Mistero a Dog Town
By Liana Fadda and Laura Soriani
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Book preview
Mistero a Dog Town - Liana Fadda
Cococcia"
Un mistero a Dog Town
Erano le 3 e 45 del mattino quando Leonzia sollevò la testa dalla scrivania.
Doveva essersi assopita per un paio d’ore. Ne erano testimoni le sue ossa indolenzite e un orologio a pendolo che batteva anche i quarti d’ora.
Da due mesi a questa parte le succedeva oramai di frequente, soprattutto da quando stava lavorando a quell'infame caso.
Altre volte, in precedenza, le era capitato di attardarsi fino a sera inoltrata, nel piccolo ufficio che occupava in Via dello Scalo, a Dog Town, ma non le era mai successo di lavorare per quarantotto ore consecutive, senza concedersi la benché minima sosta.
Eppure erano numerosi i casi che aveva risolto con successo e nessuno di questi le aveva mai tolto il sonno a quel modo.
Con gesti meccanici si avvicinò alla finestra e si versò una tazza di caffè nero bollente. Ne sentiva davvero il bisogno.
Poi guardò attraverso le persiane socchiuse.
L’insegna del pub all’angolo brillava nella notte e la scritta ‘Puppy’ illuminava, insieme alle stelle, il cammino dei pochi passanti.
Era l’ultimo giorno del mese di giugno.
Con passi da automa, Leonzia si diresse verso l’angolo degli stuzzichini e prese un bastoncino allo yogurt, il suo preferito.
Sgranocchiare l’aiutava a riflettere e, nello stesso tempo, a rilassarsi.
Meditare in relax, normalmente, le faceva scattare la scintilla, le portava la giusta intuizione.
Invece, quella volta, nulla: nebbia totale.
L'investigatrice fissò la lavagna, dove su foglietti volanti appuntava gli indizi, le strade da percorrere, qualche riflessione. Era caotica come il resto dell’ufficio, ma Leonzia, per gli amici Lea, era così; il suo disordine godeva, però, di un ordine mentale per il quale solo lei avrebbe potuto ritrovare, in tutto quel caos, appunti e fascicoli risalenti a chissà quanti anni prima.
Era un’ottima detective e la sua fama, già da parecchi anni, la precedeva ovunque andasse: il quotidiano L’Abbaio
più di una volta le aveva riservato l’articolo di prima pagina; Il Carlino
le aveva dedicato diversi spazi importanti e titoli cubitali, in occasione della cattura di ‘Dik il Grosso’; lo Sniff
, addirittura, aveva corredato l’articolo con tanto di foto a colori. Un giornalista della rivista La Gazzella
, dopo un’intervista le aveva chiesto persino un autografo.
Diverse volte era stata ospite di programmi televisivi: Cuccia a cuccia
l’aveva voluta in trasmissione, in occasione della puntata sul ‘delitto di Cagne’; Striscia la biscia
l’aveva intervistata come colei che fu determinante nella risoluzione del caso ‘Tortora incastrata’; Bau, bau Show
e Arf, Arf
avevano toccato punte record di ascolti, grazie alla sua presenza come ospite.
Ma questi le sembravano, adesso, solo ricordi lontani e, comunque, legati tutti a casi portati a termine con successo.
Il verbo ‘fallire’ non era contemplato nel suo dizionario e, per la prima volta nella sua carriera, aveva paura della sconfitta.
Troppo pochi gli indizi su quel caso, purtroppo.
Però continuava a ripetere a se stessa: – Meglio pochi che niente!
D’altronde Lea era per natura un’ottimista e il famoso bicchiere, riempito solo per metà, appariva ai suoi occhi sempre mezzo pieno.
Non era lo stesso per Argo, il suo fedele aiutante, per il quale esso era sicuramente mezzo vuoto. Ma andava bene così: si compensavano; lei era portata a vedere sempre tutto rosa, lui tutto nero.
Certo, si trovavano spesso in disaccordo, ma le loro discussioni altro non erano che confronti positivi, dai quali entrambi uscivano rafforzati e con una visione della vita più completa.
Anche Argo si era assopito. La stanchezza aveva vinto anche lui: si era addormentato seduto con la pancia all’aria, la testa riversa all’indietro e le zampe sul tavolo.
Più che assopito, dormiva di un sonno profondo, a giudicare da come ronfava.
La sua mole pesante contrastava con l’esile corpicino di Lea, ma in numerose occasioni la sua grossa stazza era stata provvidenziale, salvando la vita di entrambi.
Certo, le sue esigenze nutritive erano ben diverse da quelle di Lea: con un solo pasto di Argo, lei avrebbe potuto sopravvivere per un mese intero! A volte pensava che quell’amico-aiutante le costasse più di una cucciolata intera, ma le era molto affezionato e quindi andava bene così.
Lea si avvicinò al collega con una tazza di caffè fumante e uno snack al manzo: avevano riposato anche troppo, era tempo di riprendere il lavoro. Ogni minuto perso era una vita in gioco e sapevano entrambi che questo lusso, davvero, non potevano concederselo.
– Ok, Argo, ripercorriamo la situazione. Analizziamo tutti gli indizi, partiamo dall’inizio e vediamo di non trascurare nulla. Anche il dettaglio più insignificante può essere fondamentale per la risoluzione del caso.
Si stava ripetendo un copione vissuto chissà quante volte: Argo alla lavagna che esponeva i fatti, appuntandoli diligentemente uno a uno, in una sorta di minuzioso racconto. La sua voce grave e calda aiutava Lea a mettere ordine nei pensieri, traendone una benefica rassicurazione.
Argo, dal canto suo, sapeva di