La solita scuola. E' ora di cambiare!
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La Scuola è IL "LUOGO" degli Studenti e sarebbe proprio ora di chiedersi chi la frequenta, la vive, come e per quali scopi e motivi differenti, quale sia veramente la sua importanza, la sua funzione.
La scuola non è solo un'istituzione a ore e programmi!
Capirla per cambiarla.
Lo si può fare ascoltando gli studenti e gli insegnanti per esempio. Uno spunto di riflessione necessario! Come cambiare davvero?
La scuola è pubblica, anche quella privata o privatizzata: pubblici sono i suoi effetti sull'istruzione e sulla cultura e le ricadute sulla società.
Una critica alla scuola come si potrebbe pensare e alla società della quale la scuola rappresenta una parte essenziale; quello che la società alla scuola chiede, dalla scuola pretende ed esige.
I ragazzi, gli insegnanti, i sindacati le famiglie, i programmi, gli obiettivi di tutti gli attori.
Questo libro è un atto dovuto, alla memoria di colleghi ed amici scomparsi ed in omaggio a quelli, per fortuna molti, tutt’ora viventi anche se ormai esterni al mondo scolastico cui hanno prestato intere vite professionali.
Un omaggio alle infinite discussioni, ai confronti, alle pratiche attuate con risultati non sempre quelli attesi.
Un omaggio comunque a chi ci ha provato perché insegnare non è un mestiere o meglio non è solo un mestiere ma partecipazione e coinvolgimento totale. Un grazie ed un ricordo infine ai ragazzi, gli eterni ragazzi quindici- diciottenni che credendo di essere semplicemente lì per imparare con fatica e sacrificio, mi hanno invece insegnato tanto.
La gratificazione di un loro ricordo e di un loro riconoscimento dopo anni e l’apprendere che molti hanno superato il maestro o comunque trovato la loro via con soddisfazione è la ricompensa migliore.
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La solita scuola. E' ora di cambiare! - Antonio Balzani
Ringraziamenti
TEMPI CHE FURONO
LA SOLITA SCUOLA è proprio giunta l'ora di cambiare
Quando si leggeva Corinna e si studiava a memoria
La scuola è pubblica, anche quella privata o privatizzata: pubblici sono i suoi effetti sull'istruzione e sulla cultura e le ricadute sulla società.
La mia non vuole essere una critica alla scuola come si potrebbe pensare ma alla società della quale la scuola rappresenta una parte essenziale; a quello che la società alla scuola chiede, dalla scuola pretende ed esige.
TEMPO FA
Seguivo una classe di chimici professionali all'Ipsia (Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato) di Parma e fino al 1992 quando si iniziò a parlare di liceizzazione di tutte le scuole tecniche, significava che mi era affidata una classe sola o due, per svolgere un programma che riempiva ed utilizzava completamente il monte orario. In seguito, ogni anno mi venivano affidate quattro o cinque o sei classi su cui il monte ore veniva spalmato a pezzi e pezzetti e la produttività altrettanto. Dalla formazione ci si è ridotti al concetto di base della formazione. Dalla cura intensiva alla disponibilità di pillole e qualche iniezione palliativa. Un particolare anno mi hanno affidato cinque classi, scelte a macchia di leopardo tra i vari indirizzi dell'ITIS, dove insegnavo all'epoca ed alcune all'IPSIA per completare l’orario. L'IPSIA non godeva di gran reputazione, tuttavia certamente non per particolari demeriti nel panorama della scuola italiana, sconsolante. Se ne parlava come del Bronx. Un giorno un intelligente imprenditore con cui collaboravo mi disse che andava ogni anno in America per vedere come sarebbe stata l’Italia tra vent'anni. Lo faceva per motivi commerciali ma devo dire oggi che aveva ragione. C’è Bronx e Bronx. Un Bronx di Parma comparato ad un quartiere equivalente del sud Italia? Sotto la linea gotica? Ancora la definizione di Bronx mi indirizza a pensare ai modelli americani propinati dalla televisione. Non mi va di pensare e prendere esempio, con sufficienza, alle scuole di Napoli e della Campania culla della civiltà italiana ed altre da cui tuttavia e ciononostante, escono anche fior di letterati, professionisti e tecnici assolutamente capaci. I bravi sono bravi e qualche fiore spunta in ogni giardino.
LA SCUOLA E’ UN MONDO
Nella scuola si trovano spesso atteggiamenti più colti e analitici ma ancora più spesso i miei colleghi ed il personale sono ugualmente sbrigativi a categorizzare l’ambiente. Non sono d’accordo è l’IPSIA, la scuola che io credevo potesse essere un modello per il futuro dell’economia produttiva italiana. I meccanici, gli elettrotecnici, le operatrici della moda, i chimici. Il mondo rappresentato nelle sue componenti sociali leggendo al contrario. L’intellighenzia che si può contrapporre agli umanisti filosofo matematici dei licei, il sesso e la prorompente vitalità delle adolescenti in cerca di una personalità, la borghesia semi intellettuale e il popolo barbaro e sensuale degli operatori manuali. La scuola ed in particolare l’IPSIA dei miei tempi rappresenta la fotografia della società in un ambiente con pochi limiti e valori autonomi acquisiti in famiglia. I ragazzi sono lo specchio delle loro famiglie. Gioventù ben nutrita e integrata ovunque, con la tendenza di tutti i giovani ad associarsi in branco per affinità. Un termine spregiativo di colleghi che avrebbero fatto i salti mortali per farsi trasferire nei licei dove i genitori avrebbero detto loro cosa sarebbe stato giusto o sbagliato insegnare ai propri figli ed il modo corretto per farlo, estratto succulento della loro opulenza, definisce il mondo studentesco degli istituti professionali, di questo in particolare, come gli ipsioti
. Una frase ricorrente ed indicativa: … è inutile che ti dia da fare; questo è il bacino di raccolta di tutto l'idiotismo suburbano, rurale e rupestre della provincia.
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