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In un mondo di imbecilli
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In un mondo di imbecilli

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Questo è un libro sulle possibilità di sopravvivenza del genere umano. Ma non è il solito volume di stampo ecologista, per cui l’aumento del consumo di combustibili fossili e il conseguente rialzo estremo della temperatura atmosferica provocherà lo scioglimento dei ghiacci delle calotte polari causando inondazioni apocalittiche sulle coste di tutti i continenti e così via. No, qui si parla di qualcosa di ben più serio. Di un problema che il genere umano da sempre si porta dietro, da quando cioè decise di abbandonare nella savana africana pelo e banane e di variegare sia lo stile alimentare che l’abbigliamento per avventurarsi alla scoperta di questo meraviglioso pianeta blu.
LanguageItaliano
Release dateFeb 13, 2017
ISBN9788865377932
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    In un mondo di imbecilli - Fabrizio Jauch

    Line)

    Introduzione

    Vi abbiamo portato la democrazia

    (George W. Bush, giullare di corte statunitense)

    Questo è un libro sulle possibilità di sopravvivenza del genere umano. Ma non è il solito volume di stampo ecologista, per cui l’aumento del consumo di combustibili fossili e il conseguente rialzo estremo della temperatura atmosferica provocherà lo scioglimento dei ghiacci delle calotte polari causando inondazioni apocalittiche sulle coste di tutti i continenti e così via. No, qui si parla di qualcosa di ben più serio. Di un problema che il genere umano da sempre si porta dietro, da quando cioè decise di abbandonare nella savana africana pelo e banane e di variegare sia lo stile alimentare che l’abbigliamento per avventurarsi alla scoperta di questo meraviglioso pianeta blu.

    L’abbandono delle liane come mezzo di trasporto e della sicurezza della deambulazione su quattro zampe per una meno equilibrata sulle sole due posteriori, con tutto quanto ne conseguì, portò la nostra specie allo sviluppo di una caratteristica unica tra tutti gli esseri viventi. Dapprima in forma sporadica, quasi impercettibile. Quindi in modo sempre più marcato, ma comunque con diffusione a macchia di leopardo: tracce qua e là, talvolta anche importanti, su una matrice perlopiù ancora candida. In seguito in maniera sempre più accentuata fino a imporsi come fosse qualcosa di irrinunciabile, acqua viva per le cellule del nostro corpo. Fino a giungere ai giorni nostri durante i quali, in pochissimo tempo – pochi anni invero – il suo dominio sulla specie umana si è fatto ormai totale e globale, o meglio, per usare un termine che di tale caratteristica ne è espressione tra le più pure, globalizzato. Ma quel che più preoccupa – che dovrebbe preoccupare perlomeno – è che tale regno non solo sembra del tutto incontrastato, ma addirittura non si vede alcuna parvenza di volontà o desiderio di combatterlo. Al contrario, lo si alimenta ogni giorno di più, in una spasmodica gara a chi riesce ad accrescerlo in maniera più vistosa, più sonora, con maggior risalto.

    Sto parlando dell’imbecillità: ciò che ci ha trasformato in Uomini, nel senso che ci ha reso diversi da tutto il resto, ma non solo, ci ha permesso di proclamarci padroni del mondo e di tutto quanto esso contiene, al contempo facendone ipocritamente ricadere la colpa su qualcuno di impercettibile, di invisibile, inudibile e intoccabile, e per questo indimostrabile. Ma esistentissimo!

    Oggigiorno l’imbecillità è il vero dio della specie umana, di fronte al quale tutti si prostrano in solenne ammirazione e contemplazione, in una costante e perversa forma di adorazione che trascende i sensi. L’imbecille regna. L’imbecille domina. L’imbecille vince. È una gara senza traguardo, perché si può sempre mostrare di aver fatto un passo in più. E poi ancora uno, altri dieci, cento, mille. Una corsa a perdifiato in cui occorre dar sfoggio di un grado di imbecillità sempre maggiore, sempre più ardito, più scandaloso. Occorre far diventare reale l’impensabile, tangibile l’irrealistico, dimostrabile l’inimmaginabile.

    Siamo tutti imbecilli, su questo occorre essere chiari fin dall’inizio. Non è un assioma, ma la cruda realtà: non è immaginabile una forma di vita umana priva di tale caratteristica. Il problema sta nella quantità, e non di rado anche nella qualità. Infatti si pensa comunemente che qualcuno sia più o meno imbecille, e la storia è finita lì. Niente di più errato! Esistono infatti svariate tipologie di imbecillità: c’è quella incompetente, caratteristica di maestri e docenti; quella gerarchica, che trova il suo humus migliore nella vita militare in tutte le sue forme ma sempre più spesso anche in quella religiosa; quella ipocrita tipica soprattutto dei politici, quella sapientona specifica di giornalisti e sedicenti divulgatori scientifici, e moltissime altre ancora.

    Insomma, oggigiorno l’imbecillità si manifesta in un’infinita molteplicità di gamme diverse. È sicuramente corretto affermare che ormai è diventata uno stato sociale, se non addirittura uno stile di vita. Un po’, tanto per fare un paragone, come il possedere un SUV, e si noti bene che non si tratta affatto di una similitudine buttata lì a caso, anzi, vi è tra i due un legame alquanto profondo, come scopriremo in seguito.

    Soprattutto, l’imbecillità non dorme mai, è sempre in agguato, non dà mai tregua. Per esempio quando si getta il mozzicone di sigaretta per terra o, peggio ancora, nel vaso di fiori. O quando parlando, magari anche alla radio o di fronte a un pubblico, si è irrefrenabilmente spinti all’inutile e inopportuno utilizzo di anglicismi per termini che non solo esistono anche in italiano, ma lo sono in uno spettro assai ampio di possibilità diverse: oggi è di moda ad esempio il termine location, rifiutando i più eleganti località, luogo, posto, posizione, sito, zona, regione, ambientazione, e via di seguito. Imbecillità a vari gradi che pervade il nostro vivere quotidiano. Senza un secondo di pausa. Senza mai tirare il fiato un attimo, anzi un attimino.

    Molti non mancano occasione per apparire intellettuali. Ma quando manca la sostanza, allora non si scappa, il risultato sarà sempre lo stesso: una figura da perfetto imbecille. Si citano così concetti dalla formulazione complessa, quali il semispazio omogeneo-isotropo alla Boussinesq nel goffo tentativo di mascherare la totale incapacità di applicare ad esempio un banalissimo teorema di Pitagora.

    La domanda che dobbiamo porci oggi è fondamentalmente una soltanto, e oltretutto di una banalità quasi perversa:

    Ce lo possiamo ancora permettere?

    Ci possiamo ancora permettere di cullarci beatamente in questo oceano di imbecillità? Per rispondere a questa questione, o perlomeno per provarci, per sperare di intravvedere una via che possa anche solo – nella migliore delle ipotesi e con tutte le condizioni al contorno favorevoli – fornirci un timido bagliore nella nostra oscura e profonda ignoranza, occorre dapprima individuare e riuscire a descrivere il fenomeno laddove esso si manifesta in tutta la sua virulenza.

    Ecco allora spiegato lo scopo di queste pagine: dar risalto ed evidenza a quegli aspetti della nostra vita che maggiormente esaltano la nostra imbecillità. Perché capire di cosa si parla esattamente è basilare per poter sperare di andare avanti, di avere un futuro come specie su questa sfera blu che tanta ingrata e immeritata accoglienza ci ha finora gratuitamente riservato.

    Va fatta una doverosa precisazione. Una delle più diffuse peculiarità dell’imbecillità consiste nel generalizzare, nel fare di ogni erba un fascio, nel mettere tutta una categoria nello stesso calderone. Vorrei fosse chiaro da subito che mi sono guardato bene dall’esimermi da tale tentazione, anzi ne ho proprio fatto largo uso. Pertanto, sia a quel 99% di lettori che riterrà, a torto o a ragione, di rappresentare la lodevole eccezione alle regole universali che andrò a esporvi, sia al rimanente 99% che invece avrà l’onestà intellettuale di riconoscervisi almeno in minima parte, dico già sin d’ora che non avrà alcun senso prendersela con me: io mi sono limitato a riportare ciò che osservavo (non di rado anche allo specchio). Vogliate quindi gradire i sensi della mia più devota gratitudine.

    Le varie situazioni narrate in queste pagine sono infatti nulla di più di episodi di vita quotidiana, vicende di cui tutti abbiamo avuto esperienza simile. Niente di trascendentale, nulla di epico, nessun caso da manuale. Per questi esistono studi specifici ai quali alcuni dei più grandi luminari del pianeta dedicano anima e corpo. Molto famoso è il premio pensato apposta per coloro che eccellono nella disciplina dell’imbecillità, a patto che il loro comportamento, oltre che profondamente imbecille, comporti in maniera definitiva il totale impedimento di ogni possibilità di procreazione, oppure, meglio ancora, conduca alla propria dipartita da questo mondo: si tratta dei Darwin Awards, dal nome del celebre studioso padre della teoria dell’evoluzione. Il riconoscimento si riferisce a lui proprio perché, con il soddisfacimento di almeno una delle condizioni appena citate, il premiato si pone nell’impossibilità di trasmettere i propri geni a una futura progenie, contribuendo così spontaneamente a una miglior selezione naturale.

    Nell’augurarmi che la lettura sia piacevole mi scuso sinceramente sin d’ora con chiunque possa riconoscersi nelle pagine che seguiranno: citarvi tutti per nome mi sarebbe stato davvero impossibile!

    Cinque principi universali

    "Trascurare la nostra volontà di fornire coefficienti

    alternativi per il calcolo è stato penalizzante"

    (Anonimo scienziato contemporaneo di probabili origini bergamasche)

    Imbecilli si nasce, questo è fuori di dubbio. Ma con un certo impegno e la dovuta costanza lo si può diventare in misura anche maggiore, con risultati a volte addirittura sorprendenti. Resta inteso che chi è favorito già per nascita, in nessuna maniera riuscirà a diminuire questa abilità nel corso della sua esistenza. Perché l’imbecillità è come l’entropia: sul globale può solo aumentare.

    Questo enunciato costituisce il primo di cinque principi universali dell’imbecillità ed è conosciuto appunto come:

    1. Principio di imbecillità entropica

    Definizione: In un insieme chiuso, il grado di imbecillità aumenterà sempre.

    Anche sparute diminuzioni locali sono più che ampiamente compensate dal generale e costante aumento nel resto degli individui. Esiste addirittura una formulazione algebrica di questo principio, che viene qui di seguito riportata più che altro in virtù della sua sorprendente semplicità:

    ¥t1 > ¥t0 ∀ t1 > t0

    dove ¥t1, t0 è l’imbecillità rilevata al tempo t1, risp. t0.

    L’imbecillità si basa di principio sul totale mancato utilizzo delle proprie capacità cerebrali, indistintamente se ciò avviene in maniera conscia e voluta o meno. Girare l’interruttore del cervello su OFF è condizione indispensabile per il manifestarsi di tale caratteristica. Ma non per la sua esistenza! Infatti, essa esiste in quanto tale. C’è. È una proprietà intrinseca di natura, benché non sempre direttamente riscontrabile né tantomeno quantificabile.

    Si tratta a tutti gli effetti di una vera e propria forza del mondo in cui viviamo, la quinta dopo le quattro maggiormente conosciute e studiate. Ha la singolare caratteristica di non essere necessariamente una forma di interazione tra due corpi distinti, benché la sua esistenza viene evidenziata solo grazie al contrapporsi di due corpi dotati di un differente livello. Proprio questa differenza è fondamentale, determinandone in maniera direttamente proporzionale la potenzialità con cui si manifesta, al punto che due corpi dotati esattamente del medesimo grado di imbecillità non possono essere in alcuna maniera rilevati se non dalla presenza di un terzo corpo dotato di un grado minore. Questa è infatti una caratteristica alquanto strana, nota come:

    2. Principio di imbecillità unidirezionale

    Definizione: La manifestazione dell’imbecillità tra due corpi è visibile solo a quello dotato di un livello minore.

    Quelli con un grado maggiore non hanno alcuna possibilità di accorgersi della sua presenza, ma ne colgono solo, nella migliore delle ipotesi, una versione distorta e in nessuna maniera corrispondente alla realtà dei fatti (come risulterà più chiaro più avanti, col terzo principio). È un impedimento intrinseco proprio nella sua stessa natura fisica, analogamente, per restare nel mondo della fisica, all’impossibilità di eguagliare la velocità della luce per un corpo dotato di massa. Anche per questo principio esiste una formulazione algebrica:

    ¥j  ¥k  ¥jk

    dove ¥j, k è l’imbecillità di livello j risp. k, e il simbolo  significa rileva e non è rilevato da (si faccia attenzione che tale simbolo non è commutativo, vale cioè sempre e solo da sinistra verso destra!).

    La sua manifestazione risulta alquanto complicata da descrivere. Oltre a quanto illustrato in precedenza, vi è infatti un’altra peculiarità che può essere definita come:

    3. Principio di imbecillità relativistica

    Solo in apparenza sembra contraddire il secondo principio enunciato poc’anzi, ma in realtà lo completa in maniera a dir poco sublime e incredibilmente elegante.

    Definizione: Due corpi dotati di un diverso livello di imbecillità potranno sempre e solo vedersi reciprocamente su un livello minore rispetto all’altro.

    In altri termini, ognuno vede se stesso meno imbecille di tutti gli altri. Le conseguenze di questo principio possono essere talora drammatiche, specialmente nel caso in cui vengono a contrapporsi due corpi con un livello notevolmente diverso tra di loro. Infatti, maggiore è la differenza è più elevata è la forza totale che ne risulta. La formulazione algebrica di questo principio è:

    dove ¥j, k è l’imbecillità di livello j risp. k, e il simbolo  significa rileva se stesso a un livello minore di.

    Alcune caratteristiche fisiche delle persone hanno un effetto diretto sul grado di imbecillità, e viceversa: in particolare, essa varia in maniera proporzionale con l’entità e l’ubicazione di alcune forme curvilinee del corpo, le quali a loro volta vanno ad alimentare le rotondità medesime. Si parla allora di:

    4. Principio di imbecillità prosperosa bidirezionale

    Definizione: L’imbecillità predilige forme rotonde e abbondanti

    Occorre chiaramente fare delle distinzioni fra i sessi. Iniziando con la metà femminile del creato, questo principio si applica quasi esclusivamente ai seni: la loro dimensione è direttamente proporzionale al grado di imbecillità della detentrice. Viceversa, un aumento di imbecillità che dovesse avere altre origini comporta sempre il rigonfiamento dei seni, che viene eseguito per via chirurgica sì da renderlo irreversibile. Per l’altra metà del cielo questo principio si applica su bicipiti e pettorali. Anche qui vale la bidirezionalità, nel senso che dei bicipiti e/o pettorali particolarmente sviluppati comportano un alto grado di imbecillità, e parallelamente un aumento di imbecillità dato da altre cause conduce al rigonfiamento di queste parti del corpo, ottenuto con estenuanti sessioni in palestre coadiuvate da massicce dosi di sostanze anabolizzanti.

    Algebricamente:

    ¥L ω risp. ¥L ε

    dove ¥,  è l’imbecillità femminile, risp. maschile, il segno ≡ indica la proporzionalità diretta, ω rappresenta la dimensione dei seni e ε quella dei bicipiti.

    Si è detto che l’imbecillità, pur avendo esistenza propria, prende corpo e si manifesta solo tramite la relazione tra due o più individui. Vi è un tipo particolare di interazione che ubbidisce a uno dei principi maggiormente diffusi: si tratta del matrimonio, ove è bene specificare che si intende tra due componenti di sesso opposto. Si parla allora di:

    5. Principio dell’imbecillità coniugale

    Definizione: All’interno di qualsiasi coppia regolarmente registrata e di sesso opposto, ogni forma e grado di imbecillità è detenuta in maniera esclusiva e totale dalla componente maschile.

    Questo significa che istantaneamente al momento del fatidico colui che è appena divenuto marito acquista la proprietà assoluta e completa del totale dell’imbecillità congenita della coppia. È fondamentale precisare che questo principio non può in nessuna maniera realizzarsi in coppie che non siano unite da vincolo matrimoniale ufficialmente riconosciuto, o che siano dello stesso sesso. Ogni forma di

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