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Ori Mirhada - Tradimenti e Sogni Infranti
Ori Mirhada - Tradimenti e Sogni Infranti
Ori Mirhada - Tradimenti e Sogni Infranti
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Ori Mirhada - Tradimenti e Sogni Infranti

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About this ebook

Atros, Freya e Asir incontrano lo Spirito del Fuoco e diventano Suoi Sacerdoti. Michele scopre chi è Francesca e la lascia. Accompagnato dalla sorella è aiutato da tutti a tagliare il legame che lo lega da anni a Gabriele. Tramite Ori, Amaru vede il suo popolo tra le stelle. Cacode cerca alleati per uccidere Amaru e prendere il potere. Filippo riesce a contattare Carena che scoperta viene rinchiusa. Gli herpos rinunciano al loro sogno per difendere Ierpo dal traditore.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJul 14, 2016
ISBN9788892614017
Ori Mirhada - Tradimenti e Sogni Infranti

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    Ori Mirhada - Tradimenti e Sogni Infranti - Anna Salvati

    problemi

    Tradimenti e sogni infranti

    1

    Aldebaran, mentre si avvia al suo appartamento, vede Lyb che sta recandosi verso la camera e l’avvicina.

    Lyb, che ne dici di andare al lago del rifugio? Eravamo rimasti d’accordo ma se ci hai ripensato…. Chiese titubante.

    Ciao caro hai ragione e penso che dopo queste notizie e la difficoltà del piano, la cosa migliore sia rilassarsi un po’. Andiamo. Rispose rallegrata dall’idea e presolo sottobraccio, si avviarono verso il lago.

    Eccoci arrivati. Disse lui cominciandosi a spogliare e togliendo anche la rete dai capelli che si sparpagliarono intorno al viso e sulle spalle.

    Sembri un dio della terra. Disse colpita dal suo corpo che sembrava una statua di bronzo.

    Non ti avevo mai visto con i capelli sciolti, sei impressionante. Finì di dire.

    Dai spogliati, insieme formiamo un bell’accostamento di colori, cara. Dichiarò.

    Sì proprio una bella coppia! Rispose ridendo mentre toglieva la fascia d’oro e la posava delicatamente sui vestiti piegati all’angolo della cascata, mentre lui, guardava affascinato il suo corpo e i capelli che seguivano fluenti ogni movimento.

    Vado prima sotto la cascata per svegliarmi un po’ (e spegnere questo fuoco, accidenti a lei), tu che fai? Chiese girandosi.

    Vengo anch’io, è una buona idea. Rispose Lyb.

    Aldebaran stava già a occhi chiusi e il volto proteso verso l’alto a gustarsi il liquido che scaturiva dalla spaccatura della pietra quando la sentì avvicinare. Abbassò leggermente il viso e la guardò: era stupenda. Le gocce d’acqua correvano sul suo corpo creando strade ipotetiche e il suo pensiero seguì il percorso, tra valli e colline, tra muschio e caverna e…

    - Santa Luce, è troppo – Pensò. Non riuscì più a trattenersi, la prese tra le braccia e la baciò con passione.

    Lei rispose con lo stesso trasporto mentre l’acqua scorreva sui loro corpi abbracciati che si avvolgevano, si staccavano leggermente per poi intrecciarsi di nuovo fino a quando, sdraiati sotto il getto della cascata, si fusero accarezzati dall’acqua, accompagnati dal fragore della sua musica e dal leggero sciabordio delle onde sulla sabbia.

    Lyb si sentì sciogliere, dissolvere, come quando creava la Luce e navigava attraverso gli schemi planetari solo che, mentre quello era un percorso tecnicamente riuscito, questo era fusione con gli universi: Pura Luce e Pura Estasi. Si abbandonò letteralmente a quell’Esaltazione e viaggiò: viaggiò fino a quando trovò solo se stessa/Una col tutto. Aldebaran usò il Potere delle Pietre di Fuoco e penetrò non solo il corpo di lei ma anche il suo Spirito e la sentì: la vide splendere stagliata nel blu abissale dell’Universo e la respirò. Respirò intensamente e perse se stesso.

    - Siamo Uno – Fu l’ultima cosa che pensò e poi… silenzio profondo, colmo di musica celestiale.

    L’acqua scendeva mormorando storie antiche sui due corpi nudi mentre, abbandonati uno nell’altra, erano distesi sotto la cascata.

    Lyb Amore, togliamoci da qui, andiamo a sdraiarci sulla sabbia o a fare una nuotata. Le disse dolcemente sottovoce nell’orecchio spostandole i capelli davanti al viso.

    Aspetta, sto così bene, se non ci fosse l’acqua che continua a scrosciare. Rispose piano ancora a occhi chiusi.

    Ci penso io. Dichiarò prendendola in braccio e adagiandola poi con attenzione, sulla sabbia.

    Va meglio tesoro? Le chiese sdraiandosi a fianco, mettendole un braccio intorno alla vita e baciandole la spalla.

    Grazie caro, va decisamente meglio. Gli rispose in un sussurro mentre sospirava.

    Rimasero tra la veglia e il sonno, accoccolati uno nell’altra, una nell’altro, tutta la notte finché lui, non si svegliò: si distaccò piano per non destarla, si alzò e si tuffò nel lago per ristorarsi.

    Lyb al rumore del tuffo aprì lentamente gli occhi accorgendosi che era già mattina.

    - Così tardi? – Pensò. Si mise a sedere guardandolo mentre nuotava verso il centro del bacino. Non le andava di fare il bagno nel lago. Preferiva il mare e allora, si alzò e andò a godersi una doccia rinvigorente sotto la cascata.

    Rimase immersa nel piacevole picchiettare dell’acqua sulla testa per qualche minuto, uscì dal getto e si diresse verso i vestiti.

    In quel momento lui stava uscendo dal lago e, man mano che il suo corpo bronzeo lucidato dall’acqua si stagliava contro il celeste chiaro del fondo, sentì dentro se un flusso caldo: era il piacere di averlo conosciuto e amato.

    I capelli ricci erano diventati boccoli pesanti che gocciolavano e dondolavano mollemente lunghi e lucidi sulle spalle mentre camminava verso di lei.

    – Sì, sembra proprio un dio – Pensò. E sorrise orgogliosa guardandolo.

    Lyb cara, come stai? Hai fatto anche tu il bagno? Chiese prima di baciarla sulla bocca.

    No tesoro, ho preso una doccia. Gli rispose ricambiando il bacio mentre toccava i capelli che come molle si arrotolavano nel palmo della sua mano.

    Sei stupendo. Gli disse baciandolo ancora e ancora.

    E tu sei meravigliosa cara, la tua pelle dorata bagnata dall’acqua si scurisce un po’ ed è piena di piccole pagliuzze dorate. Descrisse piano, mentre le accarezzava con il dito il contorno del viso.

    Abbiamo fatto tardi caro e ho una fame galattica! Gli confessò felice mentre si vestiva.

    Ci credo amore perché anch’io ho fame e il mio corpo, se non lo nutro, urlerà così forte che sentiranno anche nel mio mondo!. Rispose ridendo allegramente mentre si copriva.

    Appena pronti andarono nella grande sala per pranzare perché l’ora della colazione era passata da un bel pezzo e avevano tanta fame.

    Acubens vide Nashira dirigersi nella sua stanza e la seguì indeciso se chiamarla o meno, quando lei si girò e lo guardò con dolcezza.

    Acubens, come va? Gli chiese sorridendo apertamente.

    Ciao Nashira abbastanza bene e tu? Vuoi parlare o sei stanca? Le domandò.

    Sono spossata ma desidero stare un po’ con te. Vieni. Gli rispose invitandolo nella sua stanza mentre apriva la porta. Acubens entrò e le sedette accanto.

    Come è andata dopo l’estrazione del ricordo? Mi interessa saperlo, perché è importante. Se noti o meno dei cambiamenti capisco se serve un altro intervento per riequilibrare, anche se ho fatto tutto come si deve, non si sa mai. Le disse col sorriso sulle labbra.

    Devo dirti che il primo giorno mi sentivo strana ma poi sono stata decisamente bene, più leggera, serena e con il passare del tempo sto meglio. Infatti avevo pensato di bussare alla tua porta per ringraziarti perché mi sembra di essere un’altra. Confessò guardandolo profondamente negli occhi scuri.

    Non serve cara, io mi sento parte di te da quel momento e ti penso spesso. Ti amo sai. Non so tu ma per me, è stato un momento bellissimo nonostante il lavoro da fare. Sono stato dentro i tuoi corpi, come non è mai possibile fare in condizioni normali, e ho lasciato una parte di me lì, nel punto più nascosto del tuo cuore. Le rispose prendendola per la vita e poggiandola sulle gambe per poterla abbracciare.

    Oh, Acubens, è per questo che mi sento parte di te. È vero allora non è solo una mia sensazione, un’illusione. Oh, caro! Gli disse stringendolo e sè.

    Sì, siamo molto uniti. Ho una parte di me in te e tu hai una parte di te in me. Tesoro, non avrei mai pensato di essere così felice stando con una donna. Mi hanno sempre preso in giro perché non partecipavo alle uscite serali con i miei amici e forse, pensavano pure che non fossi uomo, ma chi se ne importa sai, degli altri. So chi sono, e mi basta: non devo dimostrare niente a nessuno. Confessò serio.

    E così, ognuno di noi, ha avuto le sue prese in giro. Quanta cattiveria c’è nelle persone. Nei nostri rispettivi mondi tante cose sono state superate ed eliminate come le guerre, i crimini gravi e le sopraffazioni feroci, altre sono ancora da metabolizzare e risolvere. Rispose.

    Sì tesoro, ci vogliono secoli per cancellare una convinzione, una tradizione sbagliata, o semplicemente una maleducazione. E chi l’ha già fatto, viene sempre preso per una persona strana. Continuò mentre le accarezzava il viso e il collo.

    Acubens non so come comportarmi. Mi piaci molto ma vicino a te mi sento a disagio perché sembro una nana. Confessò col viso imbronciato.

    Nashira sei bellissima e per me sei perfetta. Amore, non mi respingere. La pregò.

    No, no, non posso rifiutarti, ti sento troppo per farlo. Oh, Acubens! Disse prima di baciarlo sulla bocca.

    Voglio parlarti del mio drago perché ora sono pronta a farlo. Gli comunicò tranquilla e serena.

    Se vuoi cara, non sei obbligata lo sai. Le rispose tenero.

    È giusto che tu sappia. Non voglio avere segreti con te perché sono sicura che non mi farai mai del male, a nessun livello. Il mio drago si chiama Rutas ed è un regalo di Saturno. Quando sono diventata grande il maestro ha attivato il seme che c’era in me che si è sviluppato diventando un drago. Mi ha insegnato come chiamarlo e usarlo: con Rispetto e Amore. Non è di carne e ossa, è fatto di Corpo di Luce ma tutti i suoi poteri sono intatti: anche la memoria millenaria e il Fuoco Cosmico. Lui mi collega alla Mente Universale così posso trasmettere a tutti gli schemi planetari. Ogni tanto lo chiamo per parlargli e chiedergli consiglio e lui lo fa quando vuole stare in mia compagnia o deve dirmi qualcosa d’importante. Se vuoi, te lo presento. Gli disse quasi timorosa che non accettasse l’offerta.

    Sì, mi piacerebbe conoscerlo. È parte di te, sei tu. Rispose.

    Nashira chiuse gli occhi, si collegò mentalmente con Rutas e istantaneamente dalla fronte, uscì una forma perfetta in miniatura di un drago verde smeraldo brillante. Si mise davanti ad Acubens e lo guardò intensamente negli occhi.

    Il guerriero sorresse senza problemi quello sguardo profondo e sentì una felicità immensa scaturire dalla conoscenza di quell’essere straordinario tanto che dalla sua gola, sgorgò una risata piena. Nella mente una voce cavernosa lo chiamava per nome salutandolo con rispetto: lui rispose con deferenza.

    – Sono felice di conoscerti. Nashira è importante per me e gli altri mondi e se non mi fossi andato a genio non avresti avuto il permesso di starle accanto. Siamo molto legati. Se fai l’Amore con lei sono coinvolto, anche se minimamente e non posso permettermi di sentire cose spiacevoli che la fanno stare male. Io la amo, in un altro modo ma la amo, lei è me e io sono lei e non tollero che nessuno le procuri sensazioni sgradevoli – Gli spiegò telepaticamente il drago.

    – Rutas, ti ringrazio del chiarimento e mai credimi, le causerò problemi. Tu la ami lo sento, come sai che io la amo. Fra noi non c’è competizione perché entrambi, abbiamo come unico scopo quello di non deluderla. È la prima volta nella mia vita che sento questa felicità e non voglio assolutamente perderla. Smarrirei me stesso lo sai. Grazie della tua benevolenza – Rispose rispettosamente.

    – Non è benevolenza è amicizia e l’amicizia per un drago, è una cosa seria e molto rara, per cui non tradirla. – Comunicò austero.

    - Non la tradirò, sta sicuro. Grazie ancora Rutas.– Gli confermò.

    - È un uomo eccezionale cara e non poteva essere altrimenti visto che ci piace, perché noi siamo straordinari vero? Mi congratulo con te piccola mia, buona notte -. Disse il drago rientrando velocemente nella fronte di lei che era la sua casa, il suo nido.

    Nashira, tesoro, è stata un’esperienza fantastica. Sono ancora elettrizzato! Le confessò con gli occhi che splendevano per l’emozione.

    Sì caro anche per me fu così la prima volta. Non la scorderò mai ma ogni volta, sembra la prima. Sono così felice che ti abbia apprezzato perché la mia ritrosia era anche quella. Siamo troppo uniti per costringerlo ad accettare una persona che non gli piace. Cerca di capire, non prenderla come un’offesa. Mormorò quasi dispiaciuta.

    Capisco, cara. Non sono offeso semmai onorato per averlo conosciuto e per meritare la sua amicizia che, a quanto pare, è rara e preziosa. Replicò ancora agitato.

    È vero. Siamo cresciuti insieme quasi in simbiosi perché così doveva essere. Lui sta nella mia protuberanza, o corno che in sostanza, è la sua casa, e non avrebbe potuto vivere in un posto all’interno di una persona a lui non gradita. Capisci? È così che siamo diventati quasi un essere unico e dobbiamo selezionare chi frequentiamo. Lui è forte e potente ma anche molto sensibile e questo l’ha trasferito a me. Basta poco per irritarlo e cerco sempre di stare attenta perché se lui soffre, anch’io soffro, e viceversa. Spiegò diligentemente.

    Accipicchia, non avrei mai immaginato. Pensare di fare l’amore con te e sapere che lui sente, avverto un certo imbarazzo. Veramente. Non sono pronto per questo. Confessò.

    Ha un leggero riverbero quando ho un’emozione perché nella mia protuberanza, come vedi, c’è inciso un disegno che è anche il suo simbolo. È una protezione che gli impedisce di fare parte completamente dei miei sentimenti ma non di avvertire dolore quando sto male. È giusto che sia così, mi ha spiegato il mio Maestro. Ma se non te la senti… mi dispiace tanto, credimi. Gli disse con gli occhi lucidi guardandolo delusa.

    Amore, scusa, sono uno sciocco. Devo solo non pensarci e lui, farà lo stesso. È sicuro e visto che ti ama, non vorrà partecipare a questo incontro a tre. Rispose ridendo di gusto.

    Oh, caro. Sei proprio incredibile! Commentò sbadigliando con gli occhi a mezz’asta e si appoggiò a lui.

    Nashira andiamo a dormire, sei molto stanca e io ho avuto la mia dose di esperienza piacevole per oggi. Buona notte amore. Le disse piano, alzandosi con lei in braccio. La portò in camera e la poggiò sul letto, la coprì, le diede un bacio e poi andò nel suo appartamento.

    Nashira sospirò lungamente accomodandosi, con ancora i baci e le carezze di lui che aleggiavano sulla pelle. Sorridendo felice si addormentò immediatamente.

    2

    Francesca si svegliò presto perché doveva recarsi al paese dove si era insediato Michele. Una sua amica, che non aveva niente a che fare con la Sorellanza, abitava proprio di fronte a lui e quindi era un’occasione da non perdere. Maria l’aveva contattata la sera prima e lei, senza farselo dire due volte, aveva accettato l’incarico di controllare l’aresino. Si preparò con cura e partì. Ci volle solo un’ora per arrivare ma non trovò l’amica a casa: era uscita. La chiamò e le rispose che per un contrattempo, avrebbe ritardato un’ora. Non sapendo cosa fare cominciò a passeggiare lungo la strada fino alla piazza e poi tornò indietro ma si ritrovò di nuovo sola: Gilda non era ancora tornata.

    Decise allora di sedersi un attimo ad aspettare e riposarsi ma dopo un quarto d’ora si alzò, richiamò l’amica che le disse di aver avuto un altro imprevisto e sarebbe arrivata quanto prima.

    Francesca innervosita continuò a camminare ma questa volta nell’altra direzione, quella che passava davanti alla casa di Michele, il quale stava sotto la veranda a scrivere al computer e l’aveva già notata, per la prolungata attesa davanti alla casa della vicina.

    Era da un po’ che la osservava: la ragazza era carina, semplice, aveva dei modi particolari che lo attiravano e lui ogni tanto, le lanciava uno sguardo per vedere cosa facesse. Era chiaro che aspettasse qualcuno e che la persona non fosse in casa. Evidentemente si era innervosita e non sapeva come impegnare il tempo nell’attesa. Passeggiava avanti e indietro e in quel momento, stava passando davanti alla sua abitazione percorrendo la strada che portava fuori dalla cittadina.

    Lui era leggermente in penombra e poteva seguirla senza essere visto. Lasciò un attimo di scrivere seguendo la sua camminata leggera e fluida mentre si allontanava.

    – Chi sarà? – Si domandò Michele. Poco dopo la vide tornare a testa alta, sguardo deciso in avanti, spalle dritte ma morbide e gambe belle con caviglie sottili che spiccavano sui tacchi alti, ma non vertiginosi.

    Le passò davanti a distanza, la seguì curioso con lo sguardo fino a quando arrivò di nuovo davanti alla dimora dell’amica.

    Francesca sedette sullo scalino di casa, tolse le scarpe che poggiò accanto, incrociò le gambe e con la schiena eretta ma morbida come quando meditava, aspettò.

    Si sentiva strana come se qualcuno l’osservasse ma in strada non c’era nessuno, eppure la pelle le stava formicolando: si guardò attorno con noncuranza ma non c’era un’anima. Intanto il tempo passava e la sua amica non arrivava.

    Decise di rilassarsi nell’attesa e socchiuse gli occhi e solo allora notò, sotto la veranda della casa di fronte, un’ombra seduta davanti a un computer e capì che i suoi sensi non l’avevano tradita. Quella persona la osservava da tempo.

    Senza pensare cosa le sarebbe venuto in mente al momento, si tolse dall’asana che aveva assunto, s’infilò con calma le scarpe e lentamente, alzandosi accuratamente, cominciò a camminare verso l’abitazione.

    Michele era rimasto piacevolmente sorpreso dall’eleganza e leggiadria dei movimenti della ragazza ma era restio a rimanere visto che si stava dirigendo verso di lui. L’indecisione gli costò la scelta perché la ragazza era già arrivata e lo guardava diritto negli occhi sorridendo in modo accattivante.

    Mi scusi sa ma sono ore che aspetto, posso avere un bicchiere d’acqua? Domandò con grazia.

    Un attimo prego. Disse lui freddo alzandosi per andare a prenderla. Francesca mentre aspettava si sedette sulla sedia accavallando le gambe. Quando tornò Michele rimase fermo un attimo, con il vassoio contenente la caraffa piena d’acqua, mentre la guardava. Posò il tutto sul tavolo e versò il liquido porgendole il bicchiere.

    Mi perdoni se mi sono accomodata, sono stanca di camminare e non si vede nessuno. Eppure avevo un appuntamento. Precisò.

    Prego, non faccia complimenti, tanto ormai l’ha già fatto. Replicò secco.

    – Che le è venuto in mente, non voglio complicazioni o scocciature. – Pensò.

    Ha ragione, da sempre troppo spontanea, ma sono fatta così. Ah, ecco Gilda, la ringrazio dell’acqua: mi chiamo Francesca. Buona giornata. Disse porgendogli la mano per salutarlo. Mano che rimase vuota e che lei ritirò: lo guardò, alzò le spalle e andò fluidamente, verso l’amica che stava parcheggiando l’auto.

    Michele rimase fermo come travolto da un ciclone, il tempo di dire una parola e poi all’improvviso, via.

    – Francesca e non le ho nemmeno stretto la mano: sei fuori allenamento mio caro – Pensò sorridendo, mentre la vedeva andare verso la casa di fronte.

    Francesca si avvicinò all’amica e la salutò abbracciandola.

    Gilda quanto tempo, sono qui che aspetto da un’ora e mezza. Disse con un leggero tono di rimprovero.

    Non mi sembra ti sia annoiata, hai trovato cosa fare, vedo. Sempre la solita, li vuoi tutti ai tuoi piedi. Rispose l’amica acida.

    Ma che dici? Avevo sete, sono stata a camminare avanti e indietro tutto il tempo e ho chiesto un bicchiere d’acqua. Ma che hai, ti vedo strana. Domandò seria.

    Non cambi mai, hai sempre la scusa pronta. Rispose sempre più irritata.

    Senti Gilda sono venuta a trovarti, non c’eri, ho aspettato un’ora e mezza e mi accogli così? Sai che ti dico me ne vado! Disse a voce alta.

    Ciao, buon viaggio. Salutò l’amica girandosi per salire gli scalini e, entrata in casa, le sbatté la porta in faccia

    Francesca rimase ferma e incredula a guardare l’uscio chiuso.

    – Ora, che faccio? – Pensò.

    - Non me ne posso andare. Cercherò una pensione e devo trovare un’altra soluzione o mi salta la copertura -. Mentre pensava a come fare, per continuare a rimanere nei paraggi, si girò e vide lui che la stava fissando.

    Michele aveva assistito divertito alla scena e anche se non aveva sentito le parole, dall’espressione delle due aveva intuito cosa fosse successo e conosceva il perché l’amica l’avesse trattata in quel modo.

    Da quando si era stabilito lì la ragazza lo guardava sempre: da dietro la finestra; quando usciva nel giardino cercando di farsi notare; faceva in modo d’incontrarlo nei negozi; aveva anche parlato con la donna delle pulizie per avere sue notizie.

    Francesca era ferma davanti all’abitazione pensando a un altro piano.

    A Michele dispiaceva vederla andar via ma era meglio così: troppo carina, e lui aveva da fare.

    Mentre si accingeva a riprendere il lavoro, la vide avvicinarsi ed ebbe un brivido.

    – Adesso che vuole? – Pensò preoccupato.

    Scusi, non la vorrei disturbare di nuovo, le chiedo solo se può indicarmi una pensione. Sono stanca, ho guidato per arrivare fin qui, ho camminato aspettando, ho una fame che non ci vedo e non posso e non voglio tornare a casa in queste condizioni! Disse arrabbiata.

    Aspetti un attimo, l’accompagno: anch’io ho fame ed è tardi per preparare qualcosa. Disse sorridendo divertito mentre guardava l’orologio, portava dentro il computer e chiudeva la porta.

    Andiamo, segua la mia auto. Le consigliò salendo sulla Jaguar blu notte.

    Francesca si avviò alla sua macchina e mentre girava il viso per salire, vide le tendine della finestra che si chiudevano e sentì una porta sbattere violentemente.

    Gilda era furiosa, ma che poteva fare? Forse era meglio così, lei sapeva chi era il tizio e la sua amica no, non era il caso che lo frequentasse.

    Salì in macchina, seguì Michele e quando furono arrivati alla pensione, parcheggiarono le auto. Entrarono e dopo aver salutato il ragazzo che conosceva, gli presentò Francesca che prese accordi per la notte.

    "La mia amica guardava dalla finestra: l’ho vista mentre salivo in macchina e dopo che ha chiuso le tendine, ho sentito sbattere la porta. Non capisco il perchè della sua reazione.

    Ero così felice di stare un po’ di giorni con lei: sono mesi che non ci vediamo e avevo preso anche le ferie". Gli disse seria dopo essersi seduta, nel tavolo del ristorante.

    Se vuoi ti dico il perché. Da quando sono arrivato, ha cercato in tutti i modi di avvicinarmi per fare amicizia e oggi ci ha visto insieme. Spiegò col sorriso sarcastico.

    Oh, non sapevo. Quanto mi dispiace, per questo ce l’ha con me: le interessavi. Posso darti del tu, vero? Non mi dire che te l’ho già dato senza permesso. Chiese lei spiritosa.

    Ma sì, certo, sono stato io per primo dartelo, maleducato? Un po’ credo, ora che ci penso non mi sono nemmeno presentato: piacere Michele. Disse porgendole la mano che lei strinse.

    Bel nome come l’Arcangelo Michele che significa - Chi è come Dio – ed è il capo degli Angeli. Un nome molto impegnativo. Non era quello che gli rimase fedele mentre gli altri no?…Eppure Gilda è carina. Lo stuzzicò.

    Abbastanza, sì. Ma ci si fa l’abitudine. Le rispose di getto e poi cambiò subito discorso.

    Gilda? Niente di particolare, alquanto anonima, anche se ogni giorno si vestiva in un modo diverso per interessarmi e poi quel trucco così pesante! No, non mi piace affatto. Sono molto selettivo. Rispose guardandola negli occhi cangianti.

    Un tipo difficile, beh, sono d’accordo con te, anch’io la penso così. Gli rispose guardandolo, continuando a sostenere il suo sguardo indagatore.

    Che uomo ti interessa? Chiese per stare al gioco.

    Non ho un ideale classico di principe, biondo con gli occhi azzurri etc. etc. Lo guardo, se mi piace a livello profondo e mi trasmette qualcosa lo frequento, altrimenti può anche essere Mister Mondo, che non lo considero nemmeno. Rispose, restando aggrappata al suo sguardo, senza cedere di un millimetro.

    Brava, e allora ti chiedo… perché mi hai avvicinato? Disse secco e serio mentre continuava a fissarla.

    Era semplicemente una richiesta di aiuto! Disse leggermente sorpresa dalla domanda, rischiando di perdere il contatto visivo ancora in atto e col dubbio che sapesse qualcosa di lei.

    - Impossibile – Si rispose mentalmente.

    Nessun altro interesse? Insistette squadrandola.

    Senti un po’ ma che è un interrogatorio? Questo per caso è il mio giorno fortunato? Rispose irritata guardandolo duramente, per sviare domande troppo personali, alle quali rischiava di non saper rispondere senza smascherarsi.

    Scusa, non volevo offenderti ed è meglio soprassedere. Ne hai avute abbastanza oggi con la tua amica. Rispose ridendo apertamente, al ricordo della scena.

    Credo di aver perso la sua amicizia. Domani le telefonerò e vedrò se sarà possibile riprendere le fila del nostro rapporto, ma ne dubito. Ci conosciamo da quando eravamo ragazze e non ha mai perdonato che, quando uscivamo insieme, i ragazzi corteggiassero quasi sempre me. Ecco perché oggi mi ha trattata così. Se si è innamorata di te mi odierà. Vedremo. Ora mangiamo, sta arrivando il pranzo. Concluse, accennando un sorriso.

    Ci credo, non c’è paragone con te. Sei meno appariscente di lei ma hai qualcosa che colpisce, e ti fa essere la prima, su tutte. Precisò sorridendo.

    Anche tu sei colpito? Gli chiese maliziosamente.

    Ah, colpo basso. Non rispondo, sennò fai come la tua amica. Rispose ridendo forte.

    No, non credo. Non sai nulla di me. Se voglio conoscere una persona agisco diversamente. Disse seria, cominciando a mettere il cibo nel piatto.

    Chiedendo un bicchiere d’acqua, per esempio? Chiese con ironia.

    Francesca non riusciva a trovare cosa rispondere: se lui sapeva era inutile negare, anche se poteva essere un gioco ma un gioco pericoloso, e se lui non era a conoscenza di chi fosse, gli sarebbe apparsa una ragazza facile.

    Guardò ancora per un po’ lui che continuava a fissarla e poi abbassò gli occhi. Aveva una fame enorme che quando era preoccupata, diventava abissale.

    Scusa, a volte sono maleducato. Comunque adesso mangiamo: ho molto appetito!. Disse e prese il cibo dal piatto di portata, servendosi abbondantemente.

    Nel silenzio del pranzo ogni tanto, cercava il suo sguardo che lei evitava con sapienza anche quando alzava il viso per vedere cos’altro poteva prendere, per soddisfare la sua fame, che ancora non era stata saziata. Doveva spezzare quell’interrogatorio e rimandare il più possibile la sua curiosità.

    Era molto scaltro e doveva stare attenta. Molto attenta. Aveva messo in moto questo meccanismo e andava controllato pazientemente con cura e senza fretta. Forse aveva corso troppo presa dalla felicità di essere riuscita ad avvicinarlo senza problemi.

    Ehi, vedo che anche tu hai una fame da lupo! Abbiamo finito tutto. Possiamo prendere un dolce, che ne dici? Domandò, guardandola dolcemente.

    È una buona idea. Rispose, ricambiando il sorriso.

    Michele chiamò il cameriere ordinando di portare i dolci per scegliere quale mangiare, perché erano tutti ottimi e fatti in casa.

    Francesca rimase indecisa davanti al vassoio delle leccornie: buone, profumate, invitanti e decise che al contrario di sempre, le avrebbe assaggiate tutte.

    Ne prendo un pezzetto di ognuno per consolarmi. Ordinò gustando già la loro bontà.

    E di cosa? Le chiese.

    Di essere rimasta sola ma forse, deciderò altrimenti. Passare i giorni in questo posto non mi sembra allettante. Il programma era di andarsene un po’ in giro. Disse tra un bocconcino e l’altro.

    Io non sono nessuno? Chiese ammiccante.

    Ma tu hai da fare, non sei mica in vacanza! Aggiunse continuando a sbocconcellare.

    Posso decidere di prendermi tutto il tempo che voglio e quando voglio: sono il padrone di me stesso! Declamò con enfasi.

    Sei sicuro? Non voglio crearti problemi. Gli rispose di rimando.

    Nessun problema. Oggi finisco il lavoro che avevo iniziato e poi decidiamo, sempre se sei d’accordo. Propose eccitato all’idea. Quella ragazza gli piaceva sempre più, lo faceva sentire tranquillo e sereno e poi era spiritosa, il che non guastava.

    Allora va bene. Anch’io ho da fare. Devo riposarmi, sistemare le cose in camera e fare una bella doccia. Elencò pensando a voce alta.

    Bene, allora possiamo vederci questa sera e cenare in un locale non lontano da qui, in riva a un laghetto delizioso, un vero gioiello. Suggerì sollevato di poter fare uno stop e avere un intermezzo piacevole.

    Non l’aveva notato prima ma era talmente scocciato da come si erano messe le cose

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