Sedimenti: Matera noir in tre incontri
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Sedimenti - Francesco Sciannarella
Francesco Sciannarella
Sedimenti
MATERA NOIR
IN TRE RACCONTI
www.altrimediaedizioni.com
facebook.com/altrimediaedizioni
@Altrimediaediz
Copertina: Enzo Epifania - Virare/DiótimaGroup
ph: Enzo Epifania
Titolo dell’opera:
Sedimenti
© 2014 by Francesco Sciannarella
ISBN: 978-88-6960-047-0
© Altrimedia Edizioni è un marchio di
Diòtima srl - servizi e progetti per l’editoria
www.altrimediaedizioni.com
Prima edizione digitale: 2015
Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.
È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
PREFAZIONE
Matera in nero. Un colore inconsueto per una città che solitamente brilla delle tonalità vivide e calde tipiche del Mediterraneo.
Eppure il nero – si dice – sta bene su tutto. Soprattutto se a indossarlo è una bella donna, come la città dei Sassi spesso viene definita.
Chissà se avrà pensato a questo Francesco Sciannarella quando si è cimentato nella scrittura di questi tre racconti di genere nero
, appunto. Un inedito assoluto nella sua intensa seppur giovane carriera letteraria. Che segna probabilmente una svolta o perlomeno un momento decisivo verso la definitiva maturazione e magari consacrazione. In effetti in questa nuova opera le sue ormai note doti di narratore e sceneggiatore si fondono perfettamente, esaltandosi.
Il risultato è notevole perché la lettura è gradevole e accattivante: sembra quasi di sedersi davanti allo schermo di un cinema o di una Tv, rimanendovi incollati con il fiato sospeso per tutto il tempo fino all’atteso finale, immancabilmente a sorpresa come i canoni del genere richiedono. E per una volta i Sassi rimangono ai margini: è la parte del Piano, la Matera barocca a prestarsi come perfetto scenario per le gesta di protagonisti e antagonisti, di eroi e antieroi di queste storie intriganti per quanto truculente e a tratti macabre.
La narrazione in prima persona poi, rende ancor più avvincenti i racconti, con una sorta di dialogo a distanza tra il buono
e il cattivo
, che quasi sembrano sfidarsi… all’ultimo sangue. Già, perché ne scorre tanto, le pagine dell’Accalappiacani, Piove e Avana Club ne sono intrise.
Si tratta di episodi di una stessa (ipotetica) serie, con protagonisti l’esperto ispettore di Polizia Muscas e la sua sottoposta e amante D’Ercole: lei da un episodio all’altro passa da agente a ispettore, mentre Muscas, al contrario, va in pensione proprio per le conseguenze della tragedia che lo colpisce nel secondo episodio. I due colleghi-amanti combattono coraggiosamente contro spietati assassini seriali, lucidi psicopatici che da tempo terrorizzano la città, attirando inevitabilmente il rutilante circo mediatico, un’accozzaglia unica e indicibile di giornalisti, cameramen e automezzi più simili a macchine lunari che altro
. Alla fine poi, risulta paradossalmente difficile distinguere tra vittime e carnefici: quasi per un contrappasso all’incontrario, gli assassini infliggono infatti alle loro vittime designate le stesse atroci sofferenze che essi stessi hanno drammaticamente patito nell’infanzia.
Non manca davvero nulla. Almeno nella fantasia creativa dell’autore. Perché per fortuna, invece, la realtà registra l’assoluta assenza di cronaca nera a Matera. E questo permette quindi di leggere questi racconti con spirito lieve e senza morbosità. Matera in nero è bella sì, ma solo... sulla carta.
Luigi Mazzoccoli
INTRODUZIONE
Ognuno di noi porta con se ombre e luci del proprio passato. Questo fa di noi quello che siamo, giorno dopo giorno.
Dell’esistenza trascorsa, però, sono tantissimi i sedimenti lasciati sul fondo, frutto, a volte, di traumi, sofferenze, dolori che si trasformano in ossessioni. E quando le ossessioni tormentano il presente la mente spesso cade nel baratro della follia, senza rendersene conto, senza neanche sapere perché, all’oscuro persino delle cause.
I sedimenti neri, sul fondo nel contenitore degli anni passati, sono in gran parte dormienti, innocui e silenziosi, ma se il contenitore viene maldestramente scosso, tutto si rimescola in maniera disordinata e caotica. Ogni cosa diventa nebulosa, indecifrabile. Questo innesca azioni che vanno contro la nostra stessa natura, contro tutti i precetti che ci vengono insegnati, contro tutte le dottrine inculcateci. Fino a che tutto non torna al suo status quo... se mai torna!
È in questo frangente che persone comuni, con una vita normale, perfettamente conforme ai dettami della buona società diventano killer seriali.
L’uomo uccide l’uomo per cercare la redenzione, il riscatto salvifico e la vittima incarna il passato. L’unico modo che conosce per liberarsene è appunto l’omicidio. La morte altrui rappresenta la salvezza propria dagli incubi che lo tormentano notte e giorno.
È quello che accade ai protagonisti di questi tre racconti.
A far fluttuare in sospensione i loro sedimenti neri del passato è il desiderio di liberarsi del passato stesso, in una sorta di ciclicità morbosa e incontrollabile. Ciclicità che sembra apparentemente affievolirsi con l’omicidio, quasi fosse un vacuo riscatto, ma è solo apparenza. L’ossessione torna più sferzante, più ossessiva di prima, al limite della sopportazione mentale e fisica.
L’eterna lotta tra il bene e il male è nell’io di ogni personaggio, buono o cattivo che sia.
Buona lettura.
Francesco Sciannarella
ACCALAPPIACANI
Mi stanno alle costole, lo so. Lo sento, ma non lascerò si riprendano i miei cani. Percepisco attorno me la gente che mi guarda in maniera strana. In questo coacervo di esseri viventi malati non meno di me, ci sono loro, quelli che vogliono catturarmi, portarmi via e farmi diventare a mia volta un cane, ma avranno filo da torcere.
Tra gli scaffali del supermercato nel quale lavoro, vedo ogni giorno una miriade di facce, migliaia di occhi che mi scrutano e dietro i quali ci sono tonnellate di pensieri nefandi e perversi, tanto quanto i miei, ne sono certo. Le mie nefandezze, però, sono soltanto nei confronti dei cani, ma la gente non capisce che cerco di far loro del bene. È per questo li ho ben nascosti agli occhi di tutti. Loro pensano che un uomo sia malato solo perché tiene un cane legato con una catena. Secondo loro il cane così impazzisce. Mi viene da ridere se ci penso. Il cane è nato per essere legato, fa parte della sua natura, così come lo stare a quattro zampe, l’essere preso a calci e lo sguazzare nei suoi stessi liquami. Metto a posto l’ultimo pacco di crackers. Guardo i miei colleghi uscire, passandomi davanti senza salutare, come sempre.
Tutti tranne Debora.
– Ciao bello!
Lei è una persona speciale, unica. Lei mi vede, ma soprattutto è consapevole che esisto, ma davvero!
Ricambio il saluto con un leggero sorriso e un movimento della testa.
– Che fai... rimani qui stanotte?
Mi sorride, io non rispondo, ma lo fa il mio cuore per me, perdendo un colpo. Con Debora ci passerei la mia vita penosa, che con lei smetterebbe di essere tale, ne sono certo. A lei direi tutto, anche dei cani rinchiusi nella mia cantina, ma probabilmente anche lei non capirebbe. Nessuno lo capisce che è quello il posto giusto per i cani, lontano dal mondo degli esseri umani. Mia madre, prima di andare a far compagnia ai vermi sottoterra, sapeva tutto e nonostante non lo accettasse taceva. Ha sempre taciuto. Mio padre, invece, era come me. Odiava i cani con la mia stessa intensità. È stato lui il mio mentore.
Mando a quel paese il supermercato, i miei colleghi, quel posto pregno di cattiva gente eccetto Debora,