Castelli di Romagna nel Medioevo centrale. Forme, edifici, materiali, persone
Di Marco Sassi
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Castelli di Romagna nel Medioevo centrale. Forme, edifici, materiali, persone - Marco Sassi
bibliografia
Avvertenza
Questo breve studio è nato, in linea generale, da un capitolo intitolato Aspetti materiali e popolamento compreso nella monografia Castelli in Romagna. L'incastellamento tra X e XII secolo nelle province romagnole e nel Montefeltro[1]. In questi ultimi anni, dopo un lungo periodo di immobilismo, si è potuto assistere ad una rinascita (o sarebbe meglio parlare di nascita?) degli studi sull'argomento, sia sotto il profilo storiografico, sia sotto quello archeologico; bisogna aggiungere anche l'avanzamento eccezionale del lavoro di edizione delle fonti originali che permette, finalmente, di muoversi su un terreno più solido e sicuro. Ciò mi ha portato dunque a rivedere quel capitolo originale e a dargli, seppur nella sua brevità, la forma di un saggio indipendente che vuole focalizzare l'attenzione su uno degli aspetti per me più affascinanti e interessanti: la forma materiale di un castello nei secoli centrali del Medioevo.
Marco Sassi
[1] SASSI 2005.
Introduzione
Un castello dei secoli X-XI – si potrebbe agevolmente osservare – ha tutte le caratteristiche di una piccola città: si tratta, cioè, di un centro abitato fortificato sede di una popolazione, di un'autorità politica e di un'organizzazione ecclesiastica tendenti ad esprimere poteri autonomi e che si pongono spesso in posizione antagonistica rispetto alle città dell'epoca fortemente degradate e impoverite.
Aldo A. Settia, Proteggere e dominare, p. 145.
Pare ormai un dato di fatto, almeno per la più recente letteratura storiografica, che l'incastellamento in Romagna sia avvenuto in linea con il resto della penisola italica, rispettandone tempi e modalità. In breve: anche per la Romagna si può parlare di un vero e proprio incastellamento, con radici che risalgono almeno al X secolo e con funzioni di popolamento. Non solo dunque insediamenti fortificati a solo scopo militare e strategico, ma anche castelli vivi, con una propria socialità interna che, in moltissimi casi, hanno posto le basi per molti attuali centri abitati.
Sorge, a questo punto, una serie di domande. Come si presentava 'alla vista' uno di questi castelli? Quanto era grande e su quali elementi si basava la propria difesa? Com'erano disposti gli edifici all'interno e, piuttosto, comprendeva davvero degli edifici? E se sì, quali? Domande necessarie queste e che tuttavia dovrebbero aumentare per poter arrivare ad una visione d'insieme, anche se non completa, di un sito fortificato tra X e XII secolo.
E più che le domande – questo è ovvio – dovrebbero aumentare le risposte. Come già sottolineato in altre sedi però, la scarsità dei riferimenti castrensi nella documentazione romagnola è innegabile; non mancano però alcuni elementi utili a chiarirci le idee e a permetterci di costruire un modello.
Una documentazione scritta che, negli ultimi anni, è stata in qualche modo 'garantita' da edizioni critiche molto affidabili e precise e alla quale ora è possibile accostare anche un certo quantitativo di dati messi a disposizione dalla ricerca e dall'osservazione archeologica che, anche in Romagna, ha finalmente rivolto occhi interessati anche al periodo medievale.
Se volessimo definire dal punto di vista militare una fortificazione, potremmo dire che essa è "la modificazione planivolumetrica