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Torno da Turista
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Torno da Turista

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About this ebook

Paesaggi incantevoli e patrimonio culturale, questi potrebbero essere gli elementi su cui puntare per far spiccare il volo alle regioni meridionali del nostro paese, ma le ali dello sviluppo e del progresso sono ancora bloccate nella morsa della criminalità organizzata.

Quali sono le origini della 'ndrangheta, della mafia e della camorra? Quali i loro metodi di azione e le strategie di sostentamento? Come mai gli schemi mentali che le supportano continuano a essere vivi?

L'unico strumento per spezzare i lacci che soffocano la società è la cultura. Rispondere a queste domande è ormai un'urgenza.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 1, 2016
ISBN9788892621336
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    Book preview

    Torno da Turista - Fabrizio Ciccarelli

    PREFAZIONE

    Scegliere di andare via, lasciare la propria casa e allontanarsi dagli affetti più cari, trasferirsi in un’altra regione o addirittura in un’altra nazione. Cambiare tutto e affrontare grandi sacrifici pur di avere un’opportunità di vita migliore, per trovare un lavoro che dia la possibilità di costruire qualcosa di duraturo, per poter creare una famiglia e mettere al mondo dei figli da far crescere in un ambiente più sano. Questa è la scelta, quasi obbligata, che molti giovani meridionali e campani in particolar modo stanno compiendo.

    Quando si decide di emigrare, seppur all’interno della stessa nazione, lo si fa con grandi speranze e contemporaneamente con tanta malinconia nel cuore. La stessa tristezza è vissuta da chi è costretto a salutare il figlio o il nipote o l’amico, sa che lo rivedrà in occasione delle prossime festività ma in tanto sta partendo e la lontananza si farà sentire.

    Allora ci si chiede come mai luoghi meravigliosi che potrebbero essere mete del turismo internazionale e dare lavoro a migliaia di persone sono abbandonati a se stessi, e perché non si riesce a creare imprese e a sfruttare al massimo le tante opportunità che le terre meridionali offrono.

    A queste e tante altre domande si potrebbe rispondere in maniera banale e frettolosa, oppure come ha deciso di fare l’autore del libro Torno da turista! si può intraprendere la strada più ardua, quella di documentarsi e studiare, per andare all’origine dei problemi e capire dove affondano le radici della realtà che quotidianamente viviamo.

    Dall’etimologia delle parole ’ndrangheta, mafia e camorra alla descrizione dei metodi attraverso cui le associazioni criminali traggono sostentamento economico, dalla narrazione di storie di uomini che hanno combattuto in prima persona la mentalità e i metodi d’azione della malavita organizzata al racconto del degrado che caratterizza noti quartieri e paesi.

    L’autore spiega con chiarezza e semplicità i motivi che permettono alle associazioni criminali di affermarsi sul territorio, supportato da documenti storici, frammenti di interviste, dichiarazioni di personaggi pubblici, dati statistici e studi specifici, ma anche canzoni popolari e usanze che aiutano a comprendere la mentalità che supporta e in alcuni casi giustifica l’esistenza di queste organizzazioni.

    Il testo non si limita a una narrazione delle piaghe che tormentano la società ma propone anche delle soluzioni, si fa portavoce di un desiderio di cambiamento vivo in gran parte della popolazione meridionale.

    In quest’ottica l’autore indica due passi fondamentali; la riduzione di quelle aree di degrado e povertà che si presentano come un serbatoio di nuove leve per la malavita e nel contempo un’attività continua di scolarizzazione al fine di concedere alle nuove generazione gli strumenti culturali per rompere quei circoli viziosi che tengono in ostaggio la loro dignità e ogni possibilità di sviluppo collettivo.

    PREMESSA

    Spesso mi domando se i luoghi che visito siano belli perché effettivamente lo sono oppure perché vengo da un posto degradato, caotico e abbandonato.

    Non fraintendetemi. In Italia ci sono città bellissime, senza distinzione tra nord e sud, ed io che ho la fortuna di vivere in una delle più belle del mondo ho voluto cominciare questo libro con un interrogativo che mi ha da sempre accompagnato.

    La mia città è l'emblema di un paese che da secoli cerca di affrontare le avversità senza mai arrendersi, pur senza riuscirci. I sogni, seppur bagnati dai sacrifici, si rivelano quasi sempre impossibili da realizzare; persino chi si accontenta di una vita normale non ha altra scelta che scappare alla ricerca di un lavoro.

    La disoccupazione, l'assenza d'investimenti industriali, economici e di sviluppo turistico, la negligenza degli organi istituzionali e la tolleranza delle forze dell’ordine hanno reso lo stato sociale di queste regioni malleabile nei confronti di un sistema criminale a cui si ha la necessità di chiedere a seguito delle lunghe privazioni economiche.

    Il disastro ambientale avvenuto in Campania per oltre quindici anni non ha risparmiato nessuna famiglia con conseguenze di morte e di emigrazione. Il cinismo dei camorristi è sotto gli occhi di tutti: sono riusciti ad avvelenare la terra in cui vivono per milioni che non riusciranno a godersi a causa di arresti, confische e vendette trasversali.

    Eppure, negli anni, gli interventi per risanare il meridione sono stati diversi; basta pensare alla Cassa per il Mezzogiorno creata a seguito del periodo fascista con la finalità di sopperire alle difficoltà delle popolazioni meridionali. Negli anni ottanta, visti gli scarsi obiettivi raggiunti, gli sprechi e gli scandali che avevano avvolto la cassa che doveva essere un intervento di innovazione economica, venne abolita con una stima di spesa (nell’arco di quasi quarant’anni) della strabiliante cifra di 320 miliardi di dollari.

    Questo ha dimostrato che quanto più ci saranno investimenti, tanto più il sistema criminale rafforzerà il suo potere. Se i tentativi di miglioramento economico falliscono è perché il perdurare della povertà di massa aiuta una buona parte del ceto politico a mantenere il controllo. Il sistema criminale è un meccanismo essenziale per il mantenimento del potere e dei privilegi.

    La camorra può essere sconfitta in un solo modo: sradicarla dalle menti e sorreggere le persone con una contrapposta condizione sociale affinché riconquistino la dignità e la legalità, esponendosi in prima persona alla conquista del territorio. La parola e la conoscenza sono l'arma più efficace per chi combatte la violenza. Fino ad allora ogni intervento o metodo sarà inutile e vanificato dal mostro che è il sistema.

    Vi sto parlando di città contraddittorie e problematiche, ma allo stesso tempo splendide; posti da cui si parte soffrendo e si comincia a sentire la nostalgia ancor prima di giungere a destinazione. Ecco perché oltre un milione di meridionali si son detti: torno da turista!.

    DAL REGNO DELLE DUE SICILIE

    ALL’IMPERO DELLE TRE FORZE

    Ho ideato questo libro ponendomi tante domande, spronato da un amico fraterno durante le nostre passeggiate vicino al mare, immersi nel panoramico quadro di Napoli a discutere come due filosofi. Quanto mi arricchivano quelle passeggiate! Ora non succede più perché è partito anche lui, il mio filoso di compagnia, colui che ha incitato la mia voglia di raccontare fatti contemporanei e storici che hanno dato vita all’ennesima corrente emigratoria da un Sud con grandi dote turistiche e poco sviluppato.

    E così le mie ricerche hanno trovato uno stimolo in più: trovare le motivazioni di questa incessante emorragia che il sud sta attraversando.

    Perché in molti sono partiti e continuano ad andare via lasciando la loro terra, la loro famiglia e i propri amici? Lasciano il posto in cui sono nati per andare in città in cui tutto è sostanzialmente diverso affrontando la fatica dell’adattarsi e del continuo smarrimento causato dall’assenza dell’amico di sempre.

    Ma dopo aver compreso le motivazioni e trovato le risposte, sono stato travolto da una nuova domanda che mi ha cambiato molto: e se non avessi saputo?

    Questo interrogativo mi lascia la gracile convinzione che forse avrei vissuto più leggero con la costante incoscienza di ciò che accade intorno a me. La conoscenza determina il cambiamento. Questa incognita diventa insostenibile ogni volta che vengono arrestati dei grandi esponenti della criminalità organizzata e vengono pubblicate le foto e i video delle loro catture. Mi soffermo ad osservarli, quasi incantato, e cerco di scrutare nei loro occhi il profilo criminale… senza mai riuscirci. Ogni volta resto stupito scoprendo cosa possa celarsi dietro un volto. Penso che in fondo sono le stesse facce che avrei potuto incontrare per strada senza mai sapere chi fossero veramente. Come se volessi cercare il male che fanno nei loro occhi, sulle loro facce o nei loro sguardi immortalati sui quotidiani nazionali. Forse sono ingenuo o la mia immaginazione è rimasta quella di un bambino. In ogni caso stento ad associare quei volti criminali ai reati da loro commessi.

    Penso agli esponenti di rilievo di cosche mafiose come Provenzano, Riina, Cutolo e tanti altri: basterebbe osservare le loro facce, guardarne gli occhi, dimenticare chi sono realmente; magari immaginare – che so – che Riina sia un cittadino con grandi valori familiari, Provenzano un piccolo eremita devoto e con tanto bisogno di cure e Cutolo, un simpatico napoletano con una buona dose di sarcasmo misto a filosofia.

    Facendo realizzare alla mente la certezza di quello che sono non è difficile, e – una volta riuscitoci – è impossibile nasconderne la meraviglia.

    Le faticose e meticolose indagini svolte da uomini con una determinazione invidiabile mi rassicurano, dandomi la certezza che quei volti sono davvero gli artefici di crimini e stragi della peggior specie.

    A volte vagheggio pensando che forse durante l’arresto hanno prelevato un povero vecchietto di settant’anni, magari all’alba in un giorno d’inverno, alla vigilia di Natale, attivando tutte le procedure di sicurezza per far sì che il settantenne non abbia una via di fuga. Immagino uomini appostati dappertutto e irruzione in casa a seguito dello sfondamento della porta d’ingresso. Il povero vecchietto, che non si aspetterebbe mai una cosa del genere, senza rendersi nemmeno conto di cosa sta succedendo, passerebbe a miglior vita, trasformando l’operazione di cattura delle forze dell’ordine nel prelevamento della salma dalla polizia mortuaria.

    Non so se questo è mai successo in Italia, spero di no! Il mio farnetico racconto avvalora il mio stupore nello scorgere facce di uomini in apparenza normali e che invece nascondono ben altre verità. I loro volti non raccontano quello che sono e lo dimostra il fatto che non si fanno trovare nel letto di casa propria a dormire come il pensionato settantenne del mio racconto, ma in bunker equiparati a vere opere edilizie.

    E’ stravolgente questo modo di nascondersi, l’evoluzione della fuga, cambiare continuamente posto o città. Un bunker fa sì che tu stia sempre in terra di comando come un fantasma: ti fai vedere solo da chi vuoi. Ma ci sono bunker ancora più stupefacenti. I bunker nei bunker: i bunker matrioska.

    Forse è per questo i boss non hanno paura del 41 bis "c.d. carcere duro". Chi è sottoposto a questa misura privativa non ha contatti con l’organizzazione criminale di appartenenza, ha una forte restrizione nel numero e nella modalità dei colloqui, la limitazione della permanenza all’aperto e la censura della corrispondenza. Il timore che tutto possa cambiare dal momento della loro cattura e la condanna con ulteriore misura privativa è quasi vano. Vivendo in un bunker per anni, un boss avrà già rafforzato la sua mente, violato la propria libertà, privatosi di quei lussi conquistati con la violenza. E’ come se, vivendo in bunker sempre più profondi che tanto assomigliano ad uno stato di sepoltura, essi fossero già morti.

    Come siano nate le mafie e quali obiettivi avevano è una domanda, anche questa, che mi ponevo spesso, forse più delle altre. Ho sempre immaginato le mafie come un cancro: ne richiamano la prepotenza, facendosi spazio in un Paese così come un cancro cerca di espandersi in un corpo sano per sottometterlo alla sua volontà.

    Non so in quanti si siano posti la stessa domanda. Una gran parte della popolazione ne subisce le conseguenze senza comprenderne le cause, ponendo poca attenzione ai fatti riguardanti i Paesi limitrofi, come se questi fossero distanti migliaia di chilometri.

    C’è anche chi vive ignorando questa realtà, estraniandosi da tutto ciò che succede intorno, finché questa entra di forza nella sua vita, senza bussare. Ignorare può essere un ottima, se non l’unica, alternativa di vivere il quotidiano.

    Proteggersi dietro un muro di cecità, insensibilità della vita che ci circonda – come se tutto non riguardasse la propria vita ma sempre quella degli altri – a mio parere è solo un modo ipocrite di vivere.

    Ogni regione ha la sua metastasi, c’è poco da fare. Lo si può nascondere, ignorare, oppure continuare a credere che finché non entri nella nostra vita la cosa non ci riguardi. Come se il poter stare lontano da certe situazioni basti a salvare la vita. Purtroppo non è così. La storia di Lino Romano ne è l’emblema. Lino era un ragazzo in attesa di un contratto a tempo indeterminato che sarebbe arrivato a breve, si sarebbe sposato e vivere con il suo amore, la persona con la quale avrebbe voluto dei figli. Ed è proprio dal suo amore che Lino passò per dargli un bacio prima della partita di calcetto con gli amici. Per un incomprensione, un segnale lanciato in anticipo da un killer all’altro, Lino venne investito da una pioggia di proiettili che non gli lasciarono scampo. Morì sul colpo. Durante l’interrogatorio, uno dei due killer confessò di aver sparato l’intero caricatore perché quando comincia

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