Il secondo Adamo
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Leonard e Rosie abbracciati sul prato seguirono l’oggetto esprimendo un desiderio.
In quel momento anche gli uomini della K.A.S.H. un organizzazione di ricerca che abbracciava varie branche della scienza, osservarono il passaggio con estremo interesse. Nessuno di loro poteva immaginare quello che sarebbe accaduto, e soprattutto nessuno avrebbe potuto immaginare che da quel fenomeno sarebbe cominciato e finito tutto.
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Book preview
Il secondo Adamo - Vincenzo Guido
Ringraziamenti
Sinossi
02 Maggio 2011
Nel cielo stellato un asteroide, come un pennello astrale, lentamente disegnò una curva nella tela oscura del firmamento.
Shodō
.
Quello che per astrofili, amanti sdraiati in un prato, fotografi o semplicemente persone di passaggio, fu una gran bella stella cadente
, per i ricercatori della K.A.S.H. che stavano già da tempo studiando l’oggetto, fu un evento eccezionale e memorabile.
Nessuno poteva immaginare che da quel fenomeno sarebbe cominciato e finito tutto.
Abbracciati su di un prato, Leonard e Rosie seguirono l’oggetto: Accidenti, hai visto che bella! Esprimi un desiderio Rosie!
disse Leonard.
Prologo
25 Marzo 2011
Quell’anno il mese di Marzo in Florida era stato insolitamente caldo. I ragazzi (soprattutto i più giovani) avevano iniziato ad abbandonare i vestiti più pesanti per iniziare a vestire in modo estivo grazie a quella anticipazione di stagione. Il tiepido Sole che riscaldava l’atmosfera preannunciava che l’Estate quell’anno sarebbe stata tutt’altro che mite.
Arrivati alle soglie di Aprile le temperature che continuavano ad essere più che gradevoli o per meglio dire quasi estive, spingevano i fiori con quell’insolito tepore ad accelerare il processo di fioritura rendendo la campagna una distesa colorata e dai profumi tipici della primavera inoltrata.
Rinchiusi nelle aule della scuola superiore, i ragazzi guardavano fuori dalle finestre fremendo d’impazienza per uscire. Ormai mancava poco al suono della campanella che da lì a qualche secondo avrebbe annunciato la fine delle lezioni e dato inizio alla loro libertà. Leonard più di tutti, seduto sulla sedia in trepidante attesa, era già pronto con lo zaino preparato e chiuso aspettando l’attimo che avrebbe decretato la fine della sua prigionia dentro i muri di quella scuola.
Poi il tanto atteso suono irruppe nelle aule correndo per i corridoi annunciando la fine delle lezioni con un Driiiiiinnnnn!
che echeggiò in tutto l’edificio.
Scattando come un centometrista allo scoppio della pistola dello starter, si buttò lo zaino sulla spalla sinistra e, salutando velocemente l’insegnante, uscì dalla porta per percorrere a grandi falcate il corridoio ancora semivuoto. Superò il portone ancora chiuso imprimendo con una spallata tutta la forza d’inerzia acquisita nello slancio e saltando gli scalini della gradinata a tre a tre si fermò qualche metro dopo guardando verso l’ingresso, lasciando che il calore del Sole gli accarezzasse il viso e che gli occhi si abituassero pian piano al passaggio dalla penombra interna alla luminosità del primo pomeriggio.
Era libero.
Pochi minuti dopo anche Rosie uscì dalla scuola avvolta da un nugolo di ragazzi che correndo fuori dal portone vociavano e ridevano felici per la fine delle lezioni. Vedendo Leonard sul piazzale d’ingresso ad aspettarla, si affrettò a raggiungerlo allungando il passo.
Leonard 17 anni inoltrati e Rosie 16 compiuti da poco, erano fidanzati da poco più di tre mesi, quando lei portò a casa il biglietto di invito per la festa nella villa di Mike Howard, suo compagno di classe.
Dimmi che ci sarai alla festa di Mike!
chiese Leonard appena la ebbe a portata di mano, mentre sventolando il biglietto di invito saltellava per l’eccitazione.
Rosie dopo un profondo respiro emise l’aria dal naso con decisione, Dipende da mia madre
rispose con lo sguardo in basso.
Dille che ci vanno tutte le tue amiche, dai Rose non puoi mancare!
Sì lo so Leo, lo so, anch’io vorrei tanto esserci, di sicuro sarà una festa bellissima, ma sai, non ho mai passato la notte fuori casa e non so se mia madre...
Se tua madre non ti lascia venire ti giuro che vengo a casa tua e ti rapisco
scherzò lui con il braccio in alto come per brandire una spada.
Lei fece un sorrisino e sollevandosi sulle punte gli stampò un bacio sulle labbra che scemo che sei! Mi accompagni per un pezzo?
Mi spiace ma oggi non posso Rose, ho una partita tra meno di un’ora e devo correre a casa a prepararmi. Se faccio tardi anche questa volta l’allenatore mi spella vivo!
Ok, allora a domani! Ti faccio sapere per la festa… e spero di darti buone notizie!
rispose lei dispiaciuta per non poter stare ancora un po’ con lui.
Facendole un occhiolino d’intesa Leonard si avviò correndo verso casa sotto lo sguardo di lei che lo seguì fino a vederlo sparire dietro l’angolo, poi si incamminò verso la sua nella direzione opposta.
Raggiunta quasi la metà del viale, svoltò come sempre a destra imboccando una stradina contornata da una fila di alberi e case tutte uguali che procedevano in linea retta a perdita d’occhio. La casa dei Stephenson, i Carling, gli Smith, tutte case apparentemente identiche ma conosciute le sfilarono davanti mentre percorrendo la strada pensava a quale sarebbe stata la migliore maniera per dire della festa alla madre. Voleva andare a quella festa con tutte le forze e doveva assolutamente trovare il modo che le avrebbe garantito più probabilità di ottenere un sì.
Quell’anno, sfruttando i tre giorni a cavallo del fine settimana, i signori Howard avevano approfittato per festeggiare il loro anniversario di matrimonio staccando dalla vita quotidiana con una piccola e rilassante vacanza nella natura del Parco nazionale delle Everglades, immergendosi nel luogo in cui si erano conosciuti durante un’escursione con alcuni compagni di università 24 anni prima. Mike a sua volta prese la palla al balzo per organizzare una grandiosa grigliata e festeggiare insieme agli amici la libertà acquisita con la partenza dei genitori, distribuendo biglietti di inviti ad una cerchia ampia ma selezionata di amici.
Rosie intanto continuava a camminare assorta nei suoi pensieri imboccando in modo meccanico una serie di stradine con la sicurezza di chi ha percorso quel tragitto migliaia di volte, fino a ritrovarsi davanti al portone d'ingresso con le idee chiare sulla tattica da utilizzare.
Si fermò un attimo sull’uscio con le chiavi in mano, respirò a fondo per cercare il coraggio che le sarebbe servito ed infilò la chiave nella toppa. Nell’istante in cui la chiave entrò si rese conto che il suo piano era pensato solo nel caso in cui non avesse trovato nessuno in casa, se all’entrare si fosse trovata davanti sua madre non avrebbe avuto un piano B da applicare rischiando così di compromettere l’esito della richiesta.
Stupida, stupida Rosie! Hai pensato a tutti i dettagli ma non alle cose importanti
Sapendo che ormai era troppo tardi per tornare sui suoi passi, con la mano sulla chiave girò e spinse la porta pregando che la casa fosse vuota.
La luce dei lampioni della strada illuminarono l’ingresso. Fortunatamente la casa sembrava deserta, nessun rumore proveniva dal piano terra e le luci spente anche al secondo, lasciavano intendere che forse non era tutto perduto.
Sollevata dal non vedere nessuno si diresse verso la cucina, accese la luce ed appoggiò l’invito sul tavolo in bella vista affinché fosse impossibile non notarlo, poi corse in camera aspettando con trepidazione.
Come previsto, mezz’ora dopo la madre aprì la porta trafficando qualche secondo con le chiavi. Entrò goffamente per dirigersi in cucina barcollando sotto il peso delle borse della spesa ricolme, che ripose sul pavimento appena in tempo prima che le maniglie ormai al limite di sopportazione si rompessero spargendo tutto per terra.
Rosie ci sei?
gridò verso il piano di sopra immaginando dalla luce accesa che arrivava da sopra, che la figlia fosse già nella sua stanza.
Sì mamma sono in camera!
La madre riprese fiato per un attimo, poi tornando sui suoi passi andò a chiudere la porta d’ingresso che aveva lasciato aperta.
Rosie intanto dalla sua camera ascoltava il rumore dei passi calcolando esattamente la posizione della madre rispetto al biglietto: acqua, fuocherello, fuoco….
Hey!
Ti piacciono le grigliate con gli amici?!
I bagni in piscina?!
La musica a palla ed i pigiama party!?
Se sì, vieni alla prima edizione della Grigliata pigiama party della storia!!!
Ci vediamo a casa Howard il 01 Maggio 2011
1100 Pembroke Road
Ti aspettiamo dalle 10:00 in poi!
Passeremo un giorno ed una notte indimenticabile!
Porta un pigiama ed ovviamente il costume da bagno!
Il resto lo mettiamo noi!
Mike Howard
Il biglietto stampato artigianalmente al computer era decorato con lattine di bibite, bistecche, hamburger, palloni e note musicali rendendo l’idea di quello che i partecipanti avrebbero trovato al party.
Dalle 10:00 di mattina in poi, fino al giorno dopo, non specifica l’ora di rientro
pensò la madre rileggendo il biglietto.
Hey Rosie, chi va alla festa degli Howard?
gridò dalla cucina.
Rosie dalla sua stanza al piano di sopra: Tutte le mie amiche!
rispose incrociando le dita come se la risposta fosse un lasciapassare incontestabile.
Anche Leonard?!
chiese la madre.
Con un tuffo al cuore Rosie si trovò ad un bivio senza sapere cosa fosse meglio rispondere!?
Leonard o non Leonard?
questo era il dilemma. Consapevole che da quella risposta sarebbe probabilmente dipesa la sua partecipazione, tardò una manciata di secondi nel rispondere, infine, decise di essere sincera: Sì mamma, pure Leonard!
disse strizzando gli occhi come quando ci si aspetta il colpo di grazia.
Attese alcuni istanti che sembrarono interminabili: Ti riaccompagna lui o ti devo tornare a riprendere?
Rosie soffocò un grido di gioia ed eccitazione nel cuscino a cuoricini rossi del suo letto.
Tranquilla mamma mi riaccompagna Leonard!
Sarebbe andata alla festa.
01 Maggio 2011
La giornata si prospettava grandiosa, il Sole splendeva in un cielo che sarebbe rientrato alla perfezione nella definizione terso
se non fosse stato velato da qualche piccola nuvoletta di passaggio.
Rosie seduta sul sedile davanti della Ford Explorer rossa guidata dalla madre era in fermento per l’eccitazione, ad ogni metro che la macchina percorreva sentiva la festa più vicina: ci sarebbe stata la musica, i suoi amici, la piscina ma soprattutto ci sarebbe stato Leonard.
La voce della madre la distolse dai suoi sogni riportandola alla realtà: Sicura di aver preso tutto Rose?
Si mamma, spazzolino, dentifricio, pigiama, costume ed ho anche i ricambi nel caso servisse.
Ok...se domani Leonard non potesse riaccompagnarti avvisami.
Non ti preoccupare mamma nel caso ti chiamo.
La conversazione venne interrotta dal rumore dei freni che bloccarono con un fischio l’auto davanti alla strada d’ingresso della villa degli Howard.
Rosie in trepidante attesa, aprì la portiera mentre la madre le chiese: Ti accompagno dentro?
Grazie mamma! Qua va benissimo!
disse dandole un bacio sulla guancia mentre prendeva lo zainetto rosso per poi scendere dall’auto correndo.
A metà del cammino si voltò guardando indietro la madre che la osservava. Dalla Ford le arrivò un cenno di Tutto ok!?
Ok!
rispose Rosie sorridendo con il pollice in su. L’auto uscì dal viale imboccando la strada verso casa mentre lei si incamminò lungo il viale, avvolta da una densa nuvola di profumi di fiori ed asfalto scaldati dal Sole, che l’avrebbe portata alla festa.
Man mano che si avvicinava assaporava ogni secondo, sentiva le voci dei suoi amici crescere di intensità, le grida, le risate e la musica fondersi in quella giornata insolitamente soleggiata e calda.
Girata la curva, la fila di pioppi che faceva da perimetro, si dissolse aprendo la vista sulla casa degli Howard come un sipario che lascia trapelare la coreografia nascosta dietro.
Era imponente e bellissima, una villa a due piani con piscina esterna riscaldata ed un giardino talmente grande da sembrare un parco che la circondava su tutti i lati lasciandola completamente immersa nella natura, lontano dalla città e dall’inquinamento compreso quello luminoso, rendendola un posto ideale per organizzare una festa senza doversi preoccupare di disturbare i vicini.
È il giorno più bello della mia vita!
pensò guardando a bocca aperta il giardino che le si apriva davanti; saturo di amici e compagni di scuola intenti ad organizzare, giocare e scherzare tra di loro era caotico, movimentato ed eccitante all’unisono.
Il giardino davanti all’ingresso era occupato da quattro grandi tavoli rotondi attorno ai quali alcune ragazze stavano disponendo piatti di carta e tovaglioli. Sulla sinistra, una zona lastricata faceva da cornice ad una piscina a forma di fagiolo in cui il cerchio più piccolo, dotato di due motori Jacuzzi, era dedicato al relax con idromassaggio.
A destra dei tavoli, Mike indossando un buffo grembiule da cuoco con una scritta a doppio senso: Il cuoco c'è l’ha più grosso
e sotto il disegno di un grande cappello da chef, stava trafficando intorno al barbecue.
Per Rosie case come quella erano solo nelle riviste dei divi di Hollywood, si sentiva al settimo cielo mentre guardandosi intorno godeva di tutto ciò che la giornata, nonostante fosse appena iniziata, le stava offrendo.
Erano una quindicina di ragazzi in tutto, chi più chi meno affaccendato ad aiutare con i tavoli o a divertirsi mentre una lista di brani preselezionati sull’iPad di Mike, sparava i migliori successi di Katy Perry e Rihanna da quattro casse BEATSOUND da 2000 Watt, creando il sottofondo per quello che era, a tutti gli effetti, un pomeriggio perfetto tra amici.
Si guardò intorno cercando Leonard con lo sguardo finché non lo individuò vicino al barbecue, intento a dare una mano a Mike e si incamminò a passi spediti verso di lui. I due, troppo impegnati nei preparativi non si accorsero di Rosie che una volta dietro Leonard gli tappò gli occhi con le mani.
Indovina chi sono?
chiese lei storpiando la voce per non farsi riconoscere. Dal profumo delle sue mani Leonard la riconobbe subito.
Rosie! Ce l’hai fatta a convincere tua mamma!
disse voltandosi e prendendola in braccio la fece roteare in aria. Lei lo abbracciò forte con gli occhi chiusi pensando sì ce l’ho fatta, sono qua con te Leo!
Poi riaprendoli chiese: ...e Lucy è venuta?
Sta laggiù, sistemando i tavoli
disse Mike indicando alla sua sinistra mentre continuava a sistemare i panini sul ripiano.
Mi sa che c’è un bel po’ da fare, sarà meglio che vada ad aiutarla! Mettimi giù Leo.
rispose Rosie svincolandosi dall’abbraccio.
Lui poggiandola a terra le stampò un bacio sulle labbra che lei ricambiò, arrossendo per la presenza di Mike.
Come il viso di Leonard si allontanò da lei i suoi occhi si posarono sul ramo più basso di un albero di pesco esattamente alle sue spalle, le pupille in un attimo si dilatarono e la bocca si contorse in una smorfia mista tra terrore e ribrezzo. Fece un passo indietro, ma le gambe tremanti di paura, cedettero facendola cadere con il sedere sul prato. Con un filo di voce disse: U...un mostro l….lì dietro!
Dall’alto del ramo Shelga ruotò un occhio guardandola con indifferenza, mentre con l’altro seguiva la ben più interessante ed appetitosa mosca che le si stava avvicinando.
I due la fissarono con aria divertita mentre la poverina terrorizzata indicava tremante alle loro spalle.
Rosie tranquilla è solo Shelga, il mio camaleonte. Ogni tanto la lasciamo libera in giardino per farla sgranchire. E poi tiene lontane le mosche e gli insetti.
disse Mike quasi sul punto di scoppiarle a ridere in faccia.
Leonard vedendo che Mike stava per sbottare in una sonora risata gli diede una gomitata che gli arrivò dritta tra le costole smorzando la voglia di ridere.
Non ti farà alcun male Rosie, non è pericolosa
la tranquillizzo Leo aiutandola a rialzarsi.
Ok se lo dici tu… ma è meglio se vado ad aiutare le altre...
tagliò corto lei con voce tremante. Ed ancora visibilmente scossa si indirizzò verso le amiche.
Quel piccolo inconveniente non rovinò la giornata, i preparativi continuarono in quel caldo pomeriggio fino a che la festa decollò con l’arrivo di Jason Peterson: il deejay del gruppo. Un tipo magro con capelli lunghi fino alle spalle ed l’aria trasandata che solitamente lo faceva passare inosservato a chi non lo conosceva, ma gli amici sapevano bene che quando prendeva piede la parlantina e la sua capacità di convertire, con un mixer alla mano, una gran giornata in una favolosa festa, brillava come una stella coinvolgendo tutti in un divertimento unico come solo lui sapeva fare.
La Dodge nera inchiodò gli pneumatici Pirelli da 275/40 che pattinarono sulla ghiaia del vialetto di accesso fino a fermare la loro corsa in un parcheggio libero. Jason afferrò il cappello appoggiato sul sedile del passeggero e se lo calò sugli occhi per scendere poco dopo e dirigersi a lunghi passi verso Mike.
Mentre attraversava il prato molti degli amici lo salutarono, i più lontani semplicemente con un gesto della mano mentre quelli più vicini gli si avvicinavano per dargli un cinque od una pacca sulle spalle a cui lui rispondeva sempre allegramente.
Dall’altro lato del prato, vedendolo arrivare, una ragazza minuta e dai capelli corti con indosso una camicetta azzurra ed una lunga gonna a fiori, lasciò la preparazione dei tavoli per corrergli incontro e salutarlo. Jason non la considerava esattamente la sua ragazza, per intenderci quella con cui passeggi