L’oscurità sepolta
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Book preview
L’oscurità sepolta - Claudio Lorenzetto
Claudio Lorenzetto
L'oscurità sepolta
Cavinato Editore International
© Copyright 2016 Cavinato Editore International
ISBN: 978-88-6982-388-6
I edizione 2016
Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi
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Vicolo dell’Inganno, 8 - 25122 Brescia - Italy
Q +39 030 2053593
Fax +39 030 2053493
cavinatoeditore@hotmail.com
info@cavinatoeditore.com
www.cavinatoeditore.com
Realizzazione ebook a cura di Simone Pifferi
Indice
1
2
3
4
5
6
7
8
A chi mi sostiene, a chi crede in me e
a te Andrea, anima e delizia dei miei giorni.
1
Nel fuoco brucia
il soldatino di piombo
restando in sospeso
tra lo svanire e il mostrarsi
ardente di rabbia.
Rimane infine
il foro al centrotavola
e l’odore pungente
di plastica fusa.
È oramai passata un’ora dalla mezzanotte.
Nel salone principale entra aria fredda, mentre un soffio più gelido del solito spegne il fioco lume di una candela posta là dove il piombo si unì alla plastica.
La cera profuma di more e lamponi il vuoto della notte.
Un foglio disegnato da mani sicure s’innalza in volo, alleggerito dal soffio dell’inverno.
Salendo i nove gradini della scala principale in legno massello, con corrimano in marmo, e spingendoci in fondo al corridoio, alla quarta porta a sinistra, possiamo trovarci davanti alla camera da letto di Marta e Alan Burke. Di fronte a quella del piccolo Paul.
La luna fuori illumina con ferocia il corridoio, filtrando senza pietà dalla finestra della camera del piccolo ancora sveglio.
Quindici minuti dopo le tre, mentre osserva la madre dormire serena, avvolta da un caldo abbraccio, nel vuoto del Natale, Paul è in piedi, colmo di rabbia.
Marta osserva nelle tenebre e con la vista annebbiata, ancora sul fianco sinistro, il figlio di appena cinque anni tenere nella mano destra il disegno della sera prima. È tracciata, con forme spigolose, la testa nera di una figura appesa alla forca e cadente nel vuoto.
I Burke
È la mattina del 15 dicembre e Marta prepara il bambino mentre il marito versa il succo di arance nei bicchieri e quello d’acero sulla pila di pancake.
I riccioli biondi, spazzolati ogni mattina, con la pazienza mostrata da una bambina con la propria bambola, tirano. Il piccolo mostra sofferenza tra le braccia della mamma.
Un viso d’angelo, la pelle chiara e perfetta senza nei, lentiggini, macchie tipiche di un bambino che tende a irritarsi col freddo.
Nessuna agitazione ansiosa, a parte una scarsa capacità a mantenere la concentrazione per molto tempo.
Sembra estremamente rassicurante nella sua anormalità.
Preparazione della mattina a parte, è sempre molto calmo.
Dopo i primi mesi di poppate non ha mai pianto alla notte, se non quando aveva fame.
Nemmeno la sensazione scomoda del pannolino sporco infastidì il piccolissimo Paul.
Il fuori ha poco effetto sui suoi comportamenti.
Ben presto, poco prima del compimento del terzo anno di vita, i Burke compresero che poco effetto avrebbero avuto anche le punizioni.
Sempre più spesso un sorriso beffardo sarebbe stata l’unica risposta alle loro migliori intenzioni.
Alle otto tutti e tre sono diretti verso le rispettive destinazioni. Mamma e Paul verso la scuola materna e il papà verso l’ufficio imposte.
Alan è il più giovane impiegato ed è in un momento di intenso lavoro di revisione dei conti.
Può lasciare serenamente alla moglie, quasi completamente, l’educazione del figlio e gli impegni di economia domestica.
Era trascorso un periodo per non solo gli americani, ma per tutto il mondo, indimenticabile.
La morte di J.F.K due anni prima, le trame oscure che sembravano celarsi nel sottobosco della politica statunitense avevano levato al popolo a stelle e strisce l’illusione rassicurante del dominio sul mondo, basata sulla certezza di una coesione interna indiscutibile. Il leader era sparito e alcuni se ne compiacevano. Il presidente Johnson sembrava, nelle preferenze, rimanere in bilico tra amore e odio mentre il Vietnam continuava ad assumere sempre di più i contorni di una sconfitta.
Alan Burke non è un elettore democratico ma alle ultime elezioni non se l’è sentita di votare per i repubblicani e la scomparsa del presidente Kennedy commosse lui e la moglie come milioni di altri cittadini. A un mese da l’attentato le voci sui dubbi della sola colpevolezza di Oswold cominciarono a diffondersi anche nella sezione tributaria di Alan. Lui rimase col profilo basso mentre continuava a rallegrarsi del sogno americano.
Nella sua vita fu profonda l’influenza del padre Bernhard, un barbiere di Freiburg che emigrò nel 1940 per sottrarre la famiglia alla stretta di cinghia del regime nazista.
Persona di cultura elementare trovò nella fuga la speranza di dare un futuro alla moglie Ingrid, ad Alanus di sei anni e alla piccola Brigitte, di quattro.
Dal contrasto tra la visione del mondo dei genitori e le proprie esperienze, Alan si è creato un manuale con tre semplici regole per sopravvivere con onore in quello che Bernhard definì, un mondo straniero. Minneapolis.
Prima regola:
Iniziare presto la giornata
L’estate scalda la via e il cemento scotta le suole.
Acqua a schizzi bagna i bambini che cercano nel refrigerio il divertimento prima di cena. Il cielo, così chiaro che si possono scrutare i segreti nella sua profondità, sovrasta teste in movimento come piccole formiche operaie, volenterose e affannate.
La giovane Gloria nel suo vestito bianco, con le scarpe bianche e i calzettoni celesti, tirati sino al polpaccio, cammina sempre più celermente fino a passare alla corsa, mentre, in fondo alla strada, suona e scricchiola il furgoncino bianco panna dei gelati, affiancato da una piccola coda di bambini.
Ultimo, Alan pazientemente aspetta il proprio turno. Improvvisamente Gloria si ferma con un piccolo salto a piè pari.
«Alan devi tornare a casa che state partendo!»
Alle diciannove le valigie sono caricate dietro alla Chrysler Town and Country.
Il sole a mezz’asta filtra tra i finestrini mentre Alanus è già sotto casa.
«Dov’è Willy?»
«Gli sta mettendo il guinzaglio la mamma. Vai dentro casa e chiama anche tua sorella che si fa tardi.»
Il padre aveva organizzato da tempo le vacanze estive al lago Harriet chiedendo al lavoro una settimana da passare con la famiglia. È sicuro che al ristorante non ci sarebbero stati problemi nel sostituirlo in sala.
Dopo quindici anni senza saltare un giorno, pensa gli fosse dovuto.
Bernhard quando arrivò negli Stati Uniti trovò una posizione nel ristorante dove attualmente lavora come direttore di sala e dove aiuta nella amministrazione.
Cominciò come esperto nella sgrassatura di qualsiasi fetida porcheria che palato umano possa trangugiare e viscere partorire.
Anche sua moglie dovette fare sacrifici e lasciare il lavoro di insegnante per uno da sarta a domicilio.
Almeno poteva crescere i figli secondo le proprie severe regole disfunzionali.
Ingrid soffre di depressione che esprime all’interno di regolamentazioni rigide del comportamento con vere ossessioni per l’ordine, la pulizia, la morale.
Avere un figlio perfetto
le serve come compenso a una sua insostenibile sensazione di imperfezione.
"Se TU sei perfetto,
allora IO sono perfetta"
Nessuno è a conoscenza del segreto di Ingrid, della sua imperfezione.
Nemmeno il marito sa dell’abuso perpetuato dal fratello, maggiore di dodici anni, quando era una bambina di sette.
Non vi fu penetrazione ma venne comunque toccata mentre lui si masturbava sedutole accanto, sul letto, di notte, mentre i genitori, in casa, dormivano.
Ingrid è sempre stata una bimba fragile, con una sensibilitàà maggiore nei confronti delle difficoltà che la vita poteva presentarle. Era introversa e severa con se stessa. Ha sempre avuto una soglia della vergogna molto bassa.
Anche prima dei sette anni si vergognava a guardarsi allo specchio nella sua nudità e quando si lavava lo faceva in costume da bagno.
È maggiormente comprensibile come quella violenza fu per lei causa di vergogna paralizzante e colpa per non essere riuscita a evitarlo.
Ha pertanto valutato se stessa rotta. Nel tentativo di aggiustarsi ha allontanato i sentimenti di colpa distruttivi e ha posto sotto controllo tutto ciò che poteva farla sentire sporca. Come riuscirci? Con una morale cattolica ortodossa irreprensibile e punitiva.
Alle diciannove e quaranta si avviano al lago Harriet.
Il signor Burke alla guida, a fianco Ingrid e dietro i figli col cane Willy, un grifoncino belga nano dal manto rosso e nero di appena diciotto mesi.
La strada dietro svanisce nel rosso della sera mentre Bernhard Burke pensa: Domani mattina prima cosa, alzarsi presto, seconda cosa da fare andare coi bimbi per la spesa allo spaccio, terza cosa…
A fianco la moglie controlla che i figli siano seduti composti.
Dietro Alan guarda dal finestrino lo scorrere della strada e pensa che probabilmente a Gloria è andata meglio.
Dopo circa cinquanta minuti nel traffico del venerdì sera, arrivano al cottage. La colonna sonora del viaggio spaziava tra Perry Como e Frank Sinatra e una volta a destinazione ancora risuona Laughing On the Outside di Andy Russel mentre aleggia la brezza serale tra la vegetazione come a ricordare che non è poi il caso di continuare.
«Andiamo gente, portiamo tutto dentro. Chi ha fame?»
Un fragoroso e generale «Io!» viene emesso rumorosamente da i figli mentre Ingrid sbuffando è già pronta a disfare le valigie e a riporre ogni cosa nei cassetti.
Al silenzio della notte Alan fugge tra i pensieri, quando il nichelino, tra due dita, scivola verso il suolo e il richiamo acuto e squillante di una civetta si riverbera nelle stanze.
Fantastica per un breve momento mentre, appesantito sotto la coperta di lana spessa, accompagna con lo sguardo il rotolare della moneta sotto il letto di Brigitte.
Tutti dormono, eccetto Alan dentro e la civetta fuori. Come a fargli compagnia.
Il giovane Burke, erede al trono della solitudine, ricorda la piccola Gloria nella sua felicità, la sorella, nella sua semplicità e la propria responsabilità di uomo in seconda
.
Alle nove del giorno dopo, allo spaccio, tra carne essiccata, succo di frutta, uova, bacon e un quotidiano nel carrello, Alan segue il padre in coda alla cassa.
Tra le pagine di un quotidiano, un titolo attrae la sua attenzione.
Pescatore di San Francisco sconfigge Marlin Blu di quattro metri
Un sorriso gli segna il volto quando il padre, dal suo metro e novanta, sembra indicargli con uno sguardo…
"Meglio essere pescatore"
Seconda regola:
In ordine fuori. In ordine dentro
Il natale del ‘48 è accompagnato da una diffusa fiducia nel futuro. Le speranze per un mondo migliore si intrecciano con la certezza nei cuori dei patrioti di essere una grande nazione, vittoriosa e leader mondiale di democrazia. I film di Frank Capra sembrano la proiezione dei sogni dell’americano medio e anche della sua ingenuità.
Bernhard e Ingrid Burke vivono un momento felice, uno dei pochi realmente avvertiti da entrambi.
Ingenuamente sentono di percorrere la storia del mondo come intoccabili, ormai al sicuro dalla violenza della Germania nazista, rifugiati nel tepore rassicurante di una coperta tessuta di illusioni e ingordigia. Sono anche loro parte del meccanismo capitalistico.
Si sentono orgogliosamente imborghesiti. Dopo tanti sacrifici ne hanno ragione.
Allora quale problema si frappone tra i loro sguardi?
Forse nessuno dei due pensava di farcela nel capitalizzare la serenità e ora, arriva quasi inattesa, mentre i figli crescono distanti dall’affetto dei genitori. La stabilità economica, il raggiungimento del benessere, sembrano dare valore al loro universo familiare. La coesione del branco va mostrata in pubblico, soprattutto agli altri branchi.
In questo senso è diretta la tradizione dei Burke nel presentarsi ogni domenica mattina, da ormai sette anni, alla Messa, nella chiesa cattolica del quartiere.
Questa routine ha permesso di entrare in un giro di privilegi tra le famiglie. Di baratti e sostegni collettivi nelle difficoltà.
Come ogni domenica, sorriso di circostanza e i Burke godono del loro bagno di folla.
Brigitte come sempre è la più entusiasta insieme al padre che, però, mantiene il controllo e lascia trasparire il minimo consentito agli altri di percepire.
Ingrid, invece, sembra apprezzare poco questa ricerca di popolarità. Ha un forte codice morale personale che non prevede l’entrare in una chiesa con lo scopo di manifestare il proprio inserimento sociale.
Alanus è invece assolutamente il meno convinto delle alzate alle sette. Si ripromette che da grande, potendo decidere per sé, non le farà mai più.
«Gente! In piedi! Chi si alza tardi poco farà e tanto perderà!»
La frase ripetuta ogni domenica dal signor Burke è ormai un mantra nella testa di Alanus che sa esattamente a chi è rivolto quel Gente!
Qualche anno più avanti all’ennesima ripetizione del mantra Alan fantasticherà di strozzare il padre lentamente nel sonno. Rimarrà uno scherzo della mente.
Una lunga fila di macchine fronteggiano la chiesa di San Felice. Diversi gruppi sparsi restano in attesa dell’inizio poco fuori dalla soglia, mentre padre Darien impartisce ai chierichetti le ultime indicazioni per la comunione.
Ognuno sa cosa fare, ma meglio ricordarlo ogni domenica.
D’altronde, lo spettacolo è dal vivo.
È la mattina di Natale e, addobbi con angioletti argentati a parte, il tema della predica verte su una questione cara al convivere nel rispetto reciproco.
Rispetto che pare difficile da definire tra i margini dell’educazione di ciascuna famiglia. Quali sono i confini e i comportamenti che li travalicano?
Chi decide il giusto e lo sbagliato nell’educazione di un bambino? Adulti e genitori agiscono a proposito in risposta a teorie personali. Col pentimento che discende da tali teorie e che si nutre di interpretazioni.
Il pentimento è tanto sentito nel profondo del’individuo quanto è profonda e veritiera la sua umanità? Il pentimento è indice di rispetto del prossimo?
Ciò che può essere un comportamento di cui pentirsi, un oltraggio sociale per una comunità, può essere del tutto accettabile da un’altra.
Può allora in tal senso la ragione del pentimento divenire causa di lotte tra comunitàà anche comunicanti?
La storia è piena di esempi come lo scontro tra la Palestina e Israele o tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.
Anche la guerra di secessione tra territori del nord e del sud degli Stati Uniti, se ripulita da evidenti interessi economici e componenti ideologiche, nasce su una