Fiori dal cemento: storie di donne che costruiscono
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Fiori dal cemento - Cristina Zagaria
www.caraco.it
PREFAZIONE
di Walter Schiavella
Segretario generale FILLEA CGIL
Giorno dopo giorno, da almeno quattro anni, misuriamo un drammatico stillicidio di drammi collettivi ed individuali; sono quelli che la più grande crisi che il settore delle costruzioni abbia conosciuto dal dopoguerra ad oggi produce sulle condizioni materiali delle persone, sul loro lavoro, sul loro stesso futuro. In questo quadro, le debolezze strutturali del modello di sviluppo nel quale il settore è prosperato negli anni precedenti, evidenzia come la crisi non si scarichi equamente sul lavoro e sull’impresa ma, al contrario, finisce per penalizzare ancora di più i più deboli, i giovani, gli immigrati, le donne.
La condizione femminile, in un settore storicamente complicato per le lavoratrici, subisce ulteriori pressioni fino a mettere in discussione le stesse visibilità e consapevolezze collettive. Anche da qui nasce l’esigenza di questa pubblicazione, un progetto della Rete FILLEA Donne Campania e nazionale, che racconta di storie di lavoratrici dei settori delle costruzioni tratte da interviste ad una impiegata dell’edilizia, ad una restauratrice e a due operaie del legno.
Quando si pensa e poi si progetta qualcosa, le aspettative sono sempre molte e vorremmo realizzassero tutto quello che su quel tema vorremmo dire, ma spesso la compiutezza di ciò che riusciamo a produrre non riesce a soddisfarci a pieno. Non è stato così per questo libro che, da subito, abbiamo voluto diverso dai mille saggi ed edizioni sindacali che ogni giorno leggiamo e che, una volta concluso, ha superato le aspettative nel proporsi come voce reale e spontanea, scritta in un linguaggio estraneo a noi, tipicamente letterario, con caratteristiche poetiche e commoventi.
Il valore del libro è proprio qui, nell’autenticità delle storie e nelle riflessioni che suscitano anche in un lettore casuale e impreparato, in un impatto empatico raro per un prodotto sindacale. Non è una analisi politica, economica o sociologica, è la vera voce del lavoro femminile in settori difficili, respingenti e solitamente maschili. Sono storie singole e diverse tra loro, ma poi via via che si scorrono le pagine sembrano diventare una voce corale.
Le stesse vite ed esperienze di queste lavoratrici rappresentano un solo mondo fatto di sofferenza e di soprusi, di ricatti, di grande pazienza e fatica nel costante tentativo di tenere insieme mille pezzi, apparentemente inconciliabili tra loro: il lavoro e la famiglia, il proprio ruolo nella società con le responsabilità legate all’educazione dei figli, il lavoro e la realizzazione dei propri studi, dei propri sogni e progetti. Ed è proprio il lavoro il comune denominatore, il filo rosso che unisce regioni diverse, percorsi formativi e di vita diversi, culture diverse; il lavoro come unico e straordinario strumento di realizzazione di se stessi, paradigma attorno al quale tutto si modella e nel quale tutto acquisisce valore. E se il lavoro è lo strumento, la resistenza è la cifra che caratterizza tutte queste esperienze; resistenza in settori che vorrebbero solo uomini a lavorare, modulati su modelli maschili, dove non esistono servizi igienici o alloggiamenti separati, dove i turni di lavoro e gli strumenti e i materiali usati sono tarati sulla resistenza fisica maschile; resistenza a crisi aziendali, a ristrutturazioni che le vorrebbero sostituite da uomini, meno impegnativi, o da giovani donne, disposte a peggiori condizioni, a patto che non abbiano nei propri progetti velleità materne; resistenza alle proprie famiglie che spesso non capiscono ansie e sofferenze legate ai loro lavori strani
.
Eppure, contro tutto, queste donne resistono e non si fanno convincere a fare qualche altra cosa, a lasciare le loro occupazioni per intraprendere qualche attività più femminile, anzi, proprio dalla tipicità dei propri settori lavorativi prendono linfa vitale, quasi diventando esse stesse alberi, rami e legni da tagliare, muri da colorare e terra da spianare e quando è a rischio il proprio mestiere lo difendono con le unghie e con i denti.
Resistono a mille difficoltà pur di rimanere al loro posto, pur di continuare a produrre e sentire che il loro produrre non è solo per se stesse o per la propria famiglia, è per la società tutta.
La Rete delle Donne FILLEA esiste da molti anni e, come questo libro, tiene insieme donne lavoratrici di età diverse, diverse nazionalità e cultura, formazione e settori; questa è, però, la prima volta che si cimenta in un progetto letterario. Il libro non era ancora finito e già la narrazione di qualche stralcio di storia è arrivata al cuore e allo stomaco di molte e di molti ed è proprio questo un altro obiettivo della pubblicazione: parlare anche agli uomini con parole femminili; svelare nodi e verità non nascoste, ma a volte un po’ appannate, della condizione di lavoro e vita delle donne, ma anche della condizione del lavoro di tutti, uomini e donne. Perché raccontare in modo diretto e coinvolgente ciò che le lavoratrici pensano, provano e sentono nei luoghi di lavoro, uffici, cantieri o fabbriche del legno, è un modo per capire cosa e come si può cambiare, che qualcosa si può cambiare, riformulando tutto in un’ottica non più sterilmente neutra, non solo maschile, ma considerando che possono esserci altri modi e sistemi e strumenti per lavorare meglio e tutti insieme.
Non può essere ideale un mondo univoco, modulato su poche e ripetitive note, anche se rassicuranti; occorre altresì rivedere le partiture dei sistemi produttivi, delle filiere, delle trasformazioni e coniugarli anche al femminile per ottenere risultati migliori e uno sviluppo più sostenibile per tutti.
Allo stesso modo, anche se a volte è considerato positivamente perché sinonimo di forza e affidabilità, bisogna rivedere il concetto di resistenza, e non pensare che sia dato una volta e per sempre o, comunque, possa essere il solo pilastro su cui si regge un settore economico, un sistema produttivo, un’intera società.
Non possiamo, infatti, continuare a considerare la resistenza delle donne un ideale e naturale ammortizzatore sociale, un alibi per non studiare sistemi migliori, o semplicemente più vivibili, di conciliazione e di crescita.
Anche se le spalle delle donne sono larghe e forti, una società giusta, matura, democratica e credibile non può ogni giorno caricarle di pesi estremi e insopportabili per chiunque.
Ogni giorno nel nostro Paese l’equilibrio delle donne è messo a dura prova, a partire dai luoghi di lavoro, ed è da lì, per le responsabilità e competenze che abbiamo, che dobbiamo partire.
INTRODUZIONE
di Giovanni Sannino
Segretario generale FILLEA CGIL Campania
Essere scrittrice o narratrice della propria vita è il chiaro segnale di un carattere forte e deciso che solo il mondo delle donne può donarci. Le storie di vita vissuta e qui narrate, che scorrono via come il racconto di una madre al figlio, sono la testimonianza di un mondo, quello del lavoro subordinato, nonché delle donne di un Paese in balia di disvalori che ormai hanno pervaso la nostra società.
Il mondo del lavoro per come è organizzato, è pensato per l’uomo, o meglio, per i maschi. La donna storicamente, nella sua immagine olografica, è stata sempre vista come l’angelo del focolare
anche se sappiamo che da sempre il lavoro femminile è esistito e non si è mai limitato alle sole attività domestiche.
Era così nella società preindustriale, quando la donna contribuiva al lavoro nei campi, lavorando quanto l’uomo per il sostentamento del nucleo familiare e lo è stato più tardi, con la rivoluzione industriale, quando è iniziato un sistematico sfruttamento della manodopera femminile.
Gli uomini vennero così via via sostituiti dalle donne, le quali potevano essere sottopagate e dimostravano una migliore capacità di adattamento alle rigide regole del lavoro di fabbrica.
Oggi l’emancipazione femminile, se di emancipazione si può parlare, ha permesso alle donne di rivendicare un rapporto di parità con gli uomini sia in campo sociale che lavorativo.
Una delle caratteristiche che maggiormente contraddistingue il periodo contemporaneo è il profondo cambiamento che si è verificato nel ruolo svolto dalle donne soprattutto nella società dei paesi più ricchi.
Un cambiamento, un ruolo, quello delle donne, pensato sin dall’Atto Costitutivo del nostro Paese. Con l’articolo 37 della Costituzione, infatti, i nostri padri costituenti sancivano un duplice principio di parità in base al quale la donna lavoratrice doveva avere gli stessi diritti, anche retributivi, dell’uomo e, dall’altro lato, ribadiva la necessità di un intervento protettivo nei suoi confronti, affinché le condizioni di lavoro le permettessero di svolgere anche un ruolo essenziale per la famiglia e per la società. Ma nonostante la legislazione, nazionale prima e comunitaria dopo, sia intervenuta spesso su tale questione, sono ancora forti le differenze di fondo che esistono tra i due sessi sul piano umano, psicologico, sociale e anche economico.
Le donne, anche se a caro prezzo, hanno conquistato un loro posto nel mondo del lavoro, dapprima in quei settori che sembravano più congeniali all’attività femminile come la moda,