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Alla ricerca della Vita eterna
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Alla ricerca della Vita eterna

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Cosa sareste disposti a fare per avere la vita eterna?

Uomini puri di cuore e loschi individui in continua lotta tra bene e male.

Il tutto condito da una dolcissima storia d’amore.

Questo romanzo, come tema, è stato composto con l’idea di descrivere i moti dell’animo e le motivazioni che portano l’uomo a sviluppare un potente e insensato sentimento di avidità e cupidigia, di potere assoluto. Ma anche i moti e le motivazioni profonde che vi si oppongono.

“Osservando come grandi operatori finanziari - dagli immensi poteri economici - siano tanto crudeli, cruenti e disumani per ottenere anche soltanto un piccolo profitto in più oltre l’immane patrimonio già accumulato, ho voluto creare una favola allegorica dove l’oggetto del desiderio è esso stesso il simbolo del potere non solo umano ma anche divino: il Santo Graal” afferma l’autore Nello Ciccani.

Come a dire che la sete di potere dell’uomo, una volta travalicati i confini del grande accumulo economico di pochi a danno dei molti, sconfina nella volontà del potere assoluto, dell’eternità. Quello che lo vorrebbe rendere digraziatamente simile a un Dio.

Dopo la sanguinosa battagla di Acri del Maggio 1291, allorché la cristianità perdeva l’ultimo baluardo del potere in Terrasanta e chiudeva il ciclo delle crociate religiose in quei luoghi, il viaggio misterioso di oggetti ed elementi di potere spirituale cristiano partì da quel luogo per fare tappa a Cipro e poi navigare il Mediterraneo per arrivare sulle sponde dell’Europa. Tra questi oggetti mistici e reliquie che racchiudevano i segreti e i misteri più profondi della Cristianità, vi erano la Sacra Sindone, un Libro sapienziale e, taluno afferma, anche il Santo Graal, mistero dei misteri persino nella sua stessa identificazione. Queste sacralità dal forte potere simbolico hanno dunque viaggiato nelle casse del tesoro degli ultimi templari - forse addirittura condotti dal tesoriere stesso dell’Ordine - scampati alle battaglie contro i mussulmani e che ebbero come missione quella di consegnarli in mani fidate, probabilmente nelle mani personali del Papa. Chiave e talismano di tali misteri è un doppio medaglione nella cui unione dei due pezzi che lo compongono è scritta la formula magica per trovare e sciogliere il mistero dei misteri.

Così come la cupidigia del re francese, Filippo il Bello - in rotta economica e in mano alle banche templari - ha voluto in quei tempi ordire e distruggere un ordine sacerdotale-militare per tentare di appropriarsi del suo tesoro economico e spirituale, così questo racconto ideale mette in campo oggi due sette antagoniste rappresentanti il Bene e il Male in gnostica lotta tra loro, l’una per proteggere un patrimonio spirituale e religioso, l’altra per appropiarsene e soddisfare la propria cupidigia di potere che travalica le possibilità umane.
LanguageItaliano
PublisherNello Ciccani
Release dateJan 7, 2017
ISBN9788822885784
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    Alla ricerca della Vita eterna - Nello Ciccani

    Nello Ciccani

    Alla ricerca della Vita eterna

    Questo libro è un’opera di fantasia. Fatti e personaggi citati sono invenzione dell’autore. Pertanto ogni riferimento a fatti e/o persone è puramente casuale.

    Cosa sareste disposti a fare per avere la vita eterna?

    Uomini puri di cuore e loschi individui in continua lotta tra Bene e Male.

    Il tutto condito da una dolcissima storia d’amore

    © 2017 by Nello Ciccani

    Proprietà letteraria riservata

    Prima edizione Nello Ciccani: gennaio 2017

    ciccaninello@gmail.com

    UUID: c383a1ce-d4d1-11e6-9651-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Dedica

    … alla mia famiglia.

    Siete nel mio cuore.

    A loro e a tutti i miei lettori.

    Che questo scritto possa aiutare ognuno

    in questa vita terrena

    nella semplicità e umiltà.

    A coloro accecati dall’odio, dal potere, dalla ricchezza.

    Cosa sareste disposti a fare per avere la vita eterna?

    Uomini puri di cuore e loschi individui in continua lotta tra bene e male.

    Il tutto condito da una dolcissima storia d’amore

    Prefazione

    di Maurizio Di Giacomantonio

    Breve prefazione

    Questo romanzo, come tema, è stato composto con l’idea di descrivere i moti dell’animo e le motivazioni che portano l’uomo a sviluppare un potente e insensato sentimento di avidità e cupidigia, di potere assoluto. Ma anche i moti e le motivazioni profonde che vi si oppongono.

    "Osservando come grandi operatori finanziari - dagli immensi poteri economici - siano tanto crudeli, cruenti e disumani per ottenere anche soltanto un piccolo profitto in più oltre l’immane patrimonio già accumulato, ho voluto creare una favola allegorica dove l’oggetto del desiderio è esso stesso il simbolo del potere non solo umano ma anche divino: il Santo Graal" afferma l’autore Nello Ciccani.

    Come a dire che la sete di potere dell’uomo, una volta travalicati i confini del grande accumulo economico di pochi a danno dei molti, sconfina nella volontà del potere assoluto, dell’eternità. Quello che lo vorrebbe rendere digraziatamente simile a un Dio.

    Dopo la sanguinosa battagla di Acri del Maggio 1291, allorché la cristianità perdeva l’ultimo baluardo del potere in Terrasanta e chiudeva il ciclo delle crociate religiose in quei luoghi, il viaggio misterioso di oggetti ed elementi di potere spirituale cristiano partì da quel luogo per fare tappa a Cipro e poi navigare il Mediterraneo per arrivare sulle sponde dell’Europa. Tra questi oggetti mistici e reliquie che racchiudevano i segreti e i misteri più profondi della Cristianità, vi erano la Sacra Sindone, un Libro sapienziale e, taluno afferma, anche il Santo Graal, mistero dei misteri persino nella sua stessa identificazione. Queste sacralità dal forte potere simbolico hanno dunque viaggiato nelle casse del tesoro degli ultimi templari - forse addirittura condotti dal tesoriere stesso dell’Ordine - scampati alle battaglie contro i mussulmani e che ebbero come missione quella di consegnarli in mani fidate, probabilmente nelle mani personali del Papa. Chiave e talismano di tali misteri è un doppio medaglione nella cui unione dei due pezzi che lo compongono è scritta la formula magica per trovare e sciogliere il mistero dei misteri.

    Così come la cupidigia del re francese, Filippo il Bello - in rotta economica e in mano alle banche templari - ha voluto in quei tempi ordire e distruggere un ordine sacerdotale-militare per tentare di appropriarsi del suo tesoro economico e spirituale, così questo racconto ideale mette in campo oggi due sette antagoniste rappresentanti il Bene e il Male in gnostica lotta tra loro, l’una per proteggere un patrimonio spirituale e religioso, l’altra per appropiarsene e soddisfare la propria cupidigia di potere che travalica le possibilità umane. Ma questa lotta non è mai lineare e spesso le parti si scambiano di segno o, almeno, così può sembrare. La confusione e il capovolgimento dei valori creano un terreno ambiguo ed incerto dove si muovono attori la cui apparenza non è mai la loro sostanza e le cui azioni sostanziano interessi e giochi di parte non sempre riconducibili ad un puro bene o ad una linearità solo negativa o solo positiva. Al centro di questa oscura e immane battaglia c’è Piero Verro, protagonista ed io narrante in prima persona presente di vicende controverse ed enigmatiche. Scosso e trascinato da una parte e dall’altra, roso dai sospetti, da dubbi laceranti e dall’amore, in viaggio travagliato attraverso false verità e totali menzogne, consumato da rovesciamenti di fronte e possibili tradimenti, può infine approdare alla propria autocoscienza e compiere una sua scelta di campo consapevole, trovando durante questo tortuoso cammino anche il vero amore.

    Il romanzo Alla ricerca della Vita eterna di Nello Ciccani ha tutti gli ingredienti per essere goduto pagina per pagina: il mistero, l’attività positiva o perversa delle sette, l’investigazione, l’avventura, l’amicizia, l’amore, la religiosità ed i poteri sovrumani; il tutto è ambientato in alcuni dei posti più belli d’Europa con scenari di forte impatto e bellezza naturale nonché ricchezza di arte e spessore storico.

    In tempi di fuga dagli eccessi e dagli orrori, in cui ancora si uccidono gli innocenti per le strade e nelle piazze in nome di un Dio contraffatto e tradito ma in realtà solo per un gioco di potere di denaro di armi e di petrolio, questo romanzo lancia la sua attualità da un peculiare punto di vista: quello umano della fiducia, dell’amicizia e dell’amore sincero e appassionato sia per l’arte e la cultura, sia per la propria metà così faticosamente trovata e riconosciuta.

    Maurizio Di Giacomantonio

    Antefatto

    Terrasanta, 1291

    ANTEFATTO

    Terrasanta, San Giovanni d’Acri, Maggio 1291.

    Venerdì diciotto maggio 1291 fu la giornata nera.

    La città di Acri, dopo quarantatre giorni d’assedio da parte dell’esercito più numeroso fino ad allora mai visto, era allo stremo. Costretti a cedere al soverchiante numero dei nemici, i cristiani assediati fuggirono verso la fortezza dei Templari, la Cupola di Acri. Si barricarono in questo monastero fortificato, ultimo bastione templare, difeso dal maresciallo dell’ordine Pierre de Sevrey assieme al Commendatore Tesoriere Thibaud Gaudin. Con essi, solo diciotto templari.

    San Giovanni d’Acri così capitolò.

    Dentro la Cupola di Acri s’erano anche rifugiati circa diecimila fuggitivi, che furono quasi tutti imbarcati alla volta di Cipro, calati sulle navi dalle torri sul retro rivolte verso il mare. La Cupola resistette per altri dieci giorni di attacchi. Giunti al ventitré Maggio, dopo cinque giorni di invano assedio al forte templare, il Sultano parve offrire a Pierre de Sevrey la possibilità della resa con l’onore delle armi: avendogli accordato una capitolazione con onore, al-Ashraf mandò alla Cupola trecento suoi cavalieri per l’esecuzione del trattato. Ma quando i musulmani entrarono nella zona principale della fortezza, all’interno della Torre del Gran Maestro, attaccarono i civili e tentarono di violentare le donne e i fanciulli che vi si erano rifugiati, provocando l’indignazione e la severa reazione dei templari. I cavalieri sprangarono le porte e trucidarono i mamelucchi: di tutti e trecento solo uno riuscì a salvarsi. Fu mandato a raccontare l’infamia commessa e punita.

    Ormai la fine era decretata.

    Visto che ormai tutto era perduto, i Templari decisero che era giunto il momento di salvare la loro eredità più preziosa. Quella stessa notte, Thibaud Gaudin assieme alla sua famiglia e alla sua squadra di cavalieri venne scortato in gran segreto fin dentro il cuore della Cupola di Acri.

    Dal momento che il loro Gran Maestro era morto, il più alto in grado del Tempio, il Maresciallo dell’Ordine Pierre de Sevrey, ordinó a Thibaud Gaudin - in quanto Gran Commendatore e Tesoriere dell’Ordine - la missione di trasportare in luogo sicuro e protetto il tesoro dei Templari. La squadra dei Cavalieri, assieme ai notabili, sarebbe salpata quella notte stessa per Sidone: lì avrebbero organizzato in tutta sicurezza il trasporto marino del tesoro verso l’affidabile baluardo del castello di Limassol, a Cipro. La squadra che trasportava l’ingente tesoro, i documenti e i preziosi reliquiarii venne poi scortata dalla fortezza della Cupola attraverso il Tunnel dei Templari, un grandioso passaggio sotterraneo per uomini e mercanzie che metteva in comunicazione il quartiere dei templari direttamente con la zona del porto più interna e riservata agli ormeggi delle loro navi. Da qui Gaudin, assieme ad altri tredici Cavalieri tra quei pochi sopravvissuti ad Acri, fu scortato fin dentro la nave veneziana ch’era in partenza per Sidone. Furono caricati sulla nave il tesoro del tempio, gli archivi centrali e i documenti dell’Ordine, oltre agli oggetti preziosi, importantissimi per la cristianità, e ai vasi sacri. Al centro del corteo armato vi erano due cavalieri templari: Geoffrey de Charnay a cavallo, scortato da due armati, trasportava personalmente la preziosa teca contenente l’antico telo, assieme a sua moglie Jeanne de Vergy; Thibaud Gaudin, il Tesoriere in persona, a cavallo e circondato da quattro fedelissimi, recava invece il tabernacolo ov’era racchiuso il preziosissimo calice, di cui egli solo era a conoscenza. Alcuni alti notabili di Acri circondavano il cavaliere Hughes de Pairaud aiutandolo a sostenere un’antichissima e pesante cassa di legno d’acacia rivestita d’oro.

    I cavalieri e i cavalli recanti il tesoro, assieme ai notabili e al massimo numero possibile di donne e bambini, vennero imbarcati in gran segreto facendoli salire sulla speciale nave ‘usciere’ veneziana, direttamente dopo essere sbucati fuori dal passaggio sotterraneo e sotto stretta scorta armata. Poi, nel cuore della notte, la nave di Venezia salpò silenziosa facendo rotta verso il castello templare di Sidone.

    Terrasanta, Sidone, Giugno 1291

    A Sidone, Thibaud Gaudin e gli altri cavalieri custodivano il tesoro dell’Ordine tra le mura della città; il salvataggio del tesoro era stato propizio e tempestivo in quanto era arrivata loro la notizia dell’ultima mattanza ad Acri: al 28 maggio gli ultimi templari si erano arresi ma Al-Ashraf fece decapitare il loro Maresciallo, Pierre de Sevrey e gli altri cavalieri superstiti che erano andati a chiedere la sua clemenza. Riuscì a mettersi in salvo una colonna superstite di armati cristiani e di civili comandata da Philippe de Romelant, un capitano templare originario della Blois, che condusse la colonna a Sidone. I cavalieri sopravvissuti presenti a Sidone nominarono il loro Tesoriere, Thibaud Gaudin, Gran Maestro dei Templari, successore di Guillaume de Beaujeu morto in battaglia ad Acri.

    I templari non avrebbero mai abbandonato la città senza combattere, ma a Sidone i cavalieri erano troppo pochi per poter difendere la piazza, per questo motivo si ritirarono a Castello del Mare, recando con essi alcuni dei cittadini più notabili della città e portandosi dietro viveri e armi sufficienti per potere affrontare un prolungato assedio. Il resto della popolazione venne fatta evacuare il più velocemente possibile e spedita nelle altre città cristiane o direttamente a Cipro.

    Una volta organizzata la difesa e lasciati alcuni Templari al comando di certi cavalieri distinti, Thibaud salpò dalla Palestina verso Cipro secondo il piano del viaggio fin lì scrupolosamente organizzato.

    L’ex Tesoriere ed ora Gran Maestro doveva portare a termine la missione di occultare i documenti e collocare il tesoro dei Templari in un luogo sicuro e ben difeso, che poteva essere soltanto la nuova sede dell’Ordine - sia dei Templari che degli Ospedalieri - a Cipro: il castello di Limassol, collegato con l’altro castello di Kolossi situato a nord-ovest, distante dal primo solo diciassette chilometri.

    Cipro, Luglio 1291

    Sbarcati a Cipro nei primi giorni del Luglio 1991, il Gran Maestro dei Templari, Thibaud Gaudin, i cavalieri e i notabili provenienti da Acri e da Sidone vennero accolti a Limassol dal cavaliere templare Jacques de Molay, Conte di San Giovanni d’Acri, che si era trasferito a Cipro dal 1290. Fu organizzato con cura l’occultamento dei vari importanti documenti dei Templari e degli Ospitalieri, quindi venne trasportato e messo al sicuro l’intero tesoro condotto fin lì da Gaudin: parte di esso rimase nei forzieri di Limassol; le reliquie e gli altri oggetti sacri di inestimabile valore spirituale vennero portati nel vicino castello di Kolossi, dove uno speciale contingente di monaci guardiani li presero in consegna.

    Gaudin, per quanto si sforzasse di trovare delle truppe, non poté far nulla per aiutare i Cavalieri di Sidone e degli altri castelli dell’Oriente latino: non riuscì a raccogliere forze armate a Cipro, né dall’Europa arrivarono truppe sufficienti per contrastare i nemici musulmani. Poté soltanto organizzare le evacuazioni e i trasporti a Cipro delle popolazioni, ormai ridotte al lumicino, di Tortosa e di Castel Pélerin ad Athlit.

    Il dodici Luglio 1291 Gaudin partì con i pochi uomini a disposizione per dare soccorso ai cavalieri assediati di Sidone e accoglierli sulla nave.

    Durante l’assenza del grosso dei Templari, un gruppo di traditori assaltò il castello di Kolossi e uccise quasi tutti i guardiani per impossessarsi delle preziose reliquie cristiane; i cavalieri del Tempio posti a presidio reagirono immediatamente trucidando gran parte degli assalitori, quelli che scamparono si dettero alla fuga. Il cavaliere Raimbaud de Caromb, che comandava il presidio della guardia, si chinò su un monaco a terra il quale aveva protetto con il proprio corpo la teca che lo stesso Gran Maestro aveva recato a Cipro. L’anziano monaco era in fin di vita ma, prima di spirare, fece appena in tempo a sussurrargli:

    «Fratello del Tempio, prendi questa teca, contiene il Santo Calice in cui bevve Nostro Signore Gesù Cristo… prima del sacrificio. Giurami che lo porrai in salvo nelle mani del Papa. Che… lo difenderai… con la tua stessa… vita…»

    Riuscì, nello spasimo dell’ultimo sforzo di vita, a sentire la solenne promessa del cavaliere e spirò.

    Tornato il Gran Maestro da Sidone e ascoltato il rapporto di de Caromb, gli comandò la missione di adempiere al giuramento fatto al vecchio monaco e gli affiancò come compagno di missione un altro Cavaliere: Nicodéme de Besant-Mesurier. Costui avrebbe avuto il compito di consegnare un antichissimo libro della Chiesa, il Liber Sapientiae, nelle mani di papa Niccolò IV.

    Salparono su una nave veneziana veloce e ben armata, il giorno dei festeggiamenti della Madonna del Carmelo. Erano diretti a occidente.

    Citazione

    … Io cerco quella regione cruciale dell’anima,

    dove il Male assoluto si contrappone alla fraternità.

    André Malraux, Lazare, 1974

    I

    I

    Questa notte la luna non è la stessa di sempre, è triste, malinconica, piange.

    Lo scorrere dell’acqua e i riflessi notturni del ruscello distolgono i miei pensieri. Un leggero soffio di vento muove le foglie del bosco.

    Un rumore simile al gemito di un bambino mi fa sobbalzare, è solo un gatto: mi guarda, miagola, come se vedendomi si possa calmare in un sospiro di sollievo.

    Si è forse perso? O anche lui ha paura?

    Mi avvicino, gli porgo una mano, ma si spaventa e si allontana velocemente: forse qualcuno gli ha fatto del male? O forse qualcosa lo ha spaventato a tal punto da essere così terrorizzato per la mia presenza?

    Non ho più tempo per pensare, loro sono arrivati, li sento. Perché hanno voluto vedermi in un luogo così isolato? Perché nessuno doveva sapere del nostro incontro? Ci siamo sempre trovati in diversi posti con molte persone, e ora mi chiedo perché hanno voluto un appuntamento in questo logo così lontano dalla città, dimenticato da Dio, quasi tetro. Ecco, all’improvviso li vedo spuntare dal bosco, vengono verso di me con aria decisa, vagamente minacciosa, sono a non più di trenta metri da me.

    Tante volte ci siamo visti, ma ora ho una strana sensazione, sono agitato, è forse paura? No, perché paura? Mi chiedo: dopotutto lavoriamo insieme, abbiamo gli stessi obiettivi, vogliamo le stesse cose. Si avvicinano, la luna illumina le loro sagome ora che sono distanti dagli alberi, scorgo i loro visi, a pochi metri mi si accostano lentamente…

    Mi risveglio in un letto, ho indosso un telo bianco con cerchi neri. Sono spaventato. Mi chiedo dove sono, una donna in camice bianco, capelli biondi, un dolce sorriso mi rassicura.

    – Non si preoccupi, ora è al sicuro. Sono la dottoressa Laura Tatri e l’ho in cura; lei si trova in ospedale. È stato fortunato, sa? Due ragazzi l’hanno rinvenuta in stato d’incoscienza lungo la Statale, quasi completamente nudo. Mi può dire il suo nome, per favore?

    – Mi dispiace, ma non me lo ricordo, anzi, non ricordo proprio niente – rispondo spaventato e mi porto le mani sul viso in segno di disperazione.

    – Lei è stato trovato senza documenti – precisa la dottoressa Tatri. – Abbiamo avvertito le autorità, tra non molto arriveranno per interrogarla.

    La porta si apre all’improvviso, un uomo dalle spalle larghe e la folta barba bianca cammina con fare deciso verso di me.

    – Sono il Dottor Claudio Lenzi, come si sente ora? Quando è stato trovato sulla Statale era sotto choc, in stato confusionale. Inoltre, lei stringeva forte in una mano questo medaglione – dice porgendomi l’oggetto che prendo incuriosito.

    – Abbiamo faticato per strapparglielo dalla mano, sa? – e con un sorriso continua: – deve essere molto importante per lei, guardi il suo palmo, lo ha trattenuto così violentemente che si è ferito…

    – Non ricorda il nome, anzi, ha un vuoto completo di memoria – lo interrompe la dottoressa Tatri.

    – Si! Non ricordo proprio niente… chi sono? Perché sono in questo stato? Dovete aiutarmi, mi sembra di impazzire.

    – Stia tranquillo – interviene il Dott. Lenzi, – sono certo che lei gradualmente ricorderà, è nostro compito aiutarla, ma non deve avere fretta. Intanto indossi questo pigiama - lo poggia su un tavolino - non può restare in quelle condizioni – dice indicando col mento il telo che mi copre a malapena, – troverà anche un paio di pantofole sotto il letto. Allora, non le ricorda proprio nulla quel medaglione?

    Il medaglione. Lo guardo: ha stampata una mezza luna, il sole e un diamante, è di rame, non ha nessun valore; perché lo tenevo così stretto nella mia mano? Che significato hanno la mezza luna, il sole e il diamante? Improvvisamente la testa sembra scoppiare, troppe domande senza risposte, anche se continuo a sforzarmi non riesco a ricordare niente.

    Chi sono? Magari ho famiglia, una moglie, dei figli, mi staranno cercando? Saranno preoccupati?

    – No! La testa mi scoppia, aiutatemi – imploro con un filo di voce.

    – Stia calmo – interviene la dottoressa Tatri. – Ora le darò un antidolorifico e un calmante. Deve riposare, più tardi passerò a trovarla.

    Mi somministra le medicine e mi lancia un ultimo sguardo rassicurante, quindi esce dalla stanza col dottor Lenzi.

    … E’ buio nel bosco, ma più si avvicinano più la luna illumina le loro sagome. Ora vedo anche i loro volti, sono a pochi metri, ma… perché hanno le pistole in mano? E’ solo un attimo penso devo scappare! Che motivo hanno di tenere le pistole in mano?

    Mi giro e corro veloce, non so in quale direzione, so solo che devo fuggire velocemente: i miei piedi sembrano non toccare il suolo, sono terrorizzato, non capisco, non riesco a ragionare, so solo che devo correre forte e il più lontano possibile. I rami degli alberi colpiscono il mio corpo, improvvisamente sento sotto i miei piedi il rumore della ghiaia, sono su una strada sterrata, subito dopo l’asfalto sotto i piedi, una luce abbagliante acceca i miei occhi, sono i fari di un’automobile, sono salvo - penso - il cuore batte forte come non mai.

    La macchina si ferma, scendono due individui che a forza mi trascinano dentro l’auto e ripartono a forte velocità. Non respiro bene, il cuore, anche lui, viaggia all’impazzata.

    Chi sono costoro? Perché mi hanno trascinato di forza dentro la macchina? Dio, fa che non siano loro!

    L’antidolorifico comincia a fare effetto, il male alla testa si attutisce; cerco di alzarmi dal letto, sporgo le gambe dal bordo e poggio a terra i piedi ma le gambe mi cedono, sono debole, ho ancora dolore in tutte le parti del corpo. Faccio leva con le mani sul letto e, lentamente, cerco di arrivare alla finestra. In quale città mi trovo? Ma soprattutto: chi sono? Continuo a farmi domande che non trovano risposte. Devo ricordare, devo! Raccolgo tutte le forze che mi sono rimaste e indosso con lentezza esasperante pigiama e ciabatte. Sento dei passi che si avvicinano alla porta, passi decisi, quindi bussano e senza aspettare il permesso entrano due uomini in divisa:

    – Buonasera – dice uno con voce forte, – abbiamo stilato il rapporto. Il dottor Lenzi è fiducioso in un suo graduale recupero: appena ricorderà qualcosa ci faccia avvertire immediatamente. Il dottore sa come rintracciarci.

    Senza aggiungere altro escono dalla stanza quasi scontrandosi con la dottoressa Tatri che sta rientrando. Con i suoi lunghi capelli biondi, occhi azzurri, atletica, zigomi pronunciati, non sembra italiana; il suo sguardo è triste ma quando sorride sprigiona tutta la sua dolcezza.

    – Posso aiutarla a camminare? Si appoggi pure a me.

    La sua voce dolcissima, calma, mi da’ tranquillità anche se apparente.

    Le piace il suo lavoro, le si legge in volto.

    La mia mano sulle sue spalle e lentamente muovo i primi passi.

    – Hanno chiesto di lei due persone – mi dice, – ho risposto loro che era nostro ospite, poi mi sono distratta qualche secondo e sono sparite. Strano: ho avuto l’impressione che sappiano chi è lei ma che non vogliano incontrarla. Forse devo avvertire la polizia…

    – No! Per favore, no! Io non ricordo niente, non so chi siano queste persone e cosa vogliano, ma mi incutono timore. Perché sono andati via? Sono spaventato, ho bisogno di riflettere, cercare di capire.

    Le luci dei lampioni si riflettono sui vetri della stanza, i rumori delle automobili dalla strada, anche se leggeri, mi infastidiscono, non mi lasciano pensare. Mi avvicino di nuovo alla finestra e vedo nel cortile dell’ospedale due uomini accanto ad una macchina.

    – Dottoressa, venga a vedere. Sono quelle laggiù le persone che mi hanno cercato?

    Lei si avvicina alla finestra, guarda attentamente: con il buio i profili delle persone non sono chiari, guarda ancora per qualche secondo ed esclama meravigliata: – Sì, sono proprio loro. Ma perché sono andate fuori? Se hanno chiesto di lei significa che c’è un collegamento tra voi; è certo di non riconoscerli? Li guardi bene, si sforzi di ricordare.

    Guardo meglio cercando di mettere a fuoco l’immagine a distanza.

    – No! Non credo di averli mai visti. O meglio, non ricordo. Voglio scendere per parlare con loro, forse possono aiutarmi a ricordare.

    – Ma lei non può assolutamente uscire! – esclama la Tatri con voce decisa. – Vado io, chiederò spiegazioni sul loro comportamento.

    – Stia attenta Dottoressa, non si fidi, è anche buio…

    Non finisco la frase che è già fuori dalla stanza, sento il rumore dei suoi passi allontanarsi fino a scomparire completamente. Con indosso il suo camice bianco e con passo deciso la vedo puntare e dirigersi verso la macchina. I due uomini, intuite le intenzioni della dottoressa, salgono precipitosamente in macchina e si allontanano sgommando.

    La macchina corre a forte velocità, ho paura, l’adrenalina scorre nelle vene, sento una mano sulla mia bocca, un odore nauseante e poi più nulla. Mi sveglio seduto su una sedia, legato e imbavagliato, una forte luce mi acceca; l’ombra di una donna si avvicina, mi toglie il bavaglio e con voce minacciosa:

    Dov’è?! Dimmi dov’è! Lo sai che non abbiamo niente da perdere.

    Come potete pensare che possa tradire? Sono pronto a morire. Cosa vi aspettate? Da me non saprete niente.

    Tu morirai comunque! Dacci il medaglione e tutto finirà presto.

    Appena finita la frase, un forte stridere di gomme dall’esterno mi fa sobbalzare.

    Portiamolo in macchina, forza! Veloci!!

    In un attimo mi ritrovo dentro la macchina che parte a forte velocità.

    Ci hanno individuati grida uno dei sequestratori.

    Ci hanno traditi ribatte la donna. Solo i nostri conoscono questo posto. Poi, voltandosi verso il lunotto posteriore dell’auto: Abbiamo due macchine che ci inseguono. Frugatelo. Sono certa che ha il medaglione con sé, addosso.

    Sento le loro mani che mi frugano da tutte le parti mentre uno di loro mi tiene la testa rivolta verso l’alto tirandomi per i capelli.

    Niente, non c’è niente. Dobbiamo sbarazzarci di lui e forse smetteranno di inseguirci.

    Certo! Alla prima curva scaraventalo fuori dalla macchina.

    No! grido terrorizzato, volete ammazzarmi?

    Non faccio in tempo a dire altro che mi ritrovo a rotolare sull’asfalto. Sento dolore dappertutto, ho battuto violentemente la testa e sento il sapore del sangue nella bocca.

    Vedo delle ombre avvicinarsi a me, ma è solo un momento, e perdo i sensi.

    La dottoressa Tatri torna in stanza molto tesa, quasi offesa, scandisce parole dure in una lingua che non conosco, forse russo. La guardo così smarrito che lei torna a parlare in italiano.

    – Ma si rende conto? Come mi hanno vista sono fuggiti, neanche fossi il diavolo in persona. Però tutto questo è strano, – continua – cosa vogliono da lei?

    Poi mi osserva con uno sguardo tra l’incuriosito e il preoccupato, mi dice: – Lei ha molti segreti, inizio proprio a credere che sia in pericolo. Bisogna necessariamente avvertire la polizia, raccontare quanto accaduto.

    – No! – la interrompo, – è meglio aspettare. Cerchiamo di capire cosa sta accadendo.

    – Allora non può stare qui – ribatte con decisione, – quelle persone che l’hanno cercata si sono comportate in modo sospetto, sicuramente vogliono farle del male… Dobbiamo trovare un posto sicuro – dice, mentre va a chiudere a chiave la porta della stanza dove sono ricoverato.

    – Ma io mi sento troppo debole, e poi dove vuole che vada?

    – Le cambio la stanza.

    – Non mi sembra di risolvere il problema. – Rispondo con tono preoccupato.

    Per un momento la vedo pensierosa, poi con voce decisa: – Ha ragione, lei qui in ospedale è troppo esposto al pericolo. Quella gente sa dove si trova e verranno a cercarla di nuovo; la prossima volta staranno più attenti.

    – Qui mi state curando, ne ho ancora molto bisogno, devo prendere le medicine necessarie. Come farei fuori di qui?

    All’improvviso bussano con forza e qualcuno da fuori dice forte: «Polizia, aprite la porta!» mentre tentano subito di aprirla.

    Lei mi bisbiglia: – Ma non sono andati via poco fa?

    – Sono loro! Quelli che mi cercano – le sussurro nell’orecchio.

    Sento il panico che si impadronisce di me mentre lei mi afferra per mano e senza far rumore mi conduce attraverso una porta secondaria della stanza verso il corridoio sul retro. Correndo verso la porta di servizio che da sulle scale di sicurezza, mi sibila dietro: – Corra, presto! Dobbiamo scendere nel garage seminterrato. È lì che ho la macchina.

    Sono coinvolto dalla sua sicurezza, stringo il medaglione nella mano e con non poca difficoltà mi precipito dietro di lei giù per le scale verso l’uscita.

    La piccola utilitaria esce spedita dal parcheggio, attraversa un enorme cortile e si avvia verso la strada, mentre io me ne sto rincatucciato nascosto sul tappetino quasi sotto il sedile del passeggero, poi imbocca la tangenziale.

    Ho tutti i muscoli del corpo trafitti come da punture lancinanti di dolore, con grande fatica mi metto a sedere sul sedile, la guardo: il suo profilo è bellissimo, il naso all’insù, il viso lungo, gentile e malinconico, i gesti eleganti e posati.

    – Non so dove portarla, – mi fa, – lei non ricorda nemmeno un posto che le possa appartenere? Un luogo dove possa stare al sicuro?

    – Mi perdoni, io veramente non ricordo nulla, questi posti non mi dicono niente. Non saprei proprio dove andare…

    Lei si concentra, poi: – Certo, che stupida, a casa mia, chi vuole che la venga a cercare da me? …Soltanto, che non la conosco nemmeno…

    – Io nemmeno, Laura. Però sento che posso fidarmi…

    Mi guarda perplessa, poi spinge forte sull’accelleratore.

    Evidentemente divertita dalla mia faccia smarrita scoppia in una risata. – Ma sì, va. Forse posso fidarmi anch’io…

    – Ti prego vai più piano, ho la testa che mi scoppia.

    – Siamo quasi arrivati – ribatte, padrona di se stessa.

    Si viaggia in silenzio verso la sua abitazione, la guardo mentre è concentrata sulla guida e ammiro ancora il profilo del suo viso dolce. Solo il rumore della macchina tra noi e io che non posso fare a meno di guardarla in continuazione. Forse vive sola, penso, possibile che non abbia un uomo? Strano, mi dico, una donna così bella, intelligente che vive sola? Ma forse sto solo immaginando cose che non esistono; magari

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