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Sfumature d'amore
Sfumature d'amore
Sfumature d'amore
Ebook125 pages1 hour

Sfumature d'amore

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About this ebook

Sei ragazzi single e dipendenti da Internet decidono di trascorrere il fine settimana in campagna, ma scoprono che smartphone e tablet non prendono il segnale.
Presi dalla disperazione, non possono fare altro che reagire e passare il tempo raccontando a turno una storia.
Non avendo molta fortuna con le donne, con un po' d'ironia sceglieranno, come tema, proprio l'amore.
 
LanguageItaliano
Release dateAug 1, 2016
ISBN9788822827289
Sfumature d'amore

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    Sfumature d'amore - Vittorio Tatti

    Sfumature d'amore

    Sfumature d'amore

    Antologia di racconti

    Testi e copertina: © Vittorio Tatti.

    Tutti i diritti riservati.

    Pubblicato ad Agosto del 2016.

    Presentazione

    Dell'amore si può dire tutto, ma non che non richieda estremo impegno per poter essere coltivato, ancora di più quando si è la metà di una coppia.

    Con questa premessa verrebbe da pensare che, proprio in amore, non siano presenti sfumature, e che quindi sia solo bianco o nero.

    Tradotto: l'amore o c'è o non c'è, non esiste un po' ed è assolutamente innegabile.

    Tuttavia, ed è qua che entrano in gioco le sfumature prese in oggetto, può manifestarsi in modi diversi e condurre a risultati ben diversi da quelli prefissati in partenza.

    Così come può nascere all'improvviso, così può avere termine in una maniera del tutto non preventivata perché, nel mentre, può succedere di tutto; in entrambi i casi, però, l'unica cosa da fare è accettarne l'inizio (sperando che vada bene e senza farsi condizionare dal passato) o la fine (sperando che l'eventuale volta dopo vada meglio).

    È vero che l'amore è bianco o nero (o c'è o non c'è), ma ognuno di noi lo vive e lo esprime in maniera distinta e soggettiva, andando così a creare le famose sfumature.

    Sono indubbiamente scomode, perché ci costringono a un continuo adattamento, a innumerevoli compromessi con noi stessi e, non ultimo, ci spingono verso la rassegnazione o la reazione.

    Non sempre le esperienze passate possono essere d'aiuto (anzi, è più probabile che condizionino negativamente, compromettendo tutto), in quanto ogni relazione sarà sempre diversa da un'altra.

    I fattori in gioco cambiano di continuo, sia a causa di caratteri contrapposti, i quali possono anche mutare nel corso del tempo per complicarci la vita, sia perché le interazioni stesse si manifestano sotto molteplici sfaccettature, e portano a bivi continuamente diversi.

    Utilizzando come spunto la teoria del caos (se una farfalla sbattesse le ali a New York, a Pechino scoppierebbe un temporale), si potrebbe dire che ogni azione produce una reazione sempre diversa e imprevedibile.

    Noi comuni mortali, come possiamo fare fronte a tutto questo?

    La risposta è semplice: non possiamo.

    L'amore, in quanto irrazionale per natura, è un sentimento che non può essere manovrato, nemmeno per conseguire un risultato soddisfacente; se dovessimo riuscirci, non potremmo più considerarlo come tale.

    In conclusione, non ci resta che amare o non amare, gioire o soffrire, ma tenendo bene a mente una cosa: le farfalle (e non mi riferisco a quelle nello stomaco) sono sempre in agguato.

    Vittorio Tatti

    Un giorno, sei giovani amici, furono costretti a prendere una scelta che avrebbe condizionato per sempre il loro futuro. Erano tutti single e, per trascorrere una serata diversa dalle altre, avevano deciso di trascorrere il fine-settimana in un casolare di campagna di proprietà di un altro amico assente, per sfuggire temporaneamente allo stress della città.

    Arrivarono nel tardo pomeriggio, giusto in tempo per scaricare qualche bagaglio e le provviste per la cena: pizza e bibite. Come da rito ormai collaudato, misero tutti sotto carica i rispettivi smartphone e tablet, in modo da non essere colti impreparati; in caso di emergenza, avrebbero potuto osservare in tempo reale foto di bambini che facevano la cacca nel vasino, orgogliosamente pubblicate dai genitori virtuali.

    Sfortuna volle che, in quella zona, il segnale del cellulare non fosse sotto copertura, quindi non solo non potevano telefonare, ma non avrebbero nemmeno potuto chattare sui social network con gli amici.

    «Ma scusate... siamo in sei, che bisogno urgente abbiamo di tenerci in contatto pure con persone che stanno dall'altra parte del mondo?», fece giustamente osservare Uno.

    Indossavano magliette con sopra scritti dei numeri, quindi decisero di chiamarsi in base al numero indicato, anziché utilizzare i loro nomi reali.

    Due e Tre si schierarono con Uno, ma gli altri stavano già iniziando a mostrare i primi segni di crisi d'astinenza da internet.

    Quattro e Cinque cominciarono a inveire contro la campagna, rea di non essere abbastanza urbanizzata da far arrivare anche lì l'ADSL su fibra ottica. Sei si mise le mani tra i capelli e, disperato, iniziò a piangere. Sembravano tossicodipendenti privati della loro dose di droga.

    Fu nuovamente Uno a intervenire e richiamare gli altri all'ordine:

    «siete patetici... Accetterei se trovaste noiosa la campagna, ma il problema è che non siete nemmeno da soli! Siamo in sei, quindi non abbiamo bisogno di altri contatti virtuali, né di andare a caccia di pokémon! D'accordo: sarebbe meglio essere in due, un lui e una lei, e avere un po' d'intimità, ma questo passa il convento, quindi vediamo di farci venire qualche idea per sopravvivere fino a Lunedì».

    I sei ragazzi si scrutarono per cercare sostegno, in quanto non condividevano l'ottimismo di Uno; avrebbero preferito condividere il proprio malumore tramite un post, ed essere consolati con qualche rassicurante mi piace.

    Per fortuna di Uno, Due accorse in suo aiuto:

    «Uno ha ragione, e forse mi è venuta un'idea. Una volta...parlo di tantissimo tempo fa, credo cinque o sei anni, esistevano dei grossi mucchi di carta chiamati libri. Erano come gli e-reader, solo che occupavano tanto spazio: mediamente, gli e-book presenti in un e-reader, se convertiti in carta, richiederebbero almeno una decina di stanze per essere contenuti. Peccato che internet non funzioni, sennò vi farei vedere una loro foto. Comunque, tramite questi libri, si raccontavano storie di fantasia».

    Gli altri ragazzi ascoltarono quella spiegazione con meraviglia: com'era possibile che esistesse qualcosa prima degli e-book? Alcuni di loro pensavano addirittura che, il linguaggio scritto, fosse nato con internet e gli smartphone.

    Uno diede immediatamente il proprio consenso, mentre gli altri seguirono a ruota, più che altro per l'incapacità di decidere, vista l'assoluta impossibilità di poter chiedere consiglio agli amici virtuali. Dal momento che erano tutti single, ne approfittarono per scegliere il tema dei racconti: l'amore. Ognuno di loro, in base alle proprie esperienze, l'avrebbe descritto cercando di trasmettere le emozioni suscitate nello stesso narratore.

    Per necessità, avendo urgente bisogno di distrarsi ed essendo ormai allo stremo delle forze, iniziò Sei: la sua storia s'intitolava Elena la dà da Troia all'Aldilà.

    6 – Elena la dà da Troia all'Aldilà

    Secondo una nefasta profezia, le mura di Troia sarebbero cadute a causa di incendio provocato da Paride. Priamo, re di Troia, temeva davvero che il presagio si avverasse, quindi cercò in ogni modo di tenere lontano Paride dalla città.

    Come avrebbe dovuto comportarsi? Da padre o da re, e uccidere il secondogenito, anziché limitarsi ad abbandonarlo? Alla fine, scelse di esiliarlo oltre le mura di Troia, consegnandogli qualche moneta d'oro utile alla sopravvivenza. Per nascondere la pusillanimità del gesto, aveva pagato un ubriacone affinché andasse in giro a raccontare una surreale storia sul suo destino.

    Secondo la diceria, Paride fu costretto ad andarsene in quanto eletto arbitro in una disputa tra le dee Era, Afrodite e Atena. Il litigio nacque a causa di Eris, dea della discordia, la quale non era stata invitata alle nozze di Teti e Peleo. Accecata dall'ira, aveva gettato sul banchetto di nozze una mela d'oro, sulla quale era impressa la scritta alla più bella. Il pomo della discordia sarebbe dovuto andare alla prescelta tra Era, la madre degli dei, Afrodite, la dea dell'amore e Atena, la dea della guerra. Ovviamente nessuna delle tre aveva ceduto volontariamente il posto alle altre. Per placare gli animi, Zeus consigliò di disporre a giudice un mortale, e così Ermete le accompagnò sul monte Ida, al cospetto di Paride, il quale inizialmente aveva rifiutato l'incarico, non presagendo un lieto finale. Per convincerlo, Era gli offrì come tributo la supremazia e le ricchezze dell'intera Asia. Atena gli offrì la forza e la vittoria in tutte le guerre, e così sarebbe diventato un eroe. Afrodite, invece, lo convinse di poter sposare la donna più bella tra le mortali.

    «Orlando, scegli me...», lo implorarono in coro le dee.

    «Mi chiamo Paride, non Orlando. Perché mi chiamate con quello strano nome?», domandò Orlando...ehm, Paride.

    Paride, noto donnaiolo, cedette all'offerta di Afrodite, e consegnò a lei il pomo d'oro.

    Priamo, credendo di averla scampata, invecchiò di cent'anni in un colpo solo, quando vide riapparire Paride che, dopo aver scialacquato tutti i soldi per andare con le migliori prostitute di Troia, fu costretto a tornare da lui implorante, stremato dalla fame e dalla sete. A quel punto, pur di tenerlo lontano dalle mura della città e dal fuoco, venne scelto come ambasciatore a Sparta, per sincerarsi delle condizioni di salute di Esione, sorella del re di Troia. Paride accettò di buon grado, in quanto avrebbe incontrato la famosa Elena.

    Come c'era da aspettarsi, Paride s'innamorò di lei a prima vista ed Elena non ci mise

    molto a ricambiare quelle seducenti attenzioni. I due approfittarono dell'assenza di Menelao per tornare insieme a Troia, con tutto il seguito di gioielli della splendida donna. Quando Priamo se la vide davanti pensò a quanto realtà ci fosse nelle parole dell'ubriacone. Avrebbe fatto meglio ad uccidere il proprio figlio con le proprie mani.

    Aveva portato da Sparta una pericolosa compagnia. La bella Elena, ex moglie di Menelao, aveva per capelli dei lunghi e folti filamenti dorati, intrecciati tra loro in un'armoniosa chioma che ricordava le onde del mare. La pelle era delicata e candida come l'avorio, gli occhi erano azzurri come il cielo e le seducenti iridi parevano la dimora degli stessi dei; le labbra sanguigne che bramavano amore, rivelavano una personalità ardente e focosa.

    Temendo una guerra con Sparta, Priamo si consultò con gli astrologi, i quali liquidarono subito la questione con un'occhiata al cielo:

    «le mura di Troia non cederanno perché sono inespugnabili, non dimentichiamo che sono state erette da Apollo, quindi possiamo stare tranquilli: se guerra ci sarà, la vinceremo senza dubbio».

    Ma Priamo non volle rischiare, e cercò di convincere Elena a tornare in patria. Dalla sua parte si era schierato Ettore, ma non Paride, il quale ormai aveva tra le mani una donna bella e lasciva. Elena, avendo molti argomenti convincenti dalla propria parte, la notte sgattaiolò fuori dal proprio letto e s'infilò in quello

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