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La caverna fuori dal tempo
La caverna fuori dal tempo
La caverna fuori dal tempo
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La caverna fuori dal tempo

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About this ebook

Quando Melanie Hutton, docente di letteratura inglese in un prestigioso college di Londra, viene informata che suo padre è ricoverato in ospedale, quasi non crede alle sue orecchie.
James Charles Hutton, eminente archeologo di fama mondiale, a quanto ne sapeva lei doveva essere in Perù con una spedizione scientifica, ma quando lo vede all’ospedale, l’uomo è praticamente disidratato e incosciente e nessuno sa nulla dei membri della sua spedizione.
Quando riprende conoscenza, l’uomo è sicuro che siano tutti morti, anche se non ricorda assolutamente nulla di ciò che può essere accaduto. Decide quindi di tornare nel deserto per scoprire ciò che è successo. Assieme a lui parte la figlia e un poliziotto incaricato di trovare i membri perduti.
Scopriranno luoghi e persone di cui non sapevano l'esistenza e scopriranno, principalmente, che la vita può essere regolata e quasi perfetta anche al di fuori della modernità.
Melanie si ritroverà a dover scegliere tra più uomini che dicono di amarla e la sua scelta potrebbe voler dire la morte per tutti.
Tutti rientreranno nella normalità, ma ognuno di loro porterà con sé il bagaglio di conoscenze ed esprienze che in un modo o nell'altro hanno cambiato le loro vite.
LanguageItaliano
PublisherSanti Editore
Release dateSep 29, 2016
ISBN9788899531331
La caverna fuori dal tempo

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    La caverna fuori dal tempo - Lucia Guazzoni

    1.

    primo capitolo

    Melanie Hutton, con voce appassionata, stava declamando gli ultimi versi del Paradiso Perduto di Milton, mentre i suoi alunni, con aria un po’ annoiata, seguivano sul libro. La giovane insegnante, capelli rigidamente tirati all’indietro e occhiali cerchiati di tartaruga, stava tenendo la sua settimanale lezione di letteratura inglese agli alunni delle classi superiori del College in cui insegnava, dimentica del mondo che la circondava, come ogni volta che apriva un libro di poesia. La voce stentorea del bidello la fece girare verso la porta e quasi sobbalzare, talmente era immersa nei sublimi versi del poeta.

    - Miss Hutton, dalla Segreteria dicono che deve andare all’Ospedale da suo padre. Subito.

    La ragazza si tolse gli occhiali e fissò per un lungo istante la figura rotondetta del bidello. Poi si decise e chiese, la sorpresa nella voce.

    - Da mio padre? All’Ospedale? Frank, sei sicuro di aver capito bene?

    L’ometto confermò e ripetè.

    - Benissimo, miss Hutton. Suo padre è all’Ospedale e lei deve raggiungerlo. Ai ragazzi ci penso io.

    Melanie richiuse il libro, la mente che vagava. Uno dei ragazzi la interpellò.

    - Miss Hutton, cosa dobbiamo preparare per la prossima settimana?

    Lei lo guardò come se avesse parlato in un’altra lingua e disse, incerta.

    - La prossima settimana? Ah… sì… bene… cominciate l’altro libro, il Paradiso Riconquistato. Ne parleremo in classe, assieme ai commenti del primo.

    - Auguri per suo padre, miss.

    - Grazie.

    Melanie uscì in fretta e raggiunse la Segreteria sconcertata e chiese ulteriori informazioni a Betty, la segretaria e sua amica da parecchi anni.

    - Betty, sei sicura che abbiano proprio detto che mio padre è all’Ospedale? Qui, a Londra?

    - Direi di sì. Era un certo dottor Graham. Dice che tuo padre è arrivato stanotte in volo dal Perù e che non hanno ancora fatto una diagnosi definitiva. Devi andare lì, Melanie. Subito.

    La ragazza rimase incerta, in piedi davanti alla scrivania, mentre Betty la studiava, incuriosita.

    - Qual è il problema, Melanie?

    La giovane scrollò le spalle, mentre metteva i libri nel suo armadietto, con estremo ordine, come tutto quello che faceva.

    - Non lo so. Mi pare una cosa… assurda. Mio padre era in Perù con una spedizione archeologica e mi sembra perlomeno strano che nessuno mi abbia avvisata che aveva avuto un incidente e che invece non abbiano trovato di meglio da fare che caricarlo su un aereo e spedirlo qui in aereo, da solo.

    - Va’ all’Ospedale e informati meglio. Forse non è solo. Forse ci sono gli altri membri della spedizione, con lui. Quel dottore non mi ha detto niente di più di quello che ti ho riferito, ma probabilmente sa anche come e perché tuo padre è qui a Londra.

    Melanie si decise.

    - Sì, hai ragione, inutile continuare ad ipotizzare. Avvisa tu la Preside che non credo potrò tornare, per oggi. Ti farò sapere come vanno le cose.

    - Non ti preoccupare, telefonami e sappiami dire qualcosa di tuo padre.

    - Certo. Grazie. Ciao Betty.

    Un’ora dopo Melanie era all’Ospedale e, seduta davanti ad una lucida scrivania ingombra di carte, stava ascoltando, sempre più incredula, il dottor Graham che le stava esponendo con estrema cautela i fatti di sua conoscenza.

    - Miss Hutton, suo padre non ha ancora ripreso conoscenza. Non ha alcuna malattia e alcuna ferita, almeno ad un primo esame, anche se stiamo proseguendo le analisi. E’ soltanto disidratato e denutrito come chi sia rimasto a lungo senza cibo e senza acqua e le parti esposte sono bruciate dal sole. E’ stato trovato mentre vagava senza meta, scalzo e senza bagagli, in un tratto desertico e probabilmente sarebbe morto nel giro di poche ore se non fosse capitata proprio in quella zona una troupe televisiva americana che stava filmando la vita degli scorpioni del deserto peruviano.

    Melanie ebbe un piccolo brivido, era assurdo, suo padre avrebbe dovuto la vita a degli scorpioni! Cercò di indagare ancora, di sapere di più.

    - Dove sono gli altri membri della spedizione? Come mai non hanno chiesto aiuto via radio quando si sono accorti che lui mancava? E perché non lo hanno cercato? O accompagnato fino a qui?

    Il medico scosse il capo.

    - A quanto ne so, suo padre era solo. I componenti della troupe non hanno parlato di nessun altro.

    Melanie tacque, sempre più sconcertata. Ma con che razza di gente era partito, suo padre? Gente che non si curava nemmeno di notificare la sua scomparsa dal gruppo, che probabilmente stava continuando la spedizione senza nemmeno curarsi di sapere se lui era vivo o morto? Chiese.

    - Posso vederlo? Parlargli?

    Il giovane medico la guardò un attimo e distolse subito gli occhi.

    - Miss Hutton, vederlo certamente sì. Quanto a parlargli… si faccia forza e pensi che da adesso in poi possiamo solo farlo migliorare. Vede, suo padre non è ancora completamente in sé. Parla un po’ a vanvera, se capisce cosa intendo dire.

    Melanie annuì, capiva perfettamente, forse non l’avrebbe nemmeno riconosciuta, immaginava che un colpo di sole nel deserto non fosse una cosa facile da guarire.

    - Immagino cosa mi devo aspettare, dottore e stia tranquillo, sono abbastanza forte da sopportare di vedere mio padre malato.

    - Bene, allora la faccio accompagnare da suo padre. Le darò notizie più precise appena avremo terminato le analisi.

    Melanie seguì l’infermiera che con un lieve cenno del capo la portò fino alla porta della camera e poi si fece da parte, lasciandola entrare da sola. Era preparata a tutto, ma quando entrò nella piccola stanza in penombra dovette trattenersi per non lanciare un grido: non riusciva certo a riconoscere suo padre in quel corpo scheletrico e cotto dal sole che si agitava farfugliando parole sconnesse! Gli si avvicinò piano e cercò di prendergli una mano, ma l’uomo la respinse, continuando a borbottare. Melanie si sentì le lacrime agli occhi, cosa poteva essere accaduto per ridurlo in quello stato? Sedette lentamente di fianco al letto e rimase a fissarlo, la mente che vagava, frenetica, alla ricerca di una ragione, di una risposta.

    Suo padre era James Charles Hutton, eminente archeologo di fama mondiale, specializzato nello studio delle popolazioni pre-colombiane. Ogni anno organizzava una spedizione per un paese del Sud America, sponsorizzato dai nomi più prestigiosi e restava assente da casa dai tre ai cinque mesi. Quando rientrava nell’enorme villa alla periferia di Londra, dove viveva con una governante e un segretario-maggiordomo-tuttofare, metteva ordine nei suoi appunti, scriveva un libro, faceva un giro di conferenze, raccoglieva fondi per la prossima spedizione. La sua vita era impostata in modo tale che nulla potesse distoglierlo dalla sua passione e a volte Melanie si chiedeva se sapeva, seppure alla lontana, di avere avuto una moglie meravigliosa che aveva allietato col suo sorriso la grande villa e che ormai era morta da anni e una figlia, che viveva da sola in un piccolo appartamentino poco lontano dal College, come se fosse orfana.

    Si incontravano di rado, tra una spedizione e l’altra, l’ultima volta che l’aveva incontrato era stato l’anno prima, quando aveva tenuto una serie di conferenze proprio al College dove Melanie insegnava e lui non l’aveva nemmeno riconosciuta, di primo acchito l’aveva scambiata per una giornalista, trattandola piuttosto bruscamente e solo in seguito si era accorto della gaffe, ridendo divertito.

    Eppure Melanie lo amava teneramente e ora il vederlo ridotto come un bambino malato la faceva soffrire. Suo padre era un uomo energico, con la parlantina sciolta, la risata pronta, si sarebbe ripreso, doveva riprendersi!

    Per giorni e giorni Melanie rimase seduta accanto a quel letto, sperando che il padre aprisse gli occhi, la riconoscesse, rientrasse nel mondo normale. Telefonicamente aveva potuto parlare con i componenti della troupe televisiva americana che avevano trovato suo padre e che le confermarono che era solo, senza viveri, senza bagagli, e che vagava per il deserto dicendo parole incomprensibili.

    Melanie pensava a cosa doveva fare. Avrebbe dovuto cercare i nomi degli altri componenti della spedizione, cercare di rintracciarli, chiedere informazioni sul perché suo padre si era staccato dal resto del gruppo, sul perché era da solo in mezzo al deserto. Ma ogni giorno rimandava al domani, un senso di irrealtà che la sommergeva. Sapeva soltanto che fino a che suo padre non avesse potuto dire cosa era accaduto, non aveva niente da chiedere a nessuno. Finalmente un mattino la sua perseveranza fu premiata e suo padre girò il capo sul cuscino e la guardò con uno sguardo lucido. Corrugò appena la fronte e disse, col suo solito tono imperioso.

    - Melanie?! Che ci fai in Perù?

    - Papà! Come ti senti? Aspetta che chiamo il dottore!

    Il padre la trattenne.

    - Cosa è successo? Dove sono gli altri? Chi ti ha mandato a chiamare? E Steve?

    La ragazza cercò di sciogliere la mano che la stringeva con insospettata forza, non voleva dire cose che avrebbero potuto ferirlo, forse farlo ricadere nell’oblio.

    - Ora verrà il dottore, papà, sta’ tranquillo. Siamo a Londra.

    Ma l’uomo la fissò con gli occhi scintillanti e disse, duro.

    - A Londra? E come ci sono arrivato, a Londra? Chi mi ha portato qui? Steve?

    - Papà, lascia che chiami il dottore, sei ancora molto debole.

    La mano che la stringeva era dura, secca. Lentamente la lasciò andare e mormorò.

    - Steve non è qui, vero? Sono solo, vero? Non c’è nessun altro della mia spedizione, è così?

    Lei non potè fare altro che confermare.

    - Sì, papà. Ti ha trovato una troupe televisiva americana, in mezzo al deserto, filmavano gli scorpioni. Sono loro che ti hanno portato a Lima e caricato su un aereo per Londra.

    - Dove mi hanno trovato?

    - Te l’ho detto, in mezzo al deserto.

    Lui fece un breve gesto di stizza.

    - Melanie, DOVE esattamente?

    La ragazza rispose cercando di restare calma, suo padre aveva sempre il potere di irritarla, per quanto malato fosse.

    - Papà, non lo so. Non mi sembrava importante che mettessero uno spillo su una carta di un deserto. Mi bastava sapere che eri vivo e che potevo curarti. Quando sarai guarito, potrai informarti del punto esatto dove ti hanno trovato, se è così importante.

    James Hutton distolse gli occhi un attimo e li richiuse, appoggiando la testa ai cuscini con un breve sospiro. Quando li riaprì, c’era in essi una profonda tristezza.

    - Sono tutti morti, Melanie. Anche Steve. E per colpa mia.

    Lei si sentì un brivido e disse, in fretta.

    - Vado a chiamare il dottore.

    Indifferente l’uomo rispose.

    - Come vuoi.

    Pochi minuti dopo il dottor Graham stava visitando il suo paziente e concluse con un mezzo sorriso.

    - Siamo sulla buona strada della guarigione, professor Hutton!Ora ci vuole riposo assoluto, cibo sostanzioso e serenità e vedrà che questo non resterà che un brutto ricordo!

    L’uomo fece una breve smorfia.

    - Ha ragione, dottore, un terribile ricordo. Quando posso uscire dall’ospedale?

    - Direi tra un paio di giorni, stiamo ancora facendo degli accertamenti per essere sicuri che non abbia contratto qualche malattia strana e, appena avremo i risultati, potrà tornare a casa.

    - Bene. Potrei avere i giornali di questi ultimi giorni?

    - Sicuro, sua figlia glieli farà avere. Ma, mi raccomando, niente emozioni improvvise. Lei è ancora molto debole fisicamente. Da quanto tempo non mangiava e non beveva, quando l’hanno ritrovata?

    James Hutton scosse il capo, indifferente.

    - Non molto tempo. Avevo mangiato un paio di serpenti, ma in quelle zone è il sole che ti uccide.

    Il medico lo guardava e Melanie capì che c’era qualcosa d’altro che doveva dire. Infatti, con un’aria un po’ imbarazzata, il giovane disse.

    - Professor Hutton, ci sarebbe un rappresentante della Legge che vorrebbe parlare con lei. Fino ad ora li ho tenuti lontani, ma adesso dovrò comunicare loro che lei ha ripreso conoscenza e che quindi può rispondere alle loro domande.

    L’uomo impallidì violentemente sotto all’abbronzatura e strinse la mano della figlia con forza.

    - Legge? Cosa vogliono da me? Non ho fatto niente di illegale.

    - Vogliono avere notizie dei componenti della sua spedizione. Sembra che siano svaniti nel nulla. Non è stato ritrovato nemmeno il più piccolo indizio e non si sa più nulla di loro. Le famiglie sono in ansia.

    L’uomo annuì, cupo.

    - Capisco. Sono pronto a ricevere quel poliziotto, anche se potrò essere di poco aiuto. Io non so cosa sia successo agli altri, so solo quello che è successo a me e anche questo in modo abbastanza confuso.

    Il medico si avviò, sorridendo.

    - Non si preoccupi, la memoria le tornerà completamente nel giro di qualche giorno.

    Padre e figlia restarono soli e l’uomo la guardò.

    - Anche tu vuoi sapere dove sono gli altri?

    Melanie si chinò su di lui e gli diede un leggero bacio sulla fronte.

    - Papà, me lo dirai quando vorrai tu.

    - Sono morti, piccola. Tutti. Morti e sepolti, non li troveranno mai.

    Lei rimase immobile, il cuore le balzava in tonfi sordi, non voleva capire le implicazioni di quello che aveva appena sentito.

    - Vuoi dire che tu…

    James Hutton fece un gesto seccato con la mano.

    - Ma no, cos’hai capito? Che li ho ammazzati e seppelliti? Non essere ridicola, come avrei potuto, da solo? Erano cinque uomini nel pieno delle forze, avrei dovuto avvelenarli nel sonno! E Steve, poi! Steve è una roccia, un lottatore nato, non avrei mai potuto imbrogliarlo!

    - E allora? Come fai a dire che sono morti? Chi li ha uccisi? Perché sono morti? E chi è Steve?

    - Andiamo con ordine, Melanie. Steve Wesley è … era il mio allievo preferito. Quello che, un giorno, avrebbe preso il mio posto. Era intelligente, preparato, forte, sicuro. Sapeva riconoscere e datare qualsiasi reperto venisse trovato, lo amavo come un figlio.

    Melanie si sentì una punta di gelosia dentro, ecco perché non l’aveva mai considerata, lei non seguiva le

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