipi delle verità rivelategli dalla fonte divina. La sua traduzione latina del Corpus hermeticum già tradotta in volgare nel 1463 da Tommaso Benci, viene stampata nel 1471 e nel 1463 inizia la traduzione latina dei dialoghi platonici, aggiungendovi nel tempo i suoi preziosi commenti.

    POIMANDRES

    Pimandro

    Il Poimandres è un'opera in quattordici libri scritta in lingua greca antica e facente parte del Corpus Hermeticum. Fu tradotto solo nel 1463 da Marsilio Ficino e tratta della creazione. L'opera è una sorta di cammino iniziatico attraverso il quale il fedele viene condotto alla comprensione del nous ed alla rinascita in Dio, mediante l'insegnamento del suo messaggero Ermete Trismegisto. Secondo uno dei principi cardine della dottrina ermetica infatti l'uomo deve compiere un viaggio per liberare dai vincoli terreni la parte divina (l'intelletto) insita in lui e giungere alla salvezza, rappresentata dal logos, la verità del Poimandres.

    Mentre un giorno io riflettevo sugli esseri e il mio pensiero s'era elevato e tutte le mie sensazioni s'erano assopite - come avviene a chi è immerso nel sonno per sazietà, per lussuria o per stanchezza - mi parve che un essere immenso, senza limiti, mi chiamasse a nome e mi dicesse :

    Che cosa vuoi udire e vedere che cosa vuoi apprendere e conoscere?

    E chi sei tu ? dissi io.

    Io sono - rispose - Pimandro , l'Intelligenza suprema. Io sono quel che tu vuoi e dovunque io sono con te .

    Io voglio - dissi - essere istruito sugli esseri, comprendere la loro natura e conoscere Iddio .

    Raccogli nel tuo pensiero tutto quello che vuoi sapere - mi disse - chè io t'istruirò .

    Ciò detto, egli mutò di forma e allora, subitamente, tutto mi fu chiaro ed io vidi uno spettacolo prodigioso. Tutto diventava una dolce e gaia luce la cui vista mi rallegrava. Ma tosto discesero tenebre cupe e orribili di forme tortuose: mi parve che queste tenebre mutassero in non so quale natura umida indicibilmente sconvolta esalante fumo come da fuoco ed un rumore indescrivibile, lugubre. E ne uscì un grido inarticolato che sembrava la voce stessa della luce. Una parola santa discese dalla luce sulla natura e un fuoco puro si sollevò dalla natura umida verso l'alto, ed

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