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Il mistero del Guarneri
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Il mistero del Guarneri

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L’avvincente romanzo, "Il mistero del Guarneri", narra la vicenda paradossale di un prezioso violino; nell'ordito della storia si disvelano altre storie misteriose intrecciate alla vita dei protagonisti.

E’ ambientato nell'amato capoluogo pugliese.

Il finale è sorprendente.
LanguageItaliano
Release dateJan 24, 2017
ISBN9788826004587
Il mistero del Guarneri

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    Il mistero del Guarneri - Anna Maria Ancona Ratti

    http://write.streetlib.com

    I

    La città che porto nel cuore

    La città che porto nel cuore mi appartiene perché ricca di memorie e presenze e costituisce la mia identità in un arcobaleno senza tempo, caleidoscopio di colori d’amore, di affetti parentali e valori culturali.

    Una città vitale come la sua gente che conserva l’origine illirica, forte e libera, ove l’audacia si intreccia ad abilità ed esperienze marinare e commerciali, bagaglio avito ovunque riconosciuto, singolare, come il suono della voce forte e cadenzata del popolo.

    Città robusta, come le sue mura costruite un tempo a difesa delle incursioni piratesche, imponente come la mole del castello federiciano che la domina, dal cuore intrigante come i dedali di viuzze che salgono verso la piazza della cattedrale riecheggiando di richiami, rumori, linguaggi; sognante come le casbah bianche che si affacciano verso quell’Adriatico azzurro che lambisce la città.

    Un’aureola di sole a tutte le ore si riflette su quel ridente mare pescoso e, baciandolo, crea scintillii argentei, stelle filanti che si propagano tra le onde dalle movenze sinuose.

    Quel mare inquieto che accomuna e divide i popoli del Mediterraneo, diffonde penetranti essenze orientali e sentori di alghe e fondali. Essi, sospinti dal vento di tramontana fresco ed impetuoso, giungono con ampio respiro nella città nuova, invadono le lunghe vie ed i corsi alberati, penetrano nei palazzi sontuosi, si spingono sin nelle periferie popolose inebriando, rinvigorendo i visi e i cuori degli abitanti. Quel ricco mare Adriatico, dalle scogliere variegate e sublimi, si distende da nord a sud e, in parallelo, scorre l’arteria che collega città e paesi in una rete di strade fin nell’interno.

    A ridosso, quasi a coprire le spalle, sono i poggi e le colline degradanti, le zone selvose e i terreni fortemente sottoposti all’azione corrosiva delle acque meteoriche, sicché le rocce calcaree, simili ad un filtro offrono materiale prezioso. Talvolta il suolo si presenta con un lieve sprofondamento che termina in abissi profondi, in caverne o in grotte bianche e splendide.

    Per le vie della città aleggia un’aria vivace, rafforzata dalla grande volontà di ripresa, dopo anni di guerra e sofferenze. Proliferano i piccoli cantieri navali; falegnami e carpentieri si adoperano alla costruzione di barche, pescherecci e paranze.

    I marinai si levano di buon’ora per andare a pesca, che è ricca ed abbondante; non da meno i contadini che, dalle periferie, su cigolanti carri trainati da muli, partono per le campagne. Splendono ancora in cielo le stelle, l’aurora è lontana e quei rudi uomini sono già tra i botri di terra rossa, pronti per il duro lavoro.

    Attive sono le concerie che mandano fumi neri e vapori dagli inconfondibili, acri odori. Né mancano le fabbriche per bottoni e fibule di madreperla, le industrie di candele e saponi di cui si fa larga esportazione all’estero.

    Fioriscono le botteghe degli artigiani: ebanisti, intagliatori, intarsiatori, falegnami, sellai, vasai e calzolai per scarpe da uomo, da donna e da bambino.

    Le famiglie borghesi affidano i pargoli agli insegnanti privati, agli educandati. La scuola è considerata dalle famiglie santuario consacrato all’istruzione della mente e all’educazione del cuore ed è cura dei genitori fare in modo che gli alunni ottemperino alle tante istruzioni degli insegnanti.

    Padre Arnaldo si dedica alla cura spirituale e, più che un confessore, è il confidente delle famiglie. Ogni problema di difficile soluzione è sottoposto al suo illuminato giudizio, ai suoi saggi consigli.

    Ed è proprio al canonico che stanno pensando i nostri!

    Seduti sotto la vecchia pergola del giardino attinente alla casa, i due parlottano riservatamente, quasi a non voler estendere i commenti ad altri.

    Questo loro discutere con gesti e sottintesi, mi infastidisce. Parole rotte, frasi a bassa voce…eh! Sì, parlano della viola, quella cara e misteriosa viola.

    Le lunghe ombre dei pampini, smorzano l’intensità della luce agostana, preservando dalla calura, le seggiole occupate.

    Le larghe foglie, dalle tante sfumature variegate, ondeggiano mosse dalla brezza marina, forte di sentori di alghe e marosi infranti. Si alternano tenui refoli ancestrali, aromi di erbe e fiori, dalla malvarosa alla lavanda, dal gelsomino alla citronella che, inanellati in un armonico abbraccio, perforano l’aria, sublimandola.

    Il mare che si estende dinanzi, sciabordando sulla scogliera salmastra, spumeggia con un fragore che non turba, anzi risuona suadente, come le note dell’antica viola.

    Posso anch’io unirmi a voi? chiedo impertinente.

    Di certo sì, cara Sofia, accenna esterrefatta zia Marta. "Stiamo parlando della viola. Era stata acquistata da tuo padre in un momento difficile per i nostri amici ebrei. I coniugi Canetti, insospettiti dalla strage degli ebrei residenti in Germania perpetrata dai nazisti durante la Notte dei cristalli e, mesi dopo, venuti a conoscenza dell’invasione tedesca dell’Austria e dell’esito della votazione dell’Anschluss riguardante, tra l’altro, l’espropriazione dei beni e l’espulsione dalle scuole degli ebrei, decisero in fretta di abbandonare l’amato suolo italiano e tentare la fuga in America. Naturalmente avevano urgente bisogno di denaro per cui, dovettero vendere tutti i beni. Tuo padre acquistò la viola ad un prezzo esoso a quel tempo, poiché i proprietari erano convinti che si trattasse di un pezzo autentico. A suggellare il patto fu il suo grande amore per la musica e l’amicizia fra i Canetti e lo zio vescovo, che non aveva mai dimenticato l’antica stirpe. Sai bene, mia cara, che, nella cappella gentilizia ove riposano le spoglie dello zio, sotto la grande erma di bronzo è incisa la stella di Davide, ad indicare le origini semitiche. La conversione della nostra famiglia, divenuta nei primi dell’ottocento, cattolica, ci rendeva fieri ma, in seguito, tale condizione di privilegio, non ha mai attenuato le nostre sofferenze verso gli altri della comunità, così vessati e perseguitati ingiustamente.

    Naturalmente non si pensava affatto che in Italia, sarebbero state promulgate le leggi razziali, e

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