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Navigare è tardi
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Navigare è tardi

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Un vagabondare continuo, ma non per infiniti percorsi. Anzi, i suoi versi appaiono appunti girovaghi che transitano dall'angusto rifugio di un biglietto cacciato in tasca ad un volatile foglio lasciato, come per caso, su un tavolo domestico di cucina, sul comodino accanto a un letto. Fogli sparsi, dunque, catturati dalla poesia o che catturano la poesia.

Lucia Stefanelli Cervelli

Nasce, in età adulta, improvviso un desiderio: quello di raccontarsi, ma non per chiudere un capitolo, o ritenere conclusa la propria opera, bensì, per cercare dal proprio passato stimoli per il futuro prossimo, ma anche per fare ordine dentro di sé, capire meglio il presente, ritrovare delle emozioni.

Questa spinta alla autobiografia muove il mio scrivere e non importa più, ch’io sia abruzzese-pugliese–napoletano, nato per caso in Piemonte, e che faccia l’attore-musicista-regista-autore teatrale… tutto trova espressione nello scrivere di poesia, nel testimoniare in versi la mia storia, il mio pensiero, a volte originale, altre meno, su temi che abitano la mia anima: Il mare, i sentimenti, le relazioni, il tempo…

Certo potrei tenerli per me, ma a parte la mania di protagonismo che appartiene all’attore, è bello sentire che dalla lettura in prima persona, tu che stai per leggere queste “fatiche letterarie“ possa sentire tue alcune parole, alcune emozioni ed entrare in empatia con questo vecchio parolaio dallo sguardo bambino.

Niko Mucci
LanguageItaliano
PublisherNiko Mucci
Release dateNov 2, 2016
ISBN9788822861399
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    Navigare è tardi - Niko Mucci

    Note

    Prefazione di Lucia Stefanelli Cervelli

    Vi è l’irrequietezza dell’andare nella poesia di Niko Mucci.

    Un vagabondare continuo, ma non per infiniti percorsi. Anzi, i suoi versi appaiono appunti girovaghi che transitano dall’angusto rifugio di un biglietto cacciato in tasca ad un volatile foglio lasciato, come per caso, su un tavolo domestico di cucina, sul comodino accanto a un letto.

    Fogli sparsi, dunque, catturati dalla poesia o che catturano la poesia.

    Niko ha una visione teatrale dei suoi versi, una regia pittorica e collocatrice che procede per esperimenti di prove successive affermando e criticando se stesso, dicendo e disdicendosi per successivi tentativi di perfezionamento. Esemplare, a tal proposito, il suo tentativo di definizione di quell’attore sfuggente che è sempre il poeta nei confronti del suo stesso conato lirico: Poeta a chi ti dice/ la forma della luce/ e poi ti benedice/se ne sei traditrice// Poeta a chi d’istinto svernicia le parole/le porta in stanze nude/ o dove il dente duole//chi scuote la bacchetta/ché ne escano scintille/ e stupisce che a mille/ vadano per la via stretta//Poeta, se di spalle/ interroghi il silenzio/guarda e guarda forte/le linee della sorte…

    Si evocano , dunque,la luce, il colore implicito nello sverniciare, lo scintillio, la posizione di spalle adatta ad interrogare il silenzio e l’invito pressante a guardare, a guardare con l’occhio interiore della decodifica

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