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Gli ultimi Soldati: libri Asino Rosso
Gli ultimi Soldati: libri Asino Rosso
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Ebook755 pages11 hours

Gli ultimi Soldati: libri Asino Rosso

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About this ebook

Anno 2018, città di Anthinora, Sala della Federazione Mondiale; tutte le nazioni del mondo sono riunite in un summit della massima importanza, per definire gli ultimi dettagli di una decisione presa mesi prima, che darà inizio a un conflitto armato di proporzioni planetarie, ma che verrà combattuto in un modo totalmente diverso dai canoni bellici a cui il mondo è già ampiamente a conoscenza a causa di decenni di guerre sparse in vari punti del pianeta di cui sono stati spettatori. I motivi che hanno portato a questa terribile decisione sono dovuti ad anni di incomprensioni politiche tra le Nazioni più potenti, che ha portato a una crisi economica mondiale senza precedenti. Ecco quindi aprirsi uno scenario completamente nuovo nell’affrontare i contrasti che continuano dalla notte dei tempi a segnare, non solo la vita degli esseri umani, ma anche quella di tutti gli altri organismi viventi di questo Pianeta. E a farlo sarà l''idea di un uomo, la quale aprirà nuovi scenari bellici e rivoluzionerà tutto il sistema sociale che ha accompagnato gli esseri umani nelle ultime centinaia di anni, ma senza, purtroppo, riuscire a impedire lo scoppio della terza guerra mondiale. Questo è l’ultimo racconto di guerra … non ve ne saranno altri.
LanguageItaliano
PublisherDavide Grandi
Release dateFeb 24, 2017
ISBN9788826029801
Gli ultimi Soldati: libri Asino Rosso

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    Gli ultimi Soldati - Davide Grandi

    Davide Grandi

    Gli ultimi Soldati

    UUID: 72c34eda-faa4-11e6-8cf8-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Nota editoriale

    Dedica

    INTRODUZIONE

    NOTTE DI CAPODANNO

    LA LETTERA

    LA CASERMA

    I DIECI SOLDATI

    LE FAMIGLIE

    LA CAMERATA

    L' ADDESTRAMENTO

    IL CONFLITTO

    LA CONVALESCENZA

    RITORNO ALLA ZERTIAN

    ANNO 2034

    Ringraziamenti

    Nota biografica

    Catalogo libri Asino Rosso

    Nota editoriale

    Asino Rosso giornale blog

    Davide Grandi, Gli ultimi soldati

    edizioni A.R. (libri Asino Rosso 04)

    a cura di Roberto Guerra

    http:/asinorossoferrara.blogspot.com

    Cover Gli ultimi soldati

    by Angela Crescenti, 2017

    Dedica

    CHE I BUONI SENTIMENTI

    ABBIANO SEMPRE LA MEGLIO

    SUI CATTIVI PENSIERI

    In realtà le dediche di questo romanzo sono due: la prima va a Paolo, un mio carissimo amico d'infanzia che ho perso di vista all'età di 12 anni a causa di un trasferimento di residenza della sua famiglia e che non sono più riuscito a rintracciare; la seconda dedica va al mio piccolo Vudo, un pastore tedesco a cui ho voluto un bene pari a quello che si può avere per un figlio, il cui ricordo mi accompagna ogni giorno.

    Davide Grandi

    INTRODUZIONE

    02 ottobre 2018. Centinaia di mezzi terrestri e aerei sono impegnati da oltre tre mesi in una parte deserta del pianeta, nella costruzione di una struttura di proporzioni immense. Un elicottero sta sorvolando la zona con a bordo alcuni alti ufficiali militari di diverse nazioni:

    - Così sarebbe questa la struttura?!

    - Sì, è lei.

    - E qualcuno ha già pensato ad assegnargli un nome?

    - Qualunque nome le daremo sarà ricordato da tutte le genti del mondo.

    - Già. Allora è proprio deciso, si farà qui!?

    - Certo, anche perché qualunque altra soluzione avrebbe comunque peggiori conseguenze.

    - Allora non resta altro da fare che decidere la data di inizio e definire gli ultimi dettagli.

    - Sì, all'ultimo summit metteremo in chiaro tutto.

    - Va bene. Penso che abbiamo visto abbastanza, possiamo tornare indietro. Pilota? Ci porti alla base.

    Atterrati alla base gli alti ufficiali, prima di salutarsi, si accordano e fissano due date dove riunirsi nuovamente: la prima a novembre, per fare il punto della situazione, e la seconda a fine dicembre, per decidere la data in cui tutto avrà inizio. Uno di questi, il Generale Capo di Stato Maggiore dello Stato di Minerva, Peter Rendal, raggiunge una jeep che lo attende poco distante. Dal lato guida scende un ufficiale di grado inferiore che gli apre la portiera:

    - Grazie Capitano. Andiamo all'aeroporto, rientriamo in patria.

    Dopo aver fatto accomodare l'altissimo ufficiale sul sedile anteriore del passeggero, il Capitano chiude la portiera e si mette alla guida. Dopo un paio di minuti che sono partiti, vedendo il Generale Rendal sopra pensiero, il Capitano, preoccupato, gli rivolge una domanda:

    - Tutto bene, Generale?

    -Sarebbe potuto andare meglio, ma nonostante tutto, questo è il modo migliore per affrontare quello che verrà. Quando sarà il momento, Eric, ti spiegherò tutto più chiaramente, sei il mio migliore amico, non potrei tenerti all'oscuro di una cosa così importante; per ora però posso solo dirti che a novembre ci sarà un summit della massima importanza dove saranno messe in chiaro tante cose e dove si parlerà della soluzione che si è deciso di adottare per affrontare questa crisi che da alcuni anni sta flagellando il mondo. Oggi, appena rientrati in patria, mi accompagnerai subito al Palazzo del Parlamento, devo comunicare le ultime decisioni che sono state prese questa mattina. Bisogna mettere in moto al più presto la macchina organizzativa nazionale per far sì che all'ultimo summit, stabilito per la fine di dicembre e in cui sarai tu a farmi da autista, sia tutto pronto. Dopo di che ti metterò al corrente di come stanno le cose.

    - Ti ringrazio amico mio, aspetterò con ansia quel momento.

    La jeep continua il suo percorso verso l'aeroporto militare, che dopo alcuni minuti si inizia a intravedere in lontananza, dove ad attendere i due Ufficiali c'è un aereo pronto per decollare verso Minerva.

    NOTTE DI CAPODANNO

    Capitolo 1

    Mercoledì, 01 Gennaio 2019, notte di Capodanno. Come da tradizione millenaria, in quasi tutto il mondo si dà l'addio al vecchio anno festeggiando l'arrivo del nuovo. A Falcoria, capitale del piccolo stato di Minerva, la cui popolazione totale non va oltre i tre milioni di abitanti, ha finito di nevicare da poco, dopo due giorni di precipitazioni intense. La città, circondata dalle colline, offre uno spettacolo suggestivo. In un modesto appartamento di periferia, al quarto ed ultimo piano di una vecchia palazzina, terminato il classico cenone, amici e parenti festeggiano il nuovo anno con un brindisi; a fare da contorno a questa lieta serata ci pensano i fuochi d'artificio esplosi nella piazza centrale della città . Un San Silvestro tutto sommato normale, se non fosse per l'annullamento improvviso e inaspettato del consueto discorso di fine anno che il Presidente avrebbe dovuto tenere in diretta televisiva, aumentando così le preoccupazioni che i suoi concittadini hanno riguardo le crisi politica, economica e sociale, che da alcuni anni sono causa di attriti tra molti paesi e di continui scontri militari tra alcune nazioni del mondo. Il differente credo religioso, inoltre, non faceva altro che alimentare questa tensione mondiale giunta ormai al limite. Il mondo era ormai diventato una polveriera, sarebbe bastata una scintilla per farlo esplodere.

    Korey, un giovane e sensibile ragazzo di venticinque anni, molto preoccupato per quello che sta succedendo nel mondo, non riesce a pensare ad altro. Così, pur essendo circondato da un clima festoso, preferisce ritirarsi nella tranquillità della sua stanza. I suoi genitori soffrivano molto nel vedere la tristezza che ultimamente si era impressa nello sguardo del loro unico figlio; ogni tanto i loro occhi cercavano i suoi inviandogli qualche sorriso di complicità per non farlo sentire solo, ormai era da un po' di tempo che questo stato d’animo lo pervadeva. Quale genitore non vorrebbe vedere il proprio figlio felice, o per lo meno sereno!? Però, come intervenire in suo aiuto, quando non si comprende la causa della sua infelicità?

    Il padre di Korey va verso la stanza del figlio, davanti alla porta chiusa si sofferma un attimo, forse dovrei lasciarlo stare, pensa, ma il cuore di un padre non riesce a rimanere nel dubbio a lungo sulle condizioni di un figlio, così decide di bussare alla porta:

    - Ehi topolotto, posso entrare? … Te lo fai un brindisino col tuo paparino?

    - Un brindisi?

    - Sì, beh … lo so che un buon padre non dovrebbe cercare di convincere il proprio figlio a bere, ma è Capodanno, e tu piccolo mio non sembri nemmeno essere qui!

    - Hai ragione, è che sto passando un periodo decisamente difficile, ma non preoccuparti papà, passerà.

    - Tu sei mio figlio, come potrei non preoccuparmi? Vorrei provare a parlare con te per vedere se insieme riusciamo a trovare la causa di questa tua tristezza e, magari, anche una soluzione.

    - Le cause sono tante papà e sono davanti a tutti noi ogni giorno, solo che in molti preferiscono far finta di non vedere. Occhio non vede, cuore non duole sembra il detto più in voga in questi ultimi vent’anni.

    - Sì, è vero ragazzo mio, è come se tra la gente si sia sparso un virus che allontana tutti dai valori essenziali, quei valori che fanno da colonna portante in una società civilizzata e dotata di buoni sentimenti, cosa che in questo terzo millennio dovrebbe essere la regola. E' come se tutti i popoli siano pervasi da un qualunquismo esagerato, che non solo spaventa, ma fa sentire tutti anche più soli.

    - Allora sarai d'accordo con me che c’è chiaramente qualcosa che non va in questa società.

    - Certo che lo sono! E se non si trova la causa che ha generato questo male, non troveremo nemmeno la cura per debellarlo.

    - E' proprio questo che ogni giorno mi tormenta, comprendere cosa ha portato la gente a diventare così menefreghista e fredda. Perché quando le persone si guardano tra loro invece di vedere un amico, un alleato, una parte della stessa comunità, vedono un ipotetico nemico? Come se questi fosse una minaccia!

    - Vedi Korey … la gente è diventata così col tempo, questo malessere e questo cinismo si sono propagati proprio come un virus, contagiando tutti.

    - La mia paura pa' è che tutto questo possa degenerare fino a portare alla perdita di controllo della situazione. Tu sai meglio di me, avendo visto molte più lune, che tutto questo malessere e questa tensione mondiale possono causare un conflitto molto esteso.

    - Il rischio c'è, è inutile negarlo, ma sono sicuro che ci sono altre persone che la pensano come noi due, per questo vivo nella speranza che si attivi un altro virus, uno buono intendo, un virus che vada in contrasto con quello già esistente, magari più forte e più veloce nel contagio.

    - Come lo vorrei anch'io pa'!

    Korey, spinto dalla voglia di uscire un po' di casa, decide di alzarsi dalla poltrona:

    - Oooh Santo cielo, a stare appollaiato su questa poltrona mi si sono intorpidite le gambe! Vado a sgranchirmele un po' in bicicletta.

    - In bicicletta?! Con le strade messe così?! Ma, hai visto quanta neve è caduta?!

    - Sì,ma sono già passati gli spazzaneve e la strada è abbastanza percorribile.

    - Non ne sarei così sicuro, secondo me sono scivolose e pericolose.

    - Può darsi pa', ma ho bisogno di uscire un po'. Starò attento, promesso.

    - Aaah, va bene, mi raccomando però, occhi aperti, non è impossibile stanotte trovare qualcuno in auto che abbia alzato un po' il gomito.

    - Tranquillo, terrò gli occhi aperti, ci vediamo tra un po', non starò via molto, giusto il tempo di fare gli auguri ai miei amici; comunque se ritardo ti chiamo. Dì alla mamma di non stare in pensiero, ciao pa'.

    - Ciao topolotto.

    Mentre scende le scale, Korey si ferma al primo piano e suona al campanello dell’appartamento dove abita una sua cara amica, con la speranza che anche a lei faccia piacere andare a fare un giretto dagli amici a scambiare due chiacchiere e farsi gli auguri. Gli apre la madre.

    - Ciao Korey!

    - Ciao Rossella, auguroni!

    - Grazie bello! Auguroni anche a te! Scommetto che cerchi Francy!

    - Indovinato! E' in casa, vero?

    - Certo che è in casa, dove vuoi che sia! Se non sei tu a trascinarla un po' fuori lei da quella stanza non uscirebbe mai, prima o poi su quel letto ci fa le radici.

    - Mi sa anche a me! Ora però non ti devi preoccupare, qui c'è Korey, il giardiniere tuttofare, nessuna radice può resistermi.

    - Ecco, bravo Korey, sradicala e portatela via, ma attenti alla strada, stanotte la gente …

    - Lo so, ci sarà gente alticcia in giro ... tranquilla, avremo gli occhi anche di dietro. Bisogna poi vedere se e a quella pianta grassa gli va di venire a fare un giro in bici. Potevamo approfittarne per fare gli auguri a Rico e a Elisa.

    - Ti ricordo che è appena smesso di nevicare!

    - Sì sì, lo so Rossella, ma le strade sono già pulite.

    - Se lo dici tu!

    - Non metterti pensieri, staremo attenti. Vado a svegliare la donzella dal suo torpore.

    - Ecco, bravo. Mi raccomando, se tardate fatemi uno squillo.

    - A volte tu mi fai paura, lo sai?!

    - Perché?

    - Hai detto per filo e per segno le stesse cose che mi ha detto mio padre pochi minuti fa, prima di uscire di casa. Non è che vi siete messi d’accordo, vero?

    - Certo che sì! E, se non obbedite agli ordini dei vostri genitori preparatevi ad una settimana senza ciambelle.

    - Questo è un colpo basso, non puoi!

    - Tu dici? Vuoi vedere?

    - No, dai! Staremo attenti e useremo giudizio, promesso!

    - Mmm … e va bene, mi hai convinto. Ora prendi mia figlia e portala fuori di qui, è un ordine. Anche perché ho visto un ragnetto che stava facendo scendere i fili della ragnatela tra la sua schiena e la sponda del letto.

    - Ah ah ah ah, vado.

    Korey bussa un paio di volte alla porta della camera di Francy:

    - Sono io Francy!

    - Lo so, ti sentivo mentre parlavi con mia madre. Entra, dai.

    - Ciao mia dolce donzella, hai sentito cosa ha detto tua madre?

    - Come potrei non averla sentita, ha una voce che quando parla la sentono anche nei palazzi di fronte! Praticamente gli affari miei li conosce tutto il vicinato.

    - Ah ah ah ah, è vero, tua madre ha una voce pazzesca. Ora scrostati da quel letto, andiamo a fare un salutino ai ragazzi.

    - Mai una sera che riesco a stare tranquilla

    - Ma se sei sempre in casa!

    - E allora? E' forse un reato stare bene in casa propria?

    - Per tua madre sì. E lei in questa casa è il pubblico ministero.

    Mentre i due ragazzi parlano non si accorgono che Rossella è davanti alla porta:

    - Ho sentito tutto. Dio che bravo amico che hai tesoro, puoi stare fuori anche fino all'alba, con un così bravo ragazzo non ho motivo di preoccuparmi. Tieni Korey, prendetevi con questi soldi una cioccolata calda e non portarmela a casa prima dell'alba.

    - Sei sempre la solita, mamma. Lo sai che non è carino ascoltare?!

    - Fammi causa! Korey? Cosa aspetti a portartela fuori da qui??

    - Agli ordini Rossella! Forza, Francy, andiamo.

    - Ma voi due non siete mica a posto! Papàààà?

    - Che succede Chicca?

    - La mamma vuole mandarmi fuori con questo sconosciuto e non mi vuole rivedere prima dell'alba!

    - E' vero, Rossella?

    - Sì amore, volevo stare un po' da sola con mio marito, ma se a lui non va di giocare un po' con sua moglie … lei di certo non lo costringe. Le dispiace solo perché aveva bisogno di un suo parere su un completino intimo che aveva comprato nel pomeriggio.

    - Ah sì?? Di che colore?

    - Se te lo dico ti rovino la sorpresa!

    - Ma cosa state dicendo? … Korey, mi passi le scarpe per favore? … Korey??

    - Eh … Sì … Dimmi, Francy.

    - Siccome le scarpe sono sotto la tua sedia, me le potresti allungare? Grazie!

    - Aspetta un secondo, mi interessa quello che si stanno dicendo.

    - Korey??

    - E che cavolo! Tieni.

    - Forza ragazzi che la notte è ancora lunga.

    - Ancora lunga? Guarda tesoro che non c'è bisogno che tornino all'alba.

    - A no?

    - Noo! Ragazzi, Rossella sta scherzando, se volete rientrare prima va benissimo, anzi.

    - Tranquilli, non faremo molto tardi. Penso che tra un paio d'ore saremo già di ritorno. E comunque se ritardiamo vi avvisiamo.

    - Va bene ragazzi.

    - Se vi dovesse venire freddo fermatevi in un bar e bevetevi una buona cioccolata calda.

    - Cioccolata? Hanno mangiato dolci fino adesso e pensi che abbiano voglia anche di una cioccolata? Magari con gli amici dopo vanno ad una delle feste che ci sono sparse un po' per tutta Falcoria.

    - Ad una festa? E di chi?

    - Ah già, e di chi? Non è che mi andate a quelle feste di sballati, eeh?

    - Ma no, Lorenz, andiamo a casa di Rico e Elisa, giusto per fargli gli auguri.

    - Va bene, mi raccomando Korey, la affido a te.

    - Mi affidi a lui?! Ma non sono mica una bambina!

    - Dai, andiamo fuori di qui poppante, o dico ai tuoi che te le suonino e che ti mettano a letto senza favoletta.

    - Korey?! … Vuoi che ti ci mandi?

    - Dai ragazzi, non state a discutere! Andate a salutare i vostri amici, altrimenti arriva l'alba che siete ancora qui.

    - Ho capito: i miei genitori vogliono stare da soli! Andiamo Korey, a questo punto sono io che voglio uscire.

    - Grazie per la comprensione Chicca, mi raccomando occhi aperti e pensate che in bici siete trasparenti.

    - Ascolta tuo padre, Francy, anche tu Korey. Gli automobilisti spesso non prestano attenzione ai pedoni e ai ciclisti.

    - State tranquilli, ci teniamo alla pelle. Ve la riporterò ad un orario decente.

    - Bravi i miei due bambini. Divertitevi e fate gli auguri da parte nostra ai vostri amici e alle loro famiglie, ciao topolini.

    - Ci vediamo Lorenz, ciao Rossella.

    - Ciao ma', ciao pa'.

    - Ciao topolina.

    I due giovani aprono la porta di casa, scendono i pochi gradini che separano il primo piano dall'entrata condominiale ed escono:

    - Oooh … finalmente fuori, c'è un caldo in casa tua che è soffocante, ma quanto lo tengono alto il riscaldamento?

    - E' mia madre che ha sempre freddo, pensa che d'estate, quando va a letto, usa il panno per coprirsi!

    - Il panno?? Tuo padre deve avere davvero una soglia di sopportazione davvero molto alta, altrimenti non si spiega come faccia a sopportare tutto quel caldo.

    - E' vero, infatti, ha una gran pazienza.

    - Devo dire però che sono una bella coppia. Si vede lontano un miglio il bene che si vogliono. Ed è un pezzo che stanno insieme.

    - Già. Pensa che si conoscono da quando erano piccoli, giocavano sempre insieme, finché a sedici anni hanno scoperto che esistevano anche altri tipi di giochi; l'amore e il tempo hanno fatto il resto.

    - Della serie e vissero felici e contenti.

    - Penso sia proprio così. E i tuoi, Korey? Da quanto tempo è che si conoscono?

    - E' la prima volta che parliamo dei nostri vecchi, eppure ci conosciamo da tanti anni!

    - A pensarci bene è vero. Chissà, forse è perché fino adesso l'argomento non ci è mai interessato.

    - Probabilmente è così.

    - Dai, dimmi, da quanto si conoscono?

    - Dai tempi dell'accademia. Entrambi frequentavano l'accademia aeronautica: lei voleva diventare assistente di volo e lui pilota. Alla fine mio padre è diventato meteorologo e lei assistente tecnico di volo. Per stargli vicino è andata a lavorare nella torre di controllo dello stesso aeroporto dove lavorava lui.

    - Una coppia da applauso anche quella dei tuoi genitori, non c'è che dire!

    - E' vero, hanno avuto però anche dei momenti di vera crisi, qualche anno fa mia madre stava addirittura per andarsene! Credo per via di un altro uomo. Non che tradisse mio padre, ma penso si fosse presa una sbandata per un loro collega che lavorava in torre di controllo con lei.

    - Cavolo! E come è finita?

    - E' finita che mio padre fin dai tempi dell’accademia aveva una tipa che lo filava, era proprio persa per lui, il destino ha voluto che una sera, mentre papà smontava di servizio, la incontrò nel parcheggio, anzi, fu lei che riconoscendolo lo chiamò. Mio padre al momento non la riconobbe, poi guardandola bene gli tornò in mente chi fosse, e si accorse che era anche diventata bellissima. A quel punto lui smise di preoccuparsi di ciò che provava mia madre per il collega ed iniziò a pensare a quella donna. La invitò addirittura a cena. Non ti dico mia madre! Quando ha visto che a causa della sua sbandata per il collega, stava per perdere l'uomo della sua vita, si è incollata a lui, pregandolo di non rivedere più quella donna. Per qualche giorno mio padre fece finta di ignorare la sua richiesta, ma poi lasciò perdere quella bella pupona e rimase con mia madre. Ma ti posso garantire che gliela fece sudare tutta quella sua infatuazione. Comunque devo dire che sono stati bravi, perché non hanno gettato via il loro rapporto come fanno molti, ma al contrario hanno lottato per salvarlo. Questo li ha uniti più di prima.

    - Di sicuro il rapporto dei tuoi genitori non è stato noioso.

    - Lo penso anch'io. Ora però hanno un'altra preoccupazione: io. Temono che stia covando una forte depressione.

    - Beh, non hanno tutti i torti, tu sei per natura ansioso, e non è la prima volta che ti isoli per dei mesi. Non vuoi vedere neanche i tuoi amici!

    - Lo so, ma stavolta è diverso, qui le ansie non c’entrano molto, sono preoccupato per qualcosa di reale, e per reale intendo questa crisi per la quale tutto il mondo sta soffrendo.

    - D’accordo, ma sono anni, ormai, che questa crisi esiste.

    - Sì, ma non a questi livelli. Tutti i paesi del mondo sembrano arrivati a un bivio: o i loro presidenti e governanti trovano un accordo subito, oppure il rischio di un conflitto planetario smette di essere un’utopia.

    - Vorrei non essere d’accordo con te, Korey, ma questa volta temo tu abbia ragione. Sono giorni che ho la tua stessa sensazione, e credo che non siamo gli unici ad averla.

    - Infatti è così, Francy. Prima mi ha chiamato Rico, mi ha detto che sono due giorni che vede suo padre nervoso e preoccupato, e ieri lo ha sentito discutere con sua madre su qualcosa che ha a che fare col suo lavoro: sembra che ci sia una situazione di allarme generale negli ambienti militari . Penso davvero che i nostri timori abbiano motivo di esistere. Dai, va là, andiamo, altrimenti qui facciamo l'alba davvero. Cosa fai? Prendi la tua bici o ti carico sulla mia?

    - Salto sulla tua e mi metto in piedi dietro, così intanto parliamo senza dover stare affiancati con le bici, con il rischio di ritrovarmi col tuo pedale tra i raggi della mia ruota.

    - Ah, ti ricordi ancora!

    - Come se fosse ieri. Al solo pensiero mi fanno ancora male le mani e il ginocchio.

    - Ah ah ah ah, che volo facesti quella volta, ah ah ah ah.

    - Eh eh eh eh, che merda che sei Korey! Dai, prendi la bici.

    - Come desidera, signorina Francy, salga e buttiamoci nel pericolo.

    - Non fare tanto lo spericolato che col ghiaccio che c’è sulle strade andiamo a cadere davvero se non stai attento.

    - Con un pilota come me non devi temere nulla.

    - Come no! Sono serenissima!

    - Ah ah ah ah, ci tieni alla pellaccia, eeh?!

    - Alla grande! Ho solo questa.

    - Tu appoggia bene le mani sulle mie spalle e non muoverti troppo, vedrai che nessuno cade.

    - Va bene.

    Poche centinaia di metri li separano dal palazzo dove abitano i loro amici:

    - Eccoci arrivati, appoggiamo la bici giù, davanti al portone del loro garage.

    - Giù dalla rampa??

    - Beh! Dove sta il problema? E' corta!

    - Sei matto?? Sarà sicuramente ghiacciata!

    - Sciocchezze, tieniti!

    - Non credo sia una buona idea, Korey, vai pianoooooo ... Aaaaah … attento! ... Ahia! ... Lo sapevo che scivolavamo, cavolo, che male alle mani. Te lo avevo detto, zuccone!

    - Che colpa ne ho se quel pirla di Rico non ha messo il sale?! … accidenti, che male!! Sbattere le mani congelate per terra non è proprio il massimo.

    - Ma guarda, ho stracciato addirittura i guanti! Korey, non capisci niente! C'è costato qualcosa questo giro in bici, ma perché non me ne sono stata a casa?!

    Sul bordo della rampa si affaccia una figura, è Rico, che attirato dalle lamentele che provenivano dal garage era sceso per vedere chi c'era:

    - Cos'è tutto questo baccano? Ragazzi?? Ma cosa state combinando? E cosa ci fate lì, sdraiati per terra?

    - Oooh, ciao Rico! Non ti ha mai detto nessuno che quando è freddo va messo il sale sulla rampa?

    - E se in casa il sale non ce l'ho, che gli metto?

    - Aaah, lascia stare. Hai almeno del disinfettante? Ci siamo scorticati le mani.

    - Eh eh eh eh, certo, venite su, così vi dico anche cosa ho sentito da mio padre.

    Korey e Francy si alzano da terra, si spazzano le mani gelide e addolorate e seguono Rico mentre si avvia lungo il corridoio che dai garage porta alla tromba delle scale. L'amico abita al piano ammezzato, fanno pochi gradini ed entrano in casa. Davanti a loro si presenta la sala, dove sul grande divano vedono seduti Elisa e Leo, gli altri due grandi amici.

    - Ciao ragazzi! Che bella sorpresa! Eravate voi prima là fuori?

    - Ciao Leo, ciao Elisa! Sì, eravamo noi due, siamo volati in terra nel scendere la rampa in bicicletta.

    - Ah ah ah ah, si sentivano i lamenti fino a qua!

    - Il pilota qui era convinto di scendere la rampa ghiacciata senza scivolare.

    - Pensavo che Rico avesse messo del sale, come avrebbe fatto qualunque persona normale.

    - Eeeh, ma quante storie per due sbucciaturine! Piuttosto, avete mangiato bene?

    - Da esplodere! Ogni cosa che mi hanno messo nel piatto l'ho divorata.

    - Sei senza fondo, Francy! E a casa tua, Korey, cosa ti hanno preparato di buono per cenone?

    - Cosa ti fa pensare, Leo, che il cenone sia stato preparato per me?

    - Tua madre. So quanto ti vuole bene, è già da un po' di tempo che è in pensiero per te; fa di tutto pur di regalarti qualche momento piacevole.

    - E' vero. Tu però vedi spesso mia madre, ma non mio padre; se lo vedessi in questi giorni ti verrebbero le lacrime agli occhi. Mi è sempre vicino, ha un senso di protezione nei miei riguardi immenso, ma senza essere né soffocante né assillante. Parliamo tanto e mi dispiace vederlo così preoccupato per me. Solo che io non posso farci niente se mi sento così, vorrei tanto riuscire a fregarmene di tutto, ma non ci riesco. A volte mi sento davvero inutile di fronte ai problemi che ci circondano, vorrei poter fare qualcosa, ma non saprei nemmeno cosa o da dove iniziare. Non sono in grado di affrontare i miei problemi, figuriamoci quelli degli altri. Non sono un tipo forte, buona grazia se riesco ad andare avanti per la mia strada.

    - Oooh … avevo proprio bisogno di sentire un discorso così ottimista!

    - Scusami Elisa, anzi, scusatemi tutti, a volte non mi rendo conto di essere patetico.

    - Non lo sei affatto, Korey, stai solo passando uno dei tuoi periodi. Hai queste fasi negative sempre ad inizio autunno e ti durano fino all'inizio della primavera. Gli anni scorsi addirittura ti rinchiudevi in casa come se entrassi in letargo! A pensarci bene potrebbe essere un fattore organico. Non sarai mica un orsetto, Korey? Lo sai che a me gli orsetti piacciono tanto!!? E sai anche cosa faccio alle bestioline che mi piacciono tanto!!

    - No … Elisa, stai buona lì. L'altra sera ero pieno di segni sulle braccia e mio padre mi ha chiesto se erano per caso morsi quelli che vedeva!

    - Allora tuo padre sarà contento quando ti vedrà i morsi anche sulle guanciotte, si chiederà quale panterona sia stata.

    - Noo, il mio vecchio si chiederà che razza di amici ho! Ahiaaa …

    Korey tenta di fuggire all'assalto di Elisa correndo per tutta la casa sotto gli occhi divertiti dei tre amici:

    - Leo aiutami, fermala o qui disfiamo la casa!

    - Fossi matto! Questa scena non me la perdo per nulla al mondo.

    - Francy?! Aiutami tu, questa è matta da legare!! Ah ah ah ah!

    - Eh eh eh, non ti ho mai visto lottare così per sopravvivere, quasi quasi ti mordo anch'io …

    - Ehi … Aspettate un attimo, voglio giocare anch'io! Due donne che masticano il nostro migliore amico e noi che stiamo a guardare? Non sia mai! Tienila stretta Rico, che me la mangio!

    - Non ora Leo, non mi va di giocare.

    - A sì!? Allora vado io … caricaaaa!!

    Anche Leo, coinvolto dal momento giocoso, si butta nella mischia, ma Rico più che sorridere non riesce a fare altro, qualcosa lo sta impensierendo:

    - Leo!! Mi arrendo aaaah … cavolo, ma io ho dato solo due morsi a Korey, tu invece mi stai sbranando!!

    - Che vuoi che ti dica Elisa, l'appetito vien mangiando!! Ah ah ah ah!!

    - Su ragazzi, venite qua, basta giocare. Ho davvero qualcosa di molto serio da dirvi. Elisa?! … Potresti mica preparare un po' di tè per tutti, per favore?

    - Lo preparo volentieri, però aspettatemi, voglio esserci anch'io quando ne parli, non ci metto molto, in cinque minuti è pronto.

    - Va bene. Nel frattempo rimettiamo un po' in ordine il macello che questi selvaggi hanno combinato!! Sentite voi tre, tornando alla questione di mio padre, come la vedete la situazione politica che da un po' di tempo domina la scena mondiale?

    - Hai toccato proprio il tasto giusto, Rico. Sono mesi che questa situazione mi preoccupa, e temo che stia arrivando al capolinea.

    - Ne hai ben donde, Korey, la situazione mondiale sta davvero precipitando, politicamente ed economicamente è al tracollo, il sistema sta per esplodere, e le schegge arriveranno ovunque.

    - Pensi anche tu che siamo sull'orlo di una guerra? Intendo, di una grande guerra.

    - Sì. E questa volta nessun paese ne sarà immune.

    - Eccomi col tè, fanciulli. Se volete ho portato anche un po' di biscotti.

    - Grazie Elisa.

    - Li hai fatti tu?

    - Sì, ti piacciono?

    - Sono squisiti! Rico, hai una sorella d'oro.

    - Complimenti Elisa, hai comprato la stima di Korey con due biscotti.

    - Vaffanculo Rico!

    - Mi aggrego a tua sorella ... vaffanculo amico.

    - Ooh, che pazienza! Dai ragazzi, ho qualcosa di veramente serio di cui parlarvi.

    - Siamo tutt'orecchi.

    - Bene … direi che posso iniziare: dunque, ieri ho sentito i miei discutere animatamente, niente di strano, ogni tanto capita, se non fosse per quello che mio padre ha detto terminando la discussione uscendo di casa con il magone.

    - E cosa avrebbe detto?

    - Dai Rico, non farci stare sulle spine, cosa lo ha preoccupato tanto?

    - Ragazzi buoni, fatelo continuare, è una cosa seria. Dai Rico, vai avanti.

    - Sì, grazie Elisa. Allora, ha detto: Non posso farci niente, gli ordini sono ordini, è probabile che il conto alla rovescia sia già iniziato.

    - Il conto alla rovescia? Ma per cosa? E cosa succederà quando saranno allo zero?

    - Non lo so, Francy, ma, visto che mio padre è un Capitano dell'esercito, quello a cui si riferiva potrebbe essere il conto alla rovescia per un probabile attacco. Comunque sia sta succedendo qualcosa di grosso, è meglio che ci prepariamo al peggio amici miei, perché penso che questa volta siamo arrivati alla resa dei conti di tutti gli sbagli che l'uomo ha fatto in questi ultimi anni.

    - E le nostre famiglie? Che ne sarà delle nostre famiglie?! Siamo gente per bene, perché dobbiamo pagare per gli errori di altri?

    - Korey!! Svegliaaa!! Da che mondo è mondo i buoni e gli onesti ci hanno sempre rimesso.

    - E' vero, ma esisterà pure un modo per correre ai ripari? Non penso che i potenti se ne staranno con le mani in mano in attesa di un evento di queste proporzioni! Dobbiamo saperne di più, quello che hai sentito da tuo padre non è sufficiente per capire come stanno le cose.

    - Korey ha ragione, cerchiamo almeno di saperne di più. Hai visto se tuo padre è andato via con le valigie?

    - Adesso che ci penso no, è uscito solo in divisa. Bella domanda, Francy!

    - Ne ho una anch'io, Rico.

    - Ti ascolto, Leo.

    - Perché non provi a parlarne con tua madre, vista la gravità della situazione magari ti da' delle risposte.

    - E' quello che intendo fare, anzi, lo farà mia sorella.

    Rico si gira verso la sorella in attesa di una risposta:

    - Io?

    - Sì, proprio tu.

    - Hai più confidenza tu con mamma, parlaci te con lei!

    - Sarà, ma tu sei più furba di me, sono sicuro che riuscirai a scucirle qualcosa da quella bocca.

    Elisa guarda un po' tutti, non gli garba molto l'idea di suo fratello, poi Rico la guarda come per chiederle un favore:

    - Dai Elisa! Lo sai che con te mamma si sbottona più facilmente.

    - E va bene, vorrà dire che appena torna dal lavoro le farò qualche domanda, sempre che non voglia andare a letto subito.

    - Perché? Anche questo Capodanno è di servizio?

    - Già, è il terzo San Silvestro che lo passa al lavoro, però stavolta almeno il Natale è riuscita a passarlo con noi. Se penso che anche tu, Francy, volevi fare lo stesso lavoro!

    - Volevo? Lo voglio ancora adesso! Dì solo che mi arrivi una chiamata da uno degli istituti di vigilanza a cui ho presentato il mio curriculum, e poi vedi se non diventerò una Guardia Giurata!

    - E saresti pronta a sacrificare la vita normale e libera che hai adesso per indossare l'uniforme?

    - Assolutamente sì!

    - Guarda che è un lavoro di grandi responsabilità, e per farlo bisogna crederci e avere un senso di sacrificio non indifferente, lo sai questo, vero?

    - Certo! E' da quando ero ragazzina che sogno di diventare un agente della vigilanza!

    - Allora, mia cara Francy, ti auguro che ti chiami l'istituto dove lavora mia madre, almeno quello è molto serio. Chissà, magari, in un non lontano futuro, potremmo vederti anche con un'uniforme addosso!

    - Lo spero tanto, Rico. Lo spero tanto davvero.

    - Stai tranquilla, Francy, vedrai che qualche istituto prima o poi prenderà in considerazione la tua domanda. Domani proverò a chiedere a mia madre se nel suo istituto c'è bisogno di personale, chissà che non riesca a metterci una buona parola.

    - No Rico, lascia stare, lo sai che non amo i favoritismi. Vorrei che mi prendessero per i requisiti che ho, e non perché qualcuno mi ha raccomandata.

    - Ma perché non vuoi aiuti? Guarda tesoro che senza referenze le possibilità che ti assumano sono quasi nulle.

    - Lo so, ma non mi va nemmeno di sentirmi in debito con qualcuno.

    - Non condivido il motivo di questa tua scelta di doverti arrangiare, ma se è questo che vuoi, non insisto.

    - Ehi ragazzi! Ha ripreso a nevicare!

    Una voce distante qualche metro dai quattro ragazzi attira la loro attenzione, è quella di Korey. Il loro amico, mentre parlavano,era andato davanti alla finestra, cosa che fa anche a casa sua ogni qualvolta che viene preso da dei pensieri.

    - Stai scherzando, Korey?! Forse ti sei scordato che siamo venuti in bici. A questo punto sarà meglio avviarci subito verso casa.

    - Già. E il fatto che mi preoccupa maggiormente è che sta venendo giù piuttosto forte.

    Francy si avvicina alla finestra per accertarsi che ciò che dice Korey non sia una burla, ma i numerosi fiocchi di neve le tolgono ogni dubbio:

    - Oh Santo Cielo, è vero! Prendiamo la bici, Korey, e andiamo a casa, tra pochi minuti le strade saranno impraticabili.

    - Tranquilli ragazzi, non c'è bisogno di allarmarsi tanto, vi posso portare a casa io con la mia auto.

    - Io in auto con te, caro Leo, non ci penso proprio a salirci; l'ultima volta mi hai quasi fatto saltare le coronarie.

    - E va beh, ma che colpa ne ho io se le strade sono scivolose in questo periodo?

    - E' proprio perché le strade sono lastricate di ghiaccio che dovresti andare piano! Se quando abbiamo fatto il testacoda, fosse giunta un’auto dalla parte opposta, ora non saremmo qui a discutere.

    - Me lo ricordi tutte le volte che ci vediamo, stai diventando pesante, Francy. In fin dei conti è successo una sola volta ed è già passato quasi un mese, che senso ha, che tu mi debba rompere le scatole ogni volta che ne hai l'occasione?

    - Dai ragazzi, non litigate, male che vada vi porto a casa io, il mio fuoristrada non ha problemi con la neve.

    - Grazie Rico. Con te sono più tranquilla.

    - Ma pensa te che tipa! Vai a fare dei favori agli amici!!

    - Non startela a prendere, Leo, conosci Francy, quando si impunta su qualcosa non c'è verso di farle cambiare idea.

    - Hai ragione, Korey. Mi meraviglio che me la sto anche a prendere.

    Nel Frattempo Elisa sta guardando sulla sua posta elettronica se tra le varie e-mail che gli arrivano quotidianamente ce n'è qualcuna interessante. Man mano che le sfoglia non ne trova nessuna, finché una tra le tante attira la sua attenzione:

    - Ragazzi? Venite a vedere cosa mi ha scritto una mia amica che abita dall'altra parte del mondo.

    - La conosco?

    - Non credo, Rico.

    - E cosa ti avrebbe scritto?

    - Leggi tu stesso.

    Rico si mette in piedi di fianco alla sorella e gli da' un'occhiata. Mentre scorre le righe, la sua espressione cambia, e con tono basso, quasi come parlasse a se stesso:

    - … Accidenti, la situazione si fa sempre più seria.

    - Cosa c’è scritto, Rico?

    - Niente di buono, vero?

    - No ragazzi, niente di buono. Ve la leggo. Anzi, leggila tu, Elisa, che forse la sai tradurre meglio.

    - Va bene.

    Elisa legge la lettera a mente:

    - Cosa stai facendo?

    - Un attimo, Rico.

    - Dai Elisa, basta che ti dai una mossa!

    - Non rompere, Leo!

    - Sìì, sìì, va bene, però muoviti!

    - Basta! Mi sono rotta! Ora te la leggi tu, visto che non hai pazienza!

    - Oooh?! Avete finito voi due? Si può sapere cosa dice quel cavolo di e-mail?

    - Sì Francy, adesso la leggo io a voce alta.

    - Non importa, Rico, lo faccio io. Basta che questo qui non mi rompa le scatole.

    - D'accordo, Elisa, però adesso leggila, per favore.

    - Sì, Elisa, leggila, che qui se continuiamo così facciamo veramente venire l'alba.

    - Non ti ci mettere anche tu, Korey!

    - Io non mi ci metto, però leggi questa benedetta e-mail, non vedi che stiamo pendendo dalle tue labbra per sapere cosa ti ha scritto quella tua amica?! Dai!

    - Va bene, va bene, va bene, ma preparatevi, non vi piacerà quello che mi ha scritto. Dice: Ciao Elisa, scusa se non ti ho scritto in questi ultimi giorni, ma nel nostro paese si stanno verificando alcune cose molto preoccupanti. Tu lo sai che mio padre è un ufficiale di Marina, e saprai anche, avendo tu stessa il padre nell'Esercito, che a un militare non riesci a fargli scucire una parola di bocca. Solo dal suo comportamento si può carpire qualcosa, per me poi, che sono laureata in psicoanalisi, mi è più facile. In sintesi, mio padre è come se fosse in attesa di qualcosa; sono ormai giorni che non fa altro che guardare l'orologio, il telefono di casa, il cellulare, le e-mail, addirittura passa delle notti intere senza andare a dormire per star dietro a tutti questi gingilli. Ieri pomeriggio è arrivato a casa con un suo collega, appena ho sentito parcheggiare la sua auto davanti al garage mi sono chiesta quale fosse il motivo di questo suo gesto inusuale, visto che la mette sempre dentro. Così, mossa dalla curiosità, ho dato due mandate alla porta di casa in modo che credesse fossi fuori e mi sono nascosta in camera mia, in attesa che entrassero. Entrati mio padre ha fatto accomodare il collega e mentre prendeva fuori un paio di birre dal frigo hanno iniziato a parlare: sono riuscita ad ascoltare tutto quello che si sono detti.

    - E quale sarebbe la cosa così preoccupante che l'ha portata a scriverti questa e-mail?

    - Abbi pazienza Francy, adesso ci arrivo.

    - Ah, scusa, pensavo fosse finita.

    - No no, anzi, è adesso che si fa interessante. L'e-mail prosegue dicendo: " La mia stanza è di fianco allo studio e ho udito chiaramente tutto quello che si sono detti: il collega di mio padre gli ha presentato una lettera ricevuta dal comandante, in cui gli ordinava di rientrare dalle ferie al più presto, che entro due giorni deve presentarsi in caserma.

    Lui pensa che il motivo sia quello accennatogli dallo stesso comandante pochi giorni prima, e cioè che a breve ci sarà una mobilitazione militare generale che riguarderà tutti i paesi del mondo. Questo perché tutti i grandi capi di Governo di ogni nazione si incontreranno in un summit dove saranno presenti anche tutte le più alte cariche militari, e per quella data gli eserciti di ogni paese saranno schierati ai propri confini, in attesa della conclusione del summit, e se terminasse senza che sia stato trovato un accordo, il nostro Generale di Stato Maggiore darà l’ordine di attaccare gli stati confinanti. Le testate giornalistiche saranno messe al corrente dell’esito del summit solo al suo termine, questo per evitare falsi allarmismi. A quel punto ci fu un grande silenzio e mio padre sedendosi fece un lungo sospiro e disse al suo collega: allora ci siamo, il giorno a cui tutti saremmo voluti non arrivare mai, alla fine è giunto. Che ne sarà dei nostri figli, delle nostre mogli, dei sacrifici fatti in tutti questi anni per avere una casa e una vita dignitosa? Che ne sarà di tutto questo, amico mio? … Una brutta situazione davvero. Ora è meglio che vai dalla tua famiglia, resta con loro tutto il tempo che puoi. Al che il collega ha terminato la conversazione dicendo: se ne avrò modo ti informerò dell’evolversi dei fatti, salutami Carmen, ciao Steven.

    Poi ho sentito, mentre si salutavano, che mio padre ha detto al suo collega: Se dovesse succederti qualcosa mentre sei via, penserò io a mettere al sicuro la tua famiglia, ciao Fredrick.

    Appena il suo collega è uscito di casa, mio padre è scoppiato a piangere, non l'avevo mai sentito in quello stato. Ero davvero preoccupata. Non sapevo cosa fare: se uscire facendogli capire che avevo sentito tutto e magari farmi spiegare da lui di cosa stessero parlando, o se stare ancora nascosta. Alla fine ho deciso di non uscire e mi sono sdraiata sul letto a pensare. Dopo un paio d'ore è arrivata a casa anche mia madre e a quel punto ho fatto finta di svegliarmi e me ne sono andata in sala anch'io. Mio padre , stupito di vedermi uscire dalla stanza mi ha chiesto perché la porta di casa fosse chiusa a chiave, gli ho risposto che volevo andare a letto tranquilla e ho preferito chiudere la porta a chiave. Non so quanto ci ha creduto, ma non mi ha chiesto più niente. A tavola si parlò delle solite cose, ma di quello che si erano detti mio padre e quel suo collega non venne fuori neanche una virgola.

    Sono veramente in pensiero per quel summit, Elisa, spero davvero che trovino una soluzione pacifica a questa schifosa situazione. Ora ti lascio, amica mia, che vado nell'altra stanza da mia madre, penso ci siano novità, visto che sta preparando la valigia di mio padre. Ti voglio bene, Elisa, rispondimi appena puoi, tua, Noemi "

    - Cavolo, avevi ragione, Elisa, non mi piace per niente la e-mail della tua amica.

    - Te l'avevo detto, che non ti sarebbe piaciuta.

    - Già, che brutta storia.

    Korey, intanto che i suoi amici continuano a parlare della lettera, si distacca da loro e torna davanti alla finestra:

    - Neanche a te è piaciuta, vero Rico?

    - Perché?

    - Hai una faccia!

    - Che faccia ho?

    - La faccia di uno che ha capito che siamo sull'orlo di un conflitto mondiale.

    - Perché? Tu non la pensi come me?

    - Assolutamente sì, ma riesco a contenere meglio le emozioni.

    - Ma smettila, Leo.

    - E tu Elisa, cosa ne pensi?

    - Penso che questa paura la sentano anche coloro che dovranno decidere come affrontare questa terribile minaccia. Credo ancora nel buonsenso dell'essere umano, sì, credo che potrebbero davvero trovare un’alternativa a questo scontro, viste le sue proporzioni.

    Mentre il gruppetto continua a parlare tra loro, una voce poco distante subentra nei dialoghi:

    - A quanto sembra è stata solo una spolverata.

    - Una spolverata? Che stai dicendo Korey?

    - La neve, da come veniva giù un'ora fa sembrava facesse sul serio, e invece ...

    - Ah! Parlavi della neve! Perché te ne stai davanti alla finestra mentre parliamo di un argomento così serio? Non ti interessa se scoppia la guerra? Prima sembravi così interessato alla lettura di questa e-mail e adesso te ne stai lì, con le mani in tasca a guardare fuori dalla finestra cosa fa il tempo. Certo che sei proprio strano, Korey.

    - Lascialo stare, Leo! Non vedi che ha dei pensieri? Conosci Korey da un sacco di anni e non hai ancora capito come è fatto? Mi sa che lo strano sei tu!

    - Sempre a difenderlo, eh Francy?!

    - Certo, è lì che non dà fastidio a nessuno, perché rompergli le scatole? E comunque, visto che non nevica più, penso sia il caso di andare a casina. Eh Korey? Sei d'accordo?

    - Sì, Francy, tanto finché non torna la mamma di loro due altre notizie non ne avremo.

    - E adesso che vi prende a voi due? Sono sì e no un paio di orette che siete qua e volete già andarvene? In attesa che torni nostra madre possiamo ancora navigare su internet in cerca di ulteriori notizie.

    - Sono stanco Rico, non pensare male, non è a causa vostra, ma voglio andarmene a casa, ho bisogno di starmene un po' da solo.

    - Va bene ragazzi, non vi voglio trattenere.

    - Scusateci, ma siamo davvero stanchi, queste feste ti ribaltano completamente. Appena te e Elisa saprete qualcosa da vostra madre chiamateci, poi appena c'è modo ci rivediamo tutti quanti per parlarne.

    - Va bene Francy, vi facciamo sapere, ciao ragazzi e, buon anno!

    - Grazie Rico, buon anno anche a te e a tutti voi! Ciao.

    - Ciao ragazzi, buon anno anche da parte mia e, scusami Korey, non era mia intenzione provocarti o prenderti in giro, è che sono molto teso anch'io per la situazione che stiamo vivendo e, come se non bastasse, arriva anche un' e-mail del genere a rincarare la dose!

    - Non preoccuparti Leo, capisco il tuo stato d'animo. Forse domani ne sapremo di più, ciao Leo, ciao Elisa, ciao Rico.

    I due amici si mettono i giubbotti, recuperano la bicicletta, e dopo aver salito la rampa a piedi:

    - Dai Francy, salta su che andiamo.

    - Vai Korey, sono pronta … Cavolo, che polo! Forse era meglio accettare il passaggio che i ragazzi ci avevano offerto.

    - Già, ma tu quando ti impunti su una cosa non c'è verso di farti cambiare idea!

    - Senti da che pulpito ...

    - Eccola, figurati se non mi rispondeva! Che pazienza!

    - Ce l'ho io la pazienza!

    - Tuuu?! Questa poi!

    Mentre i ragazzi continuano a discutere arrivano sotto casa:

    - Dai lamentona, scendi, che siamo arrivati! Dormi da me?

    - Va bene stress. Mentre metti la bici in garage e vai su in casa avviso i miei che siamo arrivati, prendo il pigiama e poi ti raggiungo.

    - Brava, così mi piaci, obbediente e rassegnata.

    - Prrrr ...

    - Che ragazza volgare. A dopo, ribelle.

    - A dopo, uomo stressante.

    Nel mentre, nel palazzo Presidenziale della città, alla fine della riunione in cui vengono definiti gli ultimi dettagli della missione, il generale Peter Rendal, capo delle forze armate di Minerva, dopo essersi congedato, esce e si dirige verso la sua auto di servizio, dove ad attenderlo c'è il Capitano Eric Reben, suo autista di turno e amico intimo d'infanzia, nonché padre di Rico ed Elisa, che gli apre la portiera per farlo accomodare sul sedile posteriore. Il Generale entra in auto senza dire una parola e, dopo qualche secondo di silenzio, chiede al Capitano di portarlo in giro per la città. I loro sguardi si incrociano nello specchietto retrovisore, sono espressioni di chi vuol sapere e di chi vuol parlare, ma nessuno dei due apre bocca. Partono … mentre percorrono le varie vie, che incominciano a colorarsi delle prime luci dell'alba, il silenzio all'interno dell'auto è più chiaro di tante parole. Gli sguardi che continuano a scambiarsi i due amici la dicono lunga su ciò che sta succedendo e di come stia evolvendo la situazione, ma, pur essendo legati da una grande amicizia, sono pur sempre un Capitano ed il suo Generale. Il Capitano però è decisamente motivato a rompere questo confine gerarchico a causa delle responsabilità che ha verso la propria famiglia. Il Generale è un uomo che vive da solo da diversi anni, ha perso la moglie prematuramente, a casa non ha nessuno ad aspettarlo e che si preoccupa quindi per lui. Poiché i due figli lavorano all’estero, non hanno seguito le orme del padre, per loro la medicina era decisamente più affascinante e, dopo aver conseguito entrambi il dottorato in neurologia, hanno preso le loro strade, purtroppo entrambe molto lontano da Minerva. Questo piccolo paese non riusciva a dar loro le interessanti opportunità che paesi più grandi potevano offrire a due neo dottori pieni di ambizioni. Ora hanno posizioni affermate, uno si è addirittura già sposato e da poche settimane è diventato padre.

    Il capitano, attraverso lo specchietto, fa un cenno con lo sguardo al Generale, sa che sta succedendo qualcosa di importantissimo e cerca di far rompere all'altissimo ufficiale quel muro gerarchico che gli impedisce di comunicare notizie di grande segretezza. Per qualche secondo il Generale lo guarda dritto negli occhi e poi, abbassando lo sguardo come quando si perdono le speranze, gli dice, con un tono privo di forza:

    - Come promesso ti dirò come stanno le cose, in fin dei conti questo è il momento giusto per farlo: stiamo per entrare in guerra, Eric. Tutto il mondo sarà coinvolto in questo conflitto, nessun paese sarà escluso.

    - Mio Dio! E non esistono alternative possibili per evitare una cosa del genere, Signore?

    - Amico mio, puoi darmi del tu, qua dentro ci siamo solo noi due.

    - Va bene, Peter. Come sono arrivati i vari capi di governo di questo povero mondo a prendere una decisione del genere?

    - Sei mesi fa c'è stato un incontro tra tutti i capi di governo in cui ognuno proponeva una sua soluzione, ma ognuna di esse non riusciva ad allontanare lo spettro di un conflitto planetario, anzi, sembrava che per tutti i presenti la guerra potesse essere l'unico modo per affrontare questa grande crisi politica ed economica. A quel punto, non trovando un accordo che potesse evitare un conflitto di così immani proporzioni, si sono messe al vaglio le idee più impensate. Successivamente, ristretta la cerchia a quelle più fattibili, si è deciso per quella meno dannosa.

    - Sai Peter, sono un po’ di giorni che penso a come si potrebbe affrontare questa crisi e, tutte le volte che guardo i notiziari e sento parlare i vari capi di governo, l’unica risposta che mi viene fuori è che questi non la cercano nemmeno una soluzione alternativa ad un conflitto, forse perché gli conviene così. Ero quasi sicuro che questa volta non vi fossero altre alternative all'uso delle armi, ma sentirlo dire fa prendere forma alle mie paure.

    - Invece, caro Eric, una soluzione esiste. Non eviterà lo scontro tra i vari paesi, e nemmeno delle vittime, ma sicuramente le perdite saranno molto limitate e si eviterà a questo pianeta di subire un’altra distruttiva guerra.

    - Pensi di potermi anticipare qualcosa, Peter o preferisci di no?

    - Non solo posso, ma devo.

    - Addirittura?!

    - Sì, Eric, e non credo ti piacerà quello che sto per dirti: tra due giorni il Colonnello Sherpan ti chiamerà in caserma, una volta lì ti metterà al corrente di tutto ciò che vuoi sapere. Quello che ti posso dire ora è di preparare la tua famiglia perché da domani l'altro tu rimarrai in caserma per un mese, poi partirai in missione.

    - In missione?

    - Sì, amico mio. Sei stato scelto come ufficiale al comando. A dire il vero ti ho scelto io, perché sei il migliore. Non me ne volere Eric, sei l'unico Ufficiale di cui ho piena fiducia. Tra due giorni capirai meglio il perché di questa mia scelta.

    - Allora, caro Peter, questi due giorni saranno i più lunghi della mia vita.

    - Lo immagino. Da adesso fino alle 9 di venerdì ti ho messo in congedo, così puoi stare un po' con la tua famiglia. Avremo modo di rivederci prima che abbia inizio la missione. Ecco, puoi lasciarmi qui Eric, così faccio due passi, ne ho davvero bisogno. Tieni l'auto di servizio, la tua dovrà rimanere in caserma fino al termine della missione.

    - Va bene, buona passeggiata, Peter.

    - A presto amico mio, salutami Mery e i ragazzi.

    - Lo farò senz'altro, ciao Peter.

    Eric, si dirige verso casa, la testa è piena di pensieri, aveva delle comunicazioni chiare, importantissime e definitive da dare a sua moglie, la quale erano settimane che stava in pensiero a causa delle improvvise chiamate di rientro in servizio che il marito riceveva spessissimo e che lo allontanavano in modo brusco e improvviso dalla sua famiglia, per di più senza mai sapere quando sarebbe rientrato. Questa situazione non aveva solo portato tensione a Mery, ma anche ai due figli, Rico ed Elisa. Loro sentivano che qualcosa non andava, ma il non sapere cosa, li preoccupava ulteriormente.

    Pochi minuti dopo arriva a casa, parcheggia l'auto in garage e s'incammina verso la porta d'ingresso, quando sente una voce che lo chiama; proviene dal cortile, è sua moglie che sta rientrando dal lavoro. I due sguardi si incrociano, sul volto stanco di lei si accende improvvisamente un timido sorriso, che contornato da quei lunghi capelli mori, che gli scendono sulla giacca dell’uniforme, le aumentano quel suo già elevato fascino; lui le va incontro fino a raggiungerla, si guardano per qualche secondo, poi si prendono le mani:

    - Mery! Ciao amore mio!

    - Eric! Ciao tesoro, ma … che ci fai qua? Non ti aspettavamo io e i ragazzi! E' successo qualcosa?

    - No amore, tranquilla, è tutto a posto. Sono tornato a casa perché mi hanno dato due giorni di congedo.

    - Come mai? Sono mesi ormai che non ti danno neanche il tempo di gustarti per intero il tuo unico giorno di riposo e adesso te ne danno addirittura due?!

    - Vieni, andiamo in casa, ci mettiamo comodi e ti illumino sugli ultimi avvenimenti.

    - Va bene amore, però fermati un attimo, ho bisogno di abbracciarti. Ti pensavo prima, a dire il vero ti penso sempre.

    - Anche tu sei sempre nei miei pensieri.

    - Dimmi che non ti allontaneranno da me!

    - Vorrei potertelo dire, mia dolce Mery, ma mentirei. I vari capi di stato hanno preso delle decisioni molto importanti, che porteranno a grandi cambiamenti politici ed economici che riguarderanno ogni angolo del pianeta. Dopo ti spiego meglio, ora ho davvero bisogno di mettere qualcosa sotto i denti, ho un buco nello stomaco che potrei ingerire un tacchino con tutte le penne!

    - Amore … sei proprio una bestia! La tua piccola tata però ha preparato proprio ieri del ragù fresco fresco, ti faccio un bel piatto di pasta e una bella bistecca, vedrai che dopo il buco sarà bello che pieno.

    I due affiatati coniugi entrano in casa, Eric si leva la giacca, prende il giubbotto di Mery e, mentre lei va in cucina, li appende all'attaccapanni:

    - Tu non mangi, tesoro?

    - Mi sono mangiata un panino poco prima di smontare di servizio, e poi alle 6 del mattino non riesco a fare un pasto completo, altrimenti lo sai che non riesco a dormire con la pancia troppo piena.

    - E' vero che hai la digestione lenta. A volte mi dimentico che ho a che fare con mia moglie non con i miei soldati, eh, eh, eh, eh.

    - Già! Mi faccio un tè con due biscotti, così ti faccio compagnia mentre mangi, va bene amore?

    - Non chiedo di meglio! I ragazzi sono già a nanna?

    - Da un paio d'ore circa. Mi è arrivato un messaggio proprio due ore fa da Elisa e Rico, che mi davano la buonanotte. Vuoi che li sveglio?

    - No no, preferisco stare un po' da solo con te, così parliamo con calma e ci rilassiamo un attimo, ne abbiamo veramente bisogno.

    - Vuoi fare una doccia mentre ti preparo un piatto di pasta? Mi vorranno almeno una quindicina di minuti, quindi la puoi fare con tutta calma.

    - Grazie tesoro, una doccia mi ci vuole proprio.

    - Accendo la TV intanto, così sentiamo se ci sono novità.

    - Va bene tesoro. Le novità comunque non saranno tante, almeno per questi primi giorni.

    - Ah sì?

    - Sì. Quando esco dalla doccia ci sediamo a tavola e ti dico tutto.

    Nel frattempo tutte le emittenti televisive trasmettono i loro telegiornali con le rassegne stampa, mostrando immagini per niente rassicuranti. In risalto vi è la notizia del mancato discorso di fine anno che il Presidente avrebbe dovuto tenere la sera precedente e di cui non se ne conosce ancora la causa, anche se si pensa a qualcosa di molto preoccupante, visto che anche in molti altri paesi è successa la stessa cosa. Mery, dopo aver fatto invano un po' di zapping alla ricerca di notizie positive, capita su un'emittente locale che parla di Falcoria. Intanto Eric esce dal bagno, si avvicina, le prende la mano e la invita a seguirlo sul divano per provare di dirgli quello che ha saputo da Rendal. Dopo un brevissimo gioco di sguardi fatti di domande, in cui Eric cerca le parole giuste per comunicare alla moglie la data e i motivi della sua partenza, vengono attratti dal servizio che la TV sta trasmettendo; l'immagine presenta un giornalista mentre sta comunicando una notizia appresa da pochi minuti: nel tardo pomeriggio di ieri, a Falcoria, nel palazzo presidenziale, si è tenuto un incontro tra le più alte cariche di questo governo e quelle militari, da cui è trapelato qualcosa. A quanto sembra i vari capi di stato di tutti i popoli del mondo hanno preso una decisione per la soluzione dei problemi che affliggono ormai da tempo tutto il pianeta e verrà resa pubblica tra alcuni giorni. Per ora è tutto, se vi saranno ulteriori sviluppi a riguardo lo comunicheremo subito. E ora passiamo ad un’altra notizia …

    A quel punto Mery riporta lo sguardo sul marito in attesa di una spiegazione su ciò che aveva appena udito, sentiva in cuor suo che aveva a che fare con quello che doveva dirle. Eric, a fatica, le comunica quello che gli ha detto Rendal.

    Mery rimane impietrita, non vuole credere a ciò che ha detto suo marito, ma continuando a guardarlo negli occhi ben presto capisce che è tutto vero. Mentre i due coniugi sono immersi nel tesissimo momento non si accorgono che uno dei due figli non dorme e li sta ascoltando: è Rico, è appoggiato allo stipite della porta che ha leggermente aperto appunto per sentire cosa stesse dicendo suo padre; ora ha un'informazione più corposa da dare ai suoi amici, anche se gli fece cadere il morale sotto ai piedi.

    Mentre è sovrappensiero sente vibrare il cellulare che tiene in tasca: è Korey, non sa se rispondere o meno, non vuole essere scoperto dai suoi genitori; a quel punto decide di mandargli un messaggio con scritto: non posso risponderti, sono dietro la porta della mia camera che sto ascoltando una conversazione tra mio padre e mia madre mentre mia sorella dorme. Parlano di quella questione militare, ci sono pessime novità, poi appena ci vediamo ti dico tutto.

    Korey gli risponde che è ancora assieme a Francy e che nel pomeriggio si sarebbero potuti incontrare tutti e parlare di queste novità, magari confrontandole con le notizie che gli organi di informazione stavano facendo uscire.

    Mentre Rico legge

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