Ruspe o biberon: Migranti. Oltre i luoghi comuni dei buoni e dei cattivi
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Il “migrante” è come Babbo Natale. Tutti ne parlano anche se non esiste. È una sintesi di luoghi comuni. Esistono invece donne e uomini in carne e ossa. In questo libro la potenza narrativa delle storie di vita irrompe mostrandoci un mondo pulsante. Del tutto differente dalla rappresentazione corrente.
Incontreremo somali che si bruciano le dita pur di scappare dall’Italia mentre intorno tutti gridano “andate via”. Vedremo un’invasione immaginaria. Scopriremo dittatori sanguinarifinanziati dall’Italia, che causano nuove partenze. Osserveremo un paese che invoca frontiere blindate proprio quando ricomincia a emigrare. Conosceremo egiziani che mettono in crisi multinazionali, mentre tutti urlano “ci rubano il lavoro”.
Vedremo, in breve, la realtà oltre il luogo comune.
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Book preview
Ruspe o biberon - Antonello Mangano
Antonello Mangano
Ruspe o biberon
Migranti. Oltre i luoghi comuni dei buoni e dei cattivi
Antonello Mangano
Ruspe o biberon
Migranti. Oltre i luoghi comuni dei buoni e dei cattivi
terrelibere.org
Prima edizione – Dicembre 2016
Seconda edizione – Novembre 2017
Versione 2.0
UUID: 30f039dc-c78b-11e7-babd-49fbd00dc2aa
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
http://write.streetlib.com
Indice dei contenuti
Introduzione. Iniezioni di veleno
1. Non possiamo accogliere tutti
2. Aiutiamoli al paese loro
3. Ci rubano il lavoro
4. Prendono pure 35 euro
5. Li accogliamo? Devono lavorare per ricompensarci
6. L’Italia è piena di clandestini
7. Non scappano dalle guerre
8. Prima gli italiani
9. Vengono qui e fanno i criminali
10. Li accogliamo e poi fanno gli schiavi
11. Sono poveri ma hanno lo smartphone
12. Quando noi emigravamo, non facevamo niente di male
Conclusione. Un mondo sporco e in movimento
Sinossi
Praça da Alegria
Non è una buona ragione non cercare di vincere solo perché si è battuti in partenza
- Harper Lee, Il buio oltre la siepe
Se voi però avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri
- Don Lorenzo Milani, L’obbedienza non è più una virtù
Antonello Mangano è fondatore del sito terrelibere.org
, oltre che autore dei libri Gli africani salveranno Rosarno
(terrelibere.org 2009), Gli africani salveranno l’Italia
(Rizzoli 2010), Ghetto economy
(terrelibere.org 2014). Collabora con L’Espresso.
Introduzione. Iniezioni di veleno
Su questa terra il peccato che paga può andare in ogni luogo e senza passaporti, mentre la Virtù, se è povera, viene fermate a tutte le frontiere!
– Hermann Melville, Moby Dick
Era spesso più facile fare un show che guardare quello di un altro – Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte
Uno. Il riflesso condizionato
Sfrattato e senza lavoro, tenta di darsi fuoco davanti a moglie e figli
. È il titolo di una notizia pubblicata prima sul sito del quotidiano genovese Il Secolo XIX
e poi su Facebook [1]. Bastano pochi istanti per scatenare una serie di commenti ferocemente razzisti. Aiutiamo gli italiani, non gli immigrati
, Pensiamo ai nostri, non a ‘sti maledetti stranieri
. Solo dopo quattro ore, un lettore nota che l’uomo che ha tentato il suicidio è marocchino. Nessuno aveva letto l’articolo, tutti avevano agito in base a un riflesso pavloviano di odio gratuito.
Due. Una pura formalità
Il treno parte da Bologna, arriva il controllore e un nigeriano prende un tablet piuttosto scassato. Il ragazzo mostra la scansione del suo biglietto e spiega: Lo ha comprato un mio amico, io non avevo soldi, me lo ha spedito via e-mail
. Il controllore non sente ragioni: il biglietto non è valido perché doveva essere stampato. Il ragazzo ribadisce che non aveva i soldi per il biglietto e il suo amico gli ha fatto la cortesia di comprarlo e inviarlo.
Arriva un poliziotto e senza capire bene la situazione inizia la solita litania razzista: Non rispettano le nostre regole, sono troppi, sono sempre gli africani ad essere senza biglietto
.
Il treno sta per arrivare a Firenze. È una tratta frequentata in gran parte da turisti, ma né il poliziotto né il controllore parlano inglese. Io faccio da interprete, ma loro ascoltano solo la parte relativa al biglietto. Così non sapranno mai che il nigeriano sta andando a Crotone perché la mattina dopo lo aspetta l’udienza nella Commissione territoriale. Un incontro che deciderà della sua domanda d’asilo e quindi della sua vita. Se non arriva in tempo, sarà un fantasma senza diritti, un irregolare.
Riassumendo, lo Stato italiano:
- lo ha trasferito in uno sperduto centro di accoglienza in Veneto, dove ha atteso la prima convocazione in Calabria;
- ha deciso che la pratica per l’asilo si svolgerà a Crotone, dove è stato identificato, e non in Veneto, dove vive per decisione non sua;
- non gli permette di lavorare per i primi mesi di permanenza e lo lascia senza soldi;
- poi gli dice che a sue spese deve attraversare l’Italia; se non trova il denaro, peggio per lui, non avrà mai i documenti;
- con la divisa del controllore pignolo, lo Stato aggiunge che il suo biglietto non è valido per una questione di forma e vuole farlo scendere dal treno, impedendogli di arrivare alla Commissione che valuterà la sua richiesta d’asilo;
- con la divisa del poliziotto ignorante, lo Stato lo riempie di insulti razzisti.
Viene da chiedersi: è questo lo Stato che fa rispettare le nostre regole
impedendo a un richiedente asilo di giocarsi la sua opportunità? [2]
Tre. A occhi aperti
Il Ministero dell’Interno e l’IOM hanno deciso di spendere un milione e mezzo di euro per dire agli africani che il viaggio per l’Europa è pericoloso perché si può morire in mare. Sono ovvietà per chi attraversa il Mediterraneo su una bagnarola sovraffollata.
La campagna " Aware migrants" [3] viene presentata il 28 luglio a Roma [4]. Il sito ufficiale del progetto si apre con un video in cui i migranti letteralmente aprono gli occhi
di fronte all’obiettivo che li inquadra. Secondo i promotori dell’iniziativa, chi scappa dalle dittature o dalle guerre del continente dovrebbe rimanere a morire al suo paese.
In effetti, il viaggio è pericoloso. Ma lo è proprio perché l’Europa chiude le frontiere.
Quattro. Il terremoto
I migranti in albergo, gli italiani nelle tende
. Il terribile terremoto dell’agosto 2016 ha devastato Amatrice e i paesi limitrofi. Ma ha anche mostrato altre crepe. Quelle di un paese dove il rancore si esibisce anche dopo le grandi tragedie.
Così alzano la voce i leghisti, i giornali della destra ma anche troppa gente comune incattivita. I migranti