Non ho mai smesso di farlo
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Non ho mai smesso di farlo - Gaetano Lorito
farlo
Ga e t a n o
L o r i t o
No n Ho Ma i
S me s s o d i
F a r l o
www.gaetanolorito.it
Ga e t a n o L o r i t o
Non ho mai smesso di farlo
Og g i
I s p i r a t o a d u n a s t o r i a v e r a .
A Ma r i a
No n h a a l c u n e f f e t t o
o b b l i g a r e u n a p e r s o n a a d
i mp e d i r g l i u n t r a d i me n t o
c o me
n o n
f u n z i o n a
o b b l i g a r e u n a p e r s o n a a d
a ma r t i .
L ' u n i c a
s o l u z i o n e
e f f i c a c e
e '
l a s c i a r l a
l i b e r a
d i
d e c i d e r e ..
2008
"Le persone che si amano in modo totale e
sincero sono le più felici del mondo. Magari hanno
poco, magari non hanno nulla, ma sono persone
felici."
non ho mai smesso di farlo
|9
1
Mi alzo, sento freddo, ho freddo ai piedi, ho freddo alla nu-
ca, ho freddo di lei.
Mi guardo un attimo allo specchio: sono cambiato. Sono
cre-sciuto. Mamma quanto.
Mi vesto svogliatamente, senza badare al mio semplice
look americano che ormai mi ha trasmesso soltanto
semplicità. Quella genuina, quella che ti penetra nelle vene e
ti affoga! Forse ti avvelena!
Odio questo mondo! Odio tutto ciò che mi fa male. Odio le
persone che mi dicono che non la rivedrò mai più! Odio tutto
quello che potrebbe essere considerato vita. Pura, casta e
sem-plice, profumata come una rosa. Non ci credo alle favole,
non credo che lei un giorno poi, prima o poi mi chiamerà.
Adesso però questo fottuto posto sta per finire in un vortice di
ricordi che dimenticherò presto. Me lo sento. Ho paura di me,
del buio, della vita che mi aspetta fuori, ho paura di ritornarci.
Ma do-vrò tenere duro. Ce la farò. Ne sono convinto, posso
farcela. Fidati. Questo sento dentro di me.
Apro la porta di quella casa ormai vecchia e vuota come un
panno da buttare, guardo quelle mura decorate da scrit-te
stupide ma intense, che ti penetrano nello sguardo e te lo
lasciano limpido, fresco, forse ti regalano una sensazione
unica. Non lo so. Scendo le scale, ho l’ansia che mi assilla, lo
ammetto, lo giuro, non voglio andarmene ancora così. Mi fa
male! Male da morire. Mi fa male senza di lei. Non ce la faccio
più. Non resisto. Sono passati tanti anni. Ma mentre mi
diverto a vagare tra i miei dubbi e le mie paure mi casca
davanti Judy. E poi ancora dietro di lei, Mary. Cosa le dico
adesso!!!
«Luca, you are sure of wanting some to you to go». ?
10| gaetano lorito
«Sì, Judy. Non posso restare. Ho ancora tanto da fare. Ma
ti scriverò presto. Ci sentiremo tutti i giorni per e-mail. Te lo
prometto!».
Judy mi guarda come sempre, con i suoi occhi tondi e con
il suo viso dolce, non ha capito nulla di quello che le ho rispo-
sto. Con lei ci sono andato solo e sempre a letto. Ha un fisico
da Dio! Un culo che fa venire le vertigini. Due tette che dan-
no alla testa come un bicchiere di whisky. I suoi capelli sono
un misto tra un colore come il giallo e il rosso. Ha sempre un
sorriso stampato sulle labbra e le piace pattinare. Sì, proprio
così. Mi ha insegnato a pattinare, sulla spiaggia, per strada,
sulla pista. Dappertutto. Passerebbe i suoi giorni pattinando.
Ma è anche la redattrice di un giornale di alta moda. Ha una
testa che fa paura. Ma non è la donna della mia vita.
Dopo aver capito che la mia traduzione in inglese non
avreb-be mai portato ad una conclusione con Judy si è fatta
avanti Mary.
«Luca, you will lack to me».
« Oh, yes, come here, also you».
Ho abbracciato Mary come non facevo da una vita. Ed ho
capito in quell’istante che le persone sono meravigliose, per
non dire fantastiche.
Amo le donne. Amo tutto ciò che possono fare. Amo il loro
stile, la loro vita, le loro idee. Il loro modo di pensare, agire.
Io le donne le amo più di me stesso!
Mary. Mi ha stretto, come si stringono le corde di una na-
ve, mi ha stretto come faceva mia nonna. Che emozione. Ab-
bracciare i suoi capelli scuri e sentire il peso delle sue braccia
morbide attorno al mio collo, sprofondare in due arance rosse
e toste come le sue tette. Un bacio come quello che solo una
mamma sa fare. Mary, attrice, amica, amante, bella, attraen-
te, un po’ stronza, ma in fondo sempre una grande donna.
Caspita, quando devi lasciare un posto, quando devi partire e
sai che non tornerai più, le cose, le persone, le sensazioni non
riescono proprio a staccarsi dalla tua mente e lasciarti tutto d’un
fiato senza averne il tempo di capirle: è dura. Quanto!
non ho mai smesso di farlo
|11
Mi sento quasi come un bicchiere mezzo pieno, avrei biso-
gno di qualche altro giorno per poterlo riempire, ma il destino
ha previsto un altro percorso, un altro viaggio, quello di ritor-
no per cercare di capire, per ritrovare me stesso, per ritrova-
re quella strada da cui mi sono perso tanti anni prima.
Voglio vivere
. Questo è quello che ho pensato quando so-
no partito. Quando ho preso l’aereo. Volevo dare un taglio
net-to alla mia vita. Perché nessuno, perché io non dovessi
ver-gognarmene, perché nessuno cercasse un perché. La tua
vita è semplicemente buffa perché hai capito forse, in
anticipo, che per cambiare le carte in gioco devi
semplicemente allontanar-ti dalle tue abitudini. Devi essere
consapevole delle tue azioni e far finta di aver sempre cercato
il meglio per te e per gli al-tri. In fondo è soltanto un passo
più lungo delle tue gambe, un bicchiere vuoto che dovrai
riempire con l’acqua delle tue vene e smaltire, giorno dopo
giorno, ogni sconfitta, ogni porta chiu-sa in faccia e cancellare
ogni punto fermo, ogni stupida spe-ranza che hai vissuto.
Mi avevano assegnato il posto a sedere accanto al finestri-
no, mentre viaggiavo guardavo e dipingevo ogni nuvola, con
un tono sottile ed una tela ad olio. Non potevo parlare con i
passeggeri seduti accanto a me, erano troppo stanchi e forse
tesi. Mancavano ancora quattro ore alla mia destinazione.
Ave-vo bisogno di riflettere, di dimenticare.
Dentro di me ascoltavo la musica che la vita ti trasmette,
come se fosse una radio appena accesa che cerca di farti com-
pagnia. Nuotavo tra le onde del passato. Sapevo di esagerare,
ma dovevo lasciarmi prendere dal vento gelido dei miei pen-
sieri. Ed ogni cosa mi riportava a vivere. La vita è tutto. Co-
me l’amore. Come l’essere amati. Come quando si nasce e si
vede per la prima volta il sole. Stupendo!
Mi sono addormentato tra le coperte dei miei sogni strani,
forse troppo fantastici. Poi, improvvisamente, sento una mano
poggiarsi sul mio braccio. Mi accorgo che una freccia calda sfio-ra
il mio corpo. Apro leggermente gli occhi e vedo davanti a
12| gaetano lorito
me una favola dai capelli lunghi, neri e lisci, occhi grandi e
ver-di, viso disegnato con orgoglio, labbra carnose ed un
balcone tra i bottoni della sua camicia bianca che spicca sotto
la sua giacca verde.
«Signore, preferisce il caffè o del tè?». Mi chiede aprendo
un sorriso.
La guardo per un istante, poi mi accorgo che con lei forse di-
menticherei il mio passato e tornerei ad essere un uomo felice.
«Caffè», le rispondo senza pensarci su.
Volo sopra le parole che sento mormorare alle mie spalle.
Penso a mia madre. Penso a mio padre che ormai non c’è più,
penso a quando lui aveva 20 anni, fatti di progetti e sogni, chissà
cosa pensava dentro di sé. Penso ai miei 30 anni, pen-so alle mie
passeggiate in bici da ragazzino, penso ai miei vec-chi amici, ad
ognuno di loro, alle loro famiglie, alle loro case, penso ai miei
quattro soldi in tasca, penso al mio domani e non so se sarò
sempre così, ma un’unica certezza è che ho neces-sità di
trovarmi un lavoro e di trovare una nuova strada da per-correre
per essere e diventare grande dentro di me.
La signora seduta accanto a me, improvvisamente, mi
strin-ge la mano senza chiedermi nulla, senza fiatare, ed io la
guar-do stupito, ma non so perché le consento di tenermi la
mia mano. Mi accorgo che stiamo atterrando. La signora mi
guar-da con un volto addolorato, mi sembra quasi scossa ma,
pen-sandoci bene, assomiglia un po’ ad una persona che ho
cono-sciuto anni addietro, ha gli stessi lineamenti di Morbida,
la mia vecchia compagna di Milano, che oggi, per l’esattezza
dovreb-be avere circa 45 anni. Peccato che non sia lei. La sua
pelle scura. Il suo sguardo aperto come un varco nel