La vita è come un casinò. Puoi scegliere il tavolo, ma è il destino a decidere
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La vita è come un casinò. Puoi scegliere il tavolo, ma è il destino a decidere - Angelo Cervone
Edizioni
Prefazione
Nell’epoca avanzata di una ormai dibattuta e scandagliata new age, l’epoca nella quale tanti hanno abbandonato la lettura del romanzo
o del racconto
per l’assalto a testi saggistici che promettono scoperte di se stessi sulla strada del successo e della realizzazione, viene pubblicato la vita è come un casinò…
. Sembra quasi una rivalsa, a mio dire, una ottima risposta della letteratura romanzesca a questo mondo di inflazioni, pur positive e accreditate, di pensieri e di scritture.
Ebbi modo tempo addietro di leggere quella che allora era appena la bozza primogenita del libro che oggi troviamo edito. Oggi, passato il tempo e maturata l’intenzione dell’autore, possiamo con soddisfazione approcciare la lettura di un racconto, che come accadeva un tempo, dietro la storia piacevole ed accattivante, intrigante ed avvincente, passa il messaggio chiaro ed eloquente, senza rimandare ad astruse elaborazioni di scoperte esistenziali. Nel libro si affronta il tema che tutti, potremmo dire, e dico tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo affrontato, chi come pensiero da accantonare assolvendo se stessi per l’impossibilità di risposte certe, chi come quesito profondo dell’anima, tutti interrogandoci o interrogando sull’incidenza del libero arbitrio nella nostra vita, sulla esistenza di un destino e su quale peso esso abbia sulle nostre scelte.
Siamo liberi di salvare la nostra vita o di rovinarla? O piuttosto, possiamo pensare che, se siamo vigili, carpiremo quegli incroci in cui il fato ci aspetta e tocca a noi assecondarlo? E cosa accadrebbe nel caso in cui, sordi, voltassimo le spalle a quegli appuntamenti?
Forse l’umanità non avrà mai risposte certe a questi interrogativi, ma certo Angelo ci prova, con umiltà, con umanità, con amicizia verso se stesso e verso gli altri. Egli scandaglia argomenti che già grandi autori del passato hanno esplorato e investigato, tenta di mettere insieme i pezzi di un puzzle esistenziale nel quale il protagonista si mette in salvo.
Ma l’aspetto più sano ed interessane del libro è l’assenza di retorica, il recupero del piacere della lettura, il perdersi nella storia trovandosi alla fine catturati dai significati, dal senso, dalla morale
. Proprio come a scuola, quando nelle favole dei grandi autori, alla fine, dopo il piacere, il dolore o il divertimento che il libro ci aveva miracolosamente donato, eravamo lì ad estrapolare l’insegnamento, soddisfatti ed appagati.
Ecco dunque un libro che già da solo si propone, da solo si promuove, nel titolo ci seduce e ci interroga, chi di noi non ha avuto momenti di interrogativi senza risposta, di bivi, di scelte determinanti. Angelo attraversa l’esistenza e ci fa partecipi.
A mio parere questo è un libro per tutti, un libro che possiamo leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi stato d’animo, in qualsiasi età della vita, perché in ogni pagina e in qualsiasi età della vita, troveremo spunti di riflessione, momenti di identificazione e, ancor più, passaggi che ci aiuteranno a capire noi stessi e gli altri.
Angelo ci offre una speranza che realmente esiste nella vita di ognuno, la speranza di una via di uscita che la vita stessa ci offre all’angolo della strada, certo sfiorarla e non carpirla può diventare fatale, ma quale occasione una volta persa non lascia l’amarezza. La vita stessa ci accompagna, talvolta cruda, talvolta benevola, a volte crudele, ma se riuscissimo ad essere presenti a noi stessi con più convinzione, forse, come accade al protagonista, saremmo più attori della nostra esistenza di quanto non avremmo pensato. Nella storia resteremo avvinti, chiedendoci se ci sarà il prosieguo, interrogandoci su quali degli accadimenti sono fatti realmente accaduti e in che misura hanno inciso sulla vita reale e presente del protagonista, in quale momento della storia la sua libera scelta sia stata frutto di un intuizione, o se invece quella voce interiore che sembra sussurri al momento cruciale, non sia alito di una presenza magica e preziosa.
In chiusura una parola: finalmente un racconto che vuole e può dire qualcosa, interessante per tutti, vi lascerà delle domande, ma forse anche più di una risposta.
I contenuti del saggio nella forma del romanzo: io credo, il sogno nel cassetto di tanti scrittori.
Buona avventura
Francesca Vitulli
Personaggi
Zio Ciro
L'inconsapevole indottrinatore. Alto 1,90 di costituzione massiccia, pochi capelli, una somiglianza con Gene Hackman. È partito a 18 anni per gli USA, nel New Jersey, in cerca di fortuna. Comincia come buttafuori nei locali, poi, approfittando delle sue origini napoletane, entra in un ristorante come pizzaiolo, meglio retribuito e senza rischi.
Si sposa tre volte. La prima donna è un matrimonio di convenienza, per la Green Card; hanno un figlio di cui si perdono le tracce. Della seconda non si viene a sapere molto, la famiglia partenopea non la conoscerà mai. La terza, Patricia (detta Patty), fa la cameriera nella pizzeria dove lavora Ciro. Si conoscono e si sposano. Hanno una figlia.
Patty tradisce Ciro. È il motivo per cui l'uomo torna in Italia e subisce il crollo fisico e psicologico.
Nel corso degli anni, in USA, diventa amico di alcuni big boss della zona. Già da ragazzo, in Italia, aveva frequentato le scuole elementari con un giovane che, di li a qualche anno, sarebbe divenuto uno dei più ricercati boss della Cupola camorristica.
Con i soldi messi da parte con il lavoro e con l'aiuto delle sue conoscenze riesce a comprare un ranch nella periferia del New Jersey. Qui, oltre all'attività di allevatore, arrotonda prestando una stanza per il gioco d'azzardo. Il posto è tranquillo e dispone dello spazio necessario per parcheggiare i grossi macchinoni dei giocatori. Ad ogni piatto veniva tolto il corrispondente di un cip, tra i 3 e i 5 dollari, per il padrone di casa.
Il ranch ha un terreno parecchio esteso. Oltre il corral per i bovini, Ciro alleva dei cavalli per puro piacere personale.
Rappresenta la figura fondamentale per la crescita di Angelo. È il suo punto di riferimento e un vero e proprio faro. Se il ragazzo continua a lavorare sulle carte è per merito dello zio che vuole farne il più abile baro d'America. Lo zio, non è un giocatore di professione, ma è amico dei migliori professionisti del poker e può tranquillamente inserire il nipote nel giro, ma la prematura scomparsa, renderà impossibile questo sogno.
Tra i suoi amici, un giocatore di poker segnalato in tutti i casinò. Quando entrava, scattava l'allarme a indicarne la presenza non gradita e un buttafuori era pronto a metterlo alla porta. E ancora, un uomo che aveva trovato un metodo infallibile per svaligiare le slot-machine.
Antonio
Giovane commerciante. È coetaneo di Angelo ed è il suo primo datore di lavoro, al di fuori dell'azienda di famiglia. Gestisce una macelleria. È invischiato in traffici poco leciti in campo commerciale: comprava partite di derrate alimentari provento di furto, evadeva l'iva, ma non trafficava in droga, prostituzione o altro.
Bassino, capelli sempre impomatati, radi. Con una pancia che sembrava avesse ingoiato un'anguria intera. Aveva entrambe le mani esageratamente ingioiellate. Anelli d'oro dal mignolo al medio.
Ha amicizie influenti, tra cui don A., detto l'Elegantone e suo fratello don S., da cui acquista le derrate alimentari. È proprio Antonio a fare da tramite tra Angelo e l'Elegantone, a cui non può, ovviamente, negare favori.
Sposato, con due figli piccoli.
Il suo esercizio commerciale occupava uno stand proprio nel cuore del mercatino coperto di Secondigliano.
Don A
Detto l'Elegantone per il suo modo di vestire sempre molto ricercato.
Capelli lunghi, brizzolati, altezza media, fisico asciutto, sui 40 anni, sguardo penetrante.
È il fratello minore di don S., ma gerarchicamente occupano lo stesso livello nella Famiglia. Gestiscono traffici diversi. Don A. è lanciato nel mondo del gioco d'azzardo, prostituzione, usura e droga, tutto quello che ruota attorno a una bisca clandestina. Il suo locale, apparentemente si presenta come un night, in quanto le sale dove si giocava pesante erano nascoste al pubblico.
Tra le sue attività, la gestione di contatti con grossi personaggi dell'ambiente politico, industriale e giuridico, per organizzare partite riservatissime, in case assolutamente pulite e insospettabili. Così da ricattare le grosse personalità facendole indebitare.
Angelo comincia la sua carriera di croupier proprio nel locale dell'Elegantone, ma viene tenuto lontano dai tavoli privati.
Don A. si occupa anche dei contratti di esecuzione di personalità divenute ormai scomode a tutte le Famiglie. Sarà lui ad arruolare Angelo.
Don S.
È il fratello maggiore di don A. di circa 10 anni più grande. Ha anche lui i capelli lunghi brizzolati, non è molto alto, robusto, non cura molto l'aspetto esteriore, non si tiene in forma, indossa sempre l'abito, ma non perfettamente stirato con la cravatta sempre un po' allentata, i polsini sporchi, il pantalone con piega inesistente. La caratteristica primaria è l'occhio sinistro strabico. Fa uso di Lexotan 3mg (Angelo nota delle confezioni del farmaco, riposte in un cassetto rimasto semi aperto).
Gestisce l'aspetto lecito degli interessi della Famiglia. Ha un enorme deposito in periferia dove i camion caricano derrate alimentari d'ogni tipo per le consegne all'ingrosso. Il suo business viene disturbato da una serie di assalti ai camion da parte di Famiglie rivali, quelle dei cutoliani.
Questa intrusione permette ad Angelo di passare dai tavoli di poker all'azione diretta.
Stefano
Alto, atletico, spalle larghe, capelli sempre ordinati con la fila laterale, basette. Di qualche anno più grande di Angelo, sui 28/29.
È una sorta di luogotenente, ma non un don. Il suo lavoro principale, e segreto, è quello dell'osservatore. Riferisce a don A.. Viene affiancato ad Angelo per capire le caratteristiche e le attitudini del giovane, se ci si può fidare di lui e che abilità possiede. Svolge il suo compito con molta discrezione, sapendo insinuarsi bene nella vita della persona da osservare, divenendone amico e confidente.
Ha anche ruolo di organizzatore. Qualsiasi cosa serva al suo osservato, per ottemperare quanto disposto dai capi, lui lo procura in tempi brevissimi. Sa dove trovare qualsiasi cosa, dalla pistola al mazzo di carte.
Ha al suo servizio una serie di galoppini.
Ha una grossa passione per i motori. Possiede un'Alfetta 2.0 blu con cui è capace di fare grandi numeri di guida. L'altra grande passione è quella per il tiro a segno, in cui, però, non eccelle. Porta sempre la pistola con se, legalmente detenuta, ma ha anche un'altra arma, identica marca, modello e calibro, ma illegale.
Giusy
Piccolina, minuta, capelli ricci biondi, occhi castani. Ha circa 30 anni.
Ha studiato da segretaria, ma la vita la portata a diventare entraîneuse. Lavora nello stesso locale di Angelo ed è lì che fanno conoscenza. Non si prostituisce, si occupa solo di far bere i clienti. Se vuole portarsene qualcuno a letto è una questione puramente personale, da svolgere in orario lontano dal lavoro.
Ha una sua indipendenza, vivendo in una casa con altre due coinquiline, anche se presto una andrà via, lasciando il posto ad Angelo.
I due hanno una relazione saltuaria, pur restando buoni amici.
È stanca del suo lavoro e ne cerca uno adatto agli studi fatti, ma non riuscirà nell'impresa. È convinta che si possa cambiare il proprio destino perché convinta del libero arbitrio.
Mary
Minuta come Giusy, la sua coinquilina, carnagione olivastra, capelli neri corvini, leggermente mossi e due occhi azzurri da husky, segno distintivo. È coetanea di Angelo, sui 24 anni.
Lavora all'amministrazione di un grosso negozio d'abbigliamento nel salotto buono della città.
È contenta del suo lavoro e ha una sua indipendenza.
Esce da una relazione amorosa molto tormentata. Si è concessa a un solo uomo, prima di Angelo, che l'ha sedotta e abbandonata. La storia del suo ex è a conoscenza della sola Giusy che, proprio per questo, la considera una sorella minore da proteggere. Sarà la stessa Giusy a svelare ad Angelo la storia di Mary. È convinta che il destino non si possa cambiare ed è una fautrice della predestinazione, il destino di ogni individuo, per lei, è inciso nel palmo della propria mano.
L'avvocato D.
Un colletto bianco che si crede più furbo degli altri. È ricchissimo e finanzia i traffici illeciti, investendo e riciclando per l'organizzazione. All'occorrenza presta la sua abitazione per le partite particolari, avendo un'ampia cerchia di conoscenze in alto. È assolutamente insospettabile.
Per ingordigia di denaro decide di truffare l'organizzazione, mettendo da parte più del dovuto. Questo decreterà la sua fine, per mano di Angelo.
È dunque personaggio chiave per la svolta definitiva del nostro protagonista.
Antonella
È la moglie dell'avvocato D.. Ricca, viziata e che non conosce i traffici del marito. Ha tra i 35 e i 40 anni. Donna fatta, sempre elegantissima e di una classe rara.
Conosce Angelo, con cui ha una relazione, nel casinò dove lei gioca sempre, perdendo, alla roulette.
Frequenta ambienti chiattilli e personaggi stravaganti.
Angelo
Altezza media, capelli lunghi e castani come gli occhi, palestrato. Taciturno, riservato, equilibrato. Abile con le carte e la pistola. E amante dei giochi di prestigio che lo portano a sperimentare nuove soluzioni proprio con le carte da gioco, acquisendo una manipolazione invidiabile.
Sempre attento nel modo di vestire e nel rapportarsi con gli altri. Impeccabile sul lavoro, dove non si concede alcol durante le partite, a differenza di molti colleghi.
Cura della persona e del fisico con lunghe sessioni in palestra.
Frequentatore del poligono di tiro, dove si esercita segretamente, con grandi risultati, una volta a settimana. Affinando una dote naturale.
CAPITOLO I
L’aereo della PANAM atterrò con il suo caratteristico rombo assordante, sorprendendo anche quelli preparati che, da dietro la lunga vetrata del primo piano dell’aeroporto di Capodichino attendevano l’apertura dello sportello per scorgere la persona tanto attesa. Stavolta, ad attenderlo, c’era anche lui, Angelo. Aveva conseguito la patente già da un po’ e due braccia giovani per i bagagli dello zio facevano comodo dal momento che non tornava mai leggero, sempre carico di tutto per tutti: dalle sigarette per gli adulti ai chewingum per i ragazzi. Poi apparve, imponente: quasi due metri d’uomo avvolti in un lungo cappotto nero. Con una mano sollevava la borsa per ripararsi