Aurelio, Angela e ... Cesare
By Mario Frediani and Fabio Tonelli
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Aurelio, Angela e ... Cesare - Mario Frediani
Mario Frediani Fabio Tonelli
Aurelio, Angela e ... Cesare
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Indice dei contenuti
Prefazione
Introduzione
Cap.1 - 2 Dicembre 1908. Laurea in Fisica e Matematica
Cap.2 - Estate 1911 a Montecatini
Cap.3 - A Roma per l’anno accademico 1911-1912
Cap.4 - Estate 1912 a Montecatini
Cap.5 - 29 Novembre 1912. Diploma di ingegneria
Cap.6 - La Congregazione di Carità di Roma
Cap.7 - Inizio 1913. Aurelio cerca lavoro, Angela deve cambiare casa
Cap.8 - La nuova casa è in via Urbana 100, primo piano
Cap.9 - Estate 1913. Aurelio inizia il lavoro. Angela tace sulla gravidanza
Cap.10 - La gravidanza di Angela e la nascita di Cesare
Cap.11 - 1914. Allentamento della relazione e primi screzi
Cap.12 - Cesare a Pofi, la Balia Marianna, Margherita, i Baroncelli e Cesira
Cap.13 - 1915. Dal terremoto alla guerra
Cap.14 - 1916. Anche Aurelio entra in guerra
Cap.15 - 1917-18. Il tenente Aurelio al fronte come fotoelettrico
Cap.16 - 1919. Aurelio irritato fa calare il silenzio
Cap.17 - 1920. Aurelio si sposa. Angela scrive a Cesare, a Giuseppina e a Margherita Notari Tonelli
Cap.18 - Dal 1920 al 1958
Cap.19 - Quarant’anni dopo. Finalmente il padre e il figlio
Postfazione - Riflessioni su Angela
Mario Frediani, Fabio Tonelli
Aurelio, Angela e ... Cesare
Una storia vera, d’amore, di vita, di lavoro e di guerra, con qualche lieto fine, riemersa dopo 100 anni
La relazione tra Aurelio Tonelli e Angela Frediani a Roma porta all’imprevista nascita di Cesare. La storia è ricostruita dalle decine di lettere scritte da Aurelio, soprattutto a Montecatini, tra il 1911 ed il 1920 e conservate da Angela. Oltre alle emozioni, ai sentimenti, alle ansie, alle affettuosità e ai litigi dei due protagonisti, sullo sfondo scorrono gli eventi dell’epoca ed incombe la grande guerra. Il finale sembra finalmente indicare un’accettazione, anche se tardiva, del ruolo paterno di Aurelio verso Cesare
Prefazione di Fabrizio Rosticci
Prefazione
di Fabrizio Rosticci
Quando Fabio mi ha chiesto di scrivere la prefazione a questo suo lavoro, mi sono domandato perché si fosse rivolto proprio a me. Poi ho pensato che per il suo legame con il paese delle lontane origini, pur se nel quadro dell’avventura umana del nonno, Montecatini abbia avuto un ruolo fondamentalmente marginale, la scelta sia ricaduta su di me forse in quanto montecatinese, proprio come Aurelio.
O meglio, come lo è e lo era da tempo la famiglia Tonelli approdata a Montecatini – fiorente centro minerario, grazie alla gestione da parte della Società Hall-Sloane-Coppi del giacimento cuprifero di Caporciano, in quel periodo considerato il più importante d’Europa – fin dal 1859, allorché, proveniente da Spedaletto, all’epoca nel Comune di Volterra, vi si era trasferito Anselmo (1827-1881), nonno di Aurelio.
Già sposato con Luisa Mannucci (1831-1878), Anselmo, locandiere, aveva cinque figli: Adelfo, Aurelia, Geremia (detto Cesare), Elvira e Giovanna. Una volta a Montecatini, i coniugi Tonelli ebbero ancora Alessandra, Giovanna, Pilade, Edvige, Francesca e Fidelfranco Artibano Tribolo.
Famiglia benestante, quasi tutti possidenti e provvisti di istruzione superiore, i Tonelli che avevano stabilito la loro residenza nell’omonimo palazzo di Piazza dei Borghi (poi Piazza Vittorio Emanuele II e quindi Piazza della Repubblica), avrebbero svolto a Montecatini un ruolo di primo piano, anche in ambito politico-amministrativo, con Adelfo, Anselmo figlio di Cesare, Sergio figlio di Pilade, Vittorio figlio di Anselmo.
Ecco perché, da montecatinese – che peraltro in passato si è occupato della figura di Anselmo, fratello di Aurelio –, mi ha fatto estremamente piacere la proposta di metter giù alcune righe di introduzione a questo volume, in cui, nella contestualizzazione delle vicende personali dei protagonisti, è possibile cogliere anche curiosità di carattere locale e interessanti riferimenti a quel periodo storico. Cito per tutti la progettazione e costruzione della linea ferroviaria Lucca-Pontedera-Saline di Volterra da parte della Ditta Saverio Parisi, per la quale lavorò anche l’ingegner Aurelio Tonelli. Come sappiamo, il tratto Pontedera-Volterra non fu mai realizzato, mentre la linea Lucca-Pontedera, danneggiata dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale, fu definitivamente dismessa nel 1958.
Terzogenito di Luisa e di Anselmo Tonelli, Cesare (1856-1936), titolare di una impresa boschiva, dall’unione con Giuseppina Pucci (1859-1946) ebbe tre figli: Luisa (1882-1970), Anselmo (1883-1929) e Valfredo Alì Aurelio (1885-1972).
Quest’ultimo, protagonista della vicenda qui ricostruita con dovizia di particolari, per svolgere la sua professione di ingegnere si sarebbe poi trasferito a Pontedera e successivamente a Pisa, dove diresse l’Ufficio Tecnico del Comune dal 1927 alla fine degli anni Cinquanta. Dal suo matrimonio con Margherita Notari (1892-1945), nacquero Augusto (1920-2007), Giancarlo (1922-2003), Maria Luisa (1923) e Alessandro (1928-2010).
Ciò è quanto conoscevo sul ramo Tonelli discendente da Aurelio.
Ora, in collaborazione con il cugino Mario Frediani, l’amico Fabio, figlio di Augusto e di Maria Ludovica Marchi (1928-2008), con questo lavoro non di poco conto, suffragato puntualmente da immagini significative e da una attenta documentazione frutto sicuramente di paziente ed appassionata ricerca, ricompone e svela un lato ai più oscuro della realtà familiare del suo diretto antenato.
La relazione giovanile di suo nonno con Angela Frediani, ragazza presso la quale Aurelio aveva preso alloggio durante la permanenza a Roma per motivi di studio dal 1908 fino al conseguimento nel novembre 1912 del diploma di Laurea in Ingegneria civile; il fugace ritorno a Roma da Angela nel maggio 1913; la conseguente ed imprevista nascita di Cesare il 13 gennaio 1914.
Un figlio, Cesare, nei cui riguardi il padre, sicuramente suo malgrado, fu a lungo latitante, soprattutto dopo il 1920, anno in cui, almeno nei rapporti epistolari e forse anche negli aiuti economici, i rapporti con Angela si interruppero bruscamente.
Un figlio verso il quale Aurelio solo molto tempo dopo – aveva ormai settantaquattro anni – riuscì, amorevolmente ma con formale distacco, ad instaurare un approccio da padre: nell’agosto 1959, in occasione del ricovero in ospedale di Cesare a causa di una grave malattia che lo avrebbe condotto alla morte appena quarantottenne nel gennaio 1962. Si incontrarono, finalmente come genitore e figlio, nel 1960, quando la madre, Angela, che fin dalla sua nascita aveva ardentemente desiderato per Cesare un normale rapporto con il padre, era ormai scomparsa da più venti anni. Quello sarebbe stato anche il loro ultimo incontro.
Una vicenda umana, quella di Cesare, Angela e Aurelio, che sicuramente non lascerà indifferente neppure il lettore meno coinvolto.
E la sua drammaticità è ben espressa da Fabio, quando ricorda di come venne a sapere di questo suo zio, figlio del nonno paterno e da questi mai riconosciuto.
I figli di Aurelio seppero di avere un fratello abbastanza precocemente, sicuramente ne erano al corrente nell’immediato dopoguerra. La notizia si trasmise invece molto lentamente agli altri discendenti. Augusto e la sua famiglia, Maria Ludovica Marchi (Ludi), Fabio e Lucio, si trasferirono a Roma nel 1968. Qualche anno dopo (Cesare era morto da circa 10 anni) Ludi confidò quasi piangendo a Fabio: «Ho chiesto a tuo padre il perché di tanta amicizia con i Frediani. Mi ha risposto che Cesare era suo fratello!».
Credo che fino da allora sia scaturito in cuor suo il desiderio di saperne di più su questo ramo della famiglia venuto alla luce così inaspettatamente; di conoscere i cugini Angela, Mario e Silvana Frediani; di indagare sulla relazione fra Angela e suo nonno Aurelio; di addentrarsi, per quanto possibile, nel percorso biografico dello zio Cesare, sul quale oggi, a compimento della sua ricerca, ha potuto affermare:
Un bambino nato in questo modo rappresentò sicuramente un grosso problema per la madre e per il padre. Ma se si guarda, a consuntivo, alla sua figura e alle famiglie felici ed unite che ne sono derivate, allora bisogna dire che da quel travaglio iniziale sono venute molte cose buone.
Circa un anno fa, coadiuvato da Mario in possesso della documentazione premurosamente conservata dalla nonna Angela Frediani, Fabio ha dato inizio a questa ricostruzione assai ben dettagliata.
Oggi ci viene consegnata una esposizione, sicuramente obiettiva, di una vicenda tanto complessa e tormentata quanto coinvolgente, che ha segnato la vita dei suoi protagonisti e, senza alcun dubbio, quella dei loro familiari.
Con soddisfazione personale, ringrazio gli autori per quanto sono riusciti a mettere in luce ed hanno inteso poi lasciare a futura memoria con questa pubblicazione.
Anche i loro congiunti non potranno che esserne grati.
Fabrizio Rosticci
Introduzione
Verso la fine del 2015 Fabio Tonelli ed i cugini Angela, Mario e Silvana Frediani si rivedono dopo lungo tempo; non avevano mai approfondito la reciproca conoscenza. Sono tutti nipoti di Aurelio Tonelli (l’ing. Valfredo), ma la nonna di Fabio è Margherita Notari mentre quella di Angela, Mario e Silvana è Angela Frediani. Il figlio di Aurelio e di Angela, Cesare Frediani, non fu mai riconosciuto dal padre.
Tra i tanti ricordi c’è la curiosità di ricostruire una storia avvenuta circa 100 anni fa: la relazione tra Aurelio e Angela precedente al matrimonio con Margherita, della quale ciascuno conosce solo alcuni frammenti. Mario, in particolare, è in possesso di oltre un centinaio di documenti, soprattutto lettere di Aurelio ad Angela (e non viceversa), che permettono, con qualche interpretazione, di capire come nacque, si sviluppò e terminò la loro relazione a Roma. L’imprevista nascita di Cesare portò a forti contrasti tra i due protagonisti; Aurelio voleva mantenere la sua libertà, Angela sperava in una unione più solida e comunque pretendeva garanzie per sé e per il figlio; la fine della relazione affettiva e, soprattutto, l’impossibilità di mantenere un livello di comunicazione amichevole tra i due genitori di Cesare maturarono a seguito dell’acuirsi di queste divergenze.
Tutte le lettere e tutti i documenti sono stati scansionati e sono ora presenti su un file digitale a disposizione di chi fosse interessato. Sono stati ordinati in modo cronologico, con alcune approssimazioni laddove la data non era indicata. Ogni lettera è stata riscritta
anche in formato digitale-testuale per facilitarne la lettura. Infine si è cercato di ricostruire il flusso degli eventi. Su questo documento-libro sono riportate tutte le lettere sia in forma digitale-testuale sia come immagine (Le lettere originali si trovano presso Mario Frediani a Santa Marinella. I documenti digitali sono disponibili presso Fabio Tonelli a Roma). Nel formato eBook non sono riportate le immagini delle lettere e le altre immagini sono in numero ridotto.
La fonte delle informazioni è mono-direzionale: non sono disponibili le lettere scritte da Angela ad Aurelio. In pratica è come se fosse stato ricostruito un evento ascoltando solo una persona che parla al telefono immaginando cosa l’altra dicesse e pensasse.
1875-Angela Frediani con la mamma Clelia
Cap.1 - 2 Dicembre 1908. Laurea in Fisica e Matematica
Valfredo Alì Aurelio Tonelli ha 23 anni quando, il 2 dicembre 1908, riceve la Laurea in Fisica e Matematica presso la Regia Università di Pisa ( Il documento originale si trova presso Raffaello Campani a Pisa ) . Ha già deciso di continuare gli studi e di conseguenza si reca a Roma per studiare alla Regia Scuola d’applicazione per ingegneri.
2 dicembre 1908-Laurea in Matematica e Fisica di Valfredo Tonelli
Quasi da subito prende una camera in affitto nella casa di Angela Frediani, in via Principe Umberto 119, interno 9: nella lettera del 30 Agosto 1912 scrive infatti di aver abitato in quella casa per quattro anni, cioè dal 1908, in pratica dall’inizio del suo soggiorno romano: " non ho potuto mai rassegnarmi all’idea di allontanarmi dalla mia padroncina di casa e dalla casa ove per ben quattro anni ho avuto di tempo di averci affezione ". A quei tempi la via Principe Umberto univa via Manzoni con via del Viminale, dov’è il Teatro dell’Opera, traversando anche via Cavour.
Era una via centralissima (accanto alla Stazione Termini, nella sua versione architettonica iniziale che arrivava quasi alle Terme di Diocleziano), comodissima (le sedi universitarie per lo studio della fisica e dell’ingegneria erano a pochi passi), animatissima (percorsa, tra l’altro dal tram dei Castelli che vi faceva capolinea; alcune di quelle vetture erano a due piani). Oggi il nome è rimasto solo ad un moncone di strada da Via Manzoni sino a piazza Guglielmo Pepe circa; gli altri tratti di strada sono stati intitolati a Filippo Turati (1857-1932) e a Giovanni Amendola (1882-1926); per un certo periodo di tempo è stata anche intitolata a re Boris III di Bulgaria (1894-1945), marito della principessa Giovanna di Savoia. Non è noto, quindi, a che altezza si trovasse il civico 119 dell’epoca.
Per collocarci meglio in quei periodi notiamo che ai tempi in cui Aurelio era a Roma non esistevano ancora né via della Conciliazione, né via dei Fori Imperiali e forse Aurelio andò anche a vedere l’inaugurazione dell’altare della patria il 4 giugno 1911.
Angela era figlia di Alessandro e di Clelia; i suoi genitori erano già anziani al momento della sua nascita. Alessandro era forse un tenore di cui si ricorda un’interpretazione del Rigoletto al Teatro Vittorio Emanuele di Rimini nel 1875 (Clara Frediani, forse un’altra parente, era un soprano). Alessandro e Clelia con i loro guadagni comprarono un albergo a Roma che gestivano direttamente. Questa attività rimase nel sangue di Angela che, da adulta, cercò di avere una casa più grande per affittare una stanza, continuando la stessa abitudine e per avere una fonte di reddito.
Ogni anno Aurelio in estate faceva ritorno a Montecatini. La storia che andiamo a raccontare inizia solo nel 1911, dopo il terzo anno di studio di ingegneria.
La Regia Scuola d’applicazione per ingegneri
Le notizie seguenti sono riprese da: http://www.ing.uniroma1.it/
"Il 9 Ottobre 1873 è emanato il decreto