Creature di Dio: romanzo per adulti che vogliono rimanere bambini
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Info su questo ebook
Proponiamo la prima traduzione in lingua italiana di un libro di Tatjana GromaÄ a (1971), una delle giovani scrittrici croate più schiette e stilisticamente più originali. Lo stile di La prole di Dio confina con quello della prosa d'arte, eppure, allo stesso tempo, ha il potere di apparirci scarno, privato del superfluo. Tatjana GromaÄ a non descrive, graffia; non indulge, ma lascia il segno. È il diario di una figlia amorevole che racconta, con la puntualità di una scrivana, la storia della malattia mentale della madre, una donna un tempo "molto popolare", che il piccolo paese della Pianura Pannonica in cui vive accusa all'improvviso di avere una "origine orientale", una colpa, questa, che andrebbe lavata con il sangue.
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Anteprima del libro
Creature di Dio - Tatjana Gromača
COLOPHON
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2016 Oltre edizioni
http://www.oltre.it
ISBN 9788897264972
Titolo originale dell’opera:
Creature di Dio
di Tatjana Gromača
TITOLO ORIGINALE DELL'OPERA:
Božanska dječica
Copyright © V.B.Z. Ltd., Zagreb 2010
TRADUZIONE DI Laura Marchig
Collana Oltre confine
Prima edizione OTTOBRE 2016
Il libro è stato pubblicato con il sostegno del
Ministero della Cultura della Repubblica di Croazia
CAPITOLO PRIMO
Cos’è la realtà, e cosa non lo è (un riferimento ai Fratelli Grimm e alle favole, come pure una serie di dubbi e adattamenti)
Là dove arriva, prende in mano le cose (mia madre è in realtà un vero e proprio leader)
Perché i cambiamenti sociali avvenuti nel Paese hanno sconvolto tutto quello che riguarda mia madre e perché questa aveva smesso di essere popolare tra la gente
Cosa accade quando a qualcuno passano troppe idee normali per la testa
Resoconto ufficiale dalla corsia dell’ospedale (Dio è sempre vicino a coloro che soffrono)
Come il destino ha costretto mio padre, senza colpa né pena, a diventare una perfetta casalinga
Mia madre e le sue famose azioni umanitarie
CAPITOLO SECONDO
A proposito del biasimo che ha suscitato l’azione umanitaria (ecco come vanno a finire le azioni organizzate per una buona causa ma portate avanti autonomamente)
I giochi di parole sono molto pericolosi (sarebbe più saggio stare zitti)
Il segreto più risaputo sulle bustarelle da dare ai medici, porte dell’universo
Buon compleanno, Miss piuma d’oca!
Furti e menzogne, libertà e verità (10: 0)
L’esistenza sfiorita e gli insetti sotto il tappeto
La genesi della paura, attraverso la figura del Dio Padre
Relazione scientifica (tecnica combinata di analisi delle ossa e delle cartelle cliniche)
Il Dio Padre, La Vergine Madre, sangue e fango, e la moralità dei sacerdoti
Relazione scientifica su mio padre, ovvero su mia madre, ovvero un pochino su entrambi
Una piccola località sotto terapia antidepressiva
CAPITOLO TERZO
L’ospedale, ovvero la luce divina, alla fin fine, la questione riguarda sempre il solito ego
Mia madre come esempio di alcuni luoghi comuni che riguardano l’uomo in generale
Il castello incantato, la fata, la pazienza dei fiocchi salvati
Un episodio accaduto prima che venisse versato il siero della violenza
Il destino dell’uomo – perché è impossibile vivere senza ideologie, solo qualche breve accenno
Il letargo quale forma di protesta contro le ideologie
Ancora mia madre: gli uomini sul serio e i sedicenti uomini, secondo Marino Darsa, e secondo mia madre
CAPITOLO QUARTO
Accelerazioni
Odiare la verità significa amarla, eccetera
Come la chiesa e i sacerdoti riescono a influenzare la formazione del carattere e della personalità di un individuo
Il matrimonio inteso quale istituzione sacra, il divorzio inteso come peccato e catastrofe che non dovrebbe colpire nessuno mai e in nessun caso (vita/morte)
Schiavi dei morti (sono i morti a comandare le vite dei vivi)
Il Minotauro indecente (più o meno come quando si finisce per sprofondare nel fondo più profondo del proprio baratro)
È difficile stare in una stessa stanza con un Minotauro
E in più accade di sprofondare in un baratro senza fondo
La civiltà e le sue menzogne – l’industria farmaceutica si arricchisce
Cos’ha provato mia madre nel mettermi al mondo e come è tornata improvvisamente a usare il termine kobajagi
Tutto in questo libro è separato e diverso dalla realtà che viene imitata solo in parte e solo raramente con l’esclusivo scopo di creare il gioco della finzione letteraria.
Oh questi ‘secoli’! – il metro di misura prediletto dalla storia che grazie ad essi libera l’individuo dal dovere di dare un giudizio personale su ciò che è accaduto e lo premia, conferendogli l’appellativo di vittima della storia.
Josif Brodski, Dedicato alla spina dorsale
Capitolo primo
introduzione di carattere generale nel mondo di mia madre e le sue personali e collettive degenerazioni.
Il libro ha inizio come tutti gli altri libri nei quali si cerca, più o meno, di spiegare e d’introdurre.
Esistono vari tipi di coltelli, ma in tempo di guerra, i coltelli che si usano comunemente per sgozzare le persone, sono quelli un po’ più lunghi, tipo i coltelli da caccia, quelli che servono per scannare i cinghiali. Sono coltelli dalla forma larga che possono avere la punta della lama addirittura un po’ ricurva, come sono ricurve le lame delle scimitarre turche con le quali si usava affettare la gente durante le invasioni avvenute cinque secoli fa prima che iniziasse questa storia di madri e di nonni, e sono comunque coltelli speciali, anche se non proprio di quelli tattici, ma si sa che in guerra non è facile procurarsi l’equipaggiamento migliore. È per questo che si cercava di arrangiarsi come si poteva, accontentandosi dei coltelli da pesca subacquea che servono a cacciare e a uccidere i pesci più grandi, ma anche per aprire loro le pance e svuotarne le interiora e ripulire la pelle dalle squame. Se poi non c’erano coltelli, si poteva sempre fare ricorso alle asce, alle seghe, alle forbici da sarto e ai ferri da maglia. Tutto poteva servire ad uccidere chi aveva meritato di morire, anche un semplice apriscatole, e di quelli se ne trovavano in abbondanza in tutte le case e in tutte le tenute agricole, e comunque gli apriscatole potevano servire benissimo anche per consumare un rancio militare.
E a proposito di coltellate, forse a saperne più di tutti era la vecchia moglie del vecchio uomo, amico di mio padre e di mia madre, a cui, si evidenziò, erano stati inferti addirittura ventisette colpi di arma da taglio e che pure, roba da non credere, riuscì miracolosamente a sopravvivere al grande massacro al quale non sopravvisse la maggior parte di coloro che ebbero modo di venir efficacemente sgozzati al tempo del grande sgozzamento di massa accaduto durante quella grande guerra chiamata seconda guerra mondiale e che fu coronata anche da sgozzamenti di massa minori, ma non per questo meno importanti, e comunque, la donna, amica di mio padre e di mia madre, sopravvisse a uno degli sgozzamenti di massa più significativi per il fatto che questo avvenne in un luogo dello spirito, in un luogo sacro, ovvero in una chiesa, dettaglio che in tempo di guerra, doveva certamente avere la sua importanza.
Niente di speciale né di innovativo, dal momento che anche nei secoli passati, le fredde pietre della chiesa avevano favorito attività del genere alle quali, a intervalli regolari e con matematica precisione, chissà perché, gli uomini avevano aderito sempre con grande entusiasmo. Gli amanti del nuovo avevano proposto anche fantasiose variazioni su tema, come ad esempio la costruzione di torri fatte di crani, ma queste libere variazioni erano in realtà solo degli episodi che non meriterebbero nemmeno di venir nominati perché non fanno che creare confusione nella lunga lista della serie monotona di sgozzamenti di massa avvenuti nel corso delle lunghe, noiose, prevedibili ore di storia e geografia, durante le quali la storia viene continuamente costruita e gli spazi geografici vengono perennemente rimodellati, il tutto in gran parte grazie alle continuamente e nuovamente seminate, sparse, e poi dissotterrate, ricontate, ricomposte, maciullate, catalogate, cercate, ritrovate, esumate scatole craniche e ossa umane.
Cos’è la realtà, e cosa non lo è (un riferimento ai Fratelli Grimm e alle favole, come pure una serie di dubbi e adattamenti)
Ai bei tempi, nei giorni più sereni e più tranquilli, quando ancora non si pensava sarebbe mai potuto accadere niente di così terribile, macabro, incredibile, assolutamente innaturale, spaventoso, folle, malato, feroce e degenerato, come in realtà accadde più tardi, allora quando gli uomini si trasformarono da un giorno all’altro in belve feroci e iniziarono a squartarsi il ventre a vicenda e a mangiarsi le viscere, a bruciare le case, a violentare le donne, i mariti, i bambini, i vecchi e le vecchie, cosa che neppure la più feroce delle bestie feroci avrebbe fatto, dunque al tempo dell’innocenza e della pacifica pace che ti culla, mia madre andando su tutte le furie per una qualche ragione anche minima per la quale si è soliti andare su tutte le furie, aveva l’abitudine di gridare Mi farete finire in manicomio!
Era questo il suo modo di dire prediletto e la cosa alla fine si avverò, così come era accaduto all’ostessa di quella favola a cui, dopo averlo detto, era veramente cresciuta una salsiccia sul naso. Alla fine o meglio, in ogni caso, un giorno, prima di sera, a mia madre capitò di finire veramente in manicomio. Tutti noi avemmo modo così di appurare che un manicomio è un posto piuttosto normale e che in questo si trovano spesso certe persone che sono molto più sane o normali di tante altre che si godono quella che possiamo chiamare libertà, in particolare coloro che essendo in libertà vengono considerati delle persone importanti, rispettabili e potenti.
Ad esempio mia madre era perfettamente sana e normale, anche se era un po’ scossa ed