Parrasia Utopistica
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“Parrasia utopistica” è una tela piena di colori contrastanti apparentemente senza senso; la descrizione di un possibile omicidio familiare, la rievocazione di eventi accaduti in un tempo non definito, il tutto in una cornice meridionale piena di contraddizioni. È una sorta di autobiografia ad immagini dove si descrive il disagio sociale di chi vive apparentemente conformandosi alla società ma con una profonda indignazione per ciò che accade all’esterno con un modus vivendi ben distante da ciò che può essere visto il “bello” e il “buon vivere”.
La generazione degli anni ’80 ha ben sperimentato la profonda crisi di valori e di ideali che ha fatto crollare l’idea di una società e di famiglia non più corrispondente con la nuova realtà quotidiana. Da questo disagio emerge l’esigenza di evolversi e di trovare nuovi pilastri sui quali costruire una nuova scala di valori.
Già la semplice osservazione di uno stile di vita eccessivamente idealizzato non è esente di conseguenze.
C’è una dicotomia che viene definita il Bianco e il Nero, nel tentativo di distinguere la consapevolezza dalla descrizione dei semplici accadimenti di vita, a volte cruenti a volte più banali.
Nel racconto, un mix di verità e finzione, emerge il disagio profondo per le vicissitudini personali amplificato dall’ambiente circostante, luogo in cui non si condividono affatto i valori/non valori, regole sociali e modi di essere. Dalla descrizione degli eventi emerge un atteggiamento individuale meridionale teso al raggiungimento esclusivo del proprio interesse che in aggiunta ne risulta anche premiato e condiviso dalla società. Il messaggio fondamentale è che essere buoni e credere nell’amore in tutte le sue sfaccettature non equivale ad essere deboli, anzi, è un atteggiamento che indubbiamente paga nel lungo periodo.
L’obiettivo di “Parrasia utopistica” è quello di adempiere ad una sorta di “funzione sociale” toccando le coscienze individuali e quanto meno “insinuare il dubbio” e rappresentare una delle tante possibili soluzioni al cambiamento che è rappresentato in questo caso dal diverso atteggiamento individuale, un cambiamento quindi che parte dal singolo individuo anziché essere calato dall’alto. Per realizzare ciò la protagonista del racconto si presenta in prima persona, con coraggio a mettere a nudo soprattutto le proprie debolezze, “senza ergersi a giudice incorruttibile”.
Betty De Paola
Nata a Milano, laurea in Scienze dell’amministrazione, vive e lavora in Calabria presso il Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie della Regione Calabria a Catanzaro.Nel 2013 pubblica un piccolo manuale dal titolo “Tecniche di Tessitura”, a tiratura limitata (Etichetta discografica Renilin), dove si illustra la composizione del telaio artigianale e si descrivono alcune tecniche di lavorazione.
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Book preview
Parrasia Utopistica - Betty De Paola
Parrasia Utopistica
Un’evoluzione individuale
Betty De Paola
Published by Meligrana Editore on Smashwords
Copyright Meligrana Editore, 2016
Copyright Betty De Paola, 2016
Tutti i diritti riservati
ISBN: 9788868152123
Meligrana Editore
Via della Vittoria, 14 - 89861, Tropea (VV)
Tel. (+ 39) 0963 600007 - (+ 39) 338 6157041
www.meligranaeditore.com
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Betty De Paola
Copertina
Dedica
Prefazione
Parrasia Utopistica
Postfazione
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Grazie per il rispetto verso il duro lavoro di questo autore.
Betty De Paola
Nata a Milano, laurea in Scienze dell’amministrazione, vive e lavora in Calabria presso il Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie della Regione Calabria a Catanzaro.
Nel 2013 pubblica un piccolo manuale dal titolo Tecniche di Tessitura
, a tiratura limitata (Etichetta discografica Renilin), dove si illustra la composizione del telaio artigianale e si descrivono alcune tecniche di lavorazione.
Contattala:
elisadep638@gmail.com
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A Clara e Mattia
Prefazione
La protagonista del racconto, un misto di verità e di finzione, è una donna del sud del sud, la Calabria, dove per tutti è già un handicap nascere e vivere, figurarsi per una donna cui le convenzioni sociali assegnano un ruolo preciso dal quale è quasi impossibile uscire.
Ciò che altrove potrebbe sembrare un fatto naturale, lì, per viverlo, occorre forza di idee, coraggio, volontà che non si piega... figurarsi, poi, raccontarlo.
Questa donna lo racconta... in prima persona quasi a rimarcare la necessità di fare quello che si pensa, di dar seguito con i fatti alle parole, di non nascondersi, di agire anche se costa tanto... .
Rompere un matrimonio sbagliato... cercare nuovi affetti e commettere nuovi errori... guardarsi intorno e avere la sfortuna
di capire la società in cui si vive perché ha capacità culturali e sensibilità per farlo... e, per questo, avere il coraggio di ribellarsi e denunciare queste condizioni senza remore e ipocrisie... .
La famiglia, il suo ruolo, la società, le sue storture ma, senza ergersi a giudice incorruttibile, a facile moralista, anche le proprie debolezze accettando talvolta le regole delle convenzioni... il lavoro ottenuto
... anche se non di livello adeguato ma soprattutto rimarcare la volontà di non accettare i valori/non valori di una società che deve cambiare e che va combattuta... .
Quali sono le sue armi se non la denuncia fatta con un racconto ben scritto che ti appassiona nella lettura, ti coinvolge, ti cattura, ti fa riflettere e che vale la pena di leggere fosse anche per il solo gusto di leggere.
Domenico Simonetta
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.
30 dicembre 2011
Una gelida notte di dicembre, una pioggia incessante. Una donna guida al volante di un’utilitaria con il vetro pieno di gocce di pioggia e nello stesso momento, un uomo guarda la televisione a casa, una vicina che sonnecchia sul divano, altri ragazzi si preparano a uscire da casa, dei cani rovistano la spazzatura, le luci di Natale continuano a lampeggiare. Il mondo scorre, ne faccio parte, ne sono consapevole, credo. Così come ne fanno parte i miei pensieri, la mia vita. Ho due visioni, premere l’acceleratore e lanciare la macchina all’impazzata senza curarsi del proprio destino o continuare a guidare tranquilla, scegliere la vita, affrontare con coraggio le proprie scelte o scegliere di non scegliere. Scelgo la seconda, per me la più difficile, ma accetto le sfide, mi piacciono. Voglio proprio vedere fin dove può arrivare la mia infelicità, fin dove gli eventi hanno il coraggio di remarmi contro. Prego, accomodatevi pure, ma sappiate di non avere una facile partita vinta.
Le difficoltà, tutte le problematiche della vita catalogabili con il NERO, hanno un unico scopo: quello di servire a qualcosa, niente è per caso o tutto è per caso, non è poi la stessa identica cosa? Ma c’è un momento in cui emerge una profonda consapevolezza