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Il principe del deserto (Vivi le mie storie)
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Il principe del deserto (Vivi le mie storie)
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Il principe del deserto (Vivi le mie storie)

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Il romanzo
Approdata a Tunisi per girare un documentario, Julie Colbert sparisce nel nulla durante un giro nella medina della città, alla ricerca di soggetti da riprendere. Venduta da un mercante di schiavi al principe Tarek Al-Rahim, si ritrova in una tenda che è la sua lussuosa prigione. Tarek è un uomo bello e crudele, che nasconde ferite segrete. Sullo sfondo di un deserto infuocato, Julie intraprende con lui una lotta fiera e sensuale che le farà scoprire la vera se stessa.

L'autrice
Dopo aver pubblicato quattordici romance storici per I Romanzi Mondadori, due thriller storici per Fanucci Leggereditore, un contemporaneo brillante (Sotto la stessa luna) e Il Sigillo degli Acquaviva per Leone Editore, Ornella Albanese ha deciso di procedere personalmente, nella collana Vivi le mie storie, alla seconda edizione dei suoi romanzi contemporanei, editi anni fa dalla casa editrice Le Onde.

www.ornellaalbanese.it
 
LanguageItaliano
Release dateNov 16, 2016
ISBN9788822865526
Il principe del deserto (Vivi le mie storie)

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    Il principe del deserto (Vivi le mie storie) - Ornella Albanese

    storie

    1

    Julie Colbert sollevò la racchetta da tennis e, inarcandosi nello sforzo, vibrò un colpo particolarmente efficace che la sua avversaria non riuscì a raggiungere.

    «Ora basta, sono stanca!», esclamò Colette, alzando le braccia in segno di resa. E subito, senza lasciare all'amica il tempo di replicare, si avviò con passo deciso verso il cancelletto di uscita.

    «D’accordo», acconsentì Julie seguendola. «Ci vediamo al bar, dopo la doccia, va bene?»

    «Certo, a più tardi.»

    Colette fece presto. Aveva i capelli cortissimi e quindi bastavano pochi secondi per asciugarli. Si vestì in fretta, si pettinò, e controllò il risultato allo specchio. Si vide carina, perché carina era l’aggettivo più adatto per lei. Viso aperto, nasetto spiritoso, grandi occhi scuri. Carina, ecco. Si passò un velo di rossetto sulle labbra e fu pronta.

    Arrivata al grande bar del Tennis Club, occupò il solito tavolino d’angolo sotto il pergolato e cercò di rilassarsi. Era davvero stanca. Quello che avrebbe dovuto essere un tranquillo allenamento per tenersi un po’ in forma, con Julie si trasformava in una specie di finale per la coppa Davis. E questo perché l'amica si impegnava sempre in modo esagerato in tutto ciò che faceva.

    Colette prese dalla borsa gli occhiali da sole e si guardò intorno. Vide subito Julie che arrivava con l’espressione sorridente e il passo elastico, come se avesse appena fatto una passeggiata distensiva e non un estenuante allenamento di tennis.

    E adesso, naturalmente, parlerà subito di lavoro, pensò Colette rassegnata.

    «Direi che è tutto pronto per il viaggio», esordì infatti Julie, scostando la seggiola per sedersi. «Biglietti, permessi, prenotazioni. Ormai non ci rimane altro che andare in aeroporto e salire sull’aereo.»

    «Considerando che partiremo domani a mezzogiorno, hai ancora ventiquattro ore per controllare i tuoi appunti e apportare tutte le modifiche che ti verranno in mente», considerò Colette, mentre faceva un cenno al cameriere.

    Ordinarono due aperitivi e poi Julie disse: «Sono una perfezionista, d’accordo, e forse troppo esigente, ma i miei documentari hanno un marchio inconfondibile ed è per questo che televisioni e centri universitari se li contendono. Capisco che a volte non sia molto piacevole lavorare con me, ma ci sono anche dei momenti esaltanti, devi ammetterlo.»

    «Oh sì, fare parte della tua squadra è davvero stimolante. Se io possedessi anche solo la metà dei tuoi soldi, però, credo che avrei una visione della vita molto più rilassata.»

    Julie scoppiò a ridere. «Penso che sia una questione di carattere. Io non riuscirei a prendere niente alla leggera, come non ci riusciva mio padre. Fino all’ultimo, lui ha dedicato energie ed entusiasmi alla sua industria di profumi e ha creato un meccanismo così perfetto che continua a produrre soldi senza alcun bisogno del mio intervento. Quella è stata la sua vita, io adesso sto costruendo la mia. E ci metto tutto l’impegno che posso.»

    Il cameriere portò il vassoio con gli aperitivi e poggiò i due bicchieri sul tavolo. Colette prese il suo e poi tornò a rilassarsi sullo schienale della seggiola. «Vorrei solo farti capire che lavori troppo e che trascuri la tua vita privata. Ma ce l’hai una vita privata, Julie?»

    Lei sollevò bruscamente la testa. «Certo che ce l'ho! Tutti hanno una vita privata e ti assicuro che io non trascuro la mia.»

    Il tono era stato brusco e Colette capì subito che era il caso di cambiare argomento. Lavoravano insieme da poco, ma una cosa le era particolarmente chiara: quando vedeva gli occhi azzurri di Julie rannuvolarsi pericolosamente, capiva al volo che era meglio lasciar perdere le sue manie investigative. Sorseggiò l'aperitivo e cercò in fretta qualcosa da dire. «La Tunisia mi piacerà», esclamò poi, perché non le venne in mente altro. E pazienza se questo significava tornare a parlare di lavoro.

    «È una terra ricca di atmosfera, vedrai. Io ho già preparato il documentario al computer, le sequenze, le inquadrature. Adesso mi servono solo due o tre giorni per studiare le luci e decidere gli orari. Non hai idea di come le maioliche dei minareti possano rifulgere, in certe ore del giorno.» Julie parlava con tono ispirato e i suoi occhi scintillavano perché amava moltissimo il suo lavoro. «E poi voglio ancora definire qualche particolare della medina di Tunisi.  Non sono sicura che i souk che ho scelto siano davvero i più caratteristici.»

    «Ho letto che nei souk si vende di tutto e che alcuni sono particolarmente suggestivi anche dal punto di vista architettonico», disse Colette, subito coinvolta. «Avremo tutto il tempo per fare un buon lavoro.» Avrebbe seguito Julie come un’ombra perché voleva imparare tutto il possibile da lei. Era stata una coincidenza insperata che la precedente segretaria di produzione avesse dovuto lasciare il lavoro proprio un attimo prima che lei invece si presentasse per farne richiesta. Con Julie c’era stata un’intesa immediata, e quindi aveva ottenuto il posto rimasto vacante per portare a termine il documentario sulla Tunisia.

    «Pensi che dovremmo rivedere ancora qualcosa insieme?», chiese perché, anche se le piaceva brontolare, era una gran lavoratrice e il fatto che fosse domenica per lei non costituiva un problema.

    «Direi di no. Prendiamoci una pausa prima della partenza.»

    «Allora preparerò la valigia»

    «Lo farò anch’io. Ti consiglio roba pratica e scarpe comode. Gireremo molto a piedi, naturalmente.»

    «Naturalmente», ripeté Colette, rassegnata. «Porterò quello che dici, ma anche un abito da sera molto sexy. Non vorrei trovarmi impreparata quando incontrerò lo sceicco della mia vita.»

    Julie la guardò con un bagliore divertito nello sguardo. «Lo sceicco della tua vita? Staremo lì solo tre giorni e lavoreremo tutto il tempo. Non credo che gli sceicchi abbiano occhi per due ragazze francesi nascoste dietro una macchina da presa!»

    «Il tuo problema è che non credi nel destino!», replicò Colette, decisa a non desistere. «Non vedo cosa ci sia di male a fantasticare un po’. Io adoro gli sceicchi, i petrodollari e gli smeraldi grossi come noci!»

    «I petrodollari?» Julie scoppiò a ridere. «Mi dispiace, ma non c’è molto petrolio in Tunisia. Credo che dovrai rivedere i tuoi programmi e accontentarti di un cammelliere. I cammelli, laggiù, sono preziosi come smeraldi!»

    Colette finse di inorridire, ma poi alzò le spalle con aria noncurante. «Non mi farai cambiare idea. Con un abito da sera nella valigia, mi sentirò pronta a sfidare il mondo. Ci accompagnerà Daniel Dulac in aeroporto?»

    «Sì. Ha talmente insistito.»

    Colette piegò la testa da un lato, scrutandola negli occhi. «Perché esci con lui, se non ti piace?», le chiese, senza tanti giri di parole.

    «Ti sbagli, Daniel mi piace.»

    «Forse, ma di certo non faresti pazzie per lui.»

    «Sei un’osservatrice attenta», sorrise Julie, con leggera ironia. «Ma non pensare che dipenda da Daniel. Io non ho mai fatto pazzie per nessun uomo.»

    L'amica si raddrizzò sulla seggiola, subito attenta. Possibile che Julie si stesse confidando? Questa volta non aveva eluso la domanda, cambiando bruscamente discorso. Sembrava rilassata, disponibile, come se a un tratto avesse deciso di non nascondersi più. «Vuoi dire che non ti sei mai innamorata?», si stupì, con uno sguardo interrogativo nei grandi occhi scuri.

    «Sono un tipo molto cauto», rispose Julie, fissando il bicchiere.

    «Ma perché? Sei così bella e affascinante...» Colette la osservò con puntiglio. Era davvero bella, carnagione dorata, luminosi occhi azzurri e una gran massa di capelli che rilucevano come oro. Ed era istintivamente elegante anche se vestiva casual. Quella mattina indossava un paio di jeans che si adattavano alla perfezione al suo fisico alto e slanciato e una camicia di lino dello stesso colore degli occhi. Quando era arrivata, passando con morbida decisione tra i tavolini del bar, molte teste maschili si erano girate a guardarla. «Sei così bella e affascinante, puoi prenderti tutti gli uomini che desideri. Perché allora...?»

    Julie sostenne il suo sguardo interrogativo. «Proprio non lo indovini? Eppure sei stata tu a parlarne, un minuto fa. Quando si è molto ricche, come me, diventa difficile capire cosa attrae di più. Io sono diffidente, e ho troppa paura di essere corteggiata solo per i miei soldi.»

    «Vuoi scherzare? Chiunque ti conosca appena un po’, non può corteggiarti solo per i soldi», esclamò Colette, in tono vibrante. «E Daniel allora?»

    «Daniel è anche lui molto ricco. Se dice che mi ama, vuol dire che è innamorato proprio di me, non del mio conto in banca.»

    Colette rise per sdrammatizzare, ma il tono di Julie l’aveva colpita. E anche le sue parole. «Una bella fortuna, allora, che sia ricco e anche così affascinante.» Fece una breve pausa, poi decise che era il caso di approfondire, visto che in quel momento Julie era insolitamente docile e lei curiosa di capire che tipo di rapporto ci fosse tra i due. «State insieme da molto?»

    «Per ora ci limitiamo a uscire qualche volta, senza impegno. Questo però non esclude che un giorno, forse... Sai, adesso il documentario mi sta assorbendo totalmente.»

    Ecco che ci risiamo col lavoro, si spazientì l’amica. «Cosa vuoi dire?»

    «Insomma, per prendere un certo tipo di decisioni ci vuole tempo. Io adesso non ne ho.»

    Colette allontanò da sé il bicchiere vuoto e decise che le avrebbe detto un paio di verità. «Sai una cosa, Julie? Tu non avrai mai tempo. È il tuo alibi, per evitare di prendere una decisione che non ti convince. Tu ami troppo il tuo lavoro, e poi ami il tennis, la tua musica da ascoltare da sola, e quel noiosissimo teatro d’avanguardia che nessun uomo normale riuscirebbe a reggere per più di un quarto d’ora. E poi ami il tuo appartamento da single, arroccato sui tetti come un nido d’aquila, e... e più di ogni altra cosa, ami la tua preziosissima solitudine! Quindi non troverai mai il tempo per innamorarti di un uomo.»

    Colette ammutolì di colpo, già pentita di essersi accalorata troppo per una cosa che in fondo non la riguardava. E da cui l’amica, fino a quel momento, l’aveva sempre tenuta lontana. Strinse le labbra e aspettò la reazione.

    Il viso di Julie non tradì alcun disappunto, il suo sguardo era fermo e insondabile, solo l’azzurro delle iridi sembrava essersi incupito. Prese la borsa e consultò

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