Fronte Alieno
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Anteprima del libro
Fronte Alieno - Alessandro Forlani
a cura di Diego Bortolozzo
Alessandro Forlani
Fronte Alieno
Romanzo breve
Prima edizione settembre 2016
ISBN 9788865308035
© 2016 Alessandro Forlani
Copertina: Franco Brambilla
Edizione ebook © 2016 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano
Versione: 1.0
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Indice
Il libro
L'autore
Fronte Alieno
1.
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Il libro
Alla vigilia della Guerra d'Inverno
fra Finlandia e Unione Sovietica un commissario politico è incaricato del recupero di un velivolo precipitato in territorio nemico.
Alla vigilia della Guerra d'Inverno
fra Finlandia e Unione Sovietica (1939) l'inflessibile, fanatico commissario politico Anatoliy Volkov è incaricato del recupero di un velivolo misterioso precipitato in territorio nemico.
Nel profondo di foreste di betulle, in sinistri laboratori, nell'inverno tenebroso dell'Artico, i soldati dell'Armata Rossa dovranno battersi contro i cecchini nemici; scopriranno un orrore preistorico che minaccia l'intera umanità.
Un vivido, feroce, incalzante romanzo breve di Alessandro Forlani, autore Premio Urania 2011.
L'autore
Alessandro Forlani insegna sceneggiatura all'Accademia di Belle Arti di Macerata e Scuola Comics Pescara. Premio Urania 2011 con il romanzo I senza tempo, vincitore e finalista di altri premi di narrativa di genere (Circo Massimo 2011, Kipple 2012, Robot e Stella Doppia 2013) pubblica racconti e romanzi fantasy, dell'orrore e di fantascienza (Tristano; Qui si va a vapore o si muore; All'Inferno, Savoia!) e partecipa a diverse antologie (Orco Nero; Cerchio Capovolto; Ucronie Impure; Deinos; Kataris; Idropunk; L'Ennesimo Libro di Fantascienza; 50 Sfumature di Sci-fi). Vincitore del Premio Stella Doppia Urania/Fantascienza.com 2013.
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1.
Le sterne garrirono nel bagliore dell'alba, Anatoliy aprì gli occhi, saltò giù dalla branda: percorse il dormitorio, sfoderò la pistola sfondò, con il calcio della TT-33, la patina di ghiaccio nel bacile dell'acqua. Ci affondò con la faccia, si sfregò con un panno, si sparse di sapone e si rase con il coltello. Si asperse con la nafta che usava per dopobarba. Indossò la camicia, l'uniforme olivastra, gli stivali, il berretto e il cappotto di martora. Drizzò le mostrine; lucidò la stella rossa smaltata che ostentava sul petto su un rammendo di pallottola. Si accostò a una finestra, sollevò le tapparelle, e una lama di sole gli infilzò le pupille. La pianura innevata, le pinete imbiancate, i riflessi color cobalto dei laghi di Joensuu, inondarono di luce la vetrata incrostata.
– … è il giorno! – fremette.
I dodici soldati di una squadra di fucilieri, rannicchiati nel sonno dentro i letti a castello, si rivoltarono faccia in giù nei guanciali ingialliti, gemettero; si tirarono le coperte fino gli occhi e sopra il capo.
Anatoliy lesse l'ora sul Poljot: l'orologio segnò le 08.55. Armò la pistola, trattenne il respiro, sparò contro il soffitto e arringò la marmaglia:
– In piedi, compagni! – esplose un altro colpo.
Gli uomini stolzarono, crollarono dai letti, si lavarono, si vestirono e rassettarono in fretta. Si irrigidirono sull'attenti, salutarono in coro:
– Agli ordini! Presenti, tovarich kommissar!
Lui strappò la pagina d'un calendario a parete con le dodici cartoline di Anna Sten in guêpière, e scandì ad alta voce quella data sul foglio:
– Giovedì, ventinove novembre, millenovecentotrentanove: non so se sapete che giorno è questo, compagni.
Il mladshiy serzhant Aleksander Plotnikov, quel ragazzino diciannovenne responsabile del gruppo, s'avanzò fra i suoi soldati con un battito di tacchi:
– La vigilia dell'offensiva, tovarich kommissar: dipende se i negoziati…
– Sei bene informato – lo interruppe Anatoliy.
– Mio padre è negli Esteri, con il compagno Michajlovič Molotov: i tre incontri coi finlandesi sono stati infruttuosi; trattative già interrotte da settimane. E girano certe voci di un incidente a Mainila…
– Non c'è niente da aggiungere: è guerra.
Gli uomini ruggirono un urrah bellicoso: e Anatoliy lasciò che ululassero, che sprizzassero ormoni; li azzittì alle prime rime di Sovetskogo Sojuza:
– Non prendetemi per il culo, con il vostro entusiasmo; – gli altri, impalliditi, si protestarono patriottici. Anatoliy schioccò le dita, ché finalmente tacessero – … del resto, non vi interessa: non andrete all'attacco.
I soldati e il sergente si interrogarono ammutoliti, con la luce del sollievo, malcelati sorrisi, che brillarono negli occhi speranzosi di imboscarsi; di corvè ai rifornimenti e degli incarichi in retrovia. Ma concesse che si illudessero per ancora un istante, ed estrasse il suo portfolio dalle tasche del pastrano: li impietrì l'avvertimento sul dorso sovershenno sekretno, e tornarono tutto a un tratto bianchi in faccia e immusoniti.
– Il partito ci affida tutta un'altra missione: noi precederemo l'invasione in Finlandia, saprete a tempo debito obiettivo e dettagli. È l'alba, e noi non perderemo un singolo minuto del tempo del popolo: dico bene, compagni?
– Signorsì, tovarich kommissar!
Si affannarono con gli zaini, le munizioni, i fucili Mosin-Nagant; si calzarono gli elmetti in testa e gli scarponi da neve.Zhenia, il marconista, imbracò la radio; lasciarono a Valeriy la Degtyaryov col bipiede contorto e una sacca di dischi
. Lui si accorse del samovar raggelato sulla stufa a carbone che scaldava la baracca; tre bottiglie di vodka, in un cestino di paglia, e il funereo presentimento che non le avrebbero più bevute. Il termometro a mercurio sulla cornice del lucernaio registrava i sette gradi della media di quel mese.
– Raccogliete le vostre cose, le provviste e le armi; tu, Kiriusha – al soldato più giovane – vai all'autoparco, procuraci un GAZ. Ma prendetevi