Un racconto per capello
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Un racconto per capello - Gli Scrittori Della Porta Accanto
Gli scrittori della porta accanto
Un racconto per capello
Un racconto per capello
Gli scrittori della porta accanto
Copyright © 2016 Gli scrittori della porta accanto
Pubblicato in accordo con StreetLib
Collana Gli scrittori della porta accanto
Copertina: illustrazione Giorgia Catelan
Elaborazione grafica: Stefania Bergo
Impaginazione: Valentina Gerini
Prima edizione dicembre 2015
Seconda edizione dicembre 2016
UUID: c058fd38-ab9a-4b6f-a78b-d37275271571
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice
Prefazione
Storie da supermercato - La vigilia di Natale
Fuga da Little John Head
La fonte dei miracoli
Kariuki e le infradito gialle
Alcol
La luna sul lago
L'estate di Elisa
Nebbia
Forse
Numero ignoto
Caitalin di Atha Cliath
Re di picche, asso di denari
L'unicorno dei sogni
Uno sguardo diabolico
Fiamme gemelle
Fatti non foste a viver come me
Stella
Gli autori
Gli scrittori della porta accanto
Collana editoriale
Ringraziamenti
Prefazione
di Valentina Gerini
Capita, a volte, di essere indecisi su cosa leggere, quale genere letterario scegliere, quale autore scoprire. Allora perché non optare per una raccolta di racconti che racchiuda vari autori e altrettanti generi?
Una raccolta di racconti a volte è quello che ci vuole per chi ha desiderio di leggere brevi storie che fanno viaggiare da un luogo all'altro del globo o, addirittura, da un'epoca all'altra, attraversando anche generi letterari diversi. Un racconto riesce a farti vivere una storia, a immaginare i personaggi e i luoghi, come fosse un vero romanzo, pur trattandosi invece di sole poche pagine.
Noi de Gli scrittori della porta accanto abbiamo deciso di raccogliere i nostri racconti, editi e inediti, e di farli illustrare da tre abili disegnatori e vignettisti: Giorgia Catelan, Simona Bulla e Bruno Di Marco.
La copertina, a cura di Giorgia Catelan e Stefania Bergo, e il titolo della raccolta, spiritoso e pieno di brio, cercano di dare al lettore un'idea di ciò che si trova tra queste pagine: racconti realistici, fantastici, horror, introspettivi e allegorici meravigliosamente illustrati per deliziare anche la vista del lettore e regalare colore e immagini durante la lettura.
Siete pronti a viaggiare da una parte all'altra del mondo o, addirittura, da un universo all'altro, trasportati da queste nostre brevi opere?
Allora iniziamo... Buona lettura!
Storie da supermercato - La vigilia di Natale
di Valentina Gerini
Genere: Umoristico
Illustrazione: Giorgia Catelan
Nella campagna pisana, in una piccola cittadina di provincia, il supermercato di paese è frequentato assiduamente da persone di tutte le età. Nel periodo natalizio poi, catturati dall’atmosfera festosa e consumistica, i clienti subiscono una metamorfosi, si trasformano, diventando formiche alla maniacale ricerca di cose da portare nella tana. La coop di Ponsacco apre i battenti alle sette e mezza, eppure anche oggi, che è la vigilia di Natale, i soliti quattro anziani sono lì davanti, in attesa da almeno mezz'ora.
Forse hanno paura che finisca ir pane
, pensa Sandra, mentre si accinge ad entrare in forneria. Gli operai sono dentro al supermercato già da più di un'ora per preparare i banchi con prodotti freschi e di stagione. La vigilia di ogni festa è un giorno di grande lavoro. Le persone arrivano e, cariche come tori, mettono a soqquadro il negozio come se in casa non gli fosse rimasta nemmeno una briciola. Massimo fa gli ultimi ritocchi al banco della frutta, impilando le mele come a formare un albero di natale. Elisa da l'ultima spolverata all'affettatrice dei salumi, Lucia sistema i pesci freschi, ben distesi e ordinati, come fossero soggetti di una natura morta di Caravaggio. Mario, detto il Tulipano Nero, si sistema il cappello pronto a fare l'occhiolino alle belle signore che gli chiederanno consigli sulla carne più morbida per fare l’arrosto.
Tutti sono pronti, si apre!
Le porte non fanno in tempo a spalancarsi che i vecchietti sono già in giro per le corsie e piano piano il negozio si riempie di gente. C’è chi tocca l'insalata senza gli appositi guanti, chi pesa gli ortaggi e poi ci ripensa e li mette di nuovo al loro posto, chi chiede: «Quel pollo li,̀ che è bello cotto, quello sotto a tutti quell'altri».
E la commessa, mentre lo serve, pensa che son tutti uguali perché cuociono tutti allo stesso modo. C’è chi domanda dove si trovino i pomodori chantilly intendendo i piccadilly, chi ordina: «Proprio quel cantuccio di schiacciata lì, che è bello unto». Poi c'è chi si sbizzarrisce al banco della gastronomia con le richieste più strane: la mortadella coi canditi, il formaggio Rioveggio al posto del Raveggiolo.
Una nonna con il nipote seduto sul carrello chiede al macellaio un petto di pollo: «Sa, ir mi nipotino mangia solo il petto di pollo impregnato. I bimbi d’oggi sono ‘osì stitici, non come noi, una vorta, che si mangiava di tutto».
Il Tulipano Nero sorride, ormai è abituato a tutte queste dolci nonnine che storpiano le parole, sa benissimo che la signora vuole dire che il nipote mangia solo petto di pollo impanato e che i bambini di oggi sono molto schizzinosi.
C'è chi chiede 21 olive ascolane «e non una di più, signorina!», chi invece al posto della salamella chiede la salmonella, qualche marito che, guidato telefonicamente dalla moglie, fa la spesa comandato a bacchetta. Ci sono anche quei clienti gentili e sempre sorridenti che considerano il fare la spesa un momento di chiacchiera con le commesse, perché per loro il supermercato di fiducia è un po’ come una grande famiglia: «Oh bimba, io te lo dìo, come voi un ce n'è in giro, siete troppo ganzi!».
Poi ci sono quelli che prendono una cosa da uno scaffale, proseguono facendo la spesa e ad un certo punto decidono che quella cosa non gli serve più e allora la lasciano dove capita.
Ci sono quelli che invece aprono tutte le confezioni di bagnoschiuma e spruzzano tutti i deodoranti perché devono scegliere quello giusto per la notte di Natale.
Altri che delle promozioni non capiscono mai nulla, e se le fanno rispiegare mille volte: «Ma allora nini, non ho mìa 'apito, ma quante confezioni posso piglia' dell'olio in offerta?».
Le mamme poi, le donne di casa, occupano un posto speciale nella gerarchia dei migliori clienti nel periodo natalizio. Loro girano per il supermercato, conoscendo a memoria posto, scaffale e prezzo di ogni prodotto, e si arrabbiano quando una cosa non è al suo posto abituale: «Seh oh, ma qui un c’erano le patate? Ora ci sono i pandori! Oh che lavoro è?». Loro camminano spingendo il carrello con una mano e tenendo il foglio della lista della spesa nell'altra. Quasi sempre prendono più cose di quante avevano preventivato, perché non possono lasciar perdere le offerte, neanche per il Santo Natale. Non vengono mai senza la loro preziosa tessera socio perché per loro la raccolta punti è fondamentale.
Alle casse poi ci sono quelli che scelgono le casse veloci, fai da te. Molti ormai sanno come si usano, ma ci sono alcuni, un pochino più restii ad apprendere, che si ostinano a volerle utilizzare e puntualmente chiedono aiuto alla commessa per ogni mossa. « Articolo inatteso nel sacchetto... Attendere l'aiuto di una commessa», recitano le casse, e così da veloci si trasformano in un vero ingorgo.
Ci sono quelli che usano il lettore portatile, detto salvatempo, sperando di risparmiare veramente tempo. Arrivano alla cassa come se avessero corso una maratona, li riconosci perché sono quelli che raccolgono gli occhiali da sole caduti nella fretta, quelli che con la mano libera cercano il portafoglio e rimescolano gli oggetti nella borsa come fossero ingredienti magici in un calderone. Si avvicinano alle casse visibilmente di fretta, contenti per aver fatto tutto nei tempi giusti, ma quando passano il lettore sul codice di fine spesa la loro cassa si blocca. « Attendere l'aiuto di una commessa», recita la voce meccanica dell'apparecchio. E così, a causa della rilettura per verificare la correttezza della loro spesa, sono costretti, brontolando animatamente, a tirar fuori tutto dalle loro buste. Dietro di loro c'è chi ride e sghignazza, ma anche chi sbuffa scocciato.
Francesca, una ragazza appena laureata, assunta da poco, sta ormai per terminare il suo turno in cassa questa mattina. Sta facendo il conto ad un uomo sulla cinquantina quando nota, nel trambusto generale dei clienti indaffarati nelle compere, una signora che sta sudando. Ha il viso pallido, gli occhi incavati, qualche goccia di sudore le scorre dalla fronte al collo, si tiene la pancia con una mano e sembra alquanto nervosa. Il tempo di consegnare il resto e lo scontrino al signore che sta servendo, che un tonfo rimbomba alla sua sinistra. La signora è svenuta! La gente si agita, le commesse iniziano a gridare: «Quarcuno chiami un mèdio! Un'ambulanza!». La cassiera si alza, rispolverando gli insegnamenti sul primo soccorso imparati ai tempi delle superiori, quando faceva la volontaria nella pubblica assistenza, e da qualche schiaffetto sulle guance della signora per farla rinvenire, ma niente, la signora non apre gli occhi. Allora un uomo suggerisce di sbottonarle la giacca e la camicia, per farla sentire più libera.
«Ha battuto la testa, bisogna sbottonanni la 'amìcia, così i dottori appena rivano ni possano mette’ ir collare e portalla di rincorsa all'ospedale!», dice l’uomo mentre sta telefonando al 118.
La gente attorno annuisce, così la cassiera, un po' imbarazzata, sbottona gli indumenti della donna. Ed ecco che improvvisamente lo vede! Un pesce di almeno un chilo è nascosto sotto la camicia, proprio a contatto con la pelle. Il merluzzo congelato si trova proprio sopra lo stomaco della donna, con la coda nel mezzo ai suoi seni. «Che ciucca, oh che si mette un pesce lì? Gl’ha fatto veni’ una ‘ongestione!», grida l’uomo.
«Sì, ma lo stava rubando. Bisogna chiama’ anco la siùrezza», precisa la cassiera. Mentre la donna intanto si riprende, la gente rimane lì impalata a guardare, perché ormai tutti vogliono vedere come va a finire la storia. C'è chi ride di gusto e chi lo racconta a chi non era nei paraggi.
Cristina, un’addetta al riempimento scaffali che lavora lì da una decina d’anni, si fa spazio tra la folla e si avvia ad uscire, guardando incredula la scena che ha davanti. La sua giornata di lavoro è terminata, e anche oggi ne ha viste di tutti i colori.
Divertita e soddisfatta, si accinge a timbrare il cartellino quando una signora sui settant'anni le chiede: «Oh bimba, ma domani che è Natale siete aperti?».
E lei, sbalordita, non può fare a meno di rispondere, scherzando: «Sì, signora. Dopo la messa!»
Fuga da Little John Head
di Elia Spinelli
Genere: Allegorico
Illustrazione: Bruno Di Marco
I
Nella selva di Little John Head la luce filtrava con fatica tra la folta vegetazione, costituita da una fitta ragnatela di alberi dal fusto altissimo e sottile.
Pi Pedic oziava aggrappato a uno dei fusti e osservava con orgoglio la sua famiglia: la moglie, Pi Ulus, che come suo solito si trovava sulla superficie, intenta a nutrirsi voracemente; il suo secondogenito, Pi Huma, che, avendo ereditato dalla madre l’insaziabile appetito, faceva a gara con quest’ultima su chi ingrassasse di più; la primogenita, Pi Nus, esile e aggraziata, agile e veloce, che era salita in alto su un fusto per fare da vedetta; Pi Capitis, terzo e ultimo figlio, il cocco di papà, che agganciato a un fusto vicino a quello di Pedic ascoltava con attenzione le storie che gli raccontava il padre sui suoi trascorsi.
«Papà, mi racconti qualcosa su quando vivevi a Charlie Head?».
«Dopo, piccolo. Ulus! Huma! La smettete di mangiare? Lo sapete che ingrassare troppo è pericoloso?».
«Uhm..», rispose stizzita Ulus. «Mi sa che la nostra salute è solo una scusa. La verità è che così come sono adesso non ti piaccio più. Guarda che non sono stupida, ho notato con quanta attenzione osservi i movimenti di quelle smorfiosette della Zona Occipitale. Quando passano hai la bava alla bocca!».
«Non dire stupidaggini, lo sai che ho sempre preferito le formose come te e... ma dico io, ti sembrano argomenti da affrontare davanti ai ragazzi?».
La discussione fu interrotta da Nus che, scivolando rapidamente dal fusto dove si era arrampicata, annunciò:
«Schiuma party in arrivo! Evviva!», gioì Capitis.
«Urrà!», esultò Huma.
«Attenti ragazzi», si raccomandò Pedic, «divertitevi ma restate bene aggrappati ai vostri fusti».
II
Iniziò a piovere. Una pioggia prima leggera, poi sempre più intensa, sempre più calda. La superficie era completamente invasa da vorticosi torrenti d’acqua che trascinavano via ogni cosa. L’esperta famiglia di Pedic si era rifugiata nelle parti più alte dei fusti, dove poteva godersi la calda cascata senza correre il rischio di essere trascinata via a sua volta. Poi, finalmente, arrivarono le bolle.
«Schiuma party!».
I ragazzi si lanciarono sulle bolle, galleggiando o immergendosi in esse, lasciandosi trasportare alla deriva dai movimenti imprevedibili della schiuma.
«Non allontanatevi troppo!», li ammonì Ulus.
Huma, salito su una grossa corteccia staccatasi da un fusto, si dilettava nel suo sport preferito, il rafting. Nus e Capitis, entrati all’interno di due bolle, rotolavano lungo i pendii di Little John Head.
Il divertimento dei ragazzi fu interrotto dal padre che preannunciò l’arrivo di un imminente acquazzone.
«Uffa, proprio sul più bello», si lamentò Capitis.
«Niente storie, torniamo su, e poi non è detto che dopo la pioggia non ci sia un secondo schiuma party».
La pioggia ritornò, trascinando via tutta la schiuma con le impurità che aveva raccolto. Non ci fu un secondo schiuma party, quando finì di piovere su Little John Head calò il buio.
«Niente da fare, ragazzi. Torniamo giù che tra poco passerà il grande rastrello» disse Pedic.
«No, che noia!», mugolò Capitis.
«Di cosa ti lagni?», berciò Pedic.
«Qui, ogni giorno c’è almeno uno schiuma party, spesso ce ne sono due. Quando vivevo a Charlie Head, si era fortunati se ce n’era uno a settimana. I fusti erano viscidi e scivolosi, la superficie era ricoperta di scaglie bianche: un vero schifo. Qui si vive da dio e avete anche il coraggio di lamentarvi».
Appena arrivati sulla superficie, a Little John Head tornò la luce. I fusti che venivano compressi e piegati annunciarono il primo passaggio del grande rastrello.
«Tenetevi forte alla base dei fusti», ordinò Pedic.
I rebbi del grande rastrello avanzavano, separando ampi fasci di fusti, sfiorando o grattando la superficie, abbastanza larghi e distanti tra di loro da consentire a Pedic e ai suoi familiari di passare facilmente tra un rebbio e l’altro. Il grande rastrello passò una seconda volta, poi una terza, poi una quarta, mutando radicalmente il paesaggio, ora più uniforme e ordinato. Al quinto e ultimo passaggio Ulus rischiò seriamente di essere trascinata via: il grande