I pornomadi
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Davide Morgagni, nel suo romanzo di esordio compie un gesto liberatorio nei confronti della sintassi, di quella lingua che spesso viene abusata entro limiti di convenzienza, confondendo l’essere di ciò che si racconta con la gabbia ‘scolastica’ delle buone maniere, ammiccanti per il lettore. “I pornomadi” racconta le vicende del primo “pornomade”, in una realtà cittadina, metropolitana, che sarebbe assenza totale e gratuita, totale indifferenza, se non fosse per l’accensione atomica che il testo fornisce alla realtà stessa.
Qui si “è” nel momento stesso in cui ci si racconta, perfino l’oggetto inerte, quando viene ritratto, acquista una dimensione poetica e extrasensoriale, trascendente. Ecco perché ne “I pornomadi” di Davide Morgagni il testo e le immagini fotografiche di Lorenzo Papadia costituiscono particelle di un tutto, sostanza e materia di canto. Un viaggio onirico. È un testo questo che sospende il tempo, diluendo l’attesa di un finale che è fine, scopo vero e essenza di questa vera e propria “macchina sonora”.
Una lingua nuova, risorta come una fenice sulle macerie lasciate dal passaggio dello scritto del morto orale di Carmelo Bene, della petite musique di Louis-Ferdinand Céline, degli esperimenti lisergici di Burroughs, dei Millepiani rizomatici di Gilles Deleuze e Felix Guattari, e, infine, della scrittura musicale di James Joyce.
“Ci sono due modi per non amare l’arte, il primo consiste nel non amarla, il secondo nell’amarla razionalmente”, scriveva Oscar Wilde, lo sa bene Davide Morgagni che nella narrazione della sua storia realizza una macchina letteraria nuova che è allo stesso tempo una storia dissacrante, canzonatoria, eccessiva, godibile, al di là delle possibilità stesse di ogni formalismo. Solo chi ha paura di ammettere che le cose stanno così, può sfuggire al rutilante meccanismo de “I pornomadi”.
“I pornomadi” è il primo romanzo di Davide Morgagni, uscito nel 2014 e ripubblicato in versione digitale, oggi, da Musicaos Editore.
Davide Morgagni nasce a Lecce, nel 1977. Si laurea in Filosofia. Autore, regista e attore delle pièce teatrali: “Todo el amor” da P. Neruda, “Riccardino III” da W. Shakespeare, “Il Dottor Mefisto” da C. Marlowe, “Penelope a New York” da Joyce a Lorca. Dal 2015 collabora con la compagnia di danza sperimentale THERASIA MC. Autore dei romanzi “I pornomadi” (Musicaos Editore, 2014, 2016). “Strade negre” (in uscita nel 2017 con Musicaos Editore).
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Anteprima del libro
I pornomadi - Davide Morgagni
Table of Contents
Davide MorgagniI pornomadi
Davide Morgagni I PORNOMADI
I PORNOMADI
Cu-cù
Dalla parte della teppa
L’asse al largo
L’oravaga
Zazen boom
Un guasto alla Sede Centrale
L’esame
Il pornopidocchio
K
La porta ladyselvaggia
Noi streghe
La paranotte perfetta
La testarossa
Passa tu
Una passeggiatina verso l’uscita
La trip valle liquida
Giorno senza dr~~
La macchina della seta
Il bersaglio
La Razza-Corvo
Noi senzaeuro sulla collina bianca
La rotta
Zeta liquida
Buongiorno?
La diagnosi
Esci a prendere un altro colpo
Terra bruciata
La mocciosetta
Profilo biografico
Davide Morgagni
I pornomadi
Progetto grafico
Bookground
© Musicaos Editore, 2014, 2016
Tutti i diritti riservati
Ogni riferimento a fatti, cose, luoghi, persone è da ritenersi puramente casuale.
Musicaos Editore
Via Arciprete Roberto Napoli, 82
Neviano, Lecce
tel. 0836.618.232
info@musicaos.it
www.musicaos.org
terza edizione riveduta
dicembre 2016
ISBN 978-88-99315-689
Davide Morgagni
I PORNOMADI
I PORNOMADI
Cu-cù
Ecco i canti di un pornomade! – e che libricino sconclusionato incoerente gesùmio mi viene da urlare – certo forse c’è il tocco intimo di chi se ne sta sfasato fra l’infinito attuale e un lavoro sporco ma cazzo questi canti se la ridono a cannonate e dichiarano guerra alla tristezza! – proprio così mah sì chi se ne fotte degli spicci mi dico – è con te che parlo – razza di fesso e come ce la cerchiamo sta tristezza – al fresco – nel farnetico – ci vuole un tocco per svignarsela – ci vuole davvero un tocco intero ti dico – da sbriciolare mischiare bruciare e ingoiare a fondo – quel tocco che ti dona la pacca profonda – che ti fa sbattere un canto a pezzi pronto a fare a botte e tu che fai? – cerchi il filo? – il bandolo? – no guarda io sono fuori di casa io sono fuori di casa ti ripeto – buttato fuori e il mio maestro si chiama tal dei tali – e faccio a botte col canto che me la suona porno e gonfio – il canto rigonfio per aver un po’ troppo sfinito – per aver un po’ troppo calcato – per aver un po’ troppo sfondato i tasti del piano – i tasti bianchi e i tasti neri – quelli porno – quelli che danzano fuori dell’accozzaglia – quelli che suonano e battono il cu-cù – cu-cù –
Ah questa sì che è musica – musica per ragazzacci mica per bamboccetti – da restare attaccati ammattiti nel pezzo – il pezzo che taglia e canta la vita in riserva e crash o lo si afferra o addio mondo bello voglio dire io sono uno che taglia il cordone e non me ne importa una pera marcia della luna – e i santi non vanno mai in paradiso – oh su dai per tutti i santi di tutte le bibbie chi batte il tamburo? – sì è vero io mi metto a battere le parole e batto per squarciare le coperte e batto come i delfini si tuffano nel fegato di coniglio per quel che vuol dire – per creare una lontananza capite? – una distanza pornoanalitica – una fuga che mi consenta qualche grammo di lucidità di tanto in tanto – che mi domandi hei tu ragazzo mio dove credi di andare adesso? – che mi permetta il freddo eloquente pasto del silenzio – e se ci si incontra ci si incontrerà fra queste lontananze – fra questi grammi ed etti – ci si incontra battuti e affamati – fra le rotture e gli schianti – in uno smisurato battito di ciglia – con chi ancora non c’è forse – e ci si incontra di già connessi e in corsa solitaria – altrimenti reciti la tua parte di mondo che è un mondo spirituale fatto a fette e distribuito per abbonamento e quiz a premi – entri nel discorso e ti gratti la nuca – altrimenti si soffre e ti piace – si sbuffa e ne metti su famiglia – altrimenti dai su bisogna esser rapidi la fine del mondo è dietro l’angolo –
Questa sì che è musica per ragazzacci – questa sì che è musica che scende a picco fra le bambine e le fa sbellicare a crepapelle – sì perché io scrivo per le pulci di periferia e per i miei fratellastri e per voi morbide bimbe mentre dite chissà se ti amerò stanotte – e vi voltate a sognare il mio canto porno e gonfio sotto i cieli viola – il mio canto porno e rigonfio per aver un po’ troppo sfinito – per aver un po’ troppo calcato – per aver un po’ troppo sfondato i tasti del piano – i tasti bianchi e i tasti negri – quelli porno – quelli che danzano fuori dell’accozzaglia – quelli che suonano e battono il cu-cù –
Ah io ve lo dico brutte canaglie – regalate I pornomadi a chiunque – per natale e ferragosto – spendete tutto quello che avete e quando vi accorgerete del gran genio che sono non fatemelo pesare vi prego – su su snasate e pompate sti pezzi – ve lo dico brutti piedipiatti della cura e del desiderio – e lo dico anche a voi mie belle bimbe in esilio sulle montagne con la congregazione dell’Opus Mariae Reginae – te lo dico io faccia snervata – tu sei il pornomade – tu sei il corpo della crisi – tu la scelta che t’hanno imposto o il sasso leggero smussato sottile che fuma sulle sabbie dei litorali d’oro – il sasso da scagliare incontro alle smorfie dell’onda che schizza sull’onda falciata che schizza e ti spruzza di cima in cima al largo – sei tu la dimensione faccia di fesso – tu l’intensità del lancio – tu il sasso e l’oceano che lo ospita – sei tu il crollo – di punto in punto senza un punto che metta fine al pornocanto –
Ed io me la canto come un sismografo ubriaco di tachicardie e pelle d’oca e me ne fotto dei crolli – sono io il canto a sud col fiato degli euro sul torcicollo e vi stracanto nella crapa uh uh sì crack sì questa sì che è musica per disperati – sì perché bisogna disperare belli miei – ah io scazzotto scazzo spruzzo e sbatto la carne nel pezzo – capite? – e vongole e aragoste sgusciate ah che disperazione – dai dai su c’ho il cazzo in palla e mi fanno male le palle dolce vita a leggerne il prezzo – da fottere e strafottere – e ho voglia di ballare la danza delle salsicce e addentare polpi fritti e non fare tante storie – dai su su questo è il cantoporno – questa è la mia mocciosetta – la bimba che esplode – la bimba che ti farà impazzire – questo è il tempo della cattura – il dito che indica di stringere il culo – punture e millesputi –
Perché ho tutto sottoarrembaggio e non la smetterò di fumare – sono un beduino nella notte pornomade e penserò al mio fratellaccio – penserò ai bimbi e alle bimbe negre – a tutte le bimbe del creato che non sanno se amarmi o lasciarmi fuggire – penserò pensieracci – penserò a loro – penserò a te – sì dico a te sì a te sì sì ci sei quasi – verrai giù dai tuoi monti quando sentirai queste parole nomadi – per pisciare sull’Altare della Patria – per guardarmi negli occhi e leccarti una zampetta dopo il pasto – e forse ti metterai a battere sulla tua bollente tastiera i tasti bianchi e i tasti porno – fai tu verso notte d’improvviso – dove cantano i ladri –
Tua è la tirata – tua la faticaccia – tu sei il canto porno della cattura – e crack! –
Sì perché ho il sangue della rottura nella bocca che scatarra e me ne pento dolcemente – ho tanta fame e sono drastico – libero un bacio dove passa un gabbiano e mi rassegno alla mia natura esotica – coi miei dolci occhi di giungla – coi miei occhi di mappa crolli e saccheggi – perché punto a un corpo a corpo di strade sbagliate e catture – perché punto alle inesperienze e a fottermene e a bucare i passanti e i salvagente – punto il dito sereno nella bufera oh benedettamadre oggi mando a chiamare i pompieri mando tutto al rogo per svignarmela dalla grammatica del prossimo – per trovare ormeggio nei maremoti – per inghiottire una bomba atomica e squartare la pelle di Cristo – crack! – boom – per scrivere il canto di un pornomade –